Proposta argentina: Harmony Collezione
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Alejandro Sabato ha affidato a Emily Green, esperta PR, l'incarico di sostituire la sua immagine di playboy senza scrupoli con una che non comprometta i suoi affari. Come primo passo, Emily gli consiglia di prendere moglie, ma non si aspetta certo che Alejandro proponga quel ruolo... a lei!
...e ha una proposta scioccante!
Lei e Alejandro hanno già esplorato in passato la forza della loro attrazione e ogni centimetro dei loro corpi. Emily è consapevole del fuoco che ancora li consuma, ma è davvero intenzionata a mettere a rischio la carriera - e il suo cuore! - per un matrimonio che esiste solo sulla carta?
Sharon Kendrick
Autrice inglese, ama le giornate simili ai romanzi che scrive, cioè ricche di colpi di scena.
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Proposta argentina - Sharon Kendrick
successivo.
1
Era peggio di quanto si fosse aspettata. Molto peggio. Il passato e il presente si fondevano in una straziante realtà mentre Emily, piangendo, nascondeva il viso nel ruvido mantello del cavallo. «Oh Joya...» sussurrò, «cosa ne è stato di te?»
Il cavallo scosse il capo ed Emily non riuscì a frenare le lacrime, anche se era da molto tempo che non piangeva. Perché le lacrime non risolvevano niente. Per qualche minuto rimase lì, poi si sforzò di scostarsi dal cavallo, nel timore che l'animale percepisse la disperazione che l'aveva colta da quando era arrivata in quel posto.
Si guardò intorno distrattamente. Un luogo che aveva avuto tanta parte nella sua infanzia, intriso di ricordi agrodolci. Ricordi di un ragazzo robusto, solido, con gli occhi verdi. Un ragazzo che l'aveva fatta rivivere con le sue labbra, le sue dita e molto altro. Che le aveva fatto provare sensazioni incredibili.
Quando se n'era andata via da Alejandro Sabato aveva avuto l'impressione che le strappassero il cuore dal petto per poi ridurlo in briciole. In quei pochi momenti e nei mesi che erano seguiti aveva compreso perfettamente la definizione di cuore spezzato. Ma l'aveva fatto perché non aveva avuto altra scelta. O, almeno, all'epoca così le era parso. Adesso si domandava se non fosse stata sciocca.
Con un gesto impaziente della mano si asciugò una lacrima, rabbiosa con se stessa per indulgere in riflessioni senza senso. Non era lì per rattristarsi ripensando al passato. E certamente non per domandarsi come sarebbe stato se le cose fossero andate in modo diverso. Perché nella vita non c'erano se e soltanto se. L'unica certezza era che una volta fatta una scelta si doveva vivere con le relative conseguenze, non importava quanto desolate talvolta potessero sembrare.
Udì l'eco di alcuni passi e, voltandosi, vide Tomas che la stava raggiungendo. Notò quanto lo stalliere, ormai in pensione, fosse invecchiato negli otto anni in cui non l'aveva visto. L'aveva incontrato nello studio del legale e lui e sua moglie avevano acconsentito ad accompagnarla lì quel giorno, insistendo per portare delle provviste in quella dimora ormai deserta. Le aveva fatto piacere avere la loro compagnia, in modo da condividere lo shock alla vista di ciò che l'aspettava.
Perché l'ultima volta che era stata in quel luogo la proprietà era un ranch in piena attività e ben tenuta. Ma adesso non più. Ora pareva il fantasma di un edificio, senza più traccia dell'antica gloria. Ovunque guardasse non vedeva altro che decadimento e rovina, dalla veranda invasa dalle erbacce in cui una volta si ricevevano gli ospiti all'edificio principale. O a ciò che ne rimaneva. Non c'era più traccia di vernice sui muri su cui si arrampicavano fragranti fiori bianchi. Un paio di finestre del piano superiore erano rotte e una delle porte era uscita dai cardini. Nelle stanze deserte e desolate c'era traccia di topi. E per quanto riguardava le stalle...
Emily deglutì a fatica. Non era rimasto niente delle stalle originarie, se non quel cavallo un tempo orgoglioso che aveva amato con tutto il cuore, e che ora somigliava ben poco alla possente creatura sulla quale aveva imparato a cavalcare. Accarezzando il mantello polveroso dell'animale tremava per la sofferenza.
«Oh, Tomas» mormorò mentre il vecchio stalliere la raggiungeva. «È orribile.»
«Sì, señorita» convenne il vecchio, il tono colmo di tristezza.
