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Vendetta rosso passione: Harmony Collezione
Vendetta rosso passione: Harmony Collezione
Vendetta rosso passione: Harmony Collezione
E-book152 pagine2 ore

Vendetta rosso passione: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Hanno condiviso una notte di passione. Poi, alla fredda luce del giorno, la scottante verità che Emily gli ha nascosto ha finito col separarli.

Emily Lawton non si sarebbe mai aspettata di rivederlo ancora. Invece, chissà come, Vito Corsentino è riuscito a rintracciarla e ora è lì, di fronte a lei, desideroso di ricominciare daccapo.

Vito è tornato da Emily per avere la propria vendetta. Questa volta, infatti, sarà lui a condurre il gioco. Sarà lui a farla sua, e a decidere quando sarà giunto il momento di metterla da parte. Il suo piano, però, non tiene conto di un piccolo particolare...
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2019
ISBN9788830501218
Vendetta rosso passione: Harmony Collezione
Autore

Kate Walker

Autrice inglese originaria della regione di Nottingham, ha anche diretto una libreria per bambini.

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    Anteprima del libro

    Vendetta rosso passione - Kate Walker

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Sicilian’s Red-Hot Revenge

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2007 Kate Walker

    Traduzione di Maria Laura Iervicella

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-121-8

    1

    Emily sospirò, si tolse le scarpe con un gesto impaziente e si sdraiò sulla sabbia morbida davanti alla distesa azzurra del mare, lasciando che il tiepido sole del tardo autunno le riscaldasse il volto.

    Dopo le ultime orribili settimane il silenzio e la pace di quel luogo costituivano un vero balsamo per il suo animo esausto. In passato aveva conosciuto cosa fosse l’infelicità, ma nell’ultimo mese aveva dovuto affrontare sofferenze inimmaginabili.

    Per questo aveva sentito il bisogno di andarsene.

    Non riusciva più a sopportare di essere al centro dei pettegolezzi di chi non perdeva occasione per disapprovare ogni sua mossa.

    Lì, invece, non c’era nessuno a osservarla e per la prima volta da giorni si sentiva libera di essere se stessa.

    Almeno per quel breve momento.

    Dopo tutto il tempo trascorso in una stanza di ospedale, quello spazio aperto le sembrò meraviglioso e l’aria fresca e pulita che profumava di salsedine era quanto mai piacevole.

    «E io che pensavo che fosse tutto finito...»

    Chiudendo gli occhi per ricacciare indietro le lacrime che le pungevano contro le palpebre picchiò il pugno a terra e afferrò una manciata di sabbia stringendo i granelli che le scivolavano tra le dita. Nel tentativo di evitare che le sue emozioni prendessero il sopravvento scrollò il capo come per allontanare la disperazione.

    Quello era il giorno in cui avrebbe dovuto riconquistare la propria libertà e iniziare una nuova vita. Invece era ancora intrappolata in un tunnel lungo e buio del quale non riusciva a vedere la fine.

    «Cerca di calmarti!» ordinò a se stessa ad alta voce. «Hai bisogno di allentare la tensione.»

    Lentamente, quasi con riluttanza, le dita le obbedirono. Si distesero e si socchiusero lasciando scivolare la sabbia a terra.

    Le bastava un giorno, si era detta poco prima salendo in macchina. Aveva bisogno di ventiquattro ore da dedicare a se stessa prima di tornare ad affrontare l’inferno che la aspettava. Sapeva bene qual era il suo dovere e non intendeva tirarsi indietro, ma prima doveva raccogliere le energie necessarie a farla andare avanti.

    Al rumore dell’acqua che lambiva la riva voltò il capo e fissò lo sguardo sull’orizzonte lontano. L’immensa e calma distesa dell’oceano sembrava invitarla a immergersi esercitando un richiamo quasi irresistibile.

    Era trascorso molto tempo dall’ultima volta che si era sdraiata su una spiaggia e aveva camminato con i piedi nudi nell’acqua. Mark non avrebbe mai tollerato di vederla indulgere in un passatempo così futile e poco dignitoso.

    Ma adesso non c’era niente e nessuno che potesse impedirle di farlo!

