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Fuga dall'altare: Harmony Collezione
Fuga dall'altare: Harmony Collezione
Fuga dall'altare: Harmony Collezione
E-book163 pagine2 ore

Fuga dall'altare: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Moglie per contratto.



Rachel Moore è innamorata di Bryn Donovan da quando, anni prima, ha trascorso con lui una notte indimenticabile. Ma Rachel non è niente per lui, solo una sua dipendente...



Poi Bryn, senza alcun preavviso, le chiede di sposarlo, ma la felicità di Rachel per quella richiesta scompare all'istante quando scopre che è stata fatta solo per un tornaconto personale: lui è in cerca di un erede per la dinastia dei Donovan, non del suo amore. La delusione e la convinzione di non poter realizzare quel desiderio spingono Rachel a fuggire da lui, senza tenere in considerazione che Bryn non ha intenzione di rinunciare a quello che gli spetta.
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2018
ISBN9788858991510
Fuga dall'altare: Harmony Collezione
Autore

Daphne Clair

Autrice residente in Nuova Zelanda, ha scritto la sua prima novella alla tenera età di otto anni.

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    Anteprima del libro

    Fuga dall'altare - Daphne Clair

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Timber Baron’s Virgin Bride

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2009 Daphne Clair de Jong

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-151-0

    1

    «Rachel?» domandò Bryn Donovan rivolgendo un’occhiata sorpresa a sua madre. Una ruga che gli solcava la fronte, si sporse dalla sedia a dondolo foderata di velluto verde che, come la maggior parte del mobilio, era nella stanza della vecchia casa praticamente da sempre. «Stai parlando di Rachel Moore?»

    Pearl, cioè lady Donovan, alzò le mani in un gesto che esprimeva meraviglia. Il suo corpo snello e sottile sprofondava in una sedia identica a quella su cui era seduto il figlio, posta dal lato opposto dell’imponente camino di pietra. «Perché no?» replicò, poi serrò le labbra in quella linea decisa che Bryn conosceva così bene. Perché dietro quel viso angelico illuminato da occhi blu come il mare, albergava un cervello acuto e una volontà di ferro.

    «Non è un po’ giovane?» obiettò lui.

    Pearl scoppiò a ridere. «Forse hai dimenticato» riprese, «che la sua famiglia ha lasciato Rivermeadows ormai da dieci anni. Rachel è una storiografa molto qualificata. Ti ho detto, vero, che ha già scritto un libro? Anzi, due.»

    Ovviamente Bryn non poteva confidare a sua madre che aveva fatto di tutto per cancellare dalla sua mente ogni dettaglio riguardante quella ragazza.

    «Sai che tuo padre ha sempre avuto intenzione di far scrivere la storia della nostra famiglia» insistette Pearl.

    «Ne ha parlato» concesse Bryn. In effetti era stato uno dei suoi progetti, fin quando un’apparentemente innocente passione per i migliori vini e liquori lo aveva portato a una fine prematura.

    «Bene...» La vedova puntò in avanti il mento. «Voglio fare questo in sua memoria. Credevo che ti avrebbe fatto piacere» aggiunse, lo sguardo velato dal sospetto.

    La freddezza che lo aveva aiutato a diventare, a soli trentaquattro anni, uno fra gli uomini d’affari più ricchi e stimati della Nuova Zelanda non lo difendeva contro quella forma di assalto tipicamente femminile. Dopo un anno e mezzo di lutto, per la prima volta sua madre stava mostrando interesse per qualcosa, rifletté Bryn. In effetti quel giorno l’espressione del suo volto era più distesa e i suoi movimenti meno meccanici di come lo erano stati dalla morte del marito.

    Che il viso di Rachel Moore, appena diciassettenne, incorniciato da una massa di riccioli ribelli, che i suoi occhi nocciola così pieni di fiducia, che le labbra troppo giovani e troppo tentatrici occasionalmente trovassero ancora posto nei suoi sogni era solo un suo problema, decise. E lo era anche il fatto che tali sogni lo lasciavano in preda a imbarazzo e a vaghi sensi di colpa. In tutta onestà, non se la sentiva di raffreddare l’entusiasmo di sua madre per il nuovo progetto. «Pensavo fosse in America» commentò. In effetti Rachel si era trasferita negli Stati Uniti per seguire un corso di specializzazione dopo aver conseguito la laurea in storia.

