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Vicini di casa: Harmony Collezione
Vicini di casa: Harmony Collezione
Vicini di casa: Harmony Collezione
E-book163 pagine2 ore

Vicini di casa: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Ci mancava anche "lei"!

I compiti, far da mangiare, giocare. Crescere da soli un bambino di dieci anni è difficile, soprattutto per Judd Shepard, che fa un mestiere rischioso come il pilota di elicotteri. Adesso, poi, Brian stravede per la vicina di casa.

Si può fidare di una star televisiva?
LinguaItaliano
Data di uscita9 giu 2017
ISBN9788858967409
Vicini di casa: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Vicini di casa - Judy Kaye

    successivo.

    Prologo

    Erano le otto meno cinque di un venerdì sera, e il padre di Bryan Shepard non era ancora rincasato dal lavoro. La loro governante, la signora Wahlstrom, era in cucina e parlava al telefono. Un qualsiasi bambino di nove anni avrebbe potuto sentirsi trascurato, ma non Bryan.

    In realtà gli faceva piacere che la signora Wahlstrom non gli dedicasse molta attenzione, e gli faceva piacere anche che suo padre spesso lavorasse fino a tardi il venerdì sera, perché così lui poteva assistere indisturbato al suo programma favorito in televisione, Due più Due.

    Bryan sprimacciò per bene un cuscino e se lo sistemò alle spalle, sul divano. Poi prese il telecomando e iniziò a cambiare distrattamente canale fin quando l'orologio digitale segnò le otto.

    A quel punto scelse il canale sette, in tempo per sentire le note della sigla ormai familiare.

    Un sorriso soddisfatto gli incurvò le labbra mentre due gemelli identici, protagonisti del cartone animato introduttivo, sfrecciavano in lungo e in largo sullo schermo con i loro skateboard, inseguiti da un padre che, su tutte le furie, cercava invano di acciuffarli. Il breve sketch terminò con la comparsa sulla scena di una donna alta e bella che impartì una bella lavata di testa ai tre.

    Quando la sigla terminò, la scena di apertura del tele film rivelò Katie Roberts, la madre dei due gemelli, intenta a preparare fantastici biscotti a forma di automobile per i suoi figli. I ragazzini aiutavano decorando i dolcetti con glassa colorata. La madre perfetta, Katie, sorrise e li lodò per la loro bravura.

    Bryan sospirò. Anche se la signora Wahlstrom era gentile e gli permetteva di guardare la televisione, non preparava mai biscotti per lui.

    In ogni episodio di Due più Due veniva trattato un problema che andava assolutamente risolto. Quella sera un bullo di periferia stava rendendo difficile la vita scolastica dei due ragazzi. Bryan sedeva assorto, ansioso di vedere come la madre e il padre dei gemelli avrebbero risolto l'incresciosa situazione. Risolvevano sempre i problemi insieme. Erano una vera famiglia con una vera madre, quella che Bryan non aveva.

    Katie Roberts era così graziosa e gentile. E anche intelligente. Di nuovo, Bryan sospirò. Se solo avesse potuto avere una madre come lei!

    1

    L'ultimo posto in cui Judd Shepard avrebbe voluto tra scorrere un sabato pomeriggio era il centro commerciale, tuttavia suo figlio si era fatto accompagnare proprio lì con la scusa di aver bisogno di un nuovo paio di jeans. Quando vi arrivarono, la moltitudine di ragazzini che affollava i corridoi su cui si affacciavano i negozi suggerì a Judd che Bryan desiderava ben altro che un pantalone nuovo.

    «Oh, guarda!» esclamò Bryan, con una genuinità simile a quella di una banconota falsa. «Ci sono gli attori della televisione che concedono autografi!»

    Lo sguardo di Judd seguì la fila dei giovani che gremiva il grande atrio del centro commerciale. Un cartello collocato in alto annunciava: Il Centro Commerciale di Ridgedale dà il benvenuto alla stella di Due più Due, Katie Roberts.

    «Papà, c'è Katie Roberts!» esclamò eccitato Bryan mentre allungava il collo per rendersi conto della lunghezza della fila.

    Judd cercò di ignorare l'interesse del figlio. «Proviamo da Mason's. Lì dovrebbero avere i Levi's.»

    «Aspetta. Non posso prendere una fotografia, papà? Per favore?» Bryan si aggrappò al braccio del padre e piantò con decisione i piedi per terra.

