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Il piano del milionario: Harmony Collezione
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Il piano del milionario: Harmony Collezione
E-book169 pagine3 ore

Il piano del milionario: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Dalla Grecia agli Stati Uniti, dall'Italia all'Inghilterra, innamorarsi di un milionario non è poi così difficile. Ma riuscire a rapirne il cuore non è un'impresa da tutti.



Jase Moore è determinato a scuotere la facciata da principessa di ghiaccio di Samantha Magnussen: com'è possibile che una donna possa avere la faccia tosta di provare a rubare il marito di sua sorella il giorno stesso delle loro nozze? Il piano di Jase è distogliere l'attenzione della bella Samantha dal novello sposo, e conosce un solo modo per farlo.



Per quale motivo un uomo che nemmeno la conosce ha una così bassa opinione di lei? Questo è quanto si domanda Samantha di fronte all'affascinante sconosciuto che le sta di fronte. E affascinante è dir poco...
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2018
ISBN9788858980705
Il piano del milionario: Harmony Collezione
Autore

Daphne Clair

Autrice residente in Nuova Zelanda, ha scritto la sua prima novella alla tenera età di otto anni.

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    Anteprima del libro

    Il piano del milionario - Daphne Clair

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Taken by the Pirate Tycoon

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2009 Daphne Clair De Jong

    Traduzione di Laura Premarini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-070-5

    1

    Era il matrimonio dell’anno ad Auckland. Sebbene la sposa fosse arrivata dal nulla, figlia di un ex impiegato di Sir Malcolm e Lady Donovan, lo sposo era il loro unico figlio e fino a quel giorno uno dei più ambiti scapoli della Nuova Zelanda. Dopo la cerimonia nella storica chiesa missionaria alle cascate Donovan, la vedova di Sir Malcolm aveva organizzato un sontuoso ricevimento a Rivermeadows, la stupenda casa colonica di famiglia, risalente al diciannovesimo secolo.

    Samantha Magnussen per l’occasione aveva indossato un abito in seta, dal disegno elaborato, di un caldo color crema. Sui suoi capelli biondi era posato un cappello a falda larga, decorato con grandi rose di tulle, che le riparava il viso dal sole e rifletteva sulla sua carnagione una nota calda. La borsetta e le eleganti scarpe italiane fatte a mano s’intonavano perfettamente con il colore del cappello. Samantha non era mai riuscita ad acquisire una vera tintarella, ma l’opera sapiente del salone di bellezza era stata in grado dare alle sue braccia e gambe una convincente tonalità dorata. Nonostante Samantha non trovasse particolarmente interessanti i suoi occhi azzurri ereditati dagli antenati scandinavi, né i capelli poco folti e tantomeno la bocca priva della pienezza voluttuosa che molte donne si procuravano con dolorose iniezioni, sapeva di essere fortunata ad avere lineamenti regolari e una bella pelle liscia. Con un abile trucco, il suo aspetto insignificante poteva passare per un tipo di bellezza e quel giorno lei voleva a tutti i costi apparire al suo meglio.

    Avvicinandosi alla coppia di sposi fermi in cima all’ampia scalinata che portava alla porta d’ingresso della casa, lei avvertì una fitta di gelosia. Bryn Donovan aveva piegato la bella testa scura verso la sua sposa e le stava sorridendo con un’intimità che Samantha non aveva mai provato, né con lui, né con nessun altro uomo.

    Bryn stava stringendo la mano a uno degli ospiti, quando la sua neo mogliettina alzò gli occhi scuri verso Samantha. Notando la differenza di altezza tra sé e la sposa di Bryn, Samantha si chiese con una punta di cinismo perché gli uomini alti scegliessero raramente donne della loro statura. C’era solo un modo per riuscire a trascorrere le prossime lunghe ore: recitare il proprio ruolo a quell’evento mondano. Stampandosi sul viso un sorriso di circostanza, Samantha si presentò a Rachel e, mentre Bryn si voltava al suono della sua voce, aggiunse: «Bryn è davvero un mio caro amico», e basta, ricordò a se stessa. Gli posò una mano sulla spalla e lo baciò frettolosamente sulle labbra tiepide, ma inerti. Sicuramente era un gesto lecito in quel giorno speciale, alcune persone salutavano abitualmente gli amici intimi in quel modo. Poi Samantha fece un passo indietro e la mano, involontariamente, le scivolò lungo la giacca di Bryn. «Congratulazioni» mormorò, provocando un sorriso interrogativo sul viso dell’uomo. «Non avrei mai pensato che tu lo facessi, ma presumo che perfino il più grande albero della foresta a un certo punto debba cadere.» Purtroppo non nella mia direzione... il suo sorriso, nascondendo una delusione acuta, non vacillò.

    Bryn rise. «Molto filosofico, Sam.» Passò un braccio attorno alla vita di Rachel e la attirò a sé. «Sono un uomo fortunato.»

