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Accordo col capo: Harmony Collezione
Accordo col capo: Harmony Collezione
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E-book169 pagine2 ore

Accordo col capo: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Lui le ha fatto una proposta oltraggiosa: portare il suo anello... fino a nuovo ordine!

Quando Abby Walker viene incaricata dal suo carismatico e sexy capo di fingere di essere la sua fidanzata per qualche tempo, per lei è l'avverarsi di un sogno. E questo ancora prima di sperimentare la sua sconvolgente sensualità - ancora e ancora... Lasciarsi andare tra le braccia di Gabriel è facile, così come è naturale fingere di pendere dalle sue labbra. Ma quando la finzione inizia ad avvicinarsi pericolosamente alla realtà e la loro passione minaccia di distruggerla, Abby sarà costretta a decidere se donare il suo corpo - e la sua anima - all'uomo di cui si è perdutamente innamorata.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mar 2019
ISBN9788858995112
Accordo col capo: Harmony Collezione
Autore

Cathy Williams

Autrice originaria di Trinidad, ha poi studiato in Inghilterra, dove ha conosciuto il marito.

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    Anteprima del libro

    Accordo col capo - Cathy Williams

    successivo.

    1

    «Sei in ritardo.» Gabriel spinse la sedia su cui era seduto lontano dalla massiccia scrivania in noce e guardò accigliato la snella donna bruna che si avvicinava in tutta fretta.

    Aveva un computer portatile sotto il braccio e una tazza di caffè nella mano libera. Fin qui tutto normale. Ma non erano le otto e mezzo, orario in cui avrebbe dovuto arrivare al lavoro. Non erano nemmeno le nove e mezzo, in effetti. Erano le dieci passate e la cosa era decisamente insolita. Gabriel rivolse un'occhiata significativa all'orologio e rialzando gli occhi incontrò lo sguardo di lei.

    «Lo so.» Abby abbassò la testa e posò la tazza sulla scrivania, poi si sedette di fronte a lui.

    Esternamente era calma e composta come sempre. La calma era una qualità fondamentale per poter lavorare con il suo adrenalinico e irascibile capo. Senza una massiccia dose di questa dote, nessuno avrebbe potuto mantenere il posto di lavoro per più di sei mesi e lei era la sua assistente personale da più di due anni.

    Internamente però era un fascio di nervi, perché di lì a poco avrebbe dovuto scuotere profondamente le fondamenta della vita di Gabriel ed era un uomo che non amava i cambi di programma, soprattutto se dipendenti dalla volontà di qualcun altro.

    «Allora?» Gabriel scattò in piedi, la fronte corrugata, ogni senso in allerta perché se si poteva affermare qualcosa con sicurezza a proposito della sua segretaria era che fosse l'essenza stessa dell'efficienza e della prevedibilità. Non ricordava l'ultima volta in cui era arrivata in ritardo. Anzi sì. Non era mai accaduto. «Non tenermi sulle spine.» Si avvicinò lentamente fino a incombere su di lei. «Sai quanto sono noioso. Non sopporto di essere tenuto all'oscuro.»

    Nessuno avrebbe mai potuto accusare Gabriel di essere noioso e Abby, distraendosi momentaneamente dal compito che l'attendeva, gli rivolse un'occhiata esasperata. Come sempre però, il contatto diretto con gli occhi scuri come la notte di Gabriel la lasciò leggermente senza fiato. Abby non apparteneva alla lunga schiera di donne tra i diciotto e gli ottant'anni che arrossivano e iniziavano a ridacchiare istericamente nel momento in cui Gabriel posava gli occhi su di loro, ma il suo sguardo aveva comunque un certo effetto su di lei, anche se aveva imparato da tempo a ignorarlo.

    «Ti dispiacerebbe sederti?» chiese nascondendo ogni segno di turbamento. Il suo capo aveva gli occhi d'aquila ed era abilissimo a cogliere ogni minima reazione sul viso dei propri interlocutori e a usarla a suo vantaggio.

    «Dunque?» Si sedette sul bordo della scrivania, ancora troppo vicino ma almeno non più incombente. «Perché questo strano ritardo? Un appuntamento urgente dal dentista? Un gatto malato bisognoso del veterinario? Postumi di una serata intensa?»

    Gabriel non disdegnava un po' di imprevedibilità e di varietà, nella sua vita privata, anche se la varietà era solo un ricordo del passato, visto che si avviava a grandi passi verso il matrimonio. Sul lavoro però l'imprevedibilità non era una cosa che sembrasse opportuno incoraggiare e sperava che la sua fidata assistente non fosse sul punto di trasformarsi in un'impiegata inaffidabile. Ciò avrebbe causato una serie di problemi, primo dei quali il fatto che non riusciva a immaginare di avere una relazione professionale tanto proficua con nessun altro. C'era qualcosa nel carattere calmo e pacato di lei che compensava l'aggressività della sua personalità e lo teneva con i piedi per terra in modi ai quali ormai aveva fatto l'abitudine.

