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Big Shot: Edizione italiana
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E-book214 pagine3 ore

Big Shot: Edizione italiana

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Info su questo ebook

Wes Sinclair è un rinomato rubacuori, un peccaminoso ragazzaccio con un sorriso strappa mutande a cui nessuna donna può resistere. Fatta eccezione per la sua avversaria formale e misurata, Natalie Prescott, che sembra immune al suo fascino seducente.
Sebbene sia diventata un appuntamento fisso nelle sue fantasie più sconce e vergognose, non vuole avere niente a che fare con lui o con le sue seducenti promesse. Sfida accettata.
Il suo obiettivo? Metterla in ginocchio, farla implorare e mostrarle quanto può essere bello fare i cattivi.
LinguaItaliano
Data di uscita3 apr 2023
ISBN9791220705349
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    Anteprima del libro

    Big Shot - Erika Wilde

    1

    Wes Sinclair gettò il cellulare sulla scrivania, lasciando cadere la testa tra le mani e premendosi la base dei palmi contro gli occhi nel futile tentativo di arginare l’improvviso pulsare alle tempie. «Cazzo, non posso credere che lo abbia fatto di nuovo,» borbottò irritato tra sé.

    «Chi ha fatto di nuovo cosa

    La voce divertita di Connor Prescott, uno dei suoi soci in affari, non fece altro che aumentare il disappunto di Wes. E tanti cari saluti al restare solo per poter sfogare la sua frustrazione. Al contrario, abbassò le mani e guardò torvo il suo grande amico, che era anche direttamente imparentato con la persona con cui Wes al momento era seccato.

    Osservò Connor entrare con disinvoltura nell’ufficio, la polvere sugli stivali e sui jeans indicava che era appena rientrato dal lavoro in cantiere. «Il chi è tua sorella. Il cosa è che mi ha soffiato un’altra vendita d’immobili da un milione di dollari da sotto il naso,» sbottò Wes, ancora più turbato dal fatto che Natalie Prescott riusciva a farlo innervosire più di qualsiasi altra donna, e a farglielo diventare duro allo stesso tempo.

    Non che lei sapesse che genere di effetto faceva al suo uccello, e non l’avrebbe mai saputo. Uno, perché era la sorellina del suo migliore amico e la conosceva da gran parte della sua vita. Due, perché non le avrebbe mai dato quel genere di vantaggio o bieca soddisfazione quando erano avversari in ambito lavorativo in un settore in cui veniva sfruttata qualsiasi debolezza. Ed era chiaro che Natalie non aveva scrupoli a giocare sporco. Quella era la terza vendita che gli strappava da sotto il naso nell’ultimo mese, usando incentivi per i clienti o facendo un’offerta più alta sulla proprietà in vendita.

    Connor si sedette su una delle sedie davanti alla scrivania di Wes, senza preoccuparsi di nascondere il sorrisetto compiaciuto che gli tirava gli angoli della bocca. «Qual è il problema Sinclair? Il tuo ego è tanto fragile che non riesci a gestire un po’ di sana competizione da parte di una donna?»

    «Vaffanculo, Prescott.» Wes aggiunse alle parole un bel dito medio, con il solo risultato di far ridere l’amico. «Questo non ha nulla a che fare con il mio ego.» Aveva una reputazione da difendere, era uno dei migliori broker d’immobili di lusso di Chicago, e Natalie minacciava il suo status. Per non parlare della sua sanità mentale. Ok, d’accordo, anche il suo dannato ego.

    Si era fatto il culo nei sei anni precedenti per trasformare la Premier Realty in un colosso insieme ai suoi tre più cari amici: un altro broker e due ragazzi, tra cui Connor, che in precedenza lavorava nell’edilizia ma che ora si era lanciato su case di lusso multimilionarie sotto l’ombrello della Premier Realty. Wes aveva ricevuto riconoscimenti nel settore che attestavano il suo acume negli affari, possedeva una scuderia di clienti di alto profilo che qualsiasi broker avrebbe invidiato, ed era colui che di solito si lanciava in picchiata accaparrandosi proprietà da ignari agenti immobiliari. E adesso, un’unica sola donna cominciava a fargli dubitare delle sue capacità.

    Wes si appoggiò allo schienale della sedia e guardò Connor dritto in faccia. «Tua sorella sta cercando di dimostrare un qualche genere di teoria esasperandomi in questo modo? Infilandosi all’ultimo minuto con un’offerta più alta che il mio cliente non può superare riguardo a un annuncio di vendita che ho pubblicato io, cazzo?»