    Provò un entusiasmo quasi infantile che cancellò la tristezza e la stanchezza che l’avevano attanagliata fino a qualche istante prima. Facendo fatica a frenare l’eccitazione si alzò in piedi e si diresse verso l’acqua. Cominciò a camminare lentamente, ma presto i suoi passi si fecero più veloci fino a diventare una corsa a perdifiato verso le onde che si infrangevano sulla riva.

    «Che freddo!»

    Nonostante la bella giornata l’acqua era gelida ed Emily cominciò a saltellare goffamente sulle punte sollevando fuori dall’acqua prima un piede e poi l’altro finché non le riuscì di appoggiarli entrambi per sperimentare fino in fondo quella sensazione inebriante.

    A un tratto le sembrò di essere tornata bambina, spensierata, allegra e senza inibizioni. Con le braccia aperte e il volto sollevato verso il sole danzò e volteggiò provando una gioiosa sensazione di libertà mentre i capelli biondi ondeggiavano al vento e gli spruzzi di acqua salata le bagnavano i jeans aderenti e la maglietta bianca.

    Non si preoccupò di cosa avrebbe pensato chiunque l’avesse vista in quel momento. La spiaggia era deserta e non c’era nessuno che potesse vederla o sentirla.

    Non riusciva a distogliere gli occhi da lei. L’uomo alto e dai capelli scuri era fermo sulla strada deserta vicino al mare. Teneva le mani in tasca e con gli occhi socchiusi per ripararsi dal sole fissava la donna in spiaggia davanti a lui.

    La aveva scorta in lontananza, mentre con la sua utilitaria blu scendeva lungo la collina, e la velocità elevata a cui procedeva aveva attirato subito la sua attenzione. Poco dopo la ragazza aveva accostato la macchina al marciapiede e aveva spento il motore. Anche da quella distanza aveva notato i suoi movimenti bruschi e il modo nervoso in cui era balzata fuori dall’auto. Dopo avere chiuso lo sportello aveva attraversato il marciapiede a grandi passi, scendendo quasi di corsa la scalinata di legno che conduceva alla spiaggia.

    Nel vedere quella scena lui aveva corrugato la fronte preoccupato. La sconosciuta sembrava assorta in qualche pensiero che la turbava e aveva i nervi tesi. L’istinto gli aveva suggerito di essere accorto e di non perderla di vista.

    Forse la sua preoccupazione era solo frutto della fantasia, ma non poteva escludere la possibilità che andasse a gettarsi in mare.

    Con un sospiro di sollievo poco dopo vide che si lasciava cadere sulla sabbia morbida, si toglieva le scarpe e restava sdraiata con il viso rivolto al sole.

    Ma nonostante ciò non riusciva ancora a toglierle gli occhi di dosso e non sapeva spiegarsene la ragione. Non poteva negare che fosse incantevole. Aveva una figura armoniosa, la vita sottile e i fianchi snelli. La maglietta bianca e i jeans consumati che indossava evidenziavano le sue forme proporzionate. I capelli biondi, lisci e lucenti, erano molto diversi da quelli delle donne siciliane, sue conterranee.

    Chissà se a quel colore pallido e sbiadito corrispondeva un carattere indifferente e distaccato, si chiese.

    Comunque era intenzionato a scoprirlo. Dal momento in cui l’aveva vista, qualcosa di lei lo aveva colpito. Doveva guardarla in viso per scoprire se i suoi occhi erano azzurri o grigi, per sentire il suono della sua voce.

    Non appena si rese conto che si stava muovendo fece per avvicinarsi, ma lei aveva già iniziato a correre verso l’acqua. I fianchi esili e sodi messi in risalto dai pantaloni aderenti e i seni che si alzavano e si abbassavano sotto la maglietta gli lasciarono la bocca arida. Il fremito di desiderio che gli percorse la schiena gli ricordò che ormai da tanto tempo, forse troppo, non godeva di una compagnia femminile. Dal suo arrivo in Inghilterra le avventure sentimentali erano state l’ultimo dei suoi pensieri.