    Samantha aveva visto altri uomini intelligenti e affascinanti, magari anche ricchi, presi in trappola da donne con poco da offrire oltre un bel viso e un lignaggio passabile. Eppure, anche se a Rachel mancava il lignaggio, sembrava dotata di cervello, essendo niente di meno che storica e scrittrice. Studiando la giovane donna, Samantha vide diffidenza negli scuri occhi, forse incertezza, ma anche determinazione nell’inclinazione del mento volitivo. Che Bryn avesse trovato pane per i propri denti? «Sai» gli disse un po’ riluttante, «sono sicura tu abbia ragione, ma lei sa cosa si sta accollando?»

    «Sì, lo so» rispose Rachel con fermezza. «Conosco Bryn da quando avevo cinque anni.»

    Quindi alla larga? Samantha non poté fare a meno di sentirsi incuriosita. Perfino con l’anello di Bryn appena messo al dito, Rachel Donovan non era convinta dell’amore di suo marito. Soffocando la tentazione di sussurrare all’orecchio della sposa di non essere stupida e di sfruttare le cose al massimo ora che Bryn era tutto suo, Samantha esclamò con autentica sincerità, nonostante le costasse da morire: «Vi auguro tutto il meglio! Spero sarete entrambi molto felici». Certamente lo desiderava per Bryn, il suo sguardo si spostò su di lui, ma già Rachel aveva monopolizzato di nuovo la sua attenzione. Sembrava che lui non riuscisse a distogliere gli occhi dalla neo mogliettina nemmeno per un minuto. Samantha si voltò per allontanarsi, con la bocca ancora curvata in un sorriso ironico. I suoi occhi si scontrarono con uno scintillante sguardo verde scuro punteggiato di marrone, a non più di un metro, che la spaventò per il sospetto e l’animosità che emanava. Durò solo un attimo, ma le diede la fugace impressione di un’occhiata feroce e ostile, sotto le ciglia abbassate. Lei ebbe la rapida visione di un naso forte, un labbro superiore tagliato di netto e uno inferiore pieno e sensuale. Una leggera barba di un paio di settimane incorniciava un mento molto mascolino e ostinato, quel look trasandato non aveva mai attratto Samantha, eppure sembrava enfatizzare, invece di sminuire, l’aspetto singolare e affascinante dello sconosciuto. Lei avanzò tra la folla sull’ampio prato, scartando gruppi di ospiti che chiacchieravano reggendo flûte di champagne o tazze di caffè. Felice di non aver indossato tacchi a spillo che sarebbero sprofondati nel terreno, impedendole di avanzare, Samantha prese un bicchiere da uno dei camerieri che giravano. Poi si fermò all’ombra di una vecchia, enorme magnolia e si rese conto che stava quasi ansimando, come se avesse corso invece di camminare a un passo perfettamente normale. Non si era nemmeno guardata attorno, per vedere con chi avrebbe dovuto fare un minimo di conversazione. Poteva anche essere una festa privata, ma molte decisioni di affari venivano prese o fallivano proprio durante eventi del genere.

    C’erano diverse personalità, contatti importanti in potenza, ma nessuno di loro le interessava ed era ancora concentrata sullo sconosciuto che l’aveva fissata con una tale, inspiegabile ferocia. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, di un imprecisato colore scuro, accesi da ciocche che brillavano dorate al sole. Come tutti gli altri uomini presenti era vestito in modo formale, eppure nonostante l’abito grigio perla di fattura impeccabile, la camicia candida e la cravatta di seta verde scuro, sembrava totalmente fuori luogo.

    L’albero gettava un’ampia ombra protettrice sulle sedie sistemate attorno a piccoli tavoli sui cui erano posati piatti con antipasti da veri buongustai. Una rapida occhiata agli ospiti seduti le mostrò che non ne conosceva nessuno e in quel momento si sentì turbata, non in grado di condurre un’educata conversazione con degli sconosciuti. Forse avrebbe dovuto portarsi un accompagnatore, alcuni dei suoi amici maschi sarebbero stati felici di farle un favore. Ma lei non aveva voluto la seccatura di dover fingere ininterrottamente di divertirsi e in più assicurarsi che fosse così anche per chi era con lei. In ogni caso, non aveva bisogno di un sostegno, o una cortina fumogena. Nessuno avrebbe messo in dubbio che Samantha Magnussen fosse senza un accompagnatore solo per sua scelta.