    «Sono sicuro di sì, ed è tutta colpa tua,» replicò l’amico con un’alzata di spalle. «Voleva lavorare per la Premier, ricordi? Ti avevo detto che sarebbe stata una risorsa per l’azienda. Ma se non ricordo male, non solo hai detto di no, ma in pratica hai dato vita alla sfida con quel categorico: Diavolo, no

    Wes nel proprio intimo trasalì. Era del tutto colpevole di essere stato tanto categorico in merito a quella particolare questione, ed era rimasto fermo sulla sua decisione nonostante le forti e valide argomentazioni di Connor a favore di Natalie. Aveva ribattuto che non era intelligente mescolare famiglia e affari, che era difficile restare imparziali e prendere decisioni cruciali che potevano interessare un membro della famiglia rispetto a un altro, che potevano creare rancore o risentimento tra loro.

    Wes era a conoscenza di società che si erano sciolte o erano fallite a causa di controversie familiari e aveva paragonato la situazione al divorzio dei suoi genitori. La separazione tra sua madre e suo padre non era stata amichevole. Nemmeno un po’. La rabbia e l’amarezza avevano creato così tanta tensione tra Ethan e Andrea Sinclair che aveva costretto amici e parenti a scegliere da che parte stare. Erano stati tracciati dei limiti, e non importava che il colpevole della fine del matrimonio fosse, senza dubbio, il padre di Wes, sua madre era stata quella che aveva perso la maggior parte degli amici che si erano fatti nei ventidue anni trascorsi insieme.

    La madre di Wes fu devastata da quella perdita, e dato che lui era incazzatissimo con il padre per essere un tale stronzo, l’intera situazione fu quantomeno controversa. Non c’era modo di riparare al danno che Ethan aveva inflitto alla moglie e al figlio, né di colmare il divario tra due famiglie arrabbiate. E non c’era modo che Wes rischiasse quel tipo di divisione in un ambiente di lavoro che comprendeva i suoi migliori amici.

    Alla fine, le argomentazioni di Wes avevano prevalso, il che era ottimo perché non credeva che Connor avrebbe apprezzato l’altro motivo per cui non voleva Natalie in giro. Ehi, so che siamo migliori amici e tutto il resto, ma voglio scoparmi tua sorella e osservarla pavoneggiarsi per l’ufficio con le sue minigonne attillate e quei tacchi alti così sexy da farmi sfoggiare un’erezione permanente, e trascorrere la giornata a fantasticare di piegarla sulla mia scrivania per una lenta e intensa scopata pomeridiana. Ehm, no. L’unica cosa che una confessione sconcia di quel tipo avrebbe procurato a Wes era un occhio nero, o peggio, e non avrebbe rischiato di essere castrato dal protettivo fratello maggiore di Natalie. Amava troppo quella parte della sua anatomia maschile.

    In conclusione, la splendida e grintosa Natalie Prescott era una distrazione troppo grande per il suo uccello, e averla in azienda ogni giorno lo avrebbe fatto impazzire. Era così semplice, e allo stesso modo difficile.

    Wes buttò fuori l’aria in modo brusco e riportò i pensieri alla conversazione con Connor. «Ogni socio di questa azienda conosce le ragioni del mio no nei confronti di tua sorella ed eravate d’accordo su tutto.» Ok, in sostanza aveva costretto e fatto pressioni sui ragazzi per salvare la propria sanità mentale, ma alla fine erano d’accordo. «Non mi ero reso conto che avrebbe dato vita a una cazzo di faida tra me e Natalie.» Perché la sensazione era esattamente quella.

    Connor si strofinò le mani sulle cosce coperte dai jeans, quel sorrisetto a tirargli di nuovo gli angoli della bocca. «Non si tratta di una faida o di vendetta. Sai che a Natalie piace un po’ di competizione, ed è dannatamente brava a vendere immobili.»

    «Io sono meglio,» replicò Wes, e si rese subito conto di quanto suonassero infantili quelle parole non appena ebbero lasciato la sua bocca. Cos’era, al liceo?

    «Non di recente,» replicò Connor in modo eloquente, il tono saccente della sua voce indicava che si stava gustando appieno che la sorella stesse dando a Wes del filo da torcere nel mercato immobiliare. «In effetti, oserei dire che se non stai attento, Natalie supererà i tuoi centotrentadue milioni di dollari di vendite dell’anno scorso e ti farà cadere dal prestigioso piedistallo di uno dei migliori broker di Chicago.»

    E senza ombra di dubbio avrebbe provato un gran cazzo di piacere se ciò fosse accaduto. Essere il migliore amico di Connor e crescere con attorno la piccola Natalie Prescott, lo aveva reso testimone di quanto potesse essere competitiva e quanto le piacesse vincere. Soprattutto quando riguardava lui. Che si trattasse di una partita a carte o di una a Monopoli con Wes e Connor, oppure di una corsa in bicicletta per vedere chi arrivava prima al Circle K in fondo alla strada, si era sempre adoperata per battere i ragazzi. E quando ci riusciva, si assicurava sempre di mettere il dito nella piaga precisando a Wes di averlo surclassato.

