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Intrigante sfida per il greco: Harmony Collezione
Intrigante sfida per il greco: Harmony Collezione
Intrigante sfida per il greco: Harmony Collezione
E-book153 pagine1 ora

Intrigante sfida per il greco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Forti, affascinanti e coraggiosi, i cugini Lyonedes hanno un unico tallone d'Achille. Le belle donne...

Drakon ha tutto: potere, ricchezza e ogni donna che desidera. Almeno fino al momento in cui la splendida Gemini Bartholomew non entra nella sua vita. Drakon ne è intrigato, ma c'è un piccolo problema. Le parole a-lungo-termine non rientrano nel suo vocabolario, e Gemini non è in cerca di una sola notte di passione. Lei vuole di più dall'arrogante milionario greco, ed è decisa a sfidarlo pur di ottenerlo.
LinguaItaliano
Data di uscita11 mar 2019
ISBN9788858994689
Intrigante sfida per il greco: Harmony Collezione
Autore

Carole Mortimer

Carole Mortimer was born in England, the youngest of three children. She began writing in 1978, and has now written over one hundred and seventy books for Harlequin Mills and Boon®. Carole has six sons, Matthew, Joshua, Timothy, Michael, David and Peter. She says, ‘I’m happily married to Peter senior; we’re best friends as well as lovers, which is probably the best recipe for a successful relationship. We live in a lovely part of England.’

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    Anteprima del libro

    Intrigante sfida per il greco - Carole Mortimer

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Defying Drakon

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2012 Carole Mortimer

    Traduzione di Maria Paola Rauzi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-468-9

    1

    «Chi è?» chiese Markos.

    Drakon aveva telefonato al cugino in ufficio pochi minuti prima e adesso si trovavano in una stanza dell’attico situato al trentesimo piano del palazzo Lyonedes, in centro a Londra, dove lui alloggiava quando arrivava da New York.

    Markos, naturalmente, preferiva vivere lontano dalla sede in cui lavorava tutti i giorni.

    L’attenzione di Drakon era concentrata su un monitor in bianco e nero. Una donna stava camminando avanti e indietro nella saletta in cui era stata scortata da Max Stanford, il capo della sicurezza, dopo avere creato scompiglio alla reception situata al piano terra.

    Si trattava di una giovane alta e slanciata. La camicetta scura che indossava sottolineava i seni sodi, mentre i jeans a vita bassa consentivano allo sguardo di indugiare sul suo ventre piatto. Doveva avere all’incirca ventisette o ventotto anni. I capelli le arrivavano sotto le spalle; erano lisci, probabilmente biondi. Il volto delicato a forma di cuore era splendido e dominato da un paio di occhi sicuramente chiari. Maledizione a quello schermo in bianco e nero! Il naso era dritto e le labbra piene e sensuali.

    Lanciò un’occhiata al cugino che nel frattempo si era avvicinato. La somiglianza e le origini greche erano più che evidenti nei loro tratti scolpiti e nella carnagione olivastra. Avevano entrambi i capelli scuri e superavano il metro e ottanta. Markos, che aveva trentaquattro anni, era di due anni più giovane di Drakon.

    «Non lo so. Max mi ha contattato poco fa domandandomi come doveva comportarsi con lei. A quanto pare, quando l’ha allontanata dalla reception, si è rifiutata di rispondere alle sue domande e gli ha detto soltanto che si chiama Bartholomew e che non aveva intenzione di andarsene finché non avesse parlato con uno di noi due, anche se avrebbe preferito incontrare me.»

    Markos spalancò gli occhi. «Credi che abbia a che fare con Miles Bartholomew?»

    «Potrebbe essere sua figlia.» Drakon aveva incontrato Miles Bartholomew diverse volte prima della sua morte avvenuta in un incidente automobilistico sei mesi addietro e indubbiamente c’era una certa familiarità tra lui e la giovane che stava osservando nello schermo.

    «Cosa pensi che voglia da te?» La curiosità del cugino era palese.

    Lui contrasse le labbra. «Non lo so, ma ho tutte le intenzioni di scoprirlo.»

