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Una perla scartata: Serie I Romanzi di Marsden
Una perla scartata: Serie I Romanzi di Marsden
Una perla scartata: Serie I Romanzi di Marsden
E-book226 pagine3 ore

Una perla scartata: Serie I Romanzi di Marsden

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Info su questo ebook

Perla Montgomery ha il cuore spezzato. Mentre stava per sposare il Duca di Huntly un evento inatteso ha interrotto il suo sogno: la moglie del Duca, che tutti credevano perita in un naufragio, fa improvvisamente la sua ricomparsa. Per sfuggire allo scandalo Perla cerca di allontanarsi da Londra, imbarcandosi sulla prima nave in partenza. Lì farà la conoscenza di un uomo che potrebbe anche rubarle il cuore, ma di cui non riesce a fidarsi. A questo punto, scappare dagli uomini comincia a diventare per lei un’abitudine.

Damian, il Conte Leone, si innamora di Perla al primo sguardo, anche se la loro conoscenza è avvenuta in circostanze drammatiche. Purtroppo, lui è proprio il fratello della moglie rediviva del Duca che Perla stava per sposare. Un piccolo dettaglio su cui la ragazza non riesce proprio a sorvolare. Innamorato marcio di lei, Damian è disposto ad inseguirla fino alla fine del mondo, pur di conquistare il suo cuore. Dovranno superare molti ostacoli, primo tra tutti la sfiducia di Perla nei maschi. Riuscirà Damian a convincerla a fidarsi di lui e a farlo entrare nel suo cuore?

LinguaItaliano
EditoreMG Press
Data di uscita6 set 2023
ISBN9781667462929
Una perla scartata: Serie I Romanzi di Marsden

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    Anteprima del libro

    Una perla scartata - Dawn Brower

    Una Perla Scartata

    Romanzo della serie Marsden

    Libro Cinque

    Dawn Brower

    Traduzione Italiana di Patrizia Barrera

    Questo è un lavoro di finzione. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti descritti sono frutto dell’immaginazione dell’autrice o utilizzati in modo fittizio e non sono reali. Qualsiasi riferimento a luoghi realmente presenti, organizzazioni e persone, vive o morte, è puramente casuale.

    Una Perla Scartata Copyright © 2016 Dawn Brower

    Immagine di copertina e modifiche a cura di Victoria Miller

    Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta con mezzi meccanici o digitali senza l’autorizzazione scritta dell’autrice, fatto salvo per alcuni stralci utilizzati a scopo promozionale o per recensioni.

    DEDICA

    Per tutti coloro che aspettavano di sapere com’era finita per Damian e Perla. Non è stata una lunga attesa, solo un pochino. Mi auguro che la loro storia sia all’altezza delle vostre aspettative.

    RINGRAZIAMENTI

    Grazie a tutti gli affezionati lettori che divorano ogni libro che scrivo, e che hanno avuto la pazienza di aspettare che finissi di scrivere l’ultimo libro della serie Marsden. Questo è il finale, spero proprio che vi piaccia.

    Un ringraziamento particolare va a Vittoria, che mi ha corretto e aiutato nella stesura degli ultimi due libri. Hai una grazia e una pazienza encomiabili. Devo ringraziare te se questi ultimi due libri sono I migliori che ho scritto.

    Grazie di cuore anche a Elizabeth, la mia prima lettrice e incredibile correttrice di bozze. Sei stata magnifica.

    CAPITOLO PRIMO

    Aveva le guance calde e arrossate mentre si precipitava sul molo in direzione della nave su cui si era assicurata il passaggio. Perla Montgomery voleva mettere quanta più distanza possibile tra lei e l'Inghilterra. Qualcun altro si era sentita così tanto in difficoltà come lei?

    NO. L'onore è tutto mio. disse tra sé e sé.