«Ma com'è potuta accadere una cosa del genere?»
Tomas alzò le spalle. «Non era rimasto molto denaro per il suo mantenimento e io ho fatto ciò che potevo, ma adesso i soldi sono finiti e la casa sta per essere venduta a un nuovo proprietario che non lo vuole. Se potessi lo terrei io, ma dove abito non c'è posto per un animale, nemmeno per Joya.»
Emily diede voce al dubbio che l'aveva assalita fin dal momento in cui aveva varcato la soglia di quella proprietà. «Ma perché mai il mio patrigno mi ha lasciato il cavallo?» chiese, pur sospettando di conoscerne il motivo. Era per punirla. Per punirla anche dalla tomba e farla soffrire per essersi permessa di essere l'involontaria testimone del proprio discutibile matrimonio con sua madre. La figliastra che non aveva mai voluto, che aveva avuto l'ardire di innamorarsi del figlio di un membro del personale.
Tomas per un attimo rimase in silenzio, poi riprese a parlare con il tono consapevole di chi nel corso degli anni aveva visto di tutto lavorando nella proprietà.
«Gliel'ha lasciato in eredità perché lei gli voleva bene» mormorò.
Emily annuì. Sì. Aveva voluto molto bene a Joya.
Aveva adorato quel cavallo con tutto il cuore perché era stato una parte importante nei suoi anni dell'adolescenza.
Le era stato insegnato a cavalcare su quell'animale da quel ragazzo dagli occhi verdi. Galoppare nelle praterie dell'Argentina per ore era stato per lei un rifugio dalle crisi isteriche di sua madre. E le straziava il cuore vedere una creatura che aveva tanto amato ridotta in quello stato.
Be', non l'aveva certo seguito con attenzione negli anni successivi al divorzio di sua madre, poi alla sua morte. Aveva spezzato i legami con l'Argentina per diversi motivi, ma ora il destino l'aveva riportata lì, in quella vasta terra, ed era scioccata nel vedere ciò che ne era rimasto.
«Non... non riesco a sopportare l'idea che a Joya venga praticata l'eutanasia, Tomas» sussurrò. «Mi sono tormentata alla ricerca di una soluzione, ma non sono venuta a capo di nulla.»
Si era aspettata che il vecchio stalliere ne convenisse, invece le rughe sul viso di Tomas parvero spianarsi mentre cominciava a sorridere. «Ma una soluzione c'è, señorita» disse. Ci volle qualche attimo perché Emily si rendesse conto che nel cielo, in lontananza, c'era una macchiolina scura che s'ingrandiva a vista d'occhio, e il suono che l'accompagnava si faceva sempre più forte.
Riparandosi gli occhi dal sole con una mano aggrottò la fronte. «Di che si tratta?» domandò, anche se era del tutto ovvio cosa fosse. Un elicottero si stava dirigendo verso di loro. Un improvviso presagio le provocò un brivido nonostante la giornata calda.
«Le mie preghiere sono state ascoltate...» mormorò Tomas emozionato. «Perché lui vola verso di noi come un uccello da preda! El cóndor!»
E in quel momento a Emily venne la pelle d'oca come se un vento gelido si fosse alzato all'improvviso, e si circondò il petto con le braccia come per proteggersi. Il cuore cominciò a battere impazzito mentre osservava l'elicottero che si abbassava. Sarebbe voluta correre via, il più lontano possibile. Trovare rifugio da quella figura scura che poteva vedere ai comandi, esibendo quella sicurezza che era stata sempre parte del suo fascino. Ma non solo questo, ricordò con una fitta al cuore. Era stato anche molto dolce, ed era stata proprio quella tenerezza la sua rovina. Le aveva dato prova di un affetto che per lei era stato come una rivelazione, perché non aveva mai avuto niente del genere. E non era stato soprattutto questo che l'aveva fatta innamorare, che aveva reso tanto amara e disperata la sofferenza nel doverlo lasciare?
Nel corso degli anni successivi al loro ultimo, tumultuoso incontro Alejandro Sabato era diventato un rubacuori di fama internazionale. Aveva abbandonato la carriera di giocatore di polo, nessuno ne conosceva il motivo, ma non aveva imboccato una delle solite vie degli ex giocatori. Niente scuole di polo. Era diventato un esperto uomo d'affari che operava in campo mondiale, benché non fosse mai stato in grado di scuotersi di dosso la discutibile reputazione che con il tempo si era ingigantita, dopo un libro amaro scritto da una delle sue ex.