    «Questo significa che la vedrai?»

    Drakon sorrise di fronte alla sorpresa di Markos. «Ho chiesto a Max di portarmela qui tra dieci minuti, sperando che nel frattempo non faccia un buco nel tappeto.»

    «Sei sicuro che sia una buona idea dato il nostro attuale rapporto con la vedova di Bartholomew?»

    Lui voltò deliberatamente le spalle al monitor. «L’alternativa di Max era quella di farla arrestare per disturbo della quiete pubblica e violazione della proprietà. Non mi è sembrato il caso di fare una pubblicità negativa alla Lyonedes Enterprises, e magari rovinare le trattative con Angela Bartholomew.»

    «Vero» concordò Markos. «Non credi, però, di creare un pericoloso precedente cedendo a questo tipo di ricatto morale?»

    Drakon inarcò un sopracciglio. «Ti aspetti che a Londra ci sia più di una donna che senta il bisogno di inscenare un sit-in alla reception della Lyonedes Enterprises per poter parlare con il presidente della società?»

    Il cugino scosse la testa. «Sei in Inghilterra soltanto da due giorni... non abbastanza per avere già infranto dei cuori.»

    L’espressione di lui rimase impassibile. «Se, come dici tu, in passato si sono spezzati dei cuori non è stato di certo per colpa mia. Non ho mai tenuto segreto il fatto che non ho alcun interesse a sposarmi, anche se arriverà il momento in cui sarà necessario mettere al mondo un erede.»

    «Ma non adesso...»

    «No!»

    Markos gli lanciò un’occhiata divertita. «Eppure la signorina Bartholomew sembra avere suscitato il tuo interesse...»

    C’erano soltanto due persone al mondo che avrebbero osato rivolgersi a Drakon con quella familiarità: suo cugino e sua madre.

    Lui e Markos erano cresciuti insieme ad Atene. Markos era venuto a vivere con gli zii a otto anni, dopo che i suoi genitori erano morti in un disastro aereo.

    A parte loro, chiunque avesse provato a fare dei commenti sulla sua vita privata si sarebbe trovato rapidamente sbattuto dall’altra parte della porta.

    «Sono curioso di conoscere i motivi che l’hanno condotta qui» ammise.

    Il cugino fissò di nuovo lo schermo. «Non c’è dubbio che sia bella.»

    «Vero.»

    «Forse potrei assistere all’incontro?»

    «Non credo proprio. Qualunque cosa desideri comunicarmi ha scelto un modo poco ortodosso per farlo e non penso che l’evidente ammirazione da parte del vicepresidente della Lyonedes Enterprises sia l’approccio migliore per esprimere il nostro disappunto riguardo il suo discutibile comportamento.»

    «Devi proprio guastarmi tutto il divertimento?»

    Drakon sorrise pensando alla reputazione di Markos con le donne. «Thompson dovrebbe essere ormai arrivato per il suo appuntamento» gli disse guardando l’orologio d’oro che aveva al polso. «Vi raggiungerò nel tuo ufficio tra poco.»

    «Sei sicuro che ti basteranno pochi minuti con la graziosa signorina Bartholomew?»

    «Certamente.» Drakon diede un’ultima occhiata alla giovane nello schermo prima di dirigersi nel salone dell’imponente attico e fermarsi davanti alla vetrata da cui si poteva apprezzare una vista spettacolare su gran parte della città.

    Sentì il cugino che se ne andava e i suoi pensieri si concentrarono nuovamente sull’impudenza di quella giovane donna.

    Dieci anni prima, alla morte del padre, aveva preso in mano le redini dell’impero economico della famiglia Lyonedes e adesso, all’età di trentasei anni, sapeva che niente di quello che faceva o diceva la gente poteva intimorirlo. Di solito era la sua presenza a intimidire gli altri e sarebbe stato lo stesso con la signorina Bartholomew, qualunque fosse il motivo alla base del suo inaccettabile comportamento.

