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Un passato da ricordare
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E-book166 pagine2 ore

Un passato da ricordare

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Info su questo ebook

Quando la passione per la medicina incontra le ragioni del cuore, la famiglia diventa il posto in cui sentirsi a casa.

Quando il dottor Nick Marlowe ha deciso di tornare a casa per occuparsi di suo figlio, non avrebbe mai pensato di rincontrare Belle Watson, diventata nel frattempo un ambizioso e affermato chirurgo plastico di Beverly Hills. Belle era stato il suo primo amore ai tempi della scuola, quando lui l'aveva lasciata andare a malincuore perché potesse inseguire i propri sogni.

Ma ora che sono costretti a lavorare fianco a fianco alla riapertura della clinica di famiglia di Belle, la loro antica attrazione sembra riaccendersi. Adesso che hanno un sogno in comune, è possibile che il destino riservi loro un'altra occasione?
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2020
ISBN9788830521810
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    Anteprima del libro

    Un passato da ricordare - Traci Douglass

    successivo.

    1

    «Scusami. Potresti ripetere, per favore?» La dottoressa Christabelle Watson aggrottò la fronte e guardò con aria confusa l'avvocato che era seduto dall'altra parte della scrivania. «Temo di non avere capito bene.»

    Dylan Carter, l'unico legale presente nella minuscola cittadina di Bayside, e al quale era stata affidata la gestione della proprietà di zia Marlene, trasse un profondo sospiro. «Ehm... okay. Il testamento dice che tua zia ha lasciato metà della clinica a te e l'altra metà al dottor Nicholas Marlowe.»

    Nick, che le stava seduto accanto, cambiò posizione sulla sedia e si aggiustò la giacca. Già chirurgo pediatrico ad Atlanta, era tornato nella sua città natale ed esercitava come medico di base.

    Anche la zia di Christabelle aveva ricoperto lo stesso ruolo di Nick un tempo, ed era stata una delle colonne portanti della comunità, amata e rispettata da tutti. Tanto che al funerale di quella mattina, pareva vi avesse partecipato ogni abitante del paese. E nessuno si era tirato indietro quando era venuto il momento di pronunciare qualche breve parola di commemorazione. Dopodiché tutti si erano messi in fila per fare le condoglianze a Belle per il suo lutto.

    Un lutto che era stato particolarmente doloroso per lei, perché si era resa conto solo all'ultimo che il cancro di sua zia era progredito fino al quarto stadio... quello terminale. Riflettendo su ciò che era successo, provò una nuova fitta di rammarico. Perché non aveva capito che la sua cara zia era così malata?

    Se soltanto...

    Cercò di consolarsi pensando che, se anche avesse conosciuto la gravità delle condizioni di zia Marlene, non sarebbe stato facile per lei tornare lì in Michigan. Infatti in California gestiva una clinica in società con un collega e aveva una lunghissima lista di pazienti da gestire ogni settimana. E, in ogni caso, zia Marlene non l'avrebbe mai voluta al suo fianco. Odiava essere accudita da qualcuno, specialmente quando non si sentiva bene.

    Belle tirò su col naso e attorcigliò il fazzolettino di carta che teneva in mano. Era tutto così confuso. Quella faccenda proprio non ci voleva.

    Nelle ultime ventiquattr'ore la sua vita era cambiata radicalmente. Il giorno prima il suo capo, il dottor Reyes, aveva voluto incontrarla per discutere del loro partenariato, e subito dopo lei aveva ricevuto la telefonata che la informava della morte di sua zia. Adesso il suo mondo era cambiato per sempre. Aveva compilato i moduli richiesti dall'ufficio del personale, si era scusata con il dottor Reyes e aveva preso l'aereo per Lansing.

    Gli avvenimenti che poi ne erano seguiti si confondevano ancora nella sua mente.

    Si schiarì la voce e tornò a concentrarsi di nuovo sull'avvocato. «Dev'esserci un errore.»

    «Nessun errore.» Il legale le mostrò la copia del testamento e indicò alcune righe. «Guarda qui. Visto?»

    Lei tradusse mentalmente l'astruso linguaggio giuridico. Sì, c'era tutto. Nero su bianco.

    La totalità della clinica era stata equamente divisa fra Christabelle Watson e Nicholas Marlowe.

    Nick si chinò per guardare meglio e Belle si raddrizzò bruscamente, volendo allontanarsi il più possibile da lui. La sua fragranza... un misto di sapone e ammorbidente per tessuto... era la stessa di un tempo. Il suo calore si propagò nella manica della giacca nera di Belle, comunicandole un fremito d'indesiderata consapevolezza. Accidenti a quell'uomo! Dopo tutta la sofferenza che le aveva inflitto, il solo averlo vicino la eccitava ancora. Doveva stare attenta a non farglielo capire, altrimenti la muraglia insormontabile che aveva eretto per proteggersi da lui sarebbe stata a rischio.