    «Non abbiamo abbastanza tempo. Ho detto a Frankie che sarei tornato per le quattro, e sono già le due e mezzo. Oggi ho un pilota in meno, e non posso allontanarmi dall'ufficio, in caso ci siano emergenze.»

    «Se ti chiamano con il cercapersone riusciremo a tornare a casa in non più di dieci minuti» replicò il ragazzino con una logica ineccepibile. «E pensa che Katie Roberts non tornerà mai più in questo centro commerciale! Devo avere il suo autografo, è l'unica possibilità della mia vita!»

    Judd sorrise alle accorate parole del figlio. Il ragazzo era addirittura ossessionato da quel programma televisivo, Due più Due. Bryan non voleva mai uscire di casa il venerdì pomeriggio perché temeva di non tornare in tempo per la puntata. Aveva ritagliato le foto dei protagonisti dalle pagine delle riviste e le aveva appese in bella mostra nella sua stanza. E negli ultimi tempi aveva iniziato a dire troppo spesso, con aria sognante: Se Katie fosse mia madre...

    «Andiamo, papà! Per favore?»

    Judd avrebbe anche potuto rifiutare se suo figlio non avesse assunto l'aspetto di un cucciolo bisognoso di coccole. «Va' avanti, mettiti in fila. Io ti raggiungo» disse guardando Bryan raggiungere di corsa il gruppo degli ammiratori di Katie. Sospirò. Si augurava che quell'infatuazione per una presunta madre televisiva non si rivelasse pericolosa.

    Poteva comprenderlo, però. Quando la madre di Bryan era morta, il loro mondo era stato stravolto. Padre e figlio avevano trascorso la maggior parte dell'ultimo anno in cerca di qualcosa che potesse riempire il vuoto terribile che la scomparsa di Carol aveva lasciato nelle loro vite.

    Almeno Judd aveva il suo lavoro. Essere proprietario e allo stesso tempo pilota di una società di eliambulanze era una occupazione senz'altro impegnativa. Quando si trovava nel bel mezzo di una situazione critica, dimenticava tutto quello che era estraneo al suo lavoro. Aiutare qualcuno nel momento di crisi teneva a bada le sue emozioni. Ma quando tornava a casa, la tristezza e il dolore tornavano a richiudersi cupamente su di lui.

    Il piccolo Bryan non aveva la fortuna di un lavoro che servisse a distrarlo. E per la costernazione di Judd, sembrava che il ragazzo trovasse la sua evasione proprio nella televisione. Judd e sua moglie non avevano posseduto una televisione durante i primi anni del loro matrimonio. Passavano il loro tempo libero leggendo libri, ascoltando musica, ballando a piedi nudi sul tappeto.

    E quando Carol aveva dato alla luce Bryan, i due coniugi avevano deciso che la televisione avrebbe avuto un ruolo quasi minimo nella vita del figlio. Era Carol che si occupava di controllarlo, assicurandosi che Bryan assistesse solo a spettacoli adatti alla sua età e impedendogli di trascorrere troppo tempo davanti allo schermo.

    Dopo la sua morte, Judd aveva incontrato parecchie difficoltà nel continuare la sua opera. Poiché il suo lavoro lo costringeva a lunghe assenze da casa, Bryan restava per la maggior parte del tempo con la signora Wahlstrom, e sapeva che la governante non si atteneva alle rigide regole da lui impartite. La donna, infatti, credeva che programmi incentrati sulla famiglia come Due più Due potessero offrire un qualche conforto a un bambino senza madre. E siccome si era dimostrata comunque brava e attenta, Judd era costretto a non dar peso al fatto che concedesse questa libertà a Bryan.

    Judd guardò il suo orologio e poi il suo sguardo si spostò sulla lunga fila di ragazzini che terminava dove era seduta l'attrice, intenta a firmare fotografie in bianco e nero e a distribuire con generosità sorrisi brillanti. I suoi capelli erano biondi come il miele, la sua dentatura avrebbe potuto costituire l'orgoglio di qualsiasi dentista e il suo viso era truccato in modo perfetto. Indossava un maglione aderente che enfatizzava il suo fisico snello pur non avaro di curve. Era, concluse Judd disinteressatamente, perfetta e finta come ogni altra attrice.

    Sfiorò il cercapersone che aveva in tasca e si augurò che il piccolo apparecchio non iniziasse a emettere il suo insidioso beep. Ultimamente non aveva avuto occasione di trascorrere molto tempo con suo figlio. Una volta ottenuto l'autografo e comprato i jeans, si sarebbero seduti a un bar per concedersi un frappé di latte.

