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Accordi natalizi (eLit): eLit
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E-book143 pagine2 ore

Accordi natalizi (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Il ballo dei Brockmore 1

Inghilterra, Natale 1818

Alla scintillante festa di Natale di casa di Brockmore, l'ex maggiore dell'esercito Drummond MacIntosh incontra Joanna Forsythe, una governante caduta in disgrazia dopo una ingiusta accusa. Con un passato difficile alle spalle, entrambi stanno cercando di riabilitare il proprio nome e di sicuro una relazione tra loro non gioverebbe, risultando terribilmente scandalosa nell'alta società. Ma l'attrazione si fa subito prepotente e nessuno dei due sembra voler rinunciare a quell'improvvisa felicità!
LinguaItaliano
Data di uscita5 dic 2018
ISBN9788858995631
Accordi natalizi (eLit): eLit
Autore

Marguerite Kaye

Marguerite Kaye writes hot historical romances from her home in cold and usually rainy Scotland. Featuring Regency Rakes, Highlanders and Sheikhs, she has published almost fifty books and novellas. When she’s not writing she enjoys walking, cycling (but only on the level), gardening (but only what she can eat) and cooking. She also likes to knit and occasionally drink martinis (though not at the same time). Find out more on her website: www.margueritekaye.com

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    Anteprima del libro

    Accordi natalizi (eLit) - Marguerite Kaye

    1

    Giovedì, 24 dicembre 1818, Vigilia di Natale

    Nel pomeriggio inoltrato le prime raffiche di neve avevano iniziato a ricoprire il tettuccio della carrozza. I fiocchi bianchi turbinavano nel lungo viale, come ad annunciare il suo arrivo, anche se allora lui aveva pensato che un'alba sarebbe stata più indicata. Dopotutto, l'invito aveva proprio lo scopo di favorire per lui una rinascita. Ora, mentre guardava con aria assente fuori dalle enormi finestre del salone, celato nell'ombra dei tendaggi azzurri, Drummond MacIntosh vide che le vaste terre del Duca e della Duchessa di Brockmore erano ricoperte da una lucente coltre bianca invernale, per il momento intatta. Quella finestra era orientata a ovest, ma lui non riusciva a scorgere il bagliore del sole attraverso il plumbeo cielo coperto. Alle sue spalle gli altri ospiti prendevano il tè e conversavano. Lui avrebbe dovuto fare altrettanto ma, da quando si trovava in quel posto, Drummond era più confuso che mai rispetto ai motivi della sua partecipazione al ricevimento.

    Avrebbe dovuto essere tutto ben chiaro. Quella era l'occasione che aveva cercato per rifarsi una vita, per sfuggire finalmente all'esistenza senza scopo che aveva dovuto sopportare. Dopo tre anni e mezzo da quel giorno fatale in cui gli era crollato il mondo addosso, era venuto il momento di ammettere di aver bisogno di aiuto.

    Drummond sospirò, ricordando a se stesso che era molto fortunato a essere là. L'inaspettata convocazione e il successivo colloquio che aveva determinato il suo invito a Brockmore era un sorprendente dono natalizio, eppure, ora che stava partecipando a quella prestigiosa festa privata, invece di coglierne le opportunità, si comportava in modo ambiguo. Perché non riusciva ad attenersi alle istruzioni ricevute? Tanto per cominciare, se lo avesse sempre fatto, non avrebbe neanche avuto bisogno di essere lì in quel momento.

    Più tardi, avrebbero decorato la casa di verde, anche se delle alghe sarebbero state più appropriate dell'agrifoglio per quella stanza. Gli arazzi di seta del salone erano dipinti in blu cobalto. Grottesche creature marine erano intagliate nei braccioli e nelle zampe dei divani di damasco azzurro allineati lungo le pareti, e anche le opere d'arte che vi erano appese erano ispirate allo stesso tema. Gli sembrava che nel complesso l'intenzione fosse quella di suggerire l'idea di una caverna subacquea, la quale sarebbe dovuta essere abitata di diritto da sirene e altri abitanti degli abissi, piuttosto che da una comitiva di membri del bel mondo, danarosi e ben vestiti.

    Il giugno precedente erano stati tre anni dall'ultima volta in cui aveva preso parte a un evento sociale di rilievo, prima dei tragici avvenimenti che avevano determinato la sua caduta in disgrazia. L'ormai famoso, anzi famigerato, ballo della Duchessa di Richmond, si era tenuto poco prima della battaglia di Waterloo. Il reato che Drummond aveva commesso in seguito era stato esecrabile, e sebbene lui fosse ancora certo che quello che si era rifiutato di commettere lo sarebbe stato ancora di più, la sua ribellione era stata in definitiva inutile. Una vita era stata distrutta, mentre la sua era cambiata per sempre a causa della giustizia sommaria inflittagli. Una scelta giustificata, questo era indiscutibile. Come non aveva alcun dubbio, per quanto lo riguardava, di aver fatto bene a comportarsi in quel modo, anche se i suoi superiori ritenevano che avesse avuto torto marcio.

    Giusto o sbagliato, ormai era fatta ed era storia vecchia, secondo il Duca di Wellington, il suo comandante in capo. A quanto pare era tempo che Drummond tornasse in società. Lui stesso pensava di aver aspettato anche troppo. Dopo un anno trascorso ad avvilirsi in campagna nel tentativo di scendere a patti con la situazione, aveva tirato le somme, accantonato i suoi rimpianti assieme al persistente risentimento e alla vergogna, e si era costretto a tornare tra la gente. Ma le persone della sua cerchia lo avevano respinto senza darsi troppa pena. Poco importava che i suoi precedenti militari fossero ineccepibili prima di quella data funesta. Poco importavano gli encomi ricevuti, gli anni di servizio in cui si era prodigato per i suoi uomini, per i superiori, per la nazione. Contava soltanto quell'ultimo atto di tradimento. Porte erano state sbattute. Facce note si erano voltate dall'altra parte. Lui non poteva negare di meritarselo, perché in fin dei conti era davvero colpevole. Eppure, non riusciva ad acquietare quel durevole senso di ingiustizia.

    Era chiaro che gli ospiti intenti a sorseggiare con garbo il tè dalle tazze Royal Doulton di squisita fattura, decorate con il blasone dei Brockmore, non si curavano né erano al corrente del suo passato infamante. Tant'è vero che tutti lo avevano salutato cortesemente e nessuno lo aveva sdegnato. In realtà, sulle prime gli era parso strano che nonostante le sue numerose conoscenze, non avesse mai incontrato uno solo dei presenti. Neppure i padroni di casa, persuasi da Wellington ad aprirgli le porte di questo evento molto esclusivo.

    Una festa in casa dei Brockmore, lo aveva avvisato Wellington, può fare la fortuna di un uomo. Lo sanno tutti che Marcus e Alicia invitano soltanto persone di un certo tipo. Uomini influenti, donne d'alto lignaggio. Loro vi possono spianare la strada della riabilitazione, perché l'alta società segue i dettami del Duca e della Duchessa di Brockmore. Persino io, aveva aggiunto con uno dei suoi sorrisi ironici. Sareste uno sciocco a rifiutare questa opportunità, e nonostante qualche evidenza del contrario so che non lo siete. Ho dei progetti per voi MacIntosh, e sono abituato a ottenere ciò che voglio, lo aveva informato il Duca di Wellington, con quella sua aria di chi conferisce alti favori che dovevano essere accettati di buon grado e con estrema gratitudine. Voi avete una mente pratica, sangue freddo, senza tener conto di quell'unica anomalia, e avete un'autorevolezza naturale che rende i soldati inclini a obbedirvi. Detto tra noi, anche se non sarà ufficiale prima di un paio di giorni, mi troverò presto nella posizione di aver bisogno di un uomo come voi, dato che Lord Liverpool mi ha nominato Master-General of the Ordnance, il prestigioso incarico governativo che mi darà un'autorità illimitata su tutte le questioni relative all'esercito e agli armamenti. Con il nome dei Brockmore a farvi scudo, le porte si apriranno di nuovo, permettendovi di candidarvi con successo per l'assegnazione. Wellington era andato avanti a delineare i termini della sua riabilitazione utilizzando lo stile con cui era solito rendere noti i propri piani di battaglia. Avete pagato il prezzo delle vostre azioni avventate, MacIntosh. Io sono disposto a fare un'eccezione e a darvi una seconda possibilità, ma occorre che vi dica che sarà l'ultima?

    No, Drummond non ne aveva bisogno e quindi eccolo là, con dodici giorni a disposizione per fare buona impressione sui suoi anfitrioni in modo da ottenere la loro protezione e rimediare alla grave ingiuria che aveva inflitto alla propria reputazione. In un certo senso era davvero fortunato, dato che l'altra tragica vittima degli eventi di quella giornata non poteva avere una seconda possibilità. Pensarci anche dopo tutto quel tempo gli dava un senso di nausea. Dunque, gli conveniva smettere di rimuginare e darsi da fare nel presente.

    Nella sua camera, sulla toeletta, avevano posto un utile elenco degli ospiti assieme al programma dei festeggiamenti. Il Duca di Brockmore, detto Silver Fox si era rivelato un bell'uomo, con l'alta fronte sagace sotto la folta capigliatura brizzolata, che faceva pensare più a un leone che a una volpe argentata. Alicia, sua moglie, in un abito di seta marezzata nell'esatta sfumatura di colore sia del gilet del marito che dei tendaggi, era il tipo di bellezza classica e raffinata non scalfita dal tempo.

    «Sono una coppia straordinaria, non è vero?» l'isolamento di Drummond fu interrotto da uno smilzo giovanotto dall'aspetto goffo, i cui radi capelli castani gli pendevano in riccioli flosci sull'alto bavero inamidato della camicia. «Permettetemi di presentarmi» proseguì, porgendo la mano, «sono Edward Throckton. Credo che voi siate il Capitano Milborne.»

    La stretta di mano del gentiluomo era energica, in sorprendente contrasto con il suo aspetto alquanto debole. «Drummond MacIntosh, a dire il vero. Senza titoli.»

    Edward Throckton assunse un'aria stupita. «Che strano, ero sicuro che foste voi il nostro ospite militare. C'è qualcosa in voi... credo che sia il modo in cui scrutate la stanza, come se vi aspettaste che ci mettessimo in riga, tutti quanti in fila. Perdonatemi, è un commento un po' troppo personale.»

    Le guance gli avvamparono di colpo. Era giovane, non poteva avere più di ventitré anni, e a giudicare dal modo in cui si strattonava la cravatta, anche piuttosto timido. «Sono felice di fare la vostra conoscenza» disse Drummond, «non conosco nessuno qui.»

    «Davvero? Pensavo di essere l'unico... cioè supponevo... ma devo ammettere, Mr. MacIntosh, di essere sollevato di sentirvelo dire. Non c'è niente di peggio che essere... be', non tanto un estraneo quanto un...» Edward Throckton si interruppe tirandosi ancora la cravatta. «Non che abbia immaginato neppure per un attimo che voi aveste provato...»

    «Vi assicuro, Mr. Throckton, mi sento a tutti gli effetti un estraneo» sostenne Drummond. «Vi ho visto muovervi in mezzo agli altri invitati mentre stavo appartato qua. Vi sarei grato di condividere con me quello che avete captato.»

    «Vi interessa davvero la mia modesta raccolta di informazioni?»

    Quanti giovanotti del genere, desiderosi di compiacere, aveva preso sotto la propria ala negli anni?, si chiese Drummond. E parecchi di loro, dopo aver acquisito una certa sicurezza in se stessi, si erano rivelati ottimi ufficiali. «Mi interessa molto» disse con un sorriso incoraggiante. «Su per favore, cominciate.»

    «D'accordo, partiamo dal gruppo vicino al caminetto. Quel giovane di bell'aspetto dai capelli color oro che si rimira nello specchio è Aubrey Kenelm, l'erede del Marchese di Durham, e la donna dai capelli rossi che si trova accanto a lui è Miss Philippa Canningvale. L'abito verde smeraldo che lei sfoggia le dà un fascino indiscutibile, ma non si può fare a meno di intuire un tocco di arroganza... anche se, beninteso, si tratta solo di una mia ipotesi.»

    Drummond, aspettandosi soltanto una scialba tiritera di nomi e titoli, proruppe in una risata sorpresa.

    «Scusate» disse la sua nuova conoscenza, arrossendo come prevedibile. «Sono stato presuntuoso. Non intendevo...»

    «No no, voi intendevate proprio, Mr. Throckton» replicò Drummond, ridendo sotto i baffi. «Avete la vista molto acuta. È un dono che vi può condurre in cattive acque, ma non per quanto mi riguarda. Prego, continuate.»

    «È vero, mi faccio un vanto di essere un ottimo osservatore del carattere delle persone, è questa la ragione per cui ero sicuro che voi foste un militare. Ma a quanto pare non sono infallibile» ammise il giovane con un mesto sorriso. «Dov'ero rimasto? Ah sì, la donna vestita in rosso ciliegia è Lady Beatrice Landre. Un'autentica bellezza, se il vostro ideale è la statua di marmo, come nel mio caso, lo confesso, eccome! Non che Lady Beatrice si degnerebbe di

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