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Il milionario irrequieto: Harmony Collezione
Il milionario irrequieto: Harmony Collezione
Il milionario irrequieto: Harmony Collezione
E-book163 pagine2 ore

Il milionario irrequieto: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Una potente famiglia distrutta dalla sete di potere. Otto fratelli dispersi ai quattro angoli del mondo. Ma è giunto il momento per la dinastia dei Wolfe di risollevarsi.



Spregiudicato nella vita, invidiato da molti, nel corso degli anni Sebastian ha dipinto di sé l'immagine del playboy indolente. Grazie alla barriera che ha eretto fra sé e il resto del mondo, tutti credono che il suo cuore sia fatto di pietra. Così, quando l'affascinante rampollo di casa Wolfe ospita nel proprio attico la bellissima star di Bollywood Aneesa Adani, non può sapere che ad attenderlo c'è il rischio più grande della sua vita. Perché la dolce Aneesa è l'unica in grado di accendere quel fuoco che può finalmente sciogliere il suo cuore.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2018
ISBN9788858982143
Il milionario irrequieto: Harmony Collezione
Autore

Abby Green

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il milionario irrequieto - Abby Green

    1

    Era un incubo, pensò Aneesa Adani cercando di tenere a freno il panico mentre la sorella minore e le zie la conducevano laddove il suo fidanzato l’aspettava per renderla sua moglie.

    L’elaborato sari nuziale le impacciava i movimenti ed enfatizzava la sensazione di claustrofobia che l’attanagliava. Pesanti gioielli pendevano dalla sua testa, dalle orecchie, dal collo e dalle braccia e quasi la trascinavano a terra.

    Tentò di opporsi all’istinto che la esortava a fuggire e si disse ancora una volta che era lei l’unica da biasimare per quell’assurda situazione. Lei e la sua imperdonabile ingenuità.

    Alla sua apparizione, un brusio si levò dalla piccola folla radunata nello stupendo cortile, illuminato dalla luce di centinaia di lanterne. Quel cortile era il fiore all’occhiello del più esclusivo albergo di Mumbai, il cui sfacciato lusso in quel momento le sembrò un’ironica beffa che sottolineava l’assurdità di quanto stava per accadere.

    Presagendo un’imminente catastrofe, Aneesa continuò a camminare riluttante, fin quando colse un movimento con la coda dell’occhio. D’impulso voltò la testa e, per la frazione di un secondo, si ritrovò a fissare un paio di splendidi occhi azzurri. Il viso del loro proprietario era seminascosto nella penombra, ciò nonostante lei riuscì a intuire quanto l’uomo fosse bello, oltre che straordinariamente alto.

    Doveva essere uno dei tanti curiosi accorsi per assistere al più prestigioso matrimonio dell’anno, rifletté, e di nuovo la consapevolezza di ciò che stava per fare la raggelò. Lo sconosciuto le apparve in quel momento come un simbolo della sua perduta libertà. Per fortuna, però, era solo uno sconosciuto, perché di sicuro nell’attimo in cui i loro sguardi si erano incrociati lui doveva aver letto la paura nel suo.

    Si costrinse ad abbassare gli occhi e a riprendere a camminare mesta verso il suo destino.

    Sebastian Wolfe stava ancora tentando di decifrare il significato dell’occhiata che la sposa gli aveva rivolto. Era come se la donna avesse scelto proprio lui fra i tanti presenti per lanciare un qualche messaggio...

    Scrollò le spalle. Doveva ammetterlo, non aveva mai visto una sposa più bella. Non che avesse intenzione di portarne una all’altare, certo. Suo padre si era sposato tre volte, aveva avuto un numero imprecisato di amanti e ben otto figli, e questo bastava a spiegare il perché del suo cinismo riguardo alla sacra istituzione del matrimonio.

    Rivolse nuovamente la sua attenzione a ciò che lo circondava e decise di non pensare a quella bomba inesplosa che era la sua famiglia: otto fratelli, lui incluso, che erano fuggiti dalla casa natale, Wolfe Manor, per disperdersi come foglie al vento non appena ne avevano avuta la possibilità.

    Nel grande cortile dell’albergo era stato eretto un gazebo che si stagliava contro il cielo scuro dell’imbrunire e sotto il quale adesso si trovava la sposa, immobile, la schiena dritta e l’atteggiamento regale che la facevano apparire più alta di quanto fosse. Il suo bel viso era una maschera di concentrazione. Era comprensibile, data la complessità del rito nuziale in India; un rito che a Sebastian sembrava un confuso susseguirsi di eventi, tutti di uguale importanza, organizzati secondo un rigido codice.

    In quel caso, i festeggiamenti erano iniziati quattro giorni prima e stavano per concludersi con la cerimonia di quella sera. Poco prima aveva assistito all’arrivo dello sposo, avvolto in una tunica di seta verde e seduto su una sorta di trono dorato che era stato portato a spalle. E poi era comparsa la sposa, le braccia cariche di monili, scortata dalle sue damigelle. Fasciata nell’elaborato sari rosso e oro, una pietra preziosa che le pendeva al centro della fronte, aveva l’aspetto di una principessa indiana delle favole.

