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Extinction I - L'alba
Extinction I - L'alba
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E-book110 pagine1 ora

Extinction I - L'alba

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Zombie - romanzo breve (65 pagine) - L’alba di un nuovo giorno per l’umanità. Nulla è più come prima. Ma, ancora una volta, ciò che appare privo di spiegazioni si rivelerà asservito alla natura perversa e immutabile dell’uomo. Tutto è cambiato ma nulla è come sembra...


Nell’alba di quello che si preannuncia come l’ultimo gemito dell’umanità, devastata dal dilagare di un morbo che muta gli esseri umani in feroci cannibali tormentati da un’insaziabile fame, c’è ancora chi preserva il germe della speranza. Ksenija e Darrell, due contractors, hanno il compito di scortare un biologo, Vance, e un hacker, Joshua, in un luogo dove il destino dell’umanità potrebbe non essere ancora segnato. Un compito e un luogo che solo Ksenija, al soldo di un oscuro mandante, è autorizzata a conoscere.


Gianluca D’Aquino, nato ad Alessandria, classe 1978, è autore di romanzi, sceneggiature e racconti, alcuni dei quali apparsi nei Gialli Mondadori (Lettera dall’Eritrea, Il rumore del vento, La casa sul lago, La quintessenza, Il tempo delle risposte, Al di là del tempo) e nelle antologie e collane Delos Books (Quel che non è dato sapere, Torino 1835 e Extinction – Il crepuscolo, seconda parte di Extinction – L’alba, di prossima uscita per la serie The Tube Exposed). Vincitore di numerosi premi letterari, è in pubblicazione con una trilogia epica sull’islamizzazione del mondo, a partire da ottobre 2016.

LinguaItaliano
Data di uscita12 apr 2016
ISBN9788865306697
Extinction I - L'alba

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    Extinction I - L'alba - Gianluca D'Aquino

    9788825409376

    1

    Nessun contatto.

    Nessun segno di vita.

    Solo un gelido silenzio spazzato dal soffio costante di un vento freddo proveniente da nord. Duro come silice. Desolazione.

    Scheletri di una città perduta divorata dalla follia dell’uomo, dall’estrema volontà di respingere la nuova genesi di se stesso.

    I crateri delle esplosioni punteggiavano strade, rovine di edifici, prati. Nessuna speranza di sopravvivenza. Le bombe erano piovute dal cielo come cieche folgori dell’inquisizione.

    Nessuno è certo della propria purezza, nessuno è salvo.

    Tutto era iniziato con un’influenza. Un virus influenzale.

    Un lupo cecoslovacco annusava l’aria spingendo in alto il naso, con le orecchie tese. Inquiete. Piccoli guaiti sommessi ne rivelavano il timore di qualcosa di non troppo lontano.

    I contractors lo notarono, poco distante da loro, richiamati da un ormai dimentico aroma di vita.

    – Cosa gli prende?

    – Ha sentito qualcosa – fece cupa Ksenija scrutando la landa desolata di resti della civiltà. – All’erta.

    Tutti misero mano alle armi.

    – Non sprecate munizioni. Non sappiamo se riusciremo a trovarne altre.

    – Non starò a contare i colpi se devo salvare la pelle – grugnì Darrell.

    Ksenija sospirò. Non era il momento di discutere.

    Il lupo prese a muoversi fiutando il terreno. Di quando in quando si arrestava e alzava lo sguardo verso il nulla. Poi riprendeva ad annusare. L’odore di morte permeava l’aria rendendola greve, quasi irrespirabile. Cadaveri putrescenti erano disseminati in ogni dove. Dilaniati, esplosi, gonfi per l’effetto dei gas interni. Umani e infetti, senza distinzione di sorta. Morte democratica senza sepoltura.

    Umani. Nuova concezione semantica del termine: non malati.

    – Sta solo cercando un posto dove pisciare – brontolò Darrell, tentando di individuare tracce del sole esangue. – Mettiamoci in marcia, sta per tramontare. Non voglio passare la notte in mezzo a questo mortorio.

    – Già, hai ragione – confermò sarcastico Vance. – Fortuna che in fondo alla via ci sia quel locale pieno di vita…

    Darrell gli saltò alla gola, furente. Il bicipite contratto dilatò la manica. Muscoli un tempo tonici, definiti. Prima della deriva della mezza età. Vance tenne il punto, nessun timore dall’alto del suo metro e novanta e del vissuto nelle più brutali inner cities, regno delle gang di strada afroamericane, dove era nato e cresciuto. Ksenija cercò di separarli. Nervi tesi.