    Era stata a un soffio dallo sposare Noah St. John, il Duca di Huntly. Si era innamorata di lui nel momento esatto in cui l'aveva visto. Quell’espressione triste che traspariva dai suoi occhi color cioccolato... le veniva un desiderio incontenibile di stringerlo tra le sue braccia e confortarlo. Noah non l'amava o, per essere più precisi, non poteva amarla. Ne era consapevole, ma aveva sperato che col tempo avrebbe almeno imparato a volerle bene.

    Sfortunatamente sua moglie, a quanto pare non realmente defunta, aveva inferto una mazzata fatale al loro matrimonio. Possibile che tutto fosse accaduto solo poche ore prima? Rubina era entrata in chiesa senza invito. Non che avesse bisogno del suo permesso. In fondo, suo marito stava per sposare un'altra donna. Al posto suo, Perla si sarebbe comportata allo stesso modo. Ma perché diamine quella megera non si era precipitata a casa sua, piuttosto che sputtanarla in pubblico? Le avrebbe evitato quella figuraccia. Già solo per questo, Perla sentiva di odiarla.

    Nessuno sapeva che Rubina fosse viva. Noah era convinto di averla perduta in un rovinoso naufragio qualche tempo prima, quando la nave su cui si erano imbarcati era affondata durante una tempesta. Perla era convinta che, se solo lui avesse sospettato che sua moglie si era salvata, avrebbe fatto di tutto per ritrovarla. Il Duca non le aveva mai parlato della moglie, ma Perla era convinta che lui l’amasse profondamente. Già solo quando gli capitava di nominarla, il suo tono di voce cambiava visibilmente. E quando l’aveva rivista in chiesa, Perla aveva subito capito che il rapporto tra lei e Noah era finito, e non solo per quella improvvisa apparizione. Il Duca aveva cambiato espressione; il suo volto si era colorato di tristezza e felicità, alla vista di Rubina, e tutto l’amore che ancora provava per lei si era riversato nei suoi occhi. Quando era apparsa in chiesa, era diventato chiaro che la resurrezione della duchessa era la fine della relazione tra Perla e Noah. Si era sentita felice per lui e afflitta per se stessa, quando si era trovata faccia a faccia con Rubina... Ormai le cose erano chiare: Noah sarebbe tornato con la moglie, la donna che amava da sempre. Perla era solo il terzo incomodo.

    La mia solita sfortuna... mugugnò, mentre correva verso la nave.

    Si era precipitata a casa, aveva chiesto alla sua cameriera di aiutarla a togliersi l'abito da sposa e aveva dato disposizioni perché le si preparassero i bagagli per una destinazione da definire. Moriva dalla voglia di liberarsi del vestito dello scandalo. Quella mattina era convinta che sarebbe andata a vivere una nuova esistenza nel palazzo di Noah.

    E i suoi domestici avevano avuto ordine di spedire in loco i suoi bagagli entro la fine della giornata. Ormai era chiaro che Perla non sarebbe diventata la Duchessa di Noah, mai più. Non le importava niente del titolo nobiliare, era lui che desiderava. Ma ormai il sogno era infranto, ed eccola a sforzarsi di dare un nuovo corso alla sua vita. Entro poche ore il sole sarebbe tramontato su tutte le sue speranze e ciò che restava dei suoi sogni. Era un giorno che non avrebbe dimenticato facilmente, e non certo per le speranze della mattina.

    Dove vai, bella?

    Perla si voltò e trattenne il fiato. Rabbrividì alla vista dell'uomo corpulento davanti a lei. Aveva un atteggiamento minaccioso ed era lurido da capo a piedi. A giudicare dalla puzza, erano giorni, o forse settimane, che non si faceva un bel bagno. Le si parò davanti all’inizio della passerella della nave, bloccandole l’accesso. Lei sollevò il mento e lo fissò con l’aria più arrogante che riuscì a inventarsi.

    Sono la signorina Perla Montgomery. Ho prenotato un posto su questa nave.

    Non mi dire! L’uomo le fissò viscidamente le tette. Perché non aspetti qui mentre vado a cercare il Capitano?

    Le ci volle tutto il suo coraggio per non mettersi a tremare di paura davanti a quello sguardo lubrico. In realtà, la nave era solo un mezzo per arrivare al suo fine.