Ma Emily non riusciva ad associarlo a quei ricchi al di là dei sogni della gente comune. Lo ricordava come l'uomo che le disegnava il profilo delle labbra con le dita prima di chinare il capo e baciarla. L'uomo che le aveva insegnato il vero significato dell'amore.
E lei gliel'aveva buttato in faccia.
Lo spostamento d'aria creato dall'apparecchio spazzava l'erba e le scompigliava i capelli, anche se li aveva raccolti quando al mattino si era alzata. Indossava un paio di jeans puliti e la maglietta era semplice e non firmata. Si domandò perché dovesse preoccuparsi di cose del genere in un momento come quello. Ma dentro di sé il motivo lo conosceva.
Perché era stato il suo unico amante.
Il ragazzo incredibile cui lei aveva dato la propria innocenza e con quel prezioso atto d'amore aveva segnato per sempre il proprio destino.
Scostò la ciocca che l'aria le aveva buttato sul viso, augurandosi di poter tenere a bada il battito impazzito del cuore. Non aveva immaginato che pilotasse un elicottero, ma non sarebbe dovuta essere una sorpresa. Quel ragazzo di umili origini che aveva uno straordinario dono naturale per i cavalli era diventato uno degli uomini più ricchi del mondo. Un successo finanziario, d'accordo, ma non un'immagine limpida, rifletté. I giornali lo descrivevano sempre come un playboy che si era lasciato alle spalle una schiera di cuori infranti lungo il proprio arrogante percorso.
Le eliche si bloccarono e si aprì il portellone dell'abitacolo. Alejandro Sabato scese a terra con tale classe che le ricordò il soprannome che gli era stato dato ai tempi in cui giocava a polo, el cóndor, quello che poco prima lo stalliere aveva sussurrato meravigliato. Emily deglutì. L'avevano soprannominato così perché balzava sulla palla come un predatore, conquistandola sempre. La sua squadra aveva vinto tre campionati del mondo di polo ed era sempre stato lui che era stato fotografato mentre alzava la coppa, il capo gettato all'indietro, il viso sorridente che esprimeva tutta la sua soddisfazione.
Eppure aveva origini umili, era il figlio illegittimo della governante del suo patrigno, che dall'età di tre anni era cresciuto al ranch e aveva imparato a cavalcare. Ben presto il suo talento era stato riconosciuto ed era stato accolto in una scuola di polo, lontano da casa, in cui aveva seguito allenamenti intensivi. Maggiore di Emily di sei anni, ritornava di rado al ranch e lei l'aveva conosciuto solo a dodici anni, poco dopo il matrimonio di sua madre con Paul Vickery.
Forse lui si era reso conto di quanto spaesata si sentisse quella ragazzina di città nella casa di un uomo che in realtà non la voleva? Per questo era stato così gentile con lei? Le aveva insegnato a cavalcare e a riconoscere le stelle. Le aveva fatto assaggiare lo yerba maté e spiegato come accendere un fuoco e spegnerlo in sicurezza. Tra loro era nata un'amicizia, benché inevitabilmente lei avesse cominciato a idolatrarlo. E poi, a diciassette anni, qualcosa era cambiato. Nel loro cameratismo era subentrato qualcos'altro e niente era più stato lo stesso.
Ma era successo tanto tempo prima. Adesso erano adulti. Eppure Emily si ritrovò a osservare a occhi sbarrati Alejandro che si scostava i capelli scuri dalla fronte e il battito accelerato del cuore le ricordò quanto fosse stato importante per lei. All'improvviso si sentì come quella sprovveduta ragazzina che l'aveva adorato.
Lui doveva averla vista ma la ignorò del tutto, avvicinandosi a Tomas e stringendolo in un abbraccio prima di rivolgergli alcune frasi in spagnolo che fecero sorridere beato il vecchio. Emily capì a sufficienza per riconoscere che aveva chiesto qualcosa di fresco da bere. Tomas annuì e si avviò verso casa, presumibilmente per avvertire la moglie.
E quando lo stalliere si allontanò, loro due si ritrovarono da soli. Proprio in quel momento il sole scomparve dietro le montagne e parve che la luce e il calore avessero abbandonato la giornata. Lentamente l'argentino si voltò verso di lei rivolgendole un'occhiata gelida. Così gelida...
Emily rimase scioccata nel notare che la vitalità in quegli occhi che ricordava così bene era scomparsa. Come quegli occhi verdi, un tempo così teneri, sembrassero adesso foglie che avevano subito una gelata. Anche le labbra erano incurvate in una piega di disgusto.