Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La fidanzata del greco: Harmony Collezione
La fidanzata del greco: Harmony Collezione
La fidanzata del greco: Harmony Collezione
E-book164 pagine1 ora

La fidanzata del greco: Harmony Collezione

Valutazione: 5 su 5 stelle

5/5

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Per salvaguardare il futuro economico di suo padre, Natalie Carr è costretta ad accettare l'oltraggiosa proposta di Ludovic Petrakis. Non si fida di lui, ma la scintilla che è scattata fra loro l'ha lasciata letteralmente senza fiato, così alla fine acconsente a seguirlo in Grecia recitando la parte della sua fidanzata. Mano a mano che la linea di demarcazione tra finzione e realtà si assottiglia, Natalie scopre delle crepe nel muro di cinismo e insensibilità che Ludo ha eretto intorno a sé, e in breve tempo il suo più grande desiderio diventa scoprire il vero uomo che si nasconde dietro quella maschera.
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2020
ISBN9788830513358
La fidanzata del greco: Harmony Collezione
Autore

Maggie Cox

Quando non è impegnata a scrivere o a badare ai figli, ama guardare film romantici mangiando cioccolato.

Leggi altro di Maggie Cox

Autori correlati

Correlato a La fidanzata del greco

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su La fidanzata del greco

Valutazione: 5 su 5 stelle
5/5

1 valutazione0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La fidanzata del greco - Maggie Cox

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    In Petrakis’s Power

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2013 Maggie Cox

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-335-8

    1

    «Biglietti, prego.»

    Natalie Carr, ancora accaldata e sudata dopo aver corso per non perdere il treno, affondò una mano nella voluminosa borsa di cuoio rosso per prendere il biglietto da una tasca interna.

    Le sue dita sfiorarono il nulla. Frugò negli altri scomparti, senza purtroppo avere maggiore fortuna. Con il cuore che le martellava nel petto, sollevò la testa per rivolgere uno sguardo di scuse al controllore.

    «Solo un istante... So che deve essere da qualche parte.»

    Ma non c’era. Cercò di ricordare nei dettagli la sosta nel bagno delle signore effettuata prima di affrettarsi verso il binario di partenza del treno, ed ebbe l’orribile sensazione di aver dimenticato il biglietto di prima classe – che aveva preso dalla borsa per controllare il numero del suo posto – sulla mensola accanto allo specchio, dove si era soffermata per ritoccare il rossetto.

    Dopo un ultimo, infruttuoso tentativo, scosse la testa e sospirò. «Credo di aver perso il biglietto» spiegò. «Devo averlo lasciato nella toilette della stazione. Se il treno non fosse già in movimento, andrei a cercarlo.»

    «Sono spiacente, signora, temo che dovrà corrispondere a me la tariffa, altrimenti sarà costretta a scendere alla prossima fermata. E comunque dovrà pagare per la tratta che percorrerà.»

    Il tono formale usato dall’uomo grassoccio dai capelli grigi chiarì senza ombra di dubbio la sua non disponibilità a favorirla in una qualsiasi maniera. E purtroppo non aveva con sé denaro contante, pensò Natalie. Suo padre le aveva inviato il biglietto senza alcun preavviso, insieme a un preoccupante messaggio nel quale la supplicava di non abbandonarlo nel momento del bisogno...

    Parole che l’avevano gettata nel panico.

    Dunque, nella sua concitazione, aveva infilato in borsa il portamonete che conteneva solo pochi spiccioli, trascurando di prendere il portafogli dove era riposta la sua carta di credito.

    «Ma non posso scendere alla prossima fermata» sottolineò. «È assolutamente necessario che io arrivi a Londra oggi stesso. Non potrebbe annotare il mio nome e l’indirizzo, e spedirmi la multa a casa?»

    Il controllore scosse la testa. «Purtroppo le regole mi impongono di...»

    «Pagherò io per il biglietto della signora. Andata e ritorno, o solo andata?»

    Per la prima volta Natalie notò l’unico altro passeggero nello scompartimento, seduto accanto a un tavolino sul lato opposto del corridoio. Pur nella sua agitazione, non riusciva a credere di non averlo visto prima. Seppure il profumo della sua colonia non fosse bastato a qualificarlo come un uomo benestante e dall’ottimo gusto, a quello avrebbe provveduto l’impeccabile completo grigio che indossava.

    Anche trascurando quei dettagli materiali, il suo aspetto senza dubbio avrebbe attratto l’attenzione di chiunque. Oltre ai capelli biondi piacevolmente ondulati, agli occhi color dello zaffiro animati da una luce intensa, una fossetta sul mento sanciva in modo definitivo il suo prorompente sex appeal.

    Guardare il suo viso era come guardare un sublime ritratto, opera di uno dei grandi maestri dell’antichità.

