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Miracolo greco: Harmony Collezione
Miracolo greco: Harmony Collezione
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E-book153 pagine3 ore

Miracolo greco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Calda come il sole di Corfù, antica come le rovine di Creta, dolce come il nettare degli antichi dei. La passione, nel sangue di ogni uomo greco, scorre veloce fin dalla notte dei tempi...



Disperso in mare, Zarek Michaelis è stato creduto morto. Ora però è tornato, pronto a riprendere il controllo di tutto ciò che gli appartiene. La compagnia di famiglia, ma anche la sua bella moglie...

Per due anni Penny ha dovuto fare i conti con la scomparsa di Zarek, ma proprio quando ha deciso che è giunto il momento di guardare avanti accade quello che nessuno poteva immaginare. Suo marito è di nuovo lì davanti a lei, bello e affascinante come un tempo. Il punto è capire se intende soltanto riappropriarsi di ciò che è suo, o provare addirittura a ricostruire il loro matrimonio.
LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2017
ISBN9788858974919
Miracolo greco: Harmony Collezione
Autore

Kate Walker

Autrice inglese originaria della regione di Nottingham, ha anche diretto una libreria per bambini.

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    Anteprima del libro

    Miracolo greco - Kate Walker

    1

    Il sole morente rischiarava a stento il sentiero serpeggiante che Penny stava percorrendo, impedendole di camminare più rapidamente come avrebbe voluto.

    Anzi, la verità era che avrebbe voluto correre, allontanarsi dalla villa il più velocemente possibile, correre, correre sempre e non tornare, dimenticare l’atmosfera avvelenata della casa che si era lasciata alle spalle. Ma, fino a quel momento, era stato impossibile.

    E ora?

    Bene, adesso sapeva di potersene andare – anzi, sarebbe dovuta andarsene. Ma questo significava rinunciare alla speranza, ammettere che il suo sogno d’amore era svanito per sempre. Morto, come le sue fantasie.

    Morto come...

    No, anche adesso non poteva concludere la frase con Zarek. Il nome di suo marito. Sarebbe stato come riconoscere che tutti gli altri avevano ragione ed era lei la sciocca, l’unica che aveva serbato così a lungo la speranza nel cuore.

    Sarebbe stato come ammettere di non avere più un marito, ammettere che l’uomo che aveva adorato e sposato non sarebbe più tornato.

    Raggiunta la spiaggia, scalciò via i sandali e camminò sulla sabbia. In lontananza, sul mare, scorgeva la sagoma indefinita di una barca e dell’uomo che vi era seduto, spalle ampie, il capo una forma indistinta contro il tramonto. Aveva una sorta di cappello, un berretto da baseball calato sulla fronte tanto che era impossibile distinguere le sue fattezze.

    Persino adesso il pensiero di qualcuno sull’acqua la faceva rabbrividire. Proprio là, lontano migliaia di miglia, Zarek aveva perso la vita. Gli abissi erano la sua tomba. Era questo che non riusciva ad accettare.

    Ma doveva accettare anche un’altra realtà, ancora più terribile: Zarek non l’aveva mai amata. Il loro matrimonio era stato una menzogna. Per Zarek, quanto meno: per lui si era trattato semplicemente di un modo per ottenere un erede, non il sogno d’amore che lei aveva immaginato. Allora, perché si ostinava ad aggrapparsi al suo ricordo, quando era evidente che non sarebbe tornato?

    Si sedette su uno scoglio proprio accanto al porticciolo e appoggiò i gomiti alle ginocchia, le mani che reggevano il mento, osservando la piccola imbarcazione che ondeggiava sull’acqua. Lo sguardo perso nella semioscurità, rivisse, suo malgrado, l’incontro di poco prima...

    «Penelope.»

    La voce giungeva dalle sue spalle, proprio mentre era accanto alla porta della villa, con la mano sulla maniglia, pronta ad abbassarla. Si irrigidì, mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé.

    «Stai uscendo?»

    La voce era inconfondibile. Solo una donna aveva quel tono freddo e distante, tanto che pareva parlasse attraverso una coltre di ghiaccio, le parole che gelavano nell’aria un istante dopo essere state pronunciate.

    E solo una donna la chiamava Penelope, usando il suo nome per intero come se fosse una critica o un rimprovero, quando tutti coloro che le volevano bene si servivano del diminutivo Penny, piuttosto che Pen. Ma non sua suocera. O, per essere precisi, la matrigna di suo marito.