    Impallidì quando nella sua mente si prospettò un'altra ipotesi, ben peggiore di un'emergenza veterinaria o di un improvviso mal di denti. «Non sei... vero?»

    «Non sono cosa?»

    «Non so nemmeno se hai un fidanzato. Lavori per me da due anni e non so nulla della tua vita.»

    «E questo che importanza ha?» Abby arrossì.

    «Di solito i datori di lavoro conoscono almeno qualche dettaglio della vita privata dei dipendenti. Sei così riservata, Abby. Perché sei così riservata?»

    «Gabriel, non riesco davvero a capire dove tu voglia andare a parare.»

    «Se avessi saputo dell'esistenza di un uomo nella tua vita, mi sarei preparato all'inevitabile.»

    Abby lo guardò confusa. «Inevitabile?»

    «Un semplice processo di deduzione. Non sei mai arrivata tardi prima. La cosa più logica da supporre è che tu non sia stata bene. Eppure eccoti qua, in perfetta forma. Quindi... Un malore momentaneo? Magari una rapida visita dal dottore? Sto cercando di collegare tutti i punti...»

    Gli occhi acuti di lui si fissarono sul suo ventre piatto e Abby sentì i propri muscoli irrigidirsi. Poi sentì qualcos'altro, una sensazione che le fece trattenere bruscamente il fiato, perché era riuscita a penetrare le spesse barriere protettive di cui si era circondata per proteggersi dall'intensità e dalla virilità del suo capo.

    «Che punti stai unendo? Non sono incinta» affermò con impazienza. «E se non parlo della mia vita privata non è perché io abbia qualcosa da nascondere, ma perché è un argomento che non ti riguarda, Gabriel.»

    «È strano. Le donne di solito amano parlare della propria vita. Ma non posso dire di non essere sollevato» continuò, visibilmente meno teso. «E voglio dirti fin da ora che non avrai nulla da temere se e quando dovessi rimanere incinta. Non appartengo a quella categoria di uomini maschilisti convinti che una donna con un figlio costituisca un problema sul lavoro.»

    «La parità dei sessi ha fatto molta strada dal medioevo a oggi.» Abby non riusciva a capire come il suo semplice discorso avesse potuto prendere una piega tanto strana, ma poi si rese conto di non aver ancora detto una parola.

    «Così parrebbe, non è vero?» replicò Gabriel con una smorfia. «Credimi quando ti dico che le cose non stanno proprio così.» Fece una pausa. «Non mi hai ancora detto perché sei arrivata in ritardo.»

    «Io... ehm... Gabriel, ieri sera sono uscita...» Non era certo il discorso diretto che si era preparata, ma non aveva previsto le interruzioni del suo imprevedibile capo. «Ero in discoteca...»

    «In discoteca? Di giovedì?»

    «Sì, Gabriel. Non è poi così strano. Al contrario, il posto era pieno. Perché le persone escono, vanno in discoteca. Anche di giovedì.» Abby sapeva di essere paonazza e la situazione peggiorò quando ripensò a cosa l'aveva spinta a mettere piede in una discoteca. Un appuntamento con un uomo conosciuto su un sito di incontri, che era sembrato molto promettente a inizio serata, quando si erano incontrati in un tranquillo bar del centro per un drink. Certo, aveva dovuto sforzarsi di non guardare troppo spesso l'orologio e continuare a ripetersi che dopo due anni di solitudine era arrivato il momento di rimettersi in gioco, ma...

    Di bell'aspetto e con un buon lavoro come contabile in una grossa società, non era certamente un orco. Non aveva avuto motivo di rifiutare la sua offerta di andare a ballare. Come avrebbe potuto sapere che, quattro ore più tardi, quella che era iniziata come una serata carina sarebbe diventata interminabile e noiosa?

    Forse era per quel motivo che aveva iniziato a guardarsi intorno, approfittando del fatto che il suo accompagnatore si fosse avventurato tra la folla in direzione del bar per ordinare da bere.

    L'abbigliamento che aveva scelto, decisamente poco adatto a un locale di tendenza affollato e surriscaldato, iniziava a darle fastidio e osservare la gente intorno a lei era stata una gradita distrazione che le aveva permesso di non abbandonare il suo cavaliere scappando in tutta fretta verso l'uscita più vicina.

    Non si era aspettata di riconoscere nessuno. Non conosceva nessuno che amasse frequentare quel tipo di locali. In effetti, la sua cerchia di amici era limitata alle ragazze con cui giocava a tennis una volta a settimana e a un gruppetto di ex compagne di università che passavano più tempo a organizzare un incontro che a incontrarsi davvero.

    Il locale era buio, ma le era stato impossibile non notare Lucy, la promessa sposa di Gabriel. Come avrebbe potuto non notare la folta chioma dorata e le lunghe gambe che sembravano infinite e facevano girare la testa a ogni uomo per la strada?