    Un’ondata di calore tanto inopportuna quanto improvvisa la travolse, ma ebbe anche il potere di mettere all’erta i suoi sensi. Se non fosse già stata in guardia, lo sarebbe stata adesso. Non conosceva quell’uomo, non immaginava perché si fosse offerto di tirarla fuori da quell’imbarazzante situazione, e svelta ricordò tutte le storie pubblicate dai giornali che avevano come protagoniste donne ingenue cadute nella trappola di uomini apparentemente rispettabili.

    «È molto gentile da parte sua» replicò, «ma non posso accettare. Sa, io non so chi lei sia.»

    «Lasci che sbrighi questa faccenda del biglietto» insistette l’uomo con un tono di voce vibrante di un accento che lei non identificò. «Poi mi presenterò.»

    «Ma... Non posso permetterle di fare questo per me» balbettò Natalie. «Davvero non posso.»

    «Ha appena dichiarato che ha estrema urgenza di arrivare a Londra entro oggi... Perché allora rifiutare un piccolo aiuto?»

    Era in un momento di difficoltà, e l’affascinante sconosciuto se ne era reso conto. Tuttavia continuò a resistere. «Vero, devo arrivare a Londra» confermò Natalie. «Ma io non la conosco, e lei non mi conosce.»

    «Ho l’aspetto di qualcuno di cui sia meglio non fidarsi, per caso?» ipotizzò l’uomo, accompagnando la sua domanda con un sorriso divertito che in qualche modo riuscì a farla sentire ancora più impacciata.

    «Allora, signora, lo vuole o no questo biglietto?» sbuffò il controllore, ovviamente sul punto di esaurire la pazienza.

    «Io non penso che...»

    «Certo che la signora vuole il biglietto» intervenne il tizio dai capelli biondi.

    Le sue proteste dunque non erano state neanche ascoltate. E non solo l’uomo aveva il viso di un moderno Adone, il timbro della sua voce era basso, roco, seducente, pensò Natalie, ormai incline a gettare alle ortiche tutti i suoi propositi di mantenere le distanze.

    «Va bene... Se ne è sicuro» mormorò, perché aveva davvero bisogno di arrivare a Londra, e questo annientava tutte le sue riserve. Inoltre l’istinto le suggeriva che la gentilezza dell’uomo era genuina, e che quindi non costituiva per lei alcun tipo di minaccia.

    Sperò che l’istinto non la ingannasse.

    Intanto il controllore li stava osservando con fare perplesso, probabilmente chiedendosi perché un signore ovviamente ricco e colto stesse insistendo per togliere dai pasticci una completa estranea. D’altra parte, con i suoi vestiti pratici, i lunghi capelli castani ravvivati da striature oro scuro, il volto quasi completamente privo di trucco, sapeva bene di non essere il tipo di donna in grado di catturare l’attenzione di qualcuno che emanava da sé un’impressione di potere e denaro come quel tale che le sedeva di fronte.

    Ma se la matita scura che aveva usato per sottolineare i suoi grandi occhi grigi era servita a darle un aspetto migliore di quello che aveva, allora era grata a quel piccolo sotterfugio, ragionò Natalie. Perché era vero, non aveva altra scelta se non accettare la cortese offerta del suo compagno di viaggio.

    Non poteva per nessuna ragione al mondo mancare all’appuntamento con suo padre.

    Il tono urgente con cui le aveva parlato, quando gli aveva telefonato per confermare di aver ricevuto il biglietto, aveva sottolineato il suo stato di agitazione. Era la prima volta che suo padre lasciava trapelare una debolezza, per quanto lei avesse sempre saputo che il suo atteggiamento spavaldo nascondeva una fragilità e una insicurezza comuni a tutti gli esseri umani.

    Una volta, tanto tempo prima, aveva sentito sua madre accusarlo di non essere capace di provare sentimenti per nessuno. Il suo lavoro e la determinazione di accrescere il suo conto in banca erano le uniche cose che contavano nella sua vita, aveva aggiunto concitata.

    Il fatto di essere così focalizzato sui propri affari, fin quasi a esserne pressoché ossessionato, era stato sicuramente uno dei motivi che avevano condotto i suoi genitori alla separazione, rammentò Natalie.

    Dopo il divorzio, sua madre aveva deciso di tornare nell’Hampshire, dove aveva trascorso gran parte della sua giovinezza, e lei, allora sedicenne, aveva scelto di seguirla. Certo, era stata molto legata a suo padre, ma la sua inaffidabilità l’aveva distolta dal vivere con lui.

    I loro rapporti però, dopo un periodo di ovvia difficoltà, erano tornati a essere saldi come un tempo. Si recava a fargli visita ogni volta che era possibile, e di recente si era convinta che suo padre avesse finalmente capito che il denaro e il successo professionale non potevano sostituire l’affetto dei propri cari.

    A volte leggeva nei suoi occhi una grande tristezza, una forte nostalgia per la sua famiglia. Il tentativo di compensare la solitudine frequentando con regolarità donne giovani e attraenti ovviamente non otteneva lo scopo di renderlo più felice.