    Non poteva restarsene tranquillamente in Inghilterra a guardare Noah beato e felice con sua moglie. D’altra parte, chiunque era convinto che avrebbe levato le tende. Perfino la sua amica del cuore, Gemma Marsden, aveva sostenuto la sua scelta. E comunque non poteva che gioire per Noah. Davvero.

    Purtroppo non era altrettanto felice per il suo futuro. Non aveva messo in conto di mettere l’oceano tra lei e i problemi. Ma quel matrimonio, finito ancora prima di cominciare, le imponeva di andarsene. Che tristezza. Aveva amato un uomo che non era pronto per lei. Se solo l'avesse capito prima di perdere la testa per lui...Strapparselo dal cuore e dire addio a tutti i suoi sogni era stato davvero terribile... Scosse la testa e cercò di fare mente locale. Noah non era mai stato suo. Era stata una fortuna che lui si fosse palesato prima di cominciare una vita insieme. E comunque, non aveva mai pensato di prendere marito, fin quando non lo aveva incontrato. Era giunto il momento di riprendere il controllo sulla propria vita. Viaggiare per il mondo e godere di tutto ciò che aveva da offrirle. Il disastro di quella giornata l’aveva rimessa in carreggiata.

    Signorina Montgomery?

    Perla alzò la testa e si trovò davanti un uomo alto con la barba lunga e mal fatta. SÌ.

    Il mio nostromo mi ha detto che avete prenotato un posto a bordo della mia nave.

    Perla prese a mordicchiarsi il labbro. Lo faceva sempre, quando era nervosa. Si augurò che non ci fossero problemi! Sarebbe stato un vero guaio se l’avessero truffata, spillandole fino all’ultimo spicciolo per un passaggio su una nave, dove non era attesa. Doveva assolutamente imbarcarsi, a qualsiasi costo. Ho pagato a un certo Paolo circa un'ora fa. Mi ha detto di lavorare su questa nave.

    L’uomo socchiuse gli occhi e la scrutò con attenzione. Annuì. Sono il capitano Blythe. Paolo è il proprietario di questa nave e mi ha avvertito di un paio di passeggeri che avremmo imbarcato. Seguitemi, prego.

    Un paio di passeggeri? A chi si riferiva? Non certo alla sua cameriera, visto che lei viaggiava da sola. L'idea di non essere l’unica passeggera, su quella nave... la metteva a disagio. Non era nei suoi programmi. Comunque sia, non aveva una reputazione da salvare. Solo, si augurò che questo fantomatico passeggero non le creasse problemi. Si chiese di chi si trattasse, se uomo o donna. Di certo, non avrebbe alloggiato nella cabina del capitano, era fuori discussione. Perla voleva fare tutto il viaggio da sola, e si augurò caldamente che nessuno le si mettesse tra i piedi. Anche un compagno di cabina sarebbe stato un vero fastidio.

    Il capitano la condusse sottocoperta in uno spazio angusto dove c’era solo il posto per una stretta cuccetta. Lei tirò un sospiro di sollievo. La saletta era così piccola che poteva ospitare con difficoltà una sola persona.

    Avete del bagaglio da imbarcare?

    Le parole del capitano la fecero tornare in sé. SÌ. Sono nella mia carrozza. Potete mandare qualcuno a prenderli? Altrimenti dirò ai miei servi di farlo.

    Lui annuì. Manderò i miei uomini a prenderli.

    Perla appoggiò valigia e borsetta sulla brandina. Le uniche cose che voleva con sé erano in quelle due borse. Del resto del bagaglio se ne sarebbe occupata più tardi. Non aveva la più pallida idea di dove fosse diretta quella nave. Aveva prenotato un posto sulla prima nave in partenza, senza nemmeno assicurarsi della destinazione. Voleva fuggire da quella dolorosa situazione, e basta.

    Capitano! - lo interruppe l'uomo corpulento di prima - E’ arrivato anche l’altro passeggero.

    Il capitano si voltò verso di lui e disse: Perfetto. Così potremo salpare subito.

