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Un azzardo per il greco
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E-book168 pagine2 ore

Un azzardo per il greco

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Info su questo ebook

Greci e milionari 1/2
Sono abituati a essere sulle prime pagine dei giornali, ma due donne stanno per rubare loro le luci della ribalta.
Il mio matrimonio con Calipso non è stato altro che un contratto, almeno fino alla nostra prima notte di nozze, quando la passione è divampata tra noi come un incendio. E ogni cosa è cambiata...
Innamorarmi di mia moglie non era previsto e l'improvvisa freddezza che a quel punto mi ha colto l'ha allontanata, costringendola alla fuga. Ora tutte le mie priorità sono cambiate, ma Calipso non è più la donna dolce e remissiva che ho sposato. Lotterà con le unghie e con i denti per impedirmi di raggiungere ciò che voglio. Questa sarà la trattativa più importante della mia vita: in palio c'è... l'amore.
LinguaItaliano
Data di uscita20 lug 2021
ISBN9788830530812
Un azzardo per il greco

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    Anteprima del libro

    Un azzardo per il greco - Maya Blake

    Prologo

    Il battito del mio cuore mi rimbombava nelle orecchie con così tanta forza da indurmi a credere di essere sul punto di avere un infarto, che poi sarebbe stato un modo come un altro per mettere fine a quel disastro una volta per tutte.

    Ma sarebbe stato anche troppo facile.

    E i titoli in prima pagina... Riuscivo a immaginarli con estrema chiarezza.

    Axios Xenakis non ha retto alle pressioni familiari ed è stato vittima di un attacco cardiaco!

    Nonostante gli innumerevoli articoli pubblicati negli ultimi tempi che inneggiavano alla miracolosa ripresa degli Xenakis, naturalmente tutti si sarebbero concentrati di nuovo sui dissesti del passato. I vecchi scheletri sarebbero stati tirati fuori dagli armadi. Io sarei stato definito come un debole, un fallito, non all'altezza di amministrare una multinazionale, proprio come mio padre.

    E come mio nonno che, con una sola mossa azzardata, aveva ridotto in cenere i risultati del duro lavoro di una vita.

    Mio nonno era stato ucciso dal peso di quell'insuccesso. Un tempo colonna portante della sua azienda, a causa di un'unica decisione avventata, quella di allearsi con il partner sbagliato, aveva screditato il nostro nome, una triste fama che era persistita anche dopo la sua morte.

    Erano stati necessari parecchio tempo e impegno per riparare al danno, e soprattutto la mia determinazione a riabilitare il nostro nome.

    Adesso Xenakis non era più sinonimo di disonore bensì di successo e di innovazione, una società multisettoriale con cui tutti aspiravano a entrare in affari.

    In ogni caso ciò che mi era appena stato proposto non solo avrebbe risvegliato i fantasmi del passato ma...

    «Ax, stai ascoltando? Hai sentito cos'ha detto nostro padre?» chiese a quel punto Neo, mio fratello.

    «Ovvio, ho sentito. Non sono sordo.»

    «Almeno questo. Perché, per il resto, stai facendo del tuo meglio per imitare una statua di pietra.»

    Ignorai il commento di Neo e focalizzai lo sguardo sull'uomo seduto dietro la scrivania. Mio padre mi stava osservando, sul viso un'espressione fra il rimpianto e l'apprensione. Sapeva bene quale fosse il mio parere riguardo all'argomento in discussione.

    No, non in discussione. Più che altro si trattava di un'imposizione.

    «No» replicai con fermezza. «Dev'esserci un altro modo.»

    La tensione nell'aria divenne palpabile, ma non per questo avrei concesso all'ombra che sempre incombeva su di noi in occasioni simili di alterare il mio giudizio.

    Semplicemente non potevo permettere che il fatto che mio nonno avesse nominato me, e non mio padre, come suo successore interferisse sulla questione in atto. Così come non potevo permettere che il risentimento e i sensi di colpa che da sempre contaminavano il rapporto con mio padre influissero sul mio parere in merito a ciò che era stato prospettato.

    Bene o male avevo ripristinato la fortuna di famiglia, e persino mio padre non poteva negarlo.

    Ecco perché rimasi sorpreso quando lo vidi sospirare con fare comprensivo.

    «Purtroppo no. Tuo nonno era in pieno possesso delle sue facoltà mentali quando ha firmato l'accordo.»

    «Anche se in molti la pensavano diversamente?» borbottai io, l'amarezza che mi vibrava nella voce. Le ingiustizie subite da mio nonno, il mio mentore, l'uomo che mi aveva insegnato tutto ciò che sapevo, continuavano ad avvelenarmi il sangue anche dopo i molti anni trascorsi dalla sua morte prematura.

    «Non è il momento per riaprire vecchie ferite, Axios» mi ammonì mio padre.