    Ora, da adulti, l’attrito commerciale tra loro era qualcosa di tangibile – ah, per caso si era dimenticato di menzionare la tensione sessuale che entrambi avevano deliberatamente ignorato negli ultimi anni e che aveva solo acceso la loro rivalità? – e necessitava di trovare un modo per attenuare la situazione prima che i suoi livelli di stress schizzassero alle stelle.

    «Non accadrà mai che Natalie mi sbatta giù da un qualsiasi piedistallo,» affermò con sicurezza.

    «Allora faresti meglio a migliorare la tua strategia,» replicò Connor, la voce intrisa di umorismo. «Sarebbe un po’ imbarazzante se mia sorella, che hai rifiutato di far lavorare qui, ti prendesse a calci in culo e superasse il tuo record di vendite.»

    Wes sciolse le spalle, nel tentativo di sostituire la frustrazione con una parvenza di calma. Lanciò un’occhiata all’orologio appeso al muro, sollevato nel vedere che erano quasi le cinque. Dio, gli serviva un drink. Uno di quelli forti per lavar via il bruciore della sconfitta per aver perso il suo grande affare della giornata per colpa di Natalie Prescott.

    «Vuoi venire al Popped Cherry con me e Max a farti un drink?» domandò Wes, invitando Connor al locale di tendenza nel centro di Chicago che tutti amavano frequentare.

    «Non stasera,» rispose scuotendo la testa mentre si alzava. «Ho una cena alle sei e mezzo con l’ispettore comunale che è stato assegnato al progetto dell’Amber Glen, e devo andare a casa per farmi una doccia e cambiarmi prima dell’incontro.»

    «Meglio a te che a me,» lo prese in giro Wes, consapevole di quanto potessero essere noiosi quel genere d’impegni per cena. «Mi assicurerò di berne uno in tuo onore.»

    Connor ridacchiò. «Già, ne sono sicuro.»

    Qualche drink per rilassarsi e forse, se Wes era fortunato, si sarebbe imbattuto in uno dei suoi incontri occasionali e dimenticato di Natalie Prescott.

    Ad ogni modo, almeno per qualche ora.

    2

    Era difficile per Wes dimenticare la sua nemesi per una sera quando quest’ultima era nello stesso bar a festeggiare la propria impressionante vendita del giorno, quella che in sostanza gli aveva rubato. Era insieme a due sue grandi amiche, Heather e Chloe, seduta a un tavolo in un angolo, ridendo e godendosi qualche drink. Natalie gli dava le spalle, e mentre Wes aveva sorpreso Heather e Chloe a lanciargli occhiate furtive, la ladra sexy doveva ancora prendere atto della sua presenza da quando, un’ora prima, era arrivato al locale con Max.

    D’altra parte, a essere onesti, anche lui l’aveva deliberatamente evitata, trascorrendo il suo tempo insieme ai suoi amici e chiacchierando con Logan e Tate, i proprietari del bar. Aveva già catturato l’attenzione di una rossa formosa dall’altro lato del locale, ed era certo che se si fosse avvicinato alla donna, l’invito civettuolo che aveva notato nel suo sguardo sarebbe diventato con facilità una certezza.

    Inaspettatamente, il suo uccello non era interessato a ciò che offriva la rossa, nonostante i propositi che in precedenza lo avevano spinto a recarsi lì. Il problema era che non riusciva a smettere di pensare e guardare Natalie, con la coda dell’occhio, ovviamente. Non importava che non potesse vedere ciò che sapeva già essere un bel viso, perché il fondoschiena gli offriva una vista altrettanto sbalorditiva ed eccitante. I lunghi e folti capelli castano scuro le ricadevano a metà schiena in morbide onde, e il suo sguardo viaggiò fino a sud per raggiungere il sedere a forma di cuore che riposava adagiato sullo sgabello. Grazie alla gonna aderente grigio scuro che indossava, riusciva ad ammirare il leggero svasamento dei suoi fianchi e la curva arrotondata di quel sedere che era fonte di distrazione. Le gambe lunghe e snelle erano accavallate sotto il tavolo e, nonostante la nota indole competitiva di Natalie, negli affari si era sempre presentata come una formale e misurata brava ragazza.

    E sarebbe una bugia non ammettere di aver sempre trovato quell’intrigante mix di tenacia e pacatezza un formidabile afrodisiaco. Aggressiva e ambiziosa negli affari e dolce e accondiscendente alle richieste sconce di Wes in camera da letto. Sì, gli piaceva il modo in cui suonava. Il pensiero di lei che s’inginocchiava davanti a lui a comando gli faceva indurire l’uccello con troppo interesse ed entusiasmo. Molto più di quanto la rossa, o qualsiasi altra donna in quel posto, avesse fatto quella sera.