    Tuttavia, adesso, era giunta al limite della resistenza. Duramente provata dal dolore e dalla stanchezza, sbatté le palpebre per contrastare il bruciore che sentiva agli occhi. Come medico, aveva imparato a nascondere le emozioni dietro uno spesso strato di stoicismo professionale... Era una necessità fondamentale quando i sentimenti personali potevano compromettere il buon esito della terapia. Addirittura qualcuno – tra cui i pochi uomini con i quali era uscita nel corso degli anni – le aveva detto che era fin troppo brava nella pratica di quell'arte.

    Incrociò le mani in grembo per nascondere il leggero tremore alle dita e ignorò le vibrazioni del cellulare che teneva in tasca.

    «Potresti almeno dirmi quanto tempo ci vorrà per sistemare questa faccenda, Dylan? Ho molto da fare in California. Consultazioni, pazienti e...»

    «Non credi che le volontà di tua zia abbiano la precedenza?» chiese Nick con freddezza.

    La sua voce aveva un timbro aspro e fastidioso che lei non ricordava. Ai tempi del liceo, Nick non aveva mai parlato con quel tono. E ora sembravano svaniti anche i suoi sorrisi brillanti e le sue battute scherzose. Sì, riconobbe nuovamente Belle, erano cambiati entrambi. Dopo il diploma, lei era andata all'università della California per poi ottenere una borsa di studio chirurgica a Harvard. Nick, invece, si era laureato come migliore allievo del suo corso all'università del Michigan e in seguito aveva frequentato la facoltà di medicina a Northwestern. Prima di finire l'internato si era anche sposato, pur avendo assicurato a Belle che non lo avrebbe mai fatto.

    Belle sbuffò ironicamente. Nick l'aveva lasciata l'ultimo anno di liceo, sostenendo che erano troppo giovani per compiere quel passo così importante e che il matrimonio le avrebbe impedito di decollare. Eppure, qualche anno più tardi, lui aveva sposato un'altra donna, contraddicendo apertamente le sue parole. Belle lo aveva scoperto per caso, e la cosa non aveva certo attenuato il suo stato di prostrazione. Dio, com'era stata ingenua a quel tempo! Era andata a fargli visita a Evanston, Illinois, sperando di parlargli delle proprie prospettive di carriera. In fin dei conti, nonostante la loro dolorosa separazione, erano amici d'infanzia. Nessuno, meglio di Nick, l'aveva mai conosciuta veramente; nessuno l'aveva mai capita di più. Così, un giorno, aveva impulsivamente deciso di andarlo a trovare. Ma quando era giunta in prossimità di casa sua, aveva visto che nel giardino del condominio di Nick era in corso un party per festeggiare il fidanzamento fra lui e la sua futura sposa. Una donna vistosamente incinta del figlio di Nick.

    Erano passati molti anni, ma il ricordo la tormentava ancora. Offesa e imbarazzata, se n'era andata senza nemmeno fare un tentativo di parlargli.

    A quell'epoca Belle lo amava ancora, ma lui aveva tirato diritto per la sua strada, distruggendo ogni sua speranza di potersi un giorno riconciliare con lui e rimettersi insieme. Ora lei anteponeva a ogni altro interesse il lavoro e la vita professionale. Usciva solo con uomini che cercavano relazioni a breve termine e aveva cura di tenere sotto controllo qualsiasi emozione.

    Sbirciò verso l'angolo della stanza, dove un bambino di otto anni si divertiva a giocare con il tablet che aveva in mano. Connor era innegabilmente il figlio di Nick. Aveva gli stessi capelli castani di suo padre e le stesse fossette adorabili.

    Belle lanciò una veloce occhiata a Nichola Marlowe, l'uomo che un tempo aveva rappresentato tutto il suo mondo. Con ombre scure sotto gli occhi e la barba di due giorni, appariva stanco come lei.

    Zia Marlene le aveva detto che la moglie di Nick era morta due anni prima, e lei sapeva che non era per niente facile essere un genitore single. Poteva soltanto immaginare le difficoltà che Nick stava affrontando in quel momento: crescere un figlio da solo, soffrire per la morte di sua moglie, e consolare il dolore del povero Connor. Belle aveva perso i propri genitori alla stessa età del bambino. Era stato terribile. Se zia Marlene non l'avesse accolta in casa sua offrendole tutto l'affetto di cui aveva bisogno, Dio solo sapeva come sarebbe andata a finire.

    Nick incrociò il suo sguardo e l'espressione che gli comparve in viso divenne subito circospetta. Anni prima i suoi profondi occhi castani brillavano sempre di allegria, pronti per ogni sfida, per ogni avventura.

    Ora la fissavano cupi e inespressivi.

    «Hai detto che c'è una clausola, vero?» chiese Nick, rivolgendosi di nuovo all'avvocato.

    «Sì» confermò Dylan. «Secondo la volontà di Marlene, per entrare in possesso della proprietà dovete riaprire un'ultima volta la clinica gratuita.»