    L'uomo fissò Perla con aria lasciva. Lei cercò di reprimere il disgusto che le chiudeva lo stomaco. Si sarebbe rifugiata nella sua cuccetta, e avrebbe messo il catenaccio alla porta. Il modo in cui quel tanghero la guardava la metteva fortemente a disagio.

    Vuoi che ti tenga compagnia, bellezza? L'uomo disgustoso si leccò le labbra in maniera intenzionale.

    Perla alzò la mano e gli fece cenno col dito di tacere. Il capitano doveva imparare a tenere a freno i suoi uomini. Quell’uomo in particolare doveva capire che gli conveniva rimanere al suo posto.

    Perla scosse la testa e rientrò barcollando nella stanza. NO. Sto bene. Grazie. Occupatevi dell’altro passeggero. E guardò il capitano con disperazione.

    Lasciate in pace la signorina, Perry! - esclamò il capitano, che a quanto pare aveva recepito la sua richiesta d’aiuto - Lei ha ragione. Occupatevi del nostro nuovo ospite. E ricordate che, chi sapete, ha dato ordine di lasciare tranquilla la signorina Montgomery per l’intera traversata.

    Perry? Perla arricciò il naso. Anche il nome di quel tanghero era disgustoso. Il sorriso viscido del capitano la fece sentire ancora più a disagio. Paolo era proprietario di quella nave. E a quanto pare, aveva dato ordine di lasciarla tranquilla. Perché? Fortuna? Aveva solo trovato una persona gentile? Lo sperò vivamente, perché non le piaceva per niente il modo in cui Perry la stava guardando. Si leccava le labbra come se stesse per pregustarsi un prelibato dolcetto. Una cosa quasi oscena a vedersi, un mix di spaventoso e disgustoso. Ma si era mai fatto un bagno, quel tipo? La puzza che emanava era così forte che Perla dovette trattenersi dal coprirsi il naso con la mano. Quell’uomo avrebbe lasciato la scia del suo fetore anche una volta fuori dalla cabina.

    Peccato. Avremmo potuto divertirci un po', io e te. - esclamò l’uomo, con malizia - Se per caso cambiassi idea, fammi un fischio.

    Apprezzo la vostra offerta, ma mi vedo costretta...a rifiutarla. rispose Perla, con forte imbarazzo.

    Ora ce ne andiamo, così potrete mettervi in libertà. - esclamò il capitano, prima di accomiatarsi - Vi prego di restare chiusa nella vostra cabina, almeno per ora. Gli uomini non devono essere distratti, mentre leviamo le ancore. Quando saremo salpati potrete prendere un po’ d’aria sul ponte.

    Perla annuì. Nessun problema, anzi. Era più che felice di chiudersi a chiave nella sua cabina. Avrebbe avuto agio di macerarsi nel suo dolore e piangere fino a consumarsi, per i suoi sogni infranti. Aveva appena perso l'uomo dei suoi sogni... Come poteva una donna sopportare da sola tanto dolore?

    Il capitano chiuse la porta alle sue spalle con un clic. Girò la chiave nella toppa. Ma che diavolo? L’aveva pregata di rimanersene in cabina, non aveva mai detto che ce l’avrebbe chiusa dentro! Terrorizzata. Perla si avventò sulla maniglia, sperando di avere preso un abbaglio...ma era vero, il capitano l’aveva appena chiusa dentro! Si senti come un topo in trappola, dannazione...

    La paura lasciò ben presto il passo alla rabbia. Cominciò ad ansimare. Era quasi buio, in quel bugigattolo. Il minuscolo oblò non riusciva a rischiarare la cabina, che era quasi in penombra. Avrebbe pure dovuto subire il buio?

    Si guardò disperatamente intorno, alla ricerca di un lume o anche solo di una candela...ma niente. Era sola, al buio e in trappola.

    Si fiondò sulla porta e prese a martellarla di pugni. Fatemi uscire! - cominciò a gridare - Mi manca l’aria, qui dentro! E non vedo nulla!