    Lucy Jackson era una modella dal carattere dolcissimo e, non solo Abby si era stupita nel vederla in quella discoteca, era rimasta sconvolta nel vederla assumere atteggiamenti intimi con un ragazzo bello quanto lei.

    Lo shock aveva rapidamente ceduto il posto alla confusione e poi alla rabbia, perché come poteva fare una cosa simile a Gabriel?

    Era rimasta a fissarla inorridita finché Lucy, avvertendo i suoi occhi su di sé, non si era girata e aveva incontrato il suo sguardo. Nell'ora successiva Abby si era ritrovata a rimpiangere il suo noioso accompagnatore, perché una piagnucolante Lucy l'aveva fermata e trascinata nell'angolo più tranquillo del locale.

    «Credevo davvero di poter sposare Gabriel! Non è che io non tenga a lui, ma... È solo che non è il mio tipo. Mamma e papà erano così felici, quando mi ha chiesto di sposarlo, ma non posso farlo. È così... così serio, sempre al lavoro...»

    Abby dovette mordersi le labbra per non ribattere che non sarebbe stato possibile gestire un impero tecnologico che fatturava miliardi ogni anno prendendosi continue, lunghe vacanze e partecipando ogni sera a una festa diversa.

    «Vorrei che non avessi visto... sai...» Si era morsa ansiosamente un labbro, «... ma Rupe mi capisce davvero. È un modello come me e non si stranisce ogni volta che si parla di divertirsi. So che non è un buon partito quanto Gabriel e papà vorrà uccidermi, ma onestamente, Abby, non posso andare avanti così. Ora che lo sai, per favore, per favore, potresti dirlo a Gabriel? Si arrabbierà e so che io cederei subito, perché non mi piace ferire le persone...»

    Abby era rimasta a bocca aperta. «Dirlo a Gabriel? Sei forse impazzita?»

    Ma la dolce Lucy aveva dimostrato di saper essere testarda. Aveva insistito, supplicato e versato lacrime finché Abby non aveva ceduto.

    Ora che si trovava di fronte a Gabriel però, non sapeva come affrontare il discorso. Prese un profondo respiro e disse in tono disinvolto: «Non indovinerai mai chi ho incontrato nel locale».

    Gabriel la guardò socchiudendo gli occhi. «Sento che ci stiamo avvicinando al nocciolo della questione. Perché non vieni al dunque, invece di girarci attorno?» Allargò le braccia in un gesto benevolo. «Credo scoprirai che non mi stupisco facilmente di quello che può accadere in una discoteca. C'è un motivo se ho smesso di frequentare qualunque tipo di locale al di fuori di quelli di mia proprietà.»

    Stava perdendo tempo. Gabriel non sembrava preoccupato della cosa, ma le ore del giorno sembravano sempre insufficienti per portare a termine tutti gli incarichi della giornata e Abby non moriva dalla voglia di fermarsi in ufficio fino a tardi, dopo essere stata messaggera di cattive notizie. Non aveva idea di come avrebbe reagito a quello che aveva da dirgli, ma in ogni caso prevedeva una giornata pesante.

    «Ho visto Lucy.»

    «Lucy, la mia fidanzata?»

    «Proprio lei.» Rimase a guardarlo per qualche istante, la testa leggermente inclinata.

    «Se ti aspetti una scenata di gelosia» commentò Gabriel asciutto, «aspetterai a lungo. Lucy è una persona indipendente e se vuole andare in discoteca è liberissima di farlo.» Si distrasse per un momento, pensando con chi Abby fosse andata a ballare. Un gruppo di donne ansiose di buttarsi nella mischia, un cocktail in una mano e un occhio sempre vigile sulle borsette posate in un angolo? Era uscita nella speranza di conquistare un uomo? Sicuramente no. ma perché no? Aveva poco più di vent'anni e, anche se il suo gusto nel vestire era discutibile e antiquato, c'era qualcosa di attraente nel suo viso.

    Gabriel si prese un paio di minuti per pensare a cosa ci fosse in lei che sembrava catturare l'attenzione un po' più a lungo del necessario. Non era bellissima. Lucy era bellissima, pensò distrattamente, con il suo corpo asciutto e slanciato e i lunghi capelli biondi. Abby era... insolita, intelligente, caratteristiche che sulla carta non avrebbero dovuto accendere la sua curiosità e immaginazione, ma che in qualche modo lo facevano.

    Aveva capelli scuri lunghi fino alle spalle, che di solito portava raccolti in una coda di cavallo e occhi grigi decorati da lunghe ciglia folte e sopracciglia ben definite. E la sua bocca era sensuale. Non era la prima volta che pensava queste cose della sua efficientissima segretaria, ma era la prima volta che non frenava sul nascere la propria immaginazione, forse perché la stava immaginando in una discoteca, un locale

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