    – Io ti spacco la faccia, figlio di…

    – Ecco, bravo! Agitati, idrofobo militarista del cazzo!

    Fu Ksenija a mettere tutti a tacere. – Vogliamo farla finita? È già abbastanza difficile sopravvivere in condizioni… normali. Non credo sia necessario rendere ancora più complicate le cose.

    In quel momento, il lupo scattò in direzione di un edificio.

    Tacita e invisibile attrazione. Istinto animale.

    – Muoviamoci! – ordinò Ksenija inseguendolo.

    Il lupo arrivò in prossimità dell’ingresso. Un groviglio di lamiere ostruiva parzialmente il passaggio, in luogo di ciò che doveva essere stato un portoncino. Si fermò per dare un rapido sguardo alle proprie spalle e varcò la soglia. Quando Ksenija lo raggiunse, era fermo nell’oscurità in posizione di caccia e ringhiava ferocemente contro qualcosa di indefinito.

    Lentamente gli occhi di Ksenija si abituarono al repentino cambio di luminosità finché riuscirono a distinguere uno sbarramento che impediva di accedere alle scale. Giunsero anche Joshua e Vance. Darrell rimase all’esterno imbracciando un fucile semiautomatico M110. Ruotò la visiera del berretto da baseball mimetico. La patch della bandiera monocroma USA scivolò sui corti capelli. Si passò una mano sulla folta barba biondo cenere e affondò lo sguardo nell’ottica Leupold 3,5-10 per visione diurna a scandagliare l’area antistante.

    Quiete surreale attorno a lui. Soltanto l’alito del vento.

    Finestre simili a cieche maschere dell’orrore.

    Muti palazzi incombenti come presagi.

    Ksenija tolse la sicura, selettore colpo singolo. Il lupo procedette lentamente nell’androne senza smettere di ringhiare. Superò l’ostacolo attraverso un piccolo varco. Joshua e Vance iniziarono a spostare il materiale accatastato, sotto la copertura di Ksenija. Quando la scala fu accessibile, il lupo era già salito di alcuni piani.

    – Speriamo non ci porti in qualche trappola – auspicò Vance visibilmente teso.

    – Non sono così intelligenti da creare trappole. Non hanno alcuna cognizione.

    – Solo una fottutissima, insaziabile fame – commentò sommessamente Joshua. Faccia da schiaffi alla Ryan Gosling.

    Avanzarono. Darrell seguiva spalle ai compagni, salendo le scale all’indietro. Un rumore improvviso, come di una lattina scalciata, fece arrestare fiato e sangue.

    – Viene da sopra.

    – Quel fottuto cane l’avrà scambiata per cibo in scatola.

    Ksenija non diede retta a Darrell che ora puntava il vivo di volata verso la tromba delle scale.

    – Mi chiedo come faccia a essere sopravvissuto, quel sacco di pulci – fece Vance.

    – Mi chiedo la stessa cosa di te – replicò Joshua.

    – Se non la fate finita, presto non avremo più domande da porci – ringhiò Ksenija salendo le scale in testa, lentamente.

    Il lupo era fermo davanti a una porta chiusa. I quattro si scambiarono sguardi d’intesa, poi Vance e Joshua si posizionarono a lato dell’accesso, con Darrell in copertura e Ksenija pronta a sfondare.

    La porta andò giù al primo colpo, priva di cardini, sorprendendo Ksenija che rischiò di precipitare all’interno della stanza. Le armi folgorarono nel passaggio fra ombra e luce. Alzo massimo. Calcinacci dal soffitto. Non proprio un’operazione da professionisti. Grida di panico. Una scure da pompiere si abbatté come estrema difesa. Vance scansò il fendente, assestando un colpo con il calcio del fucile all’assalitore. Poi tutto tornò a fermarsi, mentre il lupo prendeva posizione al centro della stanza lungo le cui pareti si schiacciava una dozzina di persone. Uomini, donne e due bambini.

    – Che cazzo…

    – Darrell – lo censurò Ksenija con voce calma, fermando l’azione del compagno. – Siamo… umani – dichiarò, nel tentativo di rassicurare i superstiti. Palmo di una mano alzato dal fucile d’assalto IWI TAVOR SAR Flattop B16.

    – Anche gli altri lo erano – commentò un uomo alla sua sinistra, attirando su di sé l’attenzione – e anche noi lo siamo. Ancora…

    Fallimento del lockdown. Protocolli di emergenza violati. In principio stupidità. Poi escalation del gradiente intensivo del disagio: timore, ansia, paura,

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