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Il pensiero in fumo: Giordano Bruno e Pier Paolo Pasolini: gli eretici totali
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Il pensiero in fumo: Giordano Bruno e Pier Paolo Pasolini: gli eretici totali
E-book114 pagine1 ora

Il pensiero in fumo: Giordano Bruno e Pier Paolo Pasolini: gli eretici totali

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Eresia è un termine solitamente usato in chiave negativa. Attraverso la lettura dell'opera di Giordano Bruno e Pier Paolo Pasolini, Guido Zingari riabilita questo concetto e lo propone come motore di scelte provocatorie contro una realtà incapace di rispondere alle domande dell'uomo e che, da sempre, mette al rogo persone, idee, opere che osano contraddirla. Eresia come strumento di lotta contro la naturale tendenza "normalizzante" del Potere e della "falsa eresia", che, attraverso innovazioni soltanto apparenti, riafferma di epoca in epoca i propri valori dominanti e combatte l'azione decostruttiva della critica. La mentalità eretica viene analizzata invece quale atteggiamento di rifiuto dello status quo, con spirito vitale e attivo, animato dalla fiducia in un mondo sensibile al nuovo e al diverso.
LinguaItaliano
EditoreRogas
Data di uscita30 mar 2020
ISBN9788835397403
Il pensiero in fumo: Giordano Bruno e Pier Paolo Pasolini: gli eretici totali

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    Anteprima del libro

    Il pensiero in fumo - Guido Zingari

    Note

    Introduzione

    Chi mai ebbe un reale e disinteressato

    amore per l’eresia; un’eresia senza scopo;

    puramente inventrice. No, no ognuno

    cercava la vera ortodossia .

    Pier Paolo Pasolini

    La nostra sarà soprattutto una lettura eretica di Pier Paolo Pasolini e una verifica critica, in breve, del pensiero eretico. Una lettura non ortodossa dell’opera di Giordano Bruno e Pasolini, che metta in questione gli stereotipi, le interpretazioni convenzionali, i ritornelli che hanno, in qualche modo, distorto, travisato, distrutto l’immagine degli eretici dei quali trattiamo, facendo perdere di vista le tracce, il valore della loro testimonianza intellettuale e morale.

    Essi sono stati ridotti spesso a figure di facciata, fondamentalmente sacrileghe, oscene e immorali usate e violate in tutti i modi possibili, da ogni angolatura, da accusatori e non, per difendere posizioni politiche, anticlericalismi militanti, polemiche, diatribe tra eruditi, manie di protagonismo o battaglie di fanatici.

    Niccolò Copernico, ad esempio, era stato, come sappiamo, sul punto di rinunciare alle tesi del De revolutionibus orbium c o elestium del 1543, temendo il disprezzo ( contemptus ) per la novità e l’assurdità delle sue idee. Per ironia della sorte Giordano Bruno doveva cadere anche nelle mani degli accademici, dei pedanti o degli invasati, che si sono sforzati di rendere ulteriormente insopportabile il suo pensiero o, come nel caso di Pasolini, di farne un oggetto di culto o di esecrazione. Il nostro proposito è stato quello di non cedere a tutti questi eccessi, sterili e deleteri. Entrando nel pensiero e nell’esistenza degli eretici, abbiamo voluto commettere a nostra volta un’eresia nell’eresia.

    Il termine eresia , dal greco αἵρεσις (lat. haeresis ) che significava in origine scelta, propensione, è diventato con l’andare del tempo, con i nuovi modi di sentire, una parola ad effetto. Ha acquisito in seguito un senso dispregiativo. Ha avuto pertanto una proliferazione di significati, nello svolgimento della sua storia millenaria e sconcertante, a volte molto distante dal significato iniziale di eresia in senso religioso, dottrinale, confessionale. La Heresy nella lingua inglese, ad esempio, è associata al paradosso, si sottolinea con essa cioè un paradoxical character , rispetto ai modi correnti di pensare. Si sono sovrapposte, inserite e confuse le varianti, i sinonimi antichi e moderni della parola: da sacrilegio a scisma, a trasgressione, infrazione, sovversione, dissidenza, sfida nei confronti di un certo dogma, di un’ortodossia, di una censura, di un allineamento obbligatorio. Nelle religioni orientali, come il Buddismo, dove i princìpi dottrinali e i codici di tolleranza sono concepiti diversamente, il fenomeno dell’eresia è difficilmente comprensibile.

    Ai sinonimi si sono accodati gli stereotipi, la sciagura e l’instancabile lavorio dei luoghi comuni. Lo stereotipo nasce dall’urgenza, dalla necessità, dalla mania di classificare , di catalogare, di ancorare le idee per un bisogno di sicurezza, di protezione. Nella mentalità comune, corrente, all’eretico si collega un’idea negativa: la figura oscura, sfrontata, ostile, fastidiosa o spudorata, sia essa, nel nostro caso, di Bruno, di Pasolini o di altri. Sono loro gli infedeli, i seminatori di discordia, i permissivi, gli indocili, quelli che disturbano il quieto vivere, che non lasciano in pace la gente, gli importuni.