    «Come?» Belle fissò l'avvocato incredula. Aveva solo tre giorni di permesso per il suo lutto. «Ma la clinica gratuita si tiene soltanto la vigilia di Natale!»

    «Papà, ho fame» si lamentò Connor dal suo angolo.

    «Mangeremo fra poco» lo informò Nick prima di tornare a guardare Dylan. «Mancano nove giorni.»

    Belle si passò una mano sulla fronte. «Mi dispiace, vorrei rispettare la volontà di mia zia, ma ho degli impegni a Beverly Hills. Non posso abbandonare tutto all'improvviso. Dev'esserci una soluzione alternativa. Per esempio, non potremmo tenere aperta la clinica prima della Vigilia?»

    «Impossibile.» Nick scosse la testa e trasse un sospiro. «Ci vorrà almeno una settimana per organizzare ogni cosa e sono sicuro che ci sono delle riparazioni da fare. L'ultima volta che l'ho visto, l'edificio era quasi in rovina. E poi, prima delle feste natalizie, devo occuparmi del mio ambulatorio.»

    «Mi dispiace, ragazzi» disse Dylan. «Marlene ha dettato questo testamento a un notaio di Lansing e il documento è a norma di legge. Ho controllato. Davvero, il modo più rapido per sistemare ogni cosa è quello di onorare le ultime volontà di tua zia e riaprire la clinica la vigilia di Natale.»

    Con una sbuffata impaziente, Belle si arrese all'insistente ronzio del cellulare ed estrasse l'apparecchio dalla tasca. Trovò un messaggio del dottor Reyes.

    Perché non rispondi alle mie chiamate?

    Irritata, spense il telefono e se lo rimise in tasca con le guance brucianti. In sala operatoria era famosa per la sua calma imperturbabile, ma il fatto di essere vicina a Nick e ricordare quello che c'era stato tra loro aveva brutalmente incrinato le sue difese. E la cosa non le piaceva affatto. Fra l'altro il loro idillio era sbocciato proprio durante le ore passate a organizzare la clinica gratuita. Avevano aiutato zia Marlene nei preparativi, lavorato insieme per ripulire le sale di visita e sterilizzato tutti gli strumenti. L'odore dell'antisettico le ricordava ancora quei giorni...

    Puah. Belle scacciò quelle immagini e si rivolse a Nick.

    «Cerco soltanto di essere pratica. Speravo che almeno apprezzassi i miei tentativi, visto che hai degli impegni di lavoro e devi badare a tuo figlio. Volevo molto bene a mia zia. Farei qualsiasi cosa per lei, ma...»

    «A parte onorare le sue ultime volontà.»

    «Come ti permetti?» Indignata, Belle si raddrizzò sulla sedia e incrociò le braccia al petto. «Abbiamo finito, Dylan? Vorrei concedermi una buona nottata di sonno e riconsiderare tutto questo domattina a mente fresca. Si può fare?»

    «Non lo so» replicò Nick al posto dell'avvocato. «Devo controllare la mia agenda per vedere se ho tempo per un altro incontro. In questa stagione il mio ambulatorio è pieno zeppo di pazienti e devo contattare la mia assistente per essere sicuro che ce la faccia da sola. Fra l'altro devo anche andare a prendere Connor a scuola, farlo cenare e metterlo a letto.» Vide Belle sbuffare e le lanciò un'occhiata allusiva. «O forse vorresti che restassi alzato tutta la notte a sgobbare come ai tempi dell'università?»

    Lei cercò di trattenere un moto di stizza. Ogni ricordo dell'università – e soprattutto della terribile sera in cui lei gli aveva fatto una visita a sorpresa – aveva il potere di quadruplicare la tensione che sentiva nel corpo.

    «Papà!» Il tono di Connor divenne più insistente. «Ho fame!»

    «Aspetta ancora un momento.» Nick sospirò di nuovo e parlò con voce piatta. «Guarda, Belle, so benissimo che sono l'ultima persona con cui vorresti lavorare qui, ma Marlene ha espresso chiaramente le sue volontà. Se non lo facciamo insieme, potrai dire addio alla tua eredità.»

    Aveva ragione, accidenti! Per quanto le costasse riconoscerlo.

    Fu riassalita dalla stanchezza e dallo sconforto, tuttavia il senso del dovere le diede la forza di resistere. «Vorrei rendermi utile, davvero. Ma poco fa mi ha scritto il mio capo chiedendomi di richiamarlo.» Belle scrollò la testa. Non le piaceva deludere le persone, nemmeno quando si chiamavano Nicholas Marlowe. «È in California che ho le migliori occasioni per la mia carriera. I miei impegni laggiù hanno la precedenza.»

    «E le ultime volontà di tua zia?» la interrogò lui. «In questo momento non dovrebbero avere la priorità su tutto?»

    Quelle

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