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L ufficiale e la ballerina: Harmony History
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L ufficiale e la ballerina: Harmony History
E-book163 pagine3 ore

L ufficiale e la ballerina: Harmony History

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Info su questo ebook

Scandal at the Midsummer Ball 1
Inghilterra-Russia, 1817
Il colonnello Fergus Kennedy è un uomo d'azione, abituato a portare a termine anche gli ordini più pericolosi. Ma per la sua ultima missione è tutt'altro che preparato: deve prendere moglie al più presto. La sua futura sposa è già stata scelta e si tratta della nipote del Duca di Brockmore, che incontrerà durante l'evento mondano più in vista della Stagione, il Ballo d'Estate nella tenuta dei Brockmore. Questo è il prezzo da pagare per poter ottenere l'incarico in Egitto che lo riporterebbe all'azione dopo due anni di inattività. Ma quando incontra l'esotica e sensuale acrobata Katerina Vengarov, arrivata per esibirsi durante la festa, Fergus si troverà a dover scegliere fra il dovere e una passione che potrebbe fargli perdere tutto.
LinguaItaliano
Data di uscita20 lug 2020
ISBN9788830516984
L ufficiale e la ballerina: Harmony History
Autore

Marguerite Kaye

Marguerite Kaye has written almost sixty historical romances featuring feisty heroines and a strong sense of place and time. She is also co-author with Sarah Ferguson, Duchess of York, of two Sunday Times bestsellers, Her Heart for a Compass and A Most Intriguing Lady. Marguerite lives in Argyll on the west coast of Scotland. When not writing, she loves to read, cook, garden, drink martinis, and sew, though rarely at the same time.

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    Anteprima del libro

    L ufficiale e la ballerina - Marguerite Kaye

    successivo.

    1

    Sabato 14 giugno 1817

    Festeggiamenti a Brockmore Manor House

    Programma degli eventi

    Ricevimento di benvenuto

    nel salone principale

    Esibizione della celeberrima

    troupe di acrobati russi

    I Vengarov Volanti in sala da ballo

    Il salone di Brockmore Manor era orientato a ovest, affacciato sui grandi giardini eleganti della tenuta di campagna del Duca e della Duchessa di Brockmore. Il profumo dolce e inebriante emanato dal pergolato di rose adiacente entrava dalle finestre aperte, sulle ali di una brezza leggerissima.

    Una vera e propria cornucopia di rose inglesi, sia all'interno che all'esterno, rifletté ironico il colonnello Fergus Kennedy del Novantaduesimo Reggimento di Fanteria, mentre osservava i gruppi di gentildonne, che si muovevano leggiadre con i loro abiti chiari da pomeriggio, in forte contrasto con il vivace blu cobalto dei pesanti arazzi di seta dipinti, che conferivano al salone l'aspetto di una grotta sottomarina. Il tema marino proseguiva sui divani di damasco blu sistemati lungo le pareti del salone, dove sirene nude e grottesche creature marine erano intagliate nelle gambe e nei braccioli dorati di divani e poltrone. Creature simili erano scolpite nel caminetto di marmo italiano, e anche le opere d'arte che adornavano le pareti avevano un tema marittimo.

    Fergus si strattonò il fazzoletto da collo, mentre si avvicinava alla finestra aperta. Portare quell'orpello era una sorta di tortura, per lui. Una goccia di sudore gli scese lungo la schiena.

    Faceva straordinariamente caldo, per la stagione. Sembrava che il suo ospite, che godeva di una reputazione formidabile per intrighi e macchinazioni, avesse organizzato anche le condizioni meteorologiche. Fergus si sorprese a invidiare alle gentildonne le vesti di mussolina leggera, assai più adatte a quel clima rispetto al suo panciotto di seta e alla giacca pesante blu scuro, ma una rapida occhiata nel salone gli confermò che aveva interpretato correttamente il codice di abbigliamento stabilito per quel ricevimento di benvenuto, adattandosi all'eleganza londinese.

    Per la verità Fergus non si trovava nella disposizione d'animo per ricevere un benvenuto. Anzi, la prospettiva gli risultava marcatamente sgradita. La verità era che Fergus cominciava a nutrire qualche riserva riguardo alla lungimiranza di aver accettato quell'invito e alle potenziali conseguenze di un gesto avventato.

    «Ho scommesso tra me e me che voi siete il colonnello Kennedy. Posso congratularmi con me stesso dandomi una bella pacca sulla schiena, e lisciarmi le penne soddisfatto?»