    Del termine eresia si è impossessato anche il linguaggio corrente, facendolo diventare una parola e un’idea più adattabile e a più facce. Si possono oggi dire eresie , volontariamente o involontariamente, in campo scientifico, politico, letterario, architettonico, musicale, psichedelico o in infiniti altri campi più o meno seri dall’etica alla dietetica. Come è avvenuto in altri casi, la stessa eresia è uscita dai suoi tradizionali, severi e rigidi confini e dagli schemi obbligati di riferimento, per prendere altre direzioni, al suo esordio in campo specificamente religioso o teologico, con nuove implicazioni di senso.

    Per gli alternativi , i trasgressivi o i temibili radical chic sempre pronti a riconoscersi in un’eresia qualsiasi, ideologica, gastronomica o sessuale, anche se ne ignorano il senso, l’eretico è uno di loro, combatte al loro fianco la normalità che li rappresenta in pieno, nella quale sono integrati e che d’altra parte li annoia tremendamente. Sono diventati eretici appena hanno sentito pronunciare la parola eresia. Il disprezzo della normalità, sottointende evidentemente la sua accettazione. Si tratta, come ha notato intelligentemente lo scrittore tedesco Enzensberger nel testo In difesa della normalità , di farina dello stesso sacco. Altri riabilitano più seriamente l’atteggiamento intransigente, critico e di rottura verso i pregiudizi, i conformismi o l’avversione al nuovo.

    L’eresia da attacco frontale a un dogma particolare o a una credenza religiosa, si è trasformata, generalizzata: ed è questo forse l’aspetto più nuovo, in una variegata, indefinita, aperta mentalità eretica . Vi sono cioè diversi piani di scelte nei riguardi di idee, linguaggi, modi di essere, mode, atteggiamenti o persino fenomeni del costume quotidiano. All’eresia classica, forse oggi un po’ appannata, invecchiata, si sono aggiunte e addensate molte altre eresie, in un senso più attuale e moderno. Si tratta essenzialmente di atteggiamenti eretici in senso lato, polemici e provocatori, in quelle situazioni in cui bisognerebbe essere folli per essere chiari.

    Accanto a un’ eresia ristretta , chiusa e fortemente contrapposta a un dogma specifico, difeso da un’Istituzione e un Potere particolari, si è andata sviluppando così nel tempo e in parallelo, quella che potremmo chiamare una eresia aperta , totale, progressiva, evolutiva. Essa si è orientata al nuovo , al possibile , all’ infinito , che troviamo già elaborati e studiati nel pensiero di Giordano Bruno, oppure verso l’invenzione pura, libera, disinteressata come suggerisce ancora la poetica e la politica di Pier Paolo Pasolini. L’accostamento tra due figure apparentemente così lontane nel tempo e nell’opera, alle quali si aggiunge Rabelais, è stato pensato di recente da Jean Rocchi. Il tracciato del nostro discorso ha qui uno svolgimento tendenzialmente più logico-critico , che cronologico , nel tentativo di cogliere il senso di esperienze e mentalità eretiche attraverso le individualità esemplari dei protagonisti di queste vicende inquisite.

    Eresia ossia decisione di conoscenza, di esercizio di intelligenza particolare, di accorata sete di chiarezza e di riconoscimento critico consapevole di sé spinta a nuove prese di posizione, in prospettive diverse, sulla realtà circostante. Oltre all’eresia che si potrebbe definire coerente , interiore, profonda, vissuta cioè fino alle estreme conseguenze, all’interdizione assoluta, al rogo e a una morte raccapricciante, si è presentata nella Storia anche un’eresia contraddittoria , l’eresia perversa di Lutero, ad esempio, combattuta all’interno, oscillante tra tolleranza e intolleranza del diverso, e infine l’eresia fondamentalmente esteriore, cioè quella narcisista , mondana e di facciata, che probabilmente rappresenta la contraffazione di tutte le vere e autentiche eresie.

    Scrive Pasolini in Bestia da stile a questo proposito: Mi è perciò ben chiara la differenza di natura tra la mia Eresia e l’Ortodossia che criticamente accetto. Anzi, la coscienza di questo dramma è la mia poesia! (1979, p. 244). La poesia è quel qualcosa dentro di noi, qualcosa di buio in cui si fa luminosa la vita. Come è qui lucido e perentorio il poeta di Casarsa, allo stesso modo si avverte nel filosofo Giordano Bruno lo sgomento, la confusione, per l’accusa di eresia rivoltagli dal tribunale dell’Inquisizione. Bruno, l’academico di nulla academia detto il fastidito, come si presenta nel Candelaio , opera del 1582, aveva senza dubbio lodato gli eretici e i loro senz’altro discutibili princìpi, ma li aveva lodati per le virtù morali sottintese alle loro azioni. Virtù che essi intendevano in buona fede esprimere, mettere in opera, per una diversa etica della conoscenza e per una loro convinta e originale religione dell’intelligenza.

    Il vero eretico può rivelarsi tale nei confronti della stessa eresia, mettendo in questione la scelta della scelta , la sua effettiva coerenza. Nella prima versione della poesia L’ ortodossia del 1970, in Trasumanar e organizzar , Pasolini scrive che l’e ­ resia ha bisogno di una grande pazienza, che non significa né ubbidienza né sottomissione. E può anche succedere che la novità eretica si trasformi,

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