    «Vado a fare una passeggiata.»

    «A quest’ora?»

    «Di sera è più fresco.»

    Non si voltò, non era necessario, ma soprattutto non ne aveva voglia. Con gli occhi della mente vedeva benissimo la figura elegante di Hermione Michaelis. Magra al punto da essere emaciata, i capelli palesemente tinti di nero nel tentativo di apparire più giovane dei suoi cinquantanove anni.

    «Non mi sono ancora abituata al caldo delle ore diurne.»

    «Dopo tutto questo tempo?» la rimbeccò la suocera, e Penny si morse il labbro per rimangiarsi l’istintiva replica che aveva sulla punta della lingua.

    Tutto questo tempo era una definizione relativa, a seconda di chi la usava. Per Hermione, forse, i due anni trascorsi erano parsi un’eternità. Un’eternità durante la quale aveva dovuto convivere con la nuora mai davvero accettata, che ora si frapponeva tra la seconda moglie di Darius Michaelis e il pieno controllo della Odysseus Shipping, ossia quello a cui Hermione aveva mirato dal momento in cui aveva conosciuto il padre di Zarek.

    Ma tutto questo tempo descriveva a stento i due anni che Penny aveva trascorso da quando la notizia del destino di Zarek aveva raggiunto l’isola. Una notizia che le aveva sconvolto l’esistenza, distruggendo la speranza di un futuro di felicità e privandola della possibilità di confessare al marito ciò che realmente provava per lui.

    Il tempo del matrimonio era trascorso in un batter d’occhio, ma i due anni successivi le erano parsi un’eternità. Un’eternità ancora più lunga ogni giorno che passava, nella speranza che proprio quello fosse il giorno in cui lui sarebbe tornato. E poi l’attimo terribile che aveva ucciso tutte le speranze. Da quel giorno in poi, la vita era stata qualcosa da subire, una sorta di deserto, vuoto e arido, senza l’amore nel quale aveva sempre sperato.

    Ma chi voleva prendere in giro? Persino prima che sparisse – che fosse ucciso, avevano detto – Zarek non le aveva mai dato l’amore che lei agognava, si disse Penny con freddo realismo. L’aveva sposata in seguito a un accordo perché gli tornava utile un matrimonio di convenienza, desiderando un erede. E lei era stata talmente sciocca da credere che ci fosse qualcos’altro.

    «Ho la pelle sensibile al sole e non voglio scottarmi. Troppo sole rovina la pelle, la fa invecchiare anzi tempo.»

    Il sibilo che Hermione emise a denti stretti indicava che il colpo era andato a segno. Sua suocera pagava il prezzo per la troppa esposizione al sole e nessun costoso trattamento di bellezza poteva mascherarlo.

    «Allora prendi il cane?» Hermione fece una smorfia disgustata.

    C’era un solo cane a cui poteva riferirsi. Argus, il massiccio pastore bianco e nero che un tempo era stato affezionatissimo al suo padrone Zarek e che, con Penny, pareva l’unico essere vivente a piangerne la scomparsa. Nelle prime settimane aveva avuto paura di perdere anche lui, perché il cane rifiutava il cibo. Ma, alla fine, aveva rivolto la propria devozione a lei, e ora la seguiva ovunque andasse e si accucciava sotto la sua scrivania quando lavorava.

    «No. Ha già fatto una lunga passeggiata e adesso dorme profondamente.»

    Dormiva profondamente sul suo letto, a essere onesti, ma non l’avrebbe mai ammesso con la suocera. Hermione non aspettava altro che una scusa per liberarsi del cane, e Penny non voleva correre rischi in tal senso. Argus le aveva tenuto compagnia quando più aveva avuto bisogno di conforto. Il suo corpo caldo e peloso l’aveva rassicurata nell’oscurità della notte. Il pelo lungo e folto aveva assorbito le sue lacrime in quella terribile notte in cui avevano riportato la spaventosa notizia della morte di Zarek. Il cane era l’unico legame vivente con il marito perduto, e per questo gli avrebbe sempre voluto bene.

    «Quell’orribile bestia pulciosa.»

    A Penny pareva di vedere la bocca piegata in una smorfia di disgusto, ma di nuovo non si voltò per accertarsene.

    «Posso assicurarti che il mio cane non ha pulci.»