    Bryan era quasi arrivato in cima alla fila quando si voltò verso suo padre, invitandolo a raggiungerlo con gesti eccitati. Riluttante, Judd si incamminò in direzione del figlio.

    Se c'era una cosa che avrebbe potuto dire in favore dell'attrice era che scriveva il suo nome con grande sveltezza. Poche impersonali parole, un sorriso che intendeva essere affascinante, una foto che le porgeva il suo agente in piedi accanto a lei, e la scena a beneficio di ogni bimbo era conclusa.

    Bryan ridacchiò in preda all'ansia, troppo emozionato dalla prospettiva di conoscere la protagonista del suo programma preferito. «È davvero bella, non è così, papà?» chiese mentre osservava la bionda come se fosse in stato di trance.

    Judd annuì e spinse il figlio in avanti. «Certo. Ora affrettati. È il tuo turno.»

    Gli occhi spalancati, Bryan si avvicinò all'attrice, un sorriso idiota che gli incurvava le labbra.

    «Salve, piccolo. Come ti chiami?» chiese lei, concedendogli lo stesso sorriso che aveva concesso a decine di altri ragazzini.

    «Bryan. E lui è mio padre» replicò il bambino, tirando la manica della giacca del padre.

    «Salve, papà di Bryan.» La donna regalò uno dei suoi sorrisi anche a Judd, che in verità si sentì un po' strano quando guardò gli occhi verdi dell'attrice.

    In meno di un secondo, la donna aveva già firmato la foto per Bryan. «Ne vuole una anche papà?» chiese poi rivolta a Judd.

    Per la prima volta da quando Carol era morta, Judd percepì distintamente i sintomi dell'attrazione. La vicinanza dell'attrice lo faceva sentire come se fosse in procinto di ruzzolare giù dalla cima di una collina. E non era una sensazione che gli risultava gradita per cui, quando rispose, la sua voce aveva forse un tono troppo rude. «No, papà non ne vuole una.»

    Come unica replica la donna inarcò un sopracciglio. Poi sorrise ancora a Bryan e concluse il loro incontro chiedendo il nome al successivo ragazzo in fila.

    «Papà, avresti dovuto accettare! Così io avrei avuto due foto» borbottò Bryan mentre si allontanavano dal tavolo.

    «Non hai bisogno di due fotografie» replicò Judd sforzandosi di ignorare quella inaspettata sensazione di distacco che provava nell'allontanarsi dall'attrice e dai suoi provocanti occhi verdi. E proprio allora il suo cercapersone iniziò a suonare.

    Accidenti! Il suo tempo con Bryan era finito, e tutto quello che erano riusciti a fare era stato mettersi in fila per vedere una celebrità di Hollywood. Non comprarono i jeans e non bevvero il frappé, bensì tornarono a casa e Judd istruì la signora Wahlstrom prima di correre in ufficio dove una situazione di emergenza richiedeva la sua attenzione.

    Era molto tardi quando infine ritornò. Bryan era già a letto e la governante si era addormentata sul divano. Si risvegliò di colpo quando Judd richiuse la porta di ingresso.

    «Oh, dev'essere tardi!» esclamò la donna sistemandosi alla meglio i capelli grigi e stirando con le mani le pieghe della gonna.

    «Mi dispiace, ci è voluto più tempo di quanto mi aspettassi» si scusò Judd.

    «Ma si rende conto da quanto sono qui, signor Shepard?»

    L'anziana donna non aveva mai affrontato l'argomento dei suoi orari irregolari. «La pagherò il doppio per le ore non previste, signora Wahlstrom» disse, prendendo il suo portafogli dalla tasca.

    «Io non voglio denaro, signor Shepard. A me piace fare compagnia a suo figlio» spiegò con sincerità. «È solo che... be', mi preoccupo per lui. Bryan non dovrebbe trascorrere tanto tempo con una persona anziana come me.»

    «Ma... lei è molto brava con Bryan, signora Wahlstrom, ed è per questo che vorrei ricompensarla.» Di nuovo provò a porgerle delle banconote e di nuovo la donna rifiutò.

    «Io mi considero ormai una nonna, per lui» affermò la governante, incrociando le braccia sull'ampio petto. «E c'è qualcosa che credo sia giusto che lei sappia.»

    «Sarebbe?»

    «Quando Bryan recita le sue preghiere, prima di andare a dormire, chiede sempre di avere una madre.»

    Fu come se qualcuno gli avesse sferrato un pugno nello stomaco. Judd si massaggiò

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