Il mistero del cuore di Superga: Principe Eugenio
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Il più grande condottiero del '700, il Principe Eugenio, primo architetto dell'Europa delle Nazioni aveva un cuore grande e illuminato.
Oggi lui riposa nella Cattedrale di Vienna e si dice che il suo cuore sia stato inumato tra le Tombe Reali di Superga.
A tutti coloro che andranno sul colle per visitare il Santuario e non troveranno il suo cuore, sappiano che ne sentiranno il profumo perchè inseguendo il pioniere dell'Europa dei popoli attraverso tre secoli di storia avranno l'opportunità di riportare alla luce il fascino di un grande uomo, di un combattente vittorioso.
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Anteprima del libro
Il mistero del cuore di Superga - Giorgio Cazzanti
Ringraziamenti
Alla ricerca del cuore perduto
I condottieri vincitori della battaglia per la liberazione di Torino del 7 settembre 1706 furono Vittorio Amedeo II sepolto nella cripta di Superga e il Principe Eugenio sepolto nella cappella del Crocifisso sotto la Cattedrale di Santo Stefano a Vienna.
I due cavalieri fecero un voto solenne prima della battaglia davanti alla statua lignea, l'originale della Madonna delle Grazie con bambino è venerata nella cappella del voto dentro la Basilica.
Nella chiesa di Santa Cristina situata nella centralissima piazza San Carlo si può ammirare sulla parete l'affresco che testimonia il voto.
Eugenio a Torino.
La sua statua presente sulla facciata del municipio di Torino, non rende giustizia al condottiero liberatore della città, sembra voler dire: - A un bosco di allori preferiva un mazzo di rami d'ulivo. E' presente, con Vittorio Amedeo, in un altorilievo del 1906 sulla facciata della Chiesa della Salute, nata sui luoghi della battaglia del 1706. In Armeria Reale conservano le pistole e la corazza, si dice sia quella usata durante l'epica battaglia, sono visibili segni di colpi e l’effige della Madonna del santuario austriaco di Maria Zel, in Stiria.
Prinz Oighen ha un grande monumento a Vienna davanti all’Hofburg, l'ex palazzo imperiale. Il suo amato palazzo è il Belvedere, una vera reggia capace di rivaleggiare con l'Hofburg per imponenza e di superarla in eleganza, zeppa di quadri ed affacciata su un giardino spettacolare è simbolo del rococò austriaco ed in quella cornice scenografica Eugenio viveva come un re: organizzava feste, riceveva ambasciatori, stringeva alleanze.
Ma a Torino è quasi uno sconosciuto!
Il cuore di Eugenio venne espiantato, essiccato col salnitro e gonfiato, solo dopo trenta giorni sarà possibile mummificarlo e riporlo in una urna d'argento. Quando iniziano le operazioni per inumarlo nella chiesa di Sant'Agostino in Vienna, l'Imperatore Carlo VI sentenziò: - Non è un Asburgo!
Con questa categorica affermazione, blocca l'urna di argento e, oltre a impedirgli l'accesso alla cripta dei cuori, apre un itinerario incerto, i Savoia sono assenti, sarebbero gli unici a poter decidere sul luogo dell'inumazione. Andando per esclusione, non sono possibili inumazioni di rilevanza superiore in Vienna, nessun altro ordine religioso poteva competere con gli Agostiniani sulla custodia dei cuori. L'Imperatore capriccioso, ci costringe a distanza di secoli, ad inseguire itinerari con problematici riscontri documentali, dobbiamo ripercorrere un percorso antico e irto di ostacoli.
Bisogna trovare documenti originali, le fonti che fanno la felicità degli studiosi sono evanescenti pertanto dovremo arare raccolte e collezioni superando in profondità i topi da biblioteca con un occhio di riguardo a quelle digitali. Questo tragitto si presenta come un'occasione preziosa per cogliere i risvolti sganciati dai riscontri documentali, apriremo delle finestre per approfondire, un contesto storico complesso in cui si spera di potere raccogliere qualcosa di nuovo.
Prima di vedere dove sia finito il suo cuore, iniziamo dalla fine, ovvero dalle esequie.
Il Principe Eugenio di Savoia Carignano Soissons morì nel sonno il 21 aprile 1736 nel letto della sua residenza, il Belvedere di Vienna. La mattina il cameriere non sentendolo tossire entrò nella camera da letto e lo trovò morto, si narra che un gigantesco leone custodito nel serraglio del Belvedere alle tre di quella notte ruggì furiosamente, 'vox populi' ritenne che quella sia stata l'ora della morte di Eugenio.
Venne imbalsamato con la giubba di panno rosso scarlatto da comandante del Reggimento dei Dragoni bordata d'oro con risvolti di velluto nero, la salma fu esposta dentro la bara per tre giorni dal 24 al 26 aprile nella camera ardente allestita dentro il Belvedere tra sei enormi candelabri di argento con i ceri sempre accesi, sfilò una folla enorme. Alla destra della bara furono esposti trofei, bandiere e insegne di guerra, su un tavolino alla sinistra il berretto ducale e il collare del Toson d'oro. Mancano notizie dello stocco e del pileo benedetti dono di Papa Clemente XI, del bastone di comando da Field marshal e degli speroni d'oro dono del duca Carlo V di Lorena, suo primo comandante.