    «Sono d'accordo» replicai. «Ora è il momento per tirarmi fuori da questa follia.»

    Perché era una follia anche solo immaginare che una simile soluzione avrebbe arginato i danni.

    «Un accordo dove l'altra parte può prendere decisioni a suo piacimento? Perché i nostri avvocati non lo hanno strappato in mille pezzi?» domandai, cercando di controllare la mia ira.

    «Ho trascorso l'ultimo mese discutendone con il consiglio di amministrazione» sottolineò mio padre. «Potremmo adire le vie legali, probabilmente vinceremmo, ma si solleverebbe comunque un polverone, e non mi sembra il caso di attrarre pubblicità avversa sull'azienda, o di trascinare di nuovo il nome di tuo nonno nel fango.»

    Strinsi le labbra e non replicai, perché almeno in quello aveva ragione. Con la Xenakis Aeronautics pronta per una decisiva espansione globale, il tempismo era davvero pessimo.

    Il che, del resto, era proprio quello su cui Yiannis Petras contava.

    «Hai detto di avergli offerto dieci milioni di euro, e che lui ha rifiutato? Ebbene, raddoppiamo la cifra» proposi.

    Neo scosse la testa. «Ho già provato. Petras non contempla altro se non l'opzione A oppure l'opzione B.»

    «Per nessun motivo accetterei l'opzione A, cedendogli così il venticinque per cento della Xenakis Aeronautics» affermai. «Nemmeno per il misero quarto di milione che suo padre prestò al nonno, solo per poi mandarlo in rovina con i tassi d'interesse sulle rate di rimborso.»

    Neo si strinse nelle spalle. «C'è sempre l'opzione B» sentenziò. «Cento milioni di euro, e il tuo matrimonio con sua figlia per la durata minima di un anno.»

    Un brivido freddo mi corse lungo la schiena.

    Avrei dovuto sposare una donna che non conoscevo, legandomi così a una famiglia che aveva portato alla mia solo dolore, povertà e tristezza.

    Negli anni della mia formazione, avevo imparato come una caduta in disgrazia potesse mettere l'uno contro l'altro i componenti di uno stesso nucleo familiare. Tirare la mia famiglia fuori da quel pantano mentre i nemici aspettavano solo che fallissi nel compito, mi aveva aperto gli occhi sulla vera natura delle relazioni.

    Visti dall'esterno, gli Xenakis erano molto uniti, ma i pettegolezzi non erano mai del tutto scemati. In realtà, ogni giorno continuavo a combattere contro le congetture di chi prevedeva che la storia si ripetesse, e che tutto quello che avevo costruito crollasse in un fumante cumulo di macerie.

    Mentre i membri della mia famiglia allargata godevano dei frutti del mio lavoro e si davano molto da fare per restare nelle mie grazie, nel profondo ero certo che un solo passo falso da parte mia, e tutta quella lealtà si sarebbe sciolta come neve al sole.

    Tutto sommato, non li biasimavo.

    Come avrei potuto, considerando che le mie interazioni personali troppo spesso avevano ripercorso la stessa strada? Ogni rapporto sentimentale cui avevo dato inizio inevitabilmente si era rilevato basato solo sull'avidità e la ricerca di un tentativo di scalata sociale.

    Ecco perché ormai le mie avventure avevano una durata massima di un paio di settimane. Il che rendeva la prospettiva di legarmi alla stessa donna per ben dodici mesi addirittura inconcepibile.

    Provai un forte rancore nei confronti di mio nonno per avermi messo in quella posizione. Una posizione, per certi versi, simile a quella in cui del resto si era ritrovato pure lui. Sapevo bene quanto gli fosse costato cercare di mantenere unita la famiglia, avevo visto rughe sempre più profonde segnargli il viso, e le sue spalle curvarsi sotto il peso della perdita.

    Sì, avrebbe dovuto parlarmi di quella spada di Damocle che pendeva sulla mia testa. Lui però non c'era più, sconfitto dalla cupidigia dei Petras.

    «Capisco la faccenda dei cento milioni, ma perché insistere per farmi sposare la figlia?»

    Di nuovo Neo scrollò le spalle. «È impossibile immaginare come funziona la mente di un tipo come Petras» commentò. «Forse vuole solo sbarazzarsi di lei. E poi, i benefici di entrare a far parte della nostra famiglia sono senza dubbio rilevanti.»

    «Tu conosci questa donna?»

    Neo annuì. «Lei è...» Lasciò la frase in sospeso e sorrise. «Lascerò a te il compito di giudicare» riprese.

    «In ogni caso, non possiamo rimandare oltre» intervenne mio padre. «Petras vuole una risposta entro domattina.»