    Non era facile stabilire l'età dell'uomo che aveva di fronte. Agghindato con quella che a Fergus sembrava una veste da camera di seta verde smeraldo decorata con draghi d'oro e scarlatti, stringeva nella mano un ventaglio dipinto con motivi analoghi. La sua pelle era incipriata, tuttavia aveva un mento oltremodo determinato, e gli occhi di un azzurro chiaro, che scintillavano sotto le sopracciglia pettinate in modo impeccabile, erano penetranti.

    «Potete fare ambedue le cose, se lo desiderate, anche se sospetto che provare a compiere entrambe le azioni allo stesso tempo potrebbe rivelarsi problematico» ribatté. «Fergus Kennedy, al vostro servizio. Temo che siate in vantaggio, rispetto a me, sir. Io non conosco il vostro nome, sono spiacente.»

    La bocca sottile disegnò un sorriso deliziato. «Lo sapevo! Un'occhiata a quelle spalle e a quella schiena dritta come un bastone e ho subito capito che dovevate essere un militare. Un vero peccato che non abbiate deciso di indossare la divisa del vostro reggimento, colonnello, le signore adorano una giubba rossa. Ammetto di avere un qual certo debole io stesso, ma... dove sono finite le mie buone maniere? Consentitemi di presentarmi. Sir Timothy Farthingale. È un vero piacere fare la vostra conoscenza.»

    «Piacere mio.» Fergus osservò che l'aspetto estroso di Farthingale era decisamente in contrasto con la sua stretta di mano decisa. «Posso domandarvi se conoscete i nostri ospiti? Non ho ancora avuto modo di presentarmi a loro.»

    «Non temete, colonnello Kennedy, presto si presenteranno da soli» rispose Sir Timothy, mentre agitava la mano nell'aria con un gesto noncurante. «Marcus e Alicia scelgono sempre il momento più adatto per fare il loro ingresso, e ritengo che manchino ancora svariati ospiti prima che questo possa essere considerato un vero e proprio ricevimento. Immagino che, dopo Waterloo, siate di stanza a Londra, è corretto?»

    «Infatti. Presso il Ministero della guerra, Horse Guard.» Fergus soffocò un sospiro. Quanto detestava quella dannata scrivania all'interno dell'ufficio angusto! Il termine tedioso non bastava nemmeno per cominciare a descrivere i suoi incarichi amministrativi. Qualcuno doveva pur tener traccia di approvvigionamenti ed equipaggiamenti, ma perché quel qualcuno doveva essere proprio lui? Era stato già pesante quando si era dovuto riprendere dalla ferita subita a Waterloo, ma erano ormai diciotto mesi che era tornato in ottima forma, pronto per combattere.

    «Mi sorprende che i nostri cammini non si siano incrociati prima, colonnello» osservò Sir Timothy. «Conosco chiunque sia qualcuno. Non può certo essere una carenza di inviti che vi tiene lontano dalla mondanità, dal momento che, a quanto sono riuscito a capire, sembrate essere uno dei protégé più brillanti e promettenti del Duca di Wellington.»

    Anche Fergus lo aveva creduto, ma la sua convinzione si era affievolita, a mano a mano che una richiesta dopo l'altra di tornare in servizio effettivo era stata respinta, e le promesse vaghe di Wellington di trovargli l'incarico giusto non erano state mantenute. Fino a quel giorno, almeno. «Sembrate molto ben informato riguardo a un uomo che non avete mai incontrato prima d'ora» osservò.

    Sir Timothy rispose con un sorriso sornione. «Per me è una questione di puntiglio essere ben informato, colonnello. Non si può mai sapere quando le informazioni a propria disposizione potrebbero rivelarsi utili. Quell'uomo laggiù, per esempio, vestito come un vicario con la faccia da cadavere, è Desmond Falkner. Pesce davvero molto ricco, sebbene porti con sé il lezzo della città. Potrei avere in mente, oppure no, l'idea di fargli una piccola proposta d'affari. I tre giovanotti che gli stanno intorno sono Douglas Brigstock, Conte di Jessop, Jessamy Addington e Jeremy Giltner. Sono le pedine ideali del duca, affabili, popolari, non troppo svegli né troppo ottusi, dotati di ottime conoscenze e, mi dispiace dirlo, del tutto intercambiabili.» Sir Timothy fece un sorriso malizioso. «Senz'ombra di dubbio Brockmore ha intenzione di abbinare ciascuno di loro con una delle fanciulle radunate là vicino al caminetto. Formano un quadretto delizioso, non è vero? E ne sono ben consapevoli, credetemi!»