    «È tornata» annunciò Pearl compiaciuta. «Comincerà a lavorare come docente presso la facoltà di Auckland l’anno prossimo, ma intanto ha bisogno di fare qualcosa durante i prossimi sei mesi. Lei è la candidata perfetta» dichiarò con convinzione. «Sarà un conforto per noi affidare l’incarico a qualcuno che non sia un perfetto estraneo. Potrà abitare qui...»

    «Qui?» la interruppe Bryn. «Ma i suoi genitori...» Il conduttore della fattoria e sua moglie, governante, avevano lasciato il loro posto di lavoro e si erano trasferiti nelle verdi vallate del distretto Waikato quando la loro figlia aveva dovuto recarsi lì per frequentare l’università. Lui aveva supposto che i contatti con i genitori di Rachel si fossero limitati a qualche cartolina per Natale, ma evidentemente sua madre non aveva risparmiato sulle telefonate.

    «È con loro adesso» spiegò lady Donovan. «Sarà pronta per cominciare al massimo fra due settimane. Dovrà avere accesso a tutti i documenti più riservati della famiglia, e non voglio che questi documenti escano da casa mia.» Una lieve ansia si dipinse sul suo viso. «Ovviamente tutto questo ha un suo costo, ma certamente noi possiamo permetterci di...»

    «Nessun problema» decise Bryn, arrendendosi con riluttanza. «Sempre che lei voglia l’incarico» precisò, augurandosi il contrario.

    Pearl gli scoccò il più dolce dei suoi sorrisi. «La madre di Rachel e io abbiamo già organizzato tutto.»

    Rachel si era detta che, forse, in dieci anni Bryn Donovan era cambiato, che magari una incipiente calvizie minacciava quelli che lei ricordava capelli neri e lucenti, o che tante cene di lavoro fossero state la causa di una pancetta che rovinava un fisico altrimenti perfetto. Magari il naso aristocratico era diventato rosso per il troppo bere, nel caso in cui avesse preso da suo padre. Il padre, cioè il compianto sir Malcom che, nonostante le sue debolezze, era stato un gran lavoratore, e anche un uomo molto buono, tanto da aver meritato il suo titolo proprio per le generose donazioni a organizzazioni sociali e per il notevole contributo che aveva dato all’economia nazionale.

    Ma il suo unico figlio ed erede era bello come sempre.

    Mentre scendeva dal bus alla stazione di Auckland lo notò immediatamente fra le persone che aspettavano di salire sul veicolo, o di accogliere i passeggeri. Quasi come per dichiarare che lui era un uomo che aveva bisogno di più spazio rispetto ai comuni mortali, se ne stava da parte, un po’ distante dalla folla.

    Le lunghe gambe erano fasciate da un paio di jeans, una camicia nera e larga non nascondeva l’ampiezza delle spalle, e chiaramente non c’era di traccia di grasso sul suo fisico possente.

    Sentì farfalle danzarle nello stomaco mentre esitava per un istante sull’ultimo gradino del bus prima di appoggiare il piede sul marciapiede.

    Gli occhi di Bryn le apparvero argentati alla luce del tardo pomeriggio. Osservava i nuovi arrivati e, quando la vide andargli incontro, non si mosse, ma un sorriso appena accennato gli incurvò le labbra. Osservò la giacca verde e la gonna dello stesso colore che aveva scelto per il viaggio, e annuì come per manifestare la sua approvazione prima di spostare lo sguardo sul nodo in cui lei aveva costretto i folti capelli neri, nel tentativo di sembrare più alta e di inventarsi un aspetto di donna matura e professionale.

    «Rachel» esordì Bryn quando lo raggiunse, la voce di una tonalità più bassa di quella che lei rammentava, «sei molto... elegante» aggiunse.

    Il che voleva dire, Rachel ipotizzò, che era cambiata rispetto alla vivace ragazzina che era stata un tempo. «Sono passati molti anni» replicò, lieta che la sua voce risuonasse chiara e sicura, esattamente come quella di una professionista di successo doveva essere. «Sono cresciuta.»

    «Lo vedo.»

    Un lampo di interesse illuminò gli occhi di lui, ma sparì in un istante. Rachel sentì un brivido correrle lungo la schiena. Non un brivido di paura, ma la manifestazione di una emozione ancora più tumultuosa. Dieci anni, e subiva ancora il suo fascino. Non era il suo un atteggiamento stupido? «Tua madre?» chiese. Quando la signora Donovan, anzi, lady Donovan, le aveva detto che l’avrebbero aspettata ad Auckland, perché proprio non era il caso che prendesse un altro bus per arrivare a Donovan’s Fall armata di bagagli e computer, non aveva capito che avrebbe trovato solo Bryn alla stazione dei pullman.