    Muovendo qualche passo fuori dall’ombra, si fermò ad ammirare la dimora dei Donovan. Perfettamente conservata, aveva retto alla prova del tempo con le sue travi dipinte di bianco e le lunghe finestre, il profilo irregolare del tetto e gli alti comignoli. Lei era la figlia di un uomo che aveva fatto la propria fortuna, costruendo palazzi pubblici molto ammirati e case private decisamente esclusive. Durante la sua infanzia, la famiglia era passata dall’inaugurazione di una casa, a un’altra, ognuna più grande e lussuosa della precedente, perfetta pubblicità per gli affari in crescita di suo padre. Tuttavia, Samantha nutriva una speciale predilezione per le vecchie dimore ben curate come quella, con il loro fascino e un’atmosfera di stabilità, focolari di generazioni intere di una stessa famiglia. Era sempre stata curiosa di vedere Rivermeadows ed era davvero ironico che l’occasione per farlo fosse stato l’invito al matrimonio di Bryn Donovan. Ora, lui e la sposa stavano posando per i fotografi sull’ampia scalinata, insieme ai vari membri della famiglia. I gruppi cambiavano da una posa a un’altra, e l’uomo che aveva fissato il suo sguardo ostile su Samantha salì i gradini con altri e posò per diversi scatti. Lei si chiese chi fosse.

    Per la seconda volta i suoi occhi trovarono quelli di lei, e perfino a quella distanza Samantha avvertì la forza potente della sua ostilità, come se qualcosa l’avesse colpita al petto.

    Cos’aveva quell’uomo? Era certa di non averlo mai visto prima in vita sua. Sicuramente non aveva ragione di provare antipatia nei suoi confronti così a prima vista. Nonostante fosse tardo pomeriggio, sentì il sudore formarsi sulla fronte sotto la tesa del cappello. Distogliendo lo sguardo dai gruppi sulla scalinata, scorse un sentiero che portava al retro della casa. Sarebbe certamente stato più fresco là e, inoltre, gli ospiti avevano avuto carta bianca di godere dei giardini per circa un’ora, prima del pranzo ufficiale. Lentamente si diresse vero il retro della casa, dove la gente era radunata su una terrazza all’ombra.

    Oltre la piscina, un passaggio ad arco invitava a una passeggiata sotto gli alberi, tra fiori e piante. Nessuno sembrava avere colto l’opportunità e Samantha era sola mentre, sorseggiando il suo champagne, si avviava per il sentiero ventoso fino a un piccolo padiglione, nascosto da fiori rampicanti. Togliendosi il cappello, entrò nella fresca penombra all’interno e sedette su una panchina. Appoggiò la testa contro la parete e chiuse gli occhi, permettendo alla pace e al silenzio di calmare le sue confuse emozioni. Non si era aspettata di sentirsi così abbattuta per il matrimonio di Bryn Donovan. Lui non aveva mai mostrato il minimo interesse per Sam, anche prima che Rachel Moore tornasse dall’estero e lo conquistasse. Da quando lo conosceva, Bryn era sempre stato coinvolto con qualche donna, precipitandosi a riempire subito ogni pausa tra le sue svariate compagnie femminili. Durante gli ultimi tre anni, lui e Samantha erano stati soci in affari ed erano divenuti amici fidati. Lei non sapeva quando avesse iniziato a sperare che la loro amicizia potesse un giorno trasformarsi in qualcosa di più e ora era troppo tardi. Dall’annuncio del suo fidanzamento, Sam aveva cercato di bandire vane supposizioni, persistenti fantasie di come sarebbe stato essere amata da un uomo come Bryn. Quasi trentenne e in buona salute, responsabile dell’azienda di grande successo ereditata da suo padre, Samantha si era conquistata il rispetto della comunità commerciale, la lealtà di una selezionata cerchia di amici e un’ampia scelta di uomini gradevoli e poco esigenti, ogni volta che aveva bisogno di uno di loro al proprio fianco per ragioni sociali, o semplicemente quando gradiva una compagnia maschile. Tutto ciò che voleva o le serviva era suo, eppure...

    Qualcosa la mise in guardia, forse un’ombra attraverso la soglia, un rumore attutito o un cambiamento nell’aria attorno a lei. Aprendo riluttante gli occhi, subito riconobbe con un sussulto il profilarsi di una sagoma maschile che bloccava l’entrata. L’uomo si era allentato la cravatta verde intonata ai suoi occhi, il colletto della camicia era sbottonato, rivelando un triangolo di pelle abbronzata dal sole. La stava osservando, senza sorridere, appoggiato allo stipite con le braccia conserte e un piede posato ad angolo sull’altra caviglia. Un pirata, pensò lei fantasticando, o un bandito. Dissipato, con la barba lunga e i capelli indomiti, non sembrava appartenere al ventunesimo secolo. Samantha si tirò su a sedere diritta e il cappello le cadde sul pavimento del padiglione ricoperto di foglie. «Mi sta seguendo?» chiese.

    Qualcuno una volta le aveva detto che aveva una nota roca nella voce e, per qualche misteriosa ragione, in quel momento sembrò più accentuata del solito. Desiderò poter ricominciare e porgli la domanda in modo chiaro e secco, ma non sembrava avere impressionato quell’uomo. Il modo in cui un angolo della sua bocca si torse somigliava a un sogghigno. «Perché, sta fuggendo da me?» ribatté lui.

    «Naturalmente no. Non la conosco nemmeno, giusto?» Samantha suppose che forse si

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