    Avvertii netta una sensazione di soffocamento. Avere una moglie era l'ultimo dei miei desideri, specialmente se la moglie in questione era una Petras. Sia i miei nonni sia i miei genitori avevano sofferto molto a causa di quella gente, al punto che anche mia nonna era morta prematuramente.

    Doveva esserci un altro modo.

    «Come si chiama?» chiesi a mio padre, non perché mi interessasse saperlo, ma perché avevo bisogno ancora di qualche momento per riflettere.

    «Calipso Athena, Callie per gli amici.»

    «Mostrami l'accordo.» Dovevo vederlo con i miei occhi, assimilare ciò cui ero stato destinato.

    Mio padre spinse un foglio sulla scrivania, io lo presi. Dodici mesi della mia vita a partire dal giorno delle nozze, poi sarei stato libero di divorziare. Dodici mesi durante i quali i Petras che, per volere del destino, avevano di recente subito un tracollo finanziario ben più grave di quello che ci avevano causato, avrebbero sfruttato il loro nuovo status di ricchezza e privilegio, ottenuto grazie a quell'associazione.

    Strinsi le labbra. Avrei ordinato ai miei avvocati di stilare i documenti per il divorzio molto prima di mettere piede in chiesa.

    Sospirai, consapevole di aver già dato il mio assenso.

    «Non avvilirti troppo, fratello» mi consigliò Neo. «Compirai trentatré anni questo mese, questa storia sarà finita prima del tuo trentaquattresimo compleanno. Puoi farcela.»

    «Ho lavorato troppo con lo scopo di ridare alla nostra famiglia il prestigio che merita per cederlo adesso a un bieco opportunista» borbottai. «Ma se non c'è un'altra strada... allora riferite a Petras che ha vinto.»

    Visibilmente sollevato mio padre annuì, solo per poi scoccarmi un'occhiata circospetta, di quelle che annunciavano una nuova pugnalata.

    «C'è altro?» domandai con impazienza.

    «Oltre alle spese del ricevimento, Petras ha chiesto una sorta di dote. Vuole Kosima.»

    Scattai in piedi con una tale foga che la sedia cadde all'indietro. «Cosa?»

    «Nessuno ha messo piede sull'isola dopo la morte di tuo nonno...»

    «Questo non significa che la cederò all'uomo che è il responsabile della sua morte!»

    «Non possiamo affermarlo con certezza...» mormorò mio padre.

    «Ah no? Non ricordi più a quanta pressione era sottoposto? Si è dato all'alcol solo quando sono cominciati i problemi con Petras. C'è da meravigliarsi se il suo cuore ha ceduto?»

    «Calmati, fratello. Papà ha ragione. La casa ormai è un rudere e la terra che la circonda è ridotta a una sterpaglia.»

    «Il nonno amava l'isola. Appartiene a noi, Petras non l'avrà mai» puntualizzai. «Non gli basta averci imposto un accordo che gli frutterà cento milioni?»

    «E a te non basta sapere che con il tuo sacrificio supereremo anche quest'ostacolo?» intervenne mio padre.

    Raggiunsi la finestra dell'edificio che ospitava il quartier generale della Xenakis Aeronautics, la compagnia aerea di cui ero al timone ormai da dieci anni. Per un minuto mi limitai a osservare il traffico di Atene all'ora di punta.

    Sentii mio padre e mio fratello avvicinarsi. Non mi girai.

    Aspettavano l'unica risposta che logicamente potessi dare loro.

    Dovevo farlo, dovevo onorare la promessa di mio nonno, la mia opinione al riguardo non importava.

    «Va bene. Procediamo.»

    Neo mi batté una mano sulla spalla.

    «Pensala così, per dodici mesi modelle e attricette smetteranno di darti la caccia» disse. «Sarò lieto di... intrattenerle al tuo posto.»

    «A meno che tu non voglia presentarti a queste modelle con un occhio nero, faresti meglio a uscire subito dal mio ufficio» lo ammonii.

    Mentre la risata di mio fratello riecheggiava nella stanza, feci un solenne giuramento a me stesso. Petras e i suoi avrebbero pagato un caro prezzo per quello che avevano fatto alla mia famiglia.

    Prima dello scadere dei dodici mesi previsti per il matrimonio, si sarebbero pentiti amaramente per aver pestato i piedi agli Xenakis.

    1

    Sorridi, Calipso, questo è il giorno più bello della tua vita!

    Vieni, hai bisogno di altro po' di fondotinta... sei così pallida...

    A disagio sotto gli innumerevoli strati di tulle bianco del mio perfetto abito da sposa, strinsi le dita fino ad affondare le unghie nei palmi. E quando questo non bastò più, mi morsi il labbro inferiore per impedirmi di urlare.

    Ma non si trattava dell'insorgere di una crisi isterica. Quella fase l'avevo già attraversata e superata un paio di settimane prima, quando mio

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