    Sebastian ripensò allo sguardo che si erano scambiati con un crescente senso di disagio. Era strano, ma credeva di aver scorto qualcosa di molto simile alla paura in quei grandi occhi nocciola pesantemente truccati. Ma doveva essersi sbagliato, decise, perché adesso, mentre sistemava una ghirlanda di fiori sulla testa del suo futuro marito, la donna sembrava calma e serena. Eppure, non le tremavano forse le mani?

    Oh, perché accidenti si interessava allo stato d’animo di una perfetta sconosciuta?, si rimproverò Sebastian. A lui importava solo che la cerimonia si svolgesse senza intoppi e che gli sposi non avessero motivo di pentirsi per aver scelto proprio quell’albergo fra i molti di Mumbai. Il suo albergo, uno dei più prestigiosi fra i tanti sparsi per il mondo di cui era proprietario: il super lussuoso Mumbai Grand Wolfe Hotel.

    Se adesso si trovava ad assistere al matrimonio fra Aneesa Adani e Jamal Kapoor Khan, i due più famosi divi di Bollywood, era solo perché l’evento aveva coinciso con il suo viaggio annuale che lo portava in giro per le sue proprietà a supervisionare gli affari.

    Da quanto gli aveva raccontato il direttore dell’albergo, sapeva che la sposa era stata eletta Miss India qualche anno addietro – cosa che aveva dato avvio a una carriera di indossatrice prima e di attrice poi – e che aveva al suo attivo un buon numero di ottimi film. Adesso stava per diventare la moglie di Jamal Kapoor Khan, l’attore numero uno in India. I due erano già la coppia cinematografica più idolatrata del paese, un risultato senza dubbio considerevole data la densità della popolazione sul territorio.

    Sebastian si guardò intorno e con piacere notò tra la folla degli invitati le guardie del corpo degli sposi e i poliziotti in borghese, nonché gli addetti alla sicurezza dell’hotel. Non era stato lasciato nulla al caso. La sua catena alberghiera era famosa per la discrezione e la sicurezza che garantiva ai suoi ospiti, e quello era uno dei motivi per cui il Mumbai Grand Wolfe Hotel era stato selezionato come teatro del matrimonio. Oltre, ovviamente, al lusso estremo dei suoi interni e allo scenario fiabesco che si godeva dal cortile.

    Sebastian aspettò di avvertire l’abituale soddisfazione che provava in momenti come quello, quei rari momenti in cui poteva semplicemente ammirare i risultati di lunghi anni di duro lavoro e riconoscere la portata del suo successo. Ma non accadde nulla e allora si rese conto che, in effetti, da tempo non provava un’emozione simile.

    Disturbato da quell’insolito pensiero introspettivo a lui totalmente estraneo, rivolse di nuovo lo sguardo al gazebo, dove gli sposi sedevano su due troni dorati.

    Il volto della donna ostentava ancora tranquillità, ma in qualche modo lui percepì che si trattava solo di una fredda maschera. Poi una sensazione ben più materiale lo aggredì. I metri di seta che l’avvolgevano sottolineavano la pienezza dei seni e la vita sottile e lasciavano intravedere solo piccolissime zone di pelle olivastra. Ma tanto bastò a Sebastian per immaginare la morbidezza di quella pelle, che al tatto doveva sembrare simile a un petalo di rosa.

    Disgustato da se stesso, Sebastian si rese conto che stava praticamente mangiando con gli occhi la donna di un altro. Non solo, era anche eccitato come non gli capitava da settimane, vale a dire da quando aveva messo fine alla sua ultima relazione. Ed era pure geloso dello sposo, perché sarebbe stato lui a scoprire gli affascinanti segreti della bellezza esotica della sua futura moglie.

    Imprecò. Non aveva dubbi sul fatto che Aneesa Adani fosse una principessina viziata, come tutte le ragazze provenienti da una famiglia agiata, e che il suo matrimonio fosse solo un ulteriore passo verso una vita di lusso e indolenza. Sebastian aveva anche la certezza che non fosse la timida vergine in procinto di affrontare la prima notte di nozze con batticuore e trepidazioni, come invece voleva la tradizione indiana. La sua relazione con il futuro sposo durava già da mesi e, nonostante la pudicizia dei film indiani, nella realtà il comportamento degli attori di Bollywood non era diverso da quello dei divi americani: sregolato e libertino.

    Nonostante ciò, Sebastian dovette fare un notevole sforzo per distogliere lo sguardo dalla donna. E lo fece solo perché uno dei suoi più stretti collaboratori stava agitando una mano per attirare la sua attenzione, un gradito diversivo da quei misteriosi occhi e dal messaggio che credeva gli avessero inviato.