    «È a Rivermeadows» spiegò lui. «Intenta a preparare caffè e pasticcini.»

    Recuperarono il bagaglio e si allontanarono dalla città a bordo di una fiammante BMW. «Grazie per essermi venuto a prendere» disse Rachel, distogliendo lo sguardo dal mare blu del porto di Waitemata. «Spero che non sia stato un problema per te.»

    «Per niente.»

    «Ma tu non abiti più a casa... A Rivermeadows intendo, giusto?» domandò Rachel, ricordando che sua madre le aveva parlato della povera Pearl che vagabondava da sola nella grande residenza.

    «Ho un appartamento in città» confermò Bryn, «ma, da quando è morto mio padre, trascorro tutti i fine settimana con mia madre, e a volte anche dei giorni feriali. Ho cercato di convincerla a traslocare, ma lei non vuole sentire ragioni.»

    La proprietà Donovan una volta era stata il cuore di una piccola comunità rurale, ma anche prima della partenza di Rachel e dei suoi genitori, era diventata un’isola di verde al centro di una periferia in crescente aumento, servita da una rumorosa autostrada.

    «È a un’ora di auto dalla città» ricordò Rachel. «Tua madre guida ancora?» pensando alla piccola decappottabile rosso fragola, e alla disinvoltura di Pearl al volante, una cosa che strappava spesso proteste al marito e al figlio, e alle quali lei replicava ridendo, sottolineando che i loro erano solo pregiudizi nei confronti delle donne.

    «Non esce quasi mai di casa dalla morte di mio padre» rispose Bryn serio. «Forse la tua compagnia sarà un bene per lei» ammise poi con un tono quasi riluttante.

    Ma se Bryn non era entusiasta, lei lo era ancora di meno, pensò Rachel. Quando sua madre le aveva comunicato esultante di averle trovato il perfetto lavoro temporaneo, a fatica lei aveva nascosto il suo sgomento scoprendo che la sede sarebbe stata Rivermeadows. «Ma è così lontano da te e papà» aveva replicato cercando di nascondere la sua perplessità. Al che sua madre aveva ragionevolmente precisato che Rivermeadows non era lontana quanto l’America.

    Poiché non era riuscita a congegnare un’altra scusa plausibile, e considerata anche la retribuzione decisamente superiore a quella di qualsiasi altro contratto che avrebbe potuto trovare, non aveva avuto altra scelta se non accettare. «Sono impaziente di rivedere Rivermeadows» disse in quel momento. «Ho dei ricordi davvero belli legati al posto.»

    Bryn le scoccò un’occhiata di traverso prima di riportare la sua attenzione alla strada, ma non commentò.

    Rachel allora si voltò verso il finestrino, sforzandosi di non indugiare su un particolare ricordo, convinta che lui avesse dimenticato l’episodio. Un momento cruciale della sua vita di adolescente preda di una marea di emozioni confuse, certo, ma Bryn a quel tempo era già un adulto. «Mi è dispiaciuto sapere di tuo padre» disse, poi si voltò verso di lui per scoprire un’espressione illeggibile sul suo volto. «Ho scritto una lettera a tua madre.»

    Bryn annuì. «La morte del marito è stato un duro colpo.»

    «Sei preoccupato per lei.»

    «È così ovvio?»

    Lo è solo per chi ti conosce e ti vuole bene, fu sul punto di dire Rachel, ma poi cambiò idea. Bryn avrebbe pensato che stava dando troppa importanza a un’amicizia ormai appartenente al passato, e avrebbe avuto ragione. Da ragazzina aveva osservato ogni suo movimento, si era inebriata di ogni sua espressione. Ora però era cambiata, e probabilmente era cambiato anche Bryn. A venticinque anni gli era stata affidata la direzione di un nuovo settore dell’azienda di esportazione di legname di famiglia, l’Overseas Development. Aveva fatto un lavoro fantastico, portando il nome dei Donovan alla ribalta sui mercati internazionali, stringendo associazioni in tanti Paesi diversi. Ora era al comando di tutta la società. Non c’era da sorprendersi se il suo era l’atteggiamento dell’uomo che aveva il mondo in mano, e che sapeva esattamente come fare per ottenere il massimo vantaggio da ogni situazione.

    La casa era esattamente come Rachel ricordava, una splendida residenza a due piani perfettamente conservata che risaliva alla fine del diciannovesimo secolo. Vecchie querce e magnifiche magnolie con i rami carichi di

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