    Di certo, Natalie era l’unica donna nel locale che non avrebbe osato toccare, non importava quanto lo tentasse. Lei era off-limits, un frutto proibito, e tutti quei soliti cliché. Ma Gesù, se non fosse stata la sorellina del suo migliore amico l’avrebbe già convinta a entrare nel suo letto, se non altro per farla uscire dalla sua testa in modo da non essere così dannatamente fissato da ciò che non poteva avere. E dal momento che non era abituato a non ottenere ciò che voleva, quello non faceva che aumentarne il fascino.

    «Allora, siamo qui da più di un’ora,» iniziò Max, l’altro broker dell’azienda, in tono amichevole mentre appoggiava un braccio contro il bancone dov’erano seduti all’estremità più lontana, con una bottiglia a penzolargli dalle dita. «Per quanto ancora tenterai di far finta che Natalie, che in pratica oggi ti ha stracciato al tuo stesso gioco, non sia qui?»

    Wes scelse di ignorare il commento di Max sulla sconfitta di quel giorno e preferì fingersi sorpreso. «Lei è qui? Non ne avevo idea.»

    «Io dico che questa è una gran stronzata,» disse Max con una risata scaltra. «Ti rendi conto che da parte tua la cosa più educata da fare sarebbe quella di andare laggiù e congratularti con lei per la vendita di oggi a Davenport, vero?»

    «Era il mio dannato immobile in vendita,» borbottò irritato. E quella sera preferiva evitare di ingoiare qualche rospo.

    «Non capisco quale sia il problema,» insistette Max, studiando Wes con troppa attenzione. «Abbiamo comunque incassato una notevole commissione proprio perché l’incarico della vendita era nostro

    «Non mi piace essere privato di nessuna parte della nostra commissione in favore della concorrenza.» Buttò giù il resto del suo drink e sbatté il bicchiere sul ripiano.

    Max sostenne il suo sguardo. «Non doveva essere la nostra concorrenza.»

    Gesù. Si rifiutava di discutere di quell’argomento per la seconda volta nella stessa giornata, Wes decise che comportarsi bene con Natalie sarebbe stato molto più sicuro di un Max che scavava più a fondo nelle vere ragioni per cui Wes non la voleva a lavorare alla Premier Realty.

    «D’accordo. Andrò a congratularmi con lei.» Dava l’idea di voler fare qualsiasi cosa tranne quello.

    Max scosse la testa, nel chiaro tentativo di non ridere della scarsa sportività di Wes. «Forse dovresti farti un bagno di umiltà prima di andare laggiù.»

    «Non fare lo stronzo, Maximilian,» disse, usando il nome completo dell’amico, che l’altro uomo detestava perché suonava troppo pretenzioso e, a onore del vero, Max era tutt’altro che presuntuoso o arrogante nonostante provenisse da una famiglia estremamente benestante.

    «Allora non fare il cacasotto del cazzo,» ribatté quest’ultimo. «Sul serio, Wes. Conosci Natalie da gran parte della tua vita. Sei il migliore amico di suo fratello. Non puoi lasciare che cazzate come questa rovinino la vostra amicizia. Per l’amor del cazzo, vai a congratularti con lei e fai in modo che sia credibile.»

    Wes odiava ammetterlo, ma Max aveva ragione. Si stava mettendo in ridicolo ed era troppo emotivo riguardo all’intera faccenda, in special modo quando ricordò a se stesso, ancora una volta, che era stato lui a rimanere saldo sulla regola del non confondere gli affari con la famiglia. Solo che non riusciva a scrollarsi di dosso il modo in cui le loro ultime interazioni immobiliari erano sembrate una deliberata provocazione da parte di Natalie. Forse, se si fosse dimostrato insensibile, lei si sarebbe fatta da parte e avrebbe smesso di tentare di scavalcarlo. Di certo valeva la pena provarci.

    Si voltò a osservare Natalie proprio quando le sue due amiche stavano lasciando il tavolo. Sembrava si stessero salutando, e mentre Heather e Chloe si dirigevano verso l’ingresso, Natalie rimase indietro, inviando un messaggio a qualcuno dal cellulare. L’occasione perfetta per avvicinarsi a Natalie era quando si trovava sola, forse anche un po’ più accessibile, e non c’era un pubblico nei paraggi ad assistere alla loro conversazione. Il che significava niente pettegolezzi tra le tre ragazze una volta allontanato dal tavolo se avesse detto o fatto qualcosa di stupido. Che era sempre una possibilità.

    «Torno subito,» disse a Max, e dopo che il suo amico alzò la birra in un

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