    Attraversò il cortile e si lasciò il matrimonio alle spalle. La sua mente doveva avergli giocato qualche brutto scherzo, decise. Forse la musica e il profumo d’incenso avevano fatto galoppare la sua fantasia. Arrivato nell’atrio dell’albergo, un ambiente fastoso in stile moresco, ignorò gli sguardi di ammirazione che, come sempre, il suo fisico attirava. Ottenere l’interesse delle donne non era mai stato un problema per lui, né tanto meno per i suoi fratelli, fin dall’adolescenza, quando avevano scoperto a cosa avrebbe portato tutto quell’interesse nei loro confronti.

    Qualche minuto più tardi, dopo aver parlato con il direttore dell’albergo, Sebastian entrò nel suo ascensore privato. Come le porte si chiusero davanti a lui, allentò il nodo della cravatta, che gli dava l’impressione di soffocare, e avvertì l’abituale esigenza di cimentarsi in qualcosa di fisico per rilassarsi e schiarirsi la mente. L’esercizio per lui era una vera droga, un espediente al quale aveva sempre fatto ricorso da che ricordava. In passato lo aveva aiutato a sfuggire alle dolorose complicazioni della sua giovinezza, mentre adesso serviva ad alleviare lo stress dato dal suo lavoro. Era utile anche a dimenticare, almeno per qualche ora, il costante senso di insoddisfazione che lo attanagliava, e a passare il tempo nelle lunghe notti durante le quali non riusciva a chiudere occhio a causa della sua insonnia cronica.

    Lanciò uno sguardo distratto all’espressione impassibile del suo volto riflesso nello specchio. Da tempo aveva imparato l’arte di controllarsi, non importava quanto fosse scosso da contraddizioni ed emozioni tumultuose.

    I suoi pensieri tornarono agli sposi in cortile. Il tempo avrebbe inevitabilmente messo in evidenza la falsità di quel matrimonio, come succedeva nella maggior parte dei casi. E, poiché il tasso di divorzi in India era fra i più bassi al mondo, Sebastian non poté fare a meno di provare compassione per la coppia: era alquanto improbabile che sarebbe stato concesso loro un modo per rompere i confini della loro unione, specialmente in caso di figli.

    Scosse la testa. Chi era lui per rovinare la festa o per giudicare gli sposi? Un sorriso privo di umorismo gli incurvò le labbra. Dopotutto, non era forse anche lui il frutto di una famiglia a dir poco disastrata?

    Le porte dell’ascensore si aprirono e lui fece il proprio ingresso nella Grand Wolfe Suite, l’appartamento più prestigioso dell’albergo situato nell’attico. Mentre si toglieva giacca e cravatta, augurò ai due in cortile un brillante avvenire e con decisione cancellò ogni immagine della sposa dalla sua mente.

    Il rito nuziale era nel pieno svolgimento, ma Aneesa era quasi inconsapevole di quel che stava succedendo intorno a lei. Aveva la sensazione di percepire ogni cosa in modo ovattato, quasi per una forma di inconscia autodifesa, e aveva un gran mal di testa.

    Per la precisione erano due giorni che delle fitte dolorosissime le trapassavano le tempie, da quando cioè il suo bel mondo dorato era andato in mille pezzi.

    Due sere prima del matrimonio si era recata nella camera d’albergo di Jamal per fargli una sorpresa, nella speranza di convincerlo ad approfondire il loro casto rapporto amoroso. Per qualche motivo l’idea di arrivare vergine alla prima notte di nozze la spaventava. La relazione fra lei e Jamal era sempre stata piuttosto anormale, lo sapeva, per questo le sarebbe piaciuto andare fino in fondo alla questione una volta per tutte. Non aveva mai capito la reticenza del suo promesso sposo verso gli aspetti puramente fisici del legame che li univa. Invece di trovarlo assorto nella lettura del copione del prossimo film, però, come lui le aveva detto, lo aveva sorpreso a letto. Con il suo assistente. Con un uomo.

    Non si era ancora ripresa dallo shock di quella rivelazione. Colta da un profondo senso di nausea, al momento della scoperta era corsa a rifugiarsi in bagno. Quando era tornata in camera, l’assistente era sparito e Jamal in qualche modo era riuscito a persuaderla a limitare i danni.

    Ricordava perfettamente l’espressione compassionevole stampata sul bel viso dell’uomo mentre le chiedeva come fosse possibile che non sapesse nulla della sua omosessualità, quando tutti i loro amici ne erano a conoscenza. In effetti, tante volte lei aveva notato gli sguardi che le venivano rivolti, ma li aveva erroneamente interpretati come manifestazioni di invidia.

    Nel giro di una notte la sua esistenza era stata sconvolta da un terremoto di proporzioni gigantesche. E nei due giorni che erano seguiti, lei – una giovane donna viziata che aveva sempre dato tutto per scontato – si era trasformata in una persona più

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