    Dopo la storia con Loretta e il tentativo della donna di indurlo a sposarla con l’inganno aveva creduto fosse meglio prendersi una pausa di riflessione. Quella tappa forzata in Inghilterra era arrivata al momento giusto. Lì gli era stato possibile dimenticare di chiamarsi Vito Corsentino ed era riuscito a essere semplicemente se stesso.

    Inoltre doveva ammettere che senza complicazioni amorose la vita era più semplice.

    Eppure gli era bastato dare uno sguardo a quella ragazza perché cambiasse tutto. Ora l’unica cosa a cui pensava era che la voleva nel suo letto.

    Lei stava correndo a perdifiato verso il mare e quando la fredda schiuma delle onde le bagnò i piedi iniziò a saltellare agitando le braccia in aria come se fosse una bambina. Gli schizzi di acqua salata le bagnarono la maglietta bianca facendola aderire ai suoi seni. Nel guardarla gli angoli della sua bocca si piegarono in un sorriso. Chissà se si rendeva conto di quanto era provocante e incredibilmente attraente, pensò mentre scendeva i gradini che portavano alla spiaggia ravviando i capelli scuri e lucenti scompigliati dalla brezza.

    Non sapeva chi fosse o da dove fosse venuta, ma quella notte lei sarebbe stata sua.

    Emily era contenta di essere finalmente sola. Non si sentiva così libera e felice da tanto tempo, di certo non da quando Mark Lawton era entrato nella sua vita. Continuò a saltellare sulla sabbia schivando le onde gelide che le arrivavano alle caviglie, incurante del fatto che i suoi pantaloni si stessero bagnando. Senza rendersene conto si allontanò sempre più dalla riva finché a un certo punto il fondale si abbassò in modo repentino.

    «Oh!»

    Il suo grido era un miscuglio di sorpresa e paura. Mancò il punto d’appoggio con il piede e cadde in malo modo nell’acqua che subito le arrivò fino a sotto il seno, ricoprendole poi il capo e inzuppandole i capelli.

    Tentò di alzarsi in piedi, ma in quel punto la corrente era più forte e continuò a trascinarla giù. Gli abiti bagnati si erano fatti pesanti e le aderivano al corpo rendendo difficile ogni movimento mentre l’acqua salata negli occhi le impediva di tenerli aperti.

    «Aiuto!» gridò in preda al panico. Provò di nuovo a sollevarsi anche se sentiva la sabbia scivolarle da sotto i piedi. Proprio quando pensava che ce l’avrebbe fatta un’altra onda, più grande e più violenta, la colpì ricoprendola con la sua bianca cresta spumeggiante. In quel preciso istante il riflusso della marea la trascinò ancora una volta sotto vanificando la sua debole speranza di raggiungere una presa.

    «No!»

    La pesante cascata di acqua che si rovesciò su di lei trasformò quel gemito di disperazione in un silenzio pieno di terrore. Annaspando cercò di catturare un filo d’aria nella speranza di riuscire a resistere più a lungo in apnea, ma inalò solo acqua. Non riusciva a vedere, a sentire, a...

    «L’ho presa.»

    Quelle parole le giunsero attutite a causa del frastuono generato dalle onde e per un momento pensò di averle immaginate. Quando era arrivata la spiaggia era deserta, e nessuno poteva essere corso in suo aiuto.

    Poi all’improvviso, proprio quando credeva di essere sul punto di svenire, qualcosa cambiò.

    Incredula, Emily sentì delle forti mani agguantarla e sollevarla tirandole la testa fuori dall’acqua. Spalancò la bocca per respirare avidamente una meravigliosa boccata di aria fresca e pura e non appena i polmoni si riempirono d’ossigeno cominciò a tossire. Gli occhi le bruciavano e quando provò a rimettersi in piedi scoprì che le tremavano le gambe.

    Le mani forti che l’avevano afferrata la strinsero ancora di più inducendola ad appoggiarsi contro un fisico forte e possente. Immediatamente Emily sentì una sensazione di calore riscaldarle il corpo tremante attraverso gli abiti fradici.

    «Dannazione!» Persa com’era nel tumulto dei suoi pensieri quando sentì quella voce dall’accento straniero quasi non comprese quello che stava dicendo. «Ho temuto di non fare in tempo ad afferrarla. Sta bene?»

    Incapace

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