    Nessuno venne in suo soccorso. Era davvero in trappola. Dio, in che guaio si era cacciata?

    Perla si accasciò contro la parete sotto l'oblò, nel disperato tentativo di strappare l’ultimo raggio di sole prima che l’oscurità completa invadesse quel buco. Si coprì il viso con le mani e scoppiò a piangere. Fino a quel momento non aveva avuto un attimo di pausa, per abbandonarsi al suo dolore. Adesso sì che poteva piangere, e a sfinimento. In un unico giorno il mondo le era crollato addosso, e il futuro si palesava ancora più oscuro. Era tutta colpa sua se si trovava in quell’orrenda situazione.

    Stupida. Stupida. Stupida.

    Pianse così a lungo che perse la cognizione del tempo. Ignorava quanto avesse pianto, se per ore o per pochi minuti, comunque le sembrava un’eternità. Guardò l'oblò. C'era ancora un po' di sole, quindi non aveva pianto così a lungo come pensava. Tra poco sarebbe scesa la sera, e poteva farsi due conti. Era estate, e il sole tramontava abbastanza tardi, ormai. Dato che era salita sulla nave a pomeriggio inoltrato, doveva essere rimasta chiusa là dentro per non più di due ore.

    La porta si aprì cigolando e Perla scattò in piedi. Finalmente qualcuno stava venendo a liberarla. L'avevano sentita urlare. Meno male.

    Qualcuno venne spinto dentro a forza, con tale impeto che quasi sbatté per terra. La porta venne subito rischiusa. Perla scavalcò il corpo ai suoi piedi e si fiondò sull’uscio, gridando:

    Aprite, maledetti! Non potete lasciarmi qui con questa persona! Non c’è abbastanza aria, qui dentro!

    Nessuno rispose, l’avevano completamente ignorata. Maledetti bastardi. Avrebbero pagato caro per come la stavano trattando, tutti quanti! Si sentì le mani formicolare dalla rabbia e la faccia bruciare dalla collera. Ci fosse voluta una vita, quei maledetti si sarebbero pentiti per averla trattata come un pacco!

    Un lieve gemito infranse il silenzio. Forse era meglio dare un’occhiata al suo compagno di sventura. Chissà che gli avevano fatto, quei disgraziati! Perla si inginocchiò accanto a lui e lo fece rotolare di schiena. La luce del sole morente gli illuminò parzialmente la faccia e lei trattenne il respiro. Aveva i capelli arruffati sulla fronte, ma per il resto era davvero stupendo. Capelli neri come l'inchiostro gli si arricciavano sulle spalle e il suo viso era molto piacente, se non addirittura bello. Gli scostò i capelli per vedere meglio se fosse ferito. Lui gemette di nuovo. Spalancò gli occhi, e lei rimase quasi senza fiato. I suoi occhi erano così belli... Di un grigio argento che quasi brillavano alla luce degli ultimi raggi di sole che filtravano dall'oblò.

    Chi siete? La sua voce era calda come il brandy. Almeno da quello che ricordava. Aveva bevuto quel liquore ambrato un’unica volta, ma era stato sufficiente per permetterle di azzardare quel paragone. Con quell’uomo era come giocare col fuoco. Erano bastate quelle due semplici parole per attizzarle dentro l’inferno.

    Potrei chiedervi la stessa cosa. Perché il capitano Blythe vi ha buttato quaggiù con me, e ci ha chiuso dentro insieme?  Perla scosse la testa. Cosa mai avete fatto per farlo arrabbiare?

    Ancora più importante, cosa poteva aver fatto per essere trattato in quella maniera? Per fortuna, non le avevano scaraventato in cabina un animale fetido come quel marinaio...Perry puzzava da far schifo. Non avrebbe potuto sopportare un minuto di restare richiusa con lui. Se anche l’uomo che aveva davanti si fosse macchiato dei peccati più osceni, per fortuna non era al livello del nostromo. Perla sospirò, pensando che la sua sorte avrebbe potuto essere ben peggiore...

    "Mi sono ribellato al modo

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