    Gemini smise di camminare avanti e indietro e fissò con la fronte aggrottata l’uomo di mezza età che si era presentato poco prima come capo della sicurezza della Lyonedes Enterprises e che era tornato a prenderla in quella stanza lussuosa in cui era stata rinchiusa per oltre un quarto d’ora.

    Era ovvio che fosse andato a chiedere istruzioni a Markos Lyonedes su cosa fosse meglio fare con lei. Magari non si era nemmeno preso la briga di disturbarlo e si era limitato a telefonare alla polizia per farla arrestare.

    Dubitava che l’irraggiungibile Drakon Lyonedes, presidente della Lyonedes Enterprises, fosse stato informato di qualcosa di così irrilevante come quella di una donna che si rifiutava di lasciare il palazzo finché non fosse riuscita a parlargli.

    Sapeva benissimo quanto quell’uomo fosse irraggiungibile visto che aveva cercato disperatamente di fissare un appuntamento con lui da quando aveva saputo del suo arrivo a Londra due giorni prima. Ma poiché si era rifiutata di spiegare i motivi per cui voleva quell’incontro, la sua richiesta era stata respinta educatamente dalla segretaria.

    Anzi, era stata invitata a inviare un curriculum vitae al responsabile del personale, come se avesse potuto accettare di lavorare per uno squalo dello stampo di Drakon Lyonedes! Però niente appuntamento. Neppure con il cugino, vicepresidente della società e responsabile degli uffici londinesi.

    A quel punto non le era rimasta altra scelta che quella di organizzare un sit-in al piano terra, davanti alla reception... solo per essere allontanata dopo pochi minuti e rinchiusa in una stanza.

    «Andiamo» le disse il capo della sicurezza. Vestito tutto di nero e con i capelli grigi, si scostò per farla uscire. Probabilmente era un ex militare.

    «Mi aspettavo le manette» borbottò Gemini precedendolo nel corridoio di marmo.

    L’uomo inarcò un sopracciglio. «Che cosa aveva in mente esattamente?»

    Era ironia quella che gli vide negli occhi? Impossibile capirlo. «Niente del genere, glielo assicuro» ribatté asciutta Gemini.

    «Era ciò che pensavo» annuì l’altro prendendola per un braccio. «E le manette non sarebbero opportune davanti agli altri visitatori.»

    Quella osservazione sarebbe stata divertente se l’espressione del capo della sicurezza non fosse stata terribilmente seria.

    «Dove mi sta portando?» gli domandò Gemini provando a resistergli mentre veniva condotta verso il retro del palazzo. «Le ho chiesto...»

    «Ho sentito» disse l’altro fermandosi accanto a un ascensore e digitando un codice sul tastierino numerico.

    Era ovvio che non aveva intenzione di soddisfare la sua curiosità. «Sono sicura che questo edificio è troppo moderno per avere una prigione sotterranea» commentò lei.

    «Però ha un seminterrato.»

    Le porte si aprirono e il capo della sicurezza la spinse dentro.

    Gemini non riuscì a vedere il pulsante che schiacciò, tuttavia l’ascensore iniziò a muoversi così rapidamente che le si ribaltò lo stomaco. O forse erano i suoi nervi scossi?

    Non le era piaciuto affatto andare lì quella mattina e creare quello scompiglio, perdipiù l’uomo dallo sguardo pericoloso che le stava di fianco immobile non ispirava fiducia.

    Forse, dopotutto, cercare di forzare un incontro tra lei e uno dei cugini Lyonedes non era stata una buona idea. Le era sembrata logica e semplice quando ne aveva preso in considerazione la possibilità davanti a una tazza di tè nella cucina del suo appartamento. Adesso, purtroppo, non ne era più così sicura.

    Era tutta colpa di Drakon Lyonedes, naturalmente. Se si fosse dimostrato più disponibile, lei non avrebbe dovuto adottare misure tanto drastiche. Alzò il mento e lanciò un’occhiata al capo della sicurezza.

    «Lo sa che rapire una persona è un reato grave?»

    «Anche il disturbo della quiete pubblica.»

    «Questo palazzo non è propriamente un luogo pubblico. E comunque non posso scappare da nessuna parte per

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