    Quindi aprì la porta e uscì, godendosi l’aria fresca e profumata del mare. Si sentiva imprigionata – una sensazione che era diventata costante, tanto che viveva con i polmoni costretti che le impedivano una respirazione naturale.

    «Non fare tardi. Si sta facendo buio...»

    Preoccupazione? Era talmente strano che Penny, a quel punto, si voltò cercando gli occhi lampeggianti di Hermione. E immediatamente capì che, se aveva pensato che la suocera si preoccupasse per la sua incolumità, si era sbagliata. Il lampo che le aveva attraversato lo sguardo era freddo e predatore. Lo sguardo di un gelido acquirente, che tiene sotto controllo il proprio investimento per accertarsi che tutto sia a posto. O di un allevatore che ha pianificato di produrre una fruttuosa discendenza da una puledra ombrosa.

    No, questo era stato Zarek, dovette riconoscere Penny. Era lui che l’aveva vista unicamente come una cavalla da monta per la sua stirpe.

    «Stai tranquilla.»

    «Dobbiamo parlare...»

    Quel dobbiamo parlare le causò una stretta al cuore, che un attimo dopo accelerò il battito.

    Sapeva fin troppo bene quale fosse l’argomento di quel dobbiamo parlare. Ormai l’aveva imparato. Era l’unico argomento di cui Hermione e il resto della famiglia volevano parlare.

    «Prima o poi torno» replicò in tono di sfida, uscendo nella libertà del giardino prima che Hermione potesse impedirglielo.

    Stava praticamente correndo lungo il vialetto. Temeva che Hermione la seguisse, l’afferrasse per un braccio e la trascinasse di nuovo in casa, ad affrontare la famiglia e l’argomento di cui volevano discutere. Sua suocera ne era capace.

    In mare l’uomo sulla piccola imbarcazione aveva smesso di pescare o di fare qualsiasi cosa l’avesse spinto sull’oceano a tarda sera. Aveva preso i remi, i muscoli delle braccia e delle spalle che si contraevano mentre affrontava le onde. Doveva essere forte, rifletté Penny. Solo chi ha una grande forza muscolare può avanzare contro la potenza della marea. Osservandolo, fu percorsa da un brivido di consapevolezza, forse semplicemente una conseguenza della brezza fresca che soffiava dal mare.

    O forse era l’effetto di quel minaccioso dobbiamo parlare che l’aspettava quando sarebbe tornata alla villa. Quando Hermione e i suoi figli, Jason e Petros, avrebbero cercato di nuovo di persuaderla a prendere la decisione sulla quale premevano da troppo tempo. Se non altro avevano dato prova di tatto lasciando trascorrere l’ultimo mese senza accennarne. Le avevano permesso di piangere il secondo anniversario della scomparsa di Zarek, il giorno che segnava l’annuncio della sua morte, senza le solite, insistenti pretese che fosse ormai ora di guardare avanti, di pianificare il futuro, di agire...

    «Oh, Zarek...»

    Coprendosi il viso con le mani, Penny premette le dita contro gli occhi chiusi. Talvolta l’infelicità l’assaliva con tale violenza da spingerla a domandarsi come avrebbe potuto vivere senza vederlo più. Lui poteva anche non averla amata, ma lei l’aveva adorato.

    «Non ti dimenticherò mai...»

    Ma la dura realtà le ricacciò le parole in gola anche se cercava di bisbigliarle tra le mani. Perché la verità era che ogni giorno che passava trovava sempre più difficile raffigurarsi esattamente i suoi tratti stupendi e il fascino sensuale. Se cercava di visualizzarlo nell’oscurità delle palpebre abbassate, scopriva che l’immagine era confusa e non poteva riprodurre chiaramente il volto tanto amato.

    Un rumore di legno contro legno la riportò alla realtà. Il pescatore aveva toccato terra, l’imbarcazione che urtava contro i piloni del piccolo imbarcadero. Quando alzò gli occhi per osservarlo, lui stava cercando di avvicinare ancora di più la barca, i remi ormai ai suoi piedi.

    Era davvero un uomo imponente, si disse Penny guardando la sua figura stagliata contro il sole morente. Alto ma non grosso, i movimenti aggraziati mentre assicurava la barca. Per la prima volta dopo tanto tempo era consapevole della presenza di un uomo e del suo aspetto, e il cuore accelerò il battito, scioccata

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