Giovedì 26 aprile 1736 inizia la sepoltura con la fanfara del suo reggimento che suona la 'Eugen marsh' e termina nella Cappella del Crocifisso sotto la Cattedrale di Santo Stefano a Vienna, la gotica Kreuzkapelle dello Stephansdom, venne collocato in cassa doppia, dentro la prima bara vennero racchiusi una pergamena con elogio scritto e ferrato dentro una palla di piombo di cannone.
Abbiamo ricevuto dalla collezione privata del sig. Marco Albera l'opuscolo originale che venne pubblicato a Vienna e Modena a cura di Francesco Torri, è datato 20 maggio 1736, questo il titolo:
Relazione delle solenni esequie e magnifico funerale fatto al serenissimo principe Eugenio di Savoja e del Piemonte, Generale dell'Armi Cesaree e dell'Imperio, Presidente del Consiglio di Guerra e Vicario Generale in Italia.
La Cesarea Cattolica Maestà dell'imperatore Carlo VI, felicemente regnante, volendo far palese al mondo il cordoglio per la perdita del Principe Eugenio di Savoia della nobile casa di Soissons. Generale dell'armi gloriosissime, che lasciò improvvisamente di vivere dopo lunga malattia il 21 d'aprile caduto in età di 73 anni essendo stato trovato morto sul proprio letto, e nel tempo stesso volendo pur anche la predetta Cesarea Cattolica Maestà innalzar debitamente agli estremi uffizi e dimostrare la fama e l'onore in cui era fatto il Defunto per le tante vittorie e prese di Piazze, venne in pensiero di farle a spese dell'Erario Cesareo con non più usata pompa i funerali e le esequie nella forma seguente. Dopo esser stato per ordine di Sua Maestà imbalsamato il cadavere e pubblicamente esposto con trofei, bandiere e insegne di guerra per ben tre giornate e poi collocato in duplicata cassa con un elogio scritto in pergamena e ferrato entro d'una cannone di piombo.
Fu giovedì dopo pranzo 26 aprile portato il cadavere alla sepoltura nella chiesa metropolitana di Santo Stefano con quest'ordine. Si staccò la Processione mortuale da palazzo del defunto Principe e incamminati per la Strada d'Italia tirando a sinistra sino alla Porta dell'istesso nome, e da ivi alla destra giù per la strada degli Agostiniani fino a San Michele di poi pure a destra per Kohl Marcki, e poscia per la piazza dell'Erbe per Stocin Eifen fino alla Metropolitana suddetta.
Venivano in primo luogo l'ospedale detto la casa dei poveri, composto di soldati invalidi al numero di 600 di cui la maggior parte aveva servito sotto il comando del defunto Serenissimo a seguire preceduti come tutti gli altri dalla loro croce con candela accesa in mano.
L'ospedale di San Giovanni Neponuceno, l'ospedale Cesareo, la trinitari, li carmelitani del Laiogruben, li serviti, li agostiniani scalzi, li minimi di San Francesco di Paola, li Buonfratelli di San Giovanni di Dio, li cappuccini, li PP. agostiniani del Landrafs, li minori conventuali di San Francesco, li minori osservanti di San Francesco, li Dominicani, gli alunni di questo collegio ungarico, frammisti colli quali andavano pure a coppia molti PP. gesuiti e un buon numero d'altri secolari ecclesiastici. Il clero della parrocchia del borgo di Leopoldplatz, li canonici regolari di Sant'Agostino, li monaci benedettini della parrocchia di nostra signora detta degli scozzesi, il clero di questo ospedale dei borghesi, li chierici regolari di San Paolo detti li barnabiti, di questa parrocchia aulica di San Michele.
Due compagnie di corazze del cesareo reggimento Chauviray coll'armi rivolte, timpani scordati e trombe sordine. Una compagnia di questa cesarea guardia e presidio pure coll'armi rivolte e tamburo scordato. Il capitano dell'artiglieria di questa cesarea guardia e presidio seguitato da otto fuochisti dodici cannonieri e bombardieri. Sei pezzi di cannoni trainato ciascheduno da quattro cavalli. Altre due compagnie di questa cesarea guardia e presidio. Cinque Aiutanti Generali della defunta S.A.S. in abito uniforme del reggimento della medesima sopra cavalli riccamente bardati.
La musica di corte in coro. Il Clero della Metropolitana. Il corpo di S.A.S. entro alle suddette casse con sopra il Crocefisso, e le stesse insegne di quando stette esposto sul cataletto portato di sotto da 24 uomini reggendo alle due bande la ricca coltre mortuaria che pendeva sopra la cassa. Generali Tenenti Marescialli senza osservare alcun ordine di precedenza, cioè 7 per parte ed erano: il principe Vincislao di Lichestain, il principe di