    Sembrava sempre scontento, insoddisfatto... Persino l’enorme successo ottenuto con la sua catena di piccoli, esclusivi alberghi – vere oasi di lusso e confort – non era più per lui una fonte di appagamento.

    «Basterà un biglietto di sola andata» disse al bellissimo sconosciuto, che non sembrava per nulla turbato dalla sua lunga esitazione. «E non deve essere di prima classe. Mio padre mi ha spedito il biglietto, ma per me non è un problema spostarmi in un altro vagone.»

    E poi non riuscì a nascondere il suo disagio mentre guardava l’uomo porgere la sua carta di credito al controllore, un disagio che aumentò quando si rese conto che le sue affermazioni erano state ignorate, e che lui stava acquistando un biglietto di prima classe.

    Sperò almeno che le avesse creduto quando aveva spiegato che era stato suo padre a inviarle il biglietto. Sapeva bene di non avere l’aspetto di un passeggero che poteva permettersi un tragitto in prima classe. Ma suo padre viaggiava solo con le massime comodità possibili, ecco perché riteneva che lei dovesse fare lo stesso. Ora desiderava che, almeno in quel caso, avesse lasciato perdere.

    Il controllore compilò a mano la ricevuta per la tariffa, la consegnò all’uomo e, dopo aver augurato a entrambi buon viaggio, sparì in fondo al corridoio.

    Sorridendo, il dio biondo le porse il biglietto. Almeno erano soli in quel settore della carrozza, ragionò Natalie, perché se qualcun altro avesse testimoniato il sorprendente atto di cavalleria dell’uomo, la sua vergogna sarebbe stata tale da indurla a desiderare di sparire all’istante.

    Il viso in fiamme, prese il cartoncino e sperò di riuscire a riprendere il controllo che le sarebbe bastato almeno per esibire un atteggiamento di freddo distacco. «Grazie» disse. «È stato davvero gentile. Grazie davvero.»

    «Di niente.»

    «Vuole per favore scrivere il suo nome e indirizzo in modo che possa mandarle il denaro che le devo?» Natalie affondò una mano nella grande borsa alla ricerca della penna e del taccuino.

    «Ci sarà tempo per questo. Perché non risolviamo il problema una volta arrivati a Londra?»

    Momentaneamente priva di parole, e sconfitta dalla crescente tensione che avvertiva, Natalie appoggiò la borsa sul sedile accanto a sé e sospirò.

    «Dunque, mi sembra arrivato il momento per le presentazioni» continuò lo sconosciuto con un sorriso disarmante.

    Natalie annuì. «Giusto. Mi chiamo Natalie.»

    Perché avesse omesso di precisare il cognome, onestamente non lo immaginava. Forse perché era distratta dalla sua bellezza, pensò, un’ipotesi che non le piacque. Quante volte aveva rimproverato le sue amiche che perdevano il contatto con la realtà se solo un uomo interessante rivolgeva loro la parola? E magari si convincevano di essere reputate in quel momento le donne più attraenti del mondo. Un comportamento così stupido non era da lei, ragionò. Avrebbe preferito restare sola per il resto della sua vita piuttosto che illudersi di essere qualcosa che non era.

    «E io sono Ludovic. Ludo, per amici e parenti.»

    «Ludovic?» ripeté lei. «Molto insolito.»

    «È un nome di famiglia.» L’uomo scrollò le ampie spalle come per dire che la cosa gli interessava poco. «E Natalie? Un nome di famiglia anche il suo?»

    «No, in realtà si chiamava così la migliore amica di mia madre ai tempi del liceo. Morì molto giovane, e mia madre mi ha voluto dare il suo nome per renderle omaggio.»

    «Un bel gesto. Mi perdoni l’indiscrezione, ma lei non mi sembra inglese. Mi sbaglio forse?»

    «Sono per metà greca» confermò Natalie. «Mia madre è nata a Creta, ma a diciassette anni si trasferì in Inghilterra per lavorare.»

    «E suo padre?»

    «Lui è inglese. Di Londra, per la precisione.»

    L’enigmatico Ludo inarcò un sopracciglio in un’espressione vagamente divertita. «Dunque lei ha nel sangue il sole del Mediterraneo e il gelo del Tamigi? Che combinazione intrigante.»

    «Certamente è una descrizione bizzarra» sottolineò Natalie, sforzandosi di non manifestare il suo risentimento per il commento, e chiedendosi come fare per dirgli, senza sembrare scortese, che non aveva davvero voglia di fare conversazione.

    «Capisco di averla offesa» replicò il suo misterioso compagno di viaggio. «Mi perdoni. Non era questa la mia intenzione.»

    «No, non mi ha offeso» lo rassicurò lei. «È solo che ho molti pensieri per la testa in previsione del mio appuntamento.»

    «Si tratta

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1