    Fergus, che a propria volta avrebbe dovuto manifestare un certo interesse per una fanciulla non ancora meglio identificata, osservò il gruppetto con un misto di timore e impazienza, assicurandosi al tempo stesso di mantenere un'espressione neutra. Aveva già intuito che, nonostante l'apparenza del tutto eccentrica, Sir Timothy era furbo come la proverbiale volpe.

    «La vostra conoscenza degli altri ospiti è incontestabilmente enciclopedica» commentò quindi, ben sapendo che l'uomo non avrebbe saputo resistere e avrebbe abboccato all'amo, fornendogli in tal modo informazioni assai preziose.

    Venne ricompensato con un sorriso indulgente. «In realtà, ho appena iniziato a scalfire la superficie. Le bionde prosperose sono, forse è inutile che ve lo dica, le gemelle Kilmun, Cecily e Cynthia. Se doveste voler sapere qualcosa riguardo a qualcuno, ammesso e non concesso che non riusciate a trovare me, potreste chiederlo a loro. La gentildonna dall'apparenza riservata in bianco accanto alle finestre è Florence Canby. Non lasciatevi ingannare da quei suoi grandi occhi da colomba innocente, colonnello Kennedy. Un'amante dei baci, che non se ne perde uno, se capite cosa intendo.»

    Fergus spostò il peso da un piede all'altro, leggermente a disagio. Sir Timothy ridacchiò. «Vedo che capite. E vedo anche che una delle gentildonne più graziose non è ancora arrivata. Miss Zara Titus, forse la conoscete? No? È davvero una bellezza ma, mi duole molto dirlo, una donna assai capricciosa. Non più tardi del mese scorso la nostra Miss Titus ha suscitato un gran bello scandalo, a Londra. Sono pronto a scommettere con voi qualunque cifra desideriate che sua madre le troverà un marito prima della fine di questa settimana. Ci sono un po' di candidati, ma farebbe bene a ignorare il gentiluomo alto dall'aspetto un po' minaccioso che si è appena unito ai giovanotti. È Mr. Kael Gage. Non sono del tutto sicuro del perché si trovi qui, ma sono certo non sia per trovare una sposa. Mi domando, colonnello, se voi stesso non possiate essere un candidato per la mano di Miss Titus.»

    «Quindi vi siete cancellato dall'elenco di corridori e fantini?» ribatté Fergus.

    «Suppongo che la maggior parte delle mie conoscenze ritenga che io preferisca montare cavalli di un colore molto diverso.»

    «Sono certo che sia ciò di cui volete convincere la maggior parte delle vostre conoscenze, Sir Timothy, ma negli anni ho comandato uomini di ogni classe sociale e ogni credo. Il vostro segreto è al sicuro, con me.»

    «Bravo!» Sir Timothy rispose battendo silenziosamente le mani. «Un uomo dotato di un occhio perfino più acuto del mio. Mi congratulo con voi, colonnello Kennedy. Trovo che la mia piccola sciarada incoraggi le persone a non attribuirmi il giusto valore. Il che, dal punto di vista degli affari, si adatta molto bene ai miei propositi. Senza dubbio vi starete domandando dove si trovi Lady Verity. Se volete spostare lo sguardo verso la porta, sarete ricompensato. Davvero una fanciulla adorabile, la nipote del duca. Vedete, so per quale ragione vi trovate qui, ma il vostro segreto è al sicuro, con me. E adesso, vogliate scusarmi. Ritengo di dover indagare più a fondo sui motivi che hanno indotto Mr. Gage a presentarsi a dei festeggiamenti ai quali non è stato invitato.»

    Di nuovo solo, Fergus osservò i Brockmore fare il loro ingresso regale nel salone. Il Duca di Brockmore, noto come la volpe d'argento, era un uomo affascinante, con una fronte ampia e intelligente sotto una folta chioma di capelli argentei che in realtà sembrava degna più di un leone che di una volpe. Sua moglie, con indosso un abito di seta della medesima tonalità di verde acqua del panciotto del marito, osservò Fergus divertito, possedeva il genere di eleganza e grazia che dava l'impressione di una bellezza senza tempo.

    Poi c'era la nipote del duca. Con un leggero disagio, Fergus spostò l'attenzione su Lady Verity Fairholme. Luminosi riccioli dorati, occhi blu Cina, pelle immacolata, collo lungo da cigno, nasino all'insù e bocca come un bocciolo di rosa, la giovane gentildonna era, con l'abito color blu e crema, la perfezione incarnata.

    Per una volta, Wellington non