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Solo per amore: Harmony Destiny
Solo per amore: Harmony Destiny
Solo per amore: Harmony Destiny
E-book143 pagine2 ore

Solo per amore: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

TRE PER TRE - Vol. 1. Una notte di dodici anni prima Sheila era diventata donna e madre tra le braccia di Caleb Bishop, tuttavia aveva deciso di tenere nascosta la vera paternità del bambino e accettato di sposare un uomo più vecchio di lei. Ora Caleb è tornato in città, ma per amore di suo figlio Sheila deve combattere contro l'attrazione che la spinge verso di lui. Caleb non ha però intenzione di arrendersi. Il suo primo obiettivo è conquistarla, il secondo...

I volumi della serie:

1) Solo per amore

2) Così come sei

3) Provaci, Jake!
LinguaItaliano
Data di uscita9 gen 2017
ISBN9788858959923
Solo per amore: Harmony Destiny
Autore

Sylvia Plath

Sylvia Plath was born in 1932 in Massachusetts. Her books include the poetry collections The Colossus, Crossing the Water, Winter Trees, Ariel, and Collected Poems, which won the Pulitzer Prize. A complete and uncut facsimile edition of Ariel was published in 2004 with her original selection and arrangement of poems. She was married to the poet Ted Hughes, with whom she had a daughter, Frieda, and a son, Nicholas. She died in London in 1963.

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    Anteprima del libro

    Solo per amore - Sylvia Plath

    successivo.

    1

    CALEB BISHOP LASCIÒ cadere la valigia sul portico. Era a casa, anche se aveva la strana sensazione che quella vecchia fattoria a Crooked Oak non fosse più casa sua. Se ne era andato a diciotto anni ed era tornato solo due volte, una per il funerale del nonno e l'altra per le nozze di sua sorella.

    Diede un colpetto al dondolo e lo guardò oscillare ripensando all'estate in cui aveva aiutato il nonno a costruirlo. All'epoca suo fratello Jake aveva sei anni ed era in giro da qualche parte. Hank era militare e Tallie, il maschiaccio della famiglia, ne aveva quattordici. Lui ne aveva appena compiuto sedici e, per il compleanno, aveva ricevuto una Camaro nera, la macchina che aveva distrutto due anni più tardi, la notte dopo la maturità.

    Si voltò verso il divanetto e cercò la chiave sotto il cuscino. Quando la trovò, scosse la testa e sorrise. Certe cose non cambiavano mai, soprattutto in un posto come Crooked Oak, nel Tennessee. Forse, quello era il motivo per cui era tornato lì, dove la vita era semplice e le persone gentili.

    Usando la destra, inserì la chiave nella toppa e girò la maniglia. Ma la porta non si aprì. Forse Tallie aveva cambiato la serratura e si era dimenticata di avvertirlo?, si chiese stringendo i denti. Provò con la mano sinistra e quella volta la porta cigolò sui cardini. Caleb imprecò sottovoce.

    Le cose semplici erano quelle che gli riuscivano più difficili da quando la mano destra non funzionava più come prima, rifletté fissandosi il braccio invalido. A volte rimpiangeva che non glielo avessero tagliato. In fondo, a cosa gli serviva, se era esanime dall'ascella in giù?

    Con un piede aprì la porta ed entrò. Casa dolce casa...

    In sottofondo udì una voce femminile che canticchiava un motivetto di Lionel Richie. Caleb si irrigidì. Chi diavolo era? Certamente non Tallie. Viveva a Nashville dopo le nozze col governatore dello stato. Allora, chi poteva essere? Nessun altro sapeva che sarebbe tornato a casa.

    Forse Tallie aveva chiamato una donna del posto per dare una rinfrescata alla fattoria, decise Caleb, posando la valigia per terra e dirigendosi in soggiorno.

    «Chi c'è?» gridò augurandosi che, chiunque fosse, sapesse tenere la bocca chiusa. Aveva bisogno di qualche giorno di tranquillità prima che si spargesse la voce che la celebrità locale era tornata nella cittadina natale. Caleb Bishop, il campione degli Atlanta Braves, anche se ora non lo era più.

    «Oh... non... non ti aspettavo fino a stasera» balbettò la donna, una bionda, alta e robusta, che indossava una tuta da lavoro. Doveva essere sulla trentina e il suo viso, privo di trucco, gli risultò vagamente familiare, come se l'avesse già vista.

    «Mi spiace» si scusò ancora. «Tallie mi ha chiesto di aprire le finestre e riempire la dispensa. Dice che forse non uscirai per qualche giorno.»

    Lo fissò con quegli enormi occhi azzurri e, da come continuava a balbettare, sembrava che la sua presenza la rendesse nervosa.

    «Non c'è problema» la rassicurò Caleb, squadrandola da capo a piedi. Era una donna solida e forte, per certi versi attraente. Era sicuro di conoscerla, ma non ricordava dove l'avesse vista. «Sono contento che Tallie ti abbia assunto per occuparti della casa. Pensi di poter venire un paio di volte alla settimana?»

    «Scusa?» mormorò lei, allibita.

    «Mia sorella non ti ha assunto per badare alla casa mentre sono qui?»

    «Oh.» Arrossì e le lentiggini che aveva sugli zigomi scomparvero. «Tallie non mi ha assunto. Siamo amiche. Ho accettato di venire per farle un piacere.»

    Di colpo Caleb ricordò. «Sheila Hanley! Mio Dio, non ti avevo riconosciuto.» Sheila Hanley, la ragazza che l'aveva aiutato a superare la maturità e a vincere una borsa di studio per il baseball. Come poteva non averla riconosciuta? Era dimagrita e i capelli biondo scuro erano diventati più chiari, striati dal sole, ma per il resto non era cambiata molto.

    «Sheila Vance» lo corresse.

    «Oh, sì, giusto. Hai sposato Dan Vance e hai avuto un figlio.» Caleb si scervellò cercando di ricordare cosa gli avesse raccontato Tallie a quel proposito. «Mi spiace per Dan. Era un brav'uomo. Mi è sempre piaciuto. Tu e Mike avete rilevato il garage dopo che è morto, vero? Come sta Mike? Tuo fratello era un vero amico quando eravamo ragazzi.»

    «Sta bene. Si è sposato e aspetta il suo primo figlio. Io e lui abbiamo comprato le quote dell'officina e ora la mandiamo avanti.» Sheila indicò la cucina. «Ti ho lasciato la cena in caldo e ti ho preso provviste per una settimana.»

    «Grazie, Sheila. Apprezzo ciò che hai fatto.» Quando fece un passo avanti, lei indietreggiò.

    «Prego. Io... io esco dalla porta sul retro.» Così dicendo, si voltò e si avviò verso l'uscita.

    Caleb la chiamò. «Aspetta.»

    Lei si fermò, ma non si girò.

    «Mi spiace di non averti riconosciuto...» si scusò di nuovo.

    «Non preoccuparti. Siamo certo entrambi cambiati molto in questi dodici anni.»

    «Perché non ti ho visto al funerale del nonno e al matrimonio di Tallie?» Sheila era una delle migliori amiche di sua sorella, perciò Caleb non riusciva a spiegarsi la sua assenza a due eventi così importanti.

    «C'ero, Caleb, solo che tu non mi hai visto. D'altronde, come avresti potuto? Il giorno del funerale di tuo nonno sei arrivato e ripartito immediatamente.» Mentre parlava Sheila si voltò lentamente. «E quando si è sposata Tallie, sei arrivato tardi. Inoltre, avevi occhi soltanto per la tua fidanzata.»

    Il pensiero di Kimberly gli provocò una stretta al cuore. Caleb cercò di bloccare il dolore, ma il viso di Kimberly gli apparve come in un sogno. Occhi nocciola. Bocca grande e sensuale. Corpo delicato. Era la donna più bella che avesse mai visto in vita sua. E l'aveva uccisa.

    Notando la sua reazione, Sheila rimpianse di averla nominata. «Mi spiace. Non credevo che...»

    «Va tutto bene» la rassicurò Caleb. «Kimberly è morta un anno fa. Ormai, dovrei essere in grado di parlarne. Inoltre, hai ragione. Il giorno del matrimonio di Tallie, non avevo occhi che per lei.»

    «Era molto bella» convenne Sheila. «Eravate una coppia perfetta.» Non avrebbe mai dimenticato come si era sentita brutta e insignificante quando li aveva visti insieme, Caleb e la famosa modella. Sembravano fatti l'uno per l'altro.

    «Non siamo più così perfetti, eh?» Caleb si strofinò il braccio destro. «Kim è morta e io... io sono fuori uso.»

    Dentro di lei, da qualche parte, esisteva ancora la ragazzina ingenua che aveva adorato Caleb Bishop e che era disposta a fare qualsiasi cosa per lui... Ecco perché Sheila provò comprensione per l'uomo che aveva davanti e che ormai era poco più di un estraneo.

    «Solo perché la tua carriera come giocatore di baseball è finita non significa che tu sia inutile» commentò con voce calma e aspra al tempo stesso. «Sei ricco, bello e intelligente. C'è tanta gente che darebbe parecchio per avere ciò che hai tu.»

    Consapevole che Sheila l'aveva rimesso a posto, come sempre, Caleb scoppiò in una risata e dopo si sentì meglio. Ormai era da tanto tempo che non era più capace di ridere di se stesso. Di solito nessuno osava parlargli in modo così diretto e schietto.

    «Ora ricordo che la schiettezza era una delle doti che ho sempre apprezzato in te» osservò. «Non hai mai finto come le altre. Hai sempre detto ciò che pensavi e mi hai dato parecchie lavate di capo durante l'ultimo semestre di scuola.»

    «Mi stupisce che tu abbia ricordi così vivi di quel periodo. Sono passati tanti anni.» Una vita, pensò Sheila. La vita di Danny.

    «Malgrado non ti abbia riconosciuto subito, mi rammento benissimo di te e di quando tentavi di inculcarmi un po' di buonsenso. Senza il tuo aiuto non avrei mai superato l'esame di maturità e non avrei potuto continuare a giocare a baseball all'università. Ti devo molto, Sheila.»

    «Tuo nonno mi ha pagato per darti lezioni. Per me era un lavoro e lo facevo anche per altri ragazzi. E poi mi hai portato fuori a festeggiare la maturità. All'epoca ha significato molto per me. Avevi tutte le ragazze della contea ai tuoi piedi.»

    Sheila si rimproverò per avergli menzionato quella notte. Per il bene suo e di Danny, era meglio che Caleb Bishop dimenticasse ogni dettaglio. Altrimenti, rischiava di scoprire la verità che gli aveva nascosto per dodici anni.

    «Dio, è stata una notte fantastica, vero? Ero in procinto di partire per le vacanze estive ed ero orgoglioso per avere ottenuto la borsa di studio.»

    «Sì, è stata una gran notte» concordò Sheila. «Ma ora devo andare. Danny mi aspetta...» Si bloccò di colpo, a metà della frase.

    «Danny? È tuo figlio?» chiese Caleb. «Si chiama come suo padre?»

    «Sì, Danny è mio figlio» gli confermò indietreggiando verso la porta. «Spero ti piaccia la cena. E se hai bisogno di qualcosa, dammi un colpo di telefono. Ti ho lasciato il mio numero su quel taccuino.» E indicò un tavolino in soggiorno.

    «Mi piacerebbe che tu potessi rimanere ancora un po'. Io... » Stava per dirle che si sentiva solo e che aveva bisogno di qualcuno con cui parlare. Qualcuno che lo ascoltasse e lo sgridasse, se necessario. Ma Sheila aveva la sua vita. Un figlio. Una casa. Un lavoro. Non aveva tempo da dedicargli. Dopotutto, lui non era nessuno. Solo il fratello della sua amica Tallie.

    Non farti impietosire da quegli occhi tristi, si ammonì Sheila. Non permettergli di entrare nella tua vita. Se lo farai, soffrirai ancora. E questa volta non saresti solo tu a soffrire. Ma anche Danny.

    «Devo proprio andare» ribadì, ma esitò, attirata da lui, come in passato.

    Caleb Bishop era stato un ragazzo stupendo, con lineamenti talmente perfetti da essere quasi femminili. E ora, da uomo maturo, era anche meglio. Alto, muscoloso, aveva perso la magrezza della gioventù e aveva acquistato una maggiore consapevolezza.

    Caleb studiò la donna che aveva di fronte. «Grazie per ciò che hai fatto. Sei stata gentile ad aprirmi la casa e a prepararmi la cena.» Gli era sempre piaciuta Sheila e aveva anche pensato a lei qualche volta. Non credeva di avere mai conosciuto un'altra donna così. Oh, ne aveva amate parecchie, ne aveva sedotte altrettante, ma non le aveva mai apprezzate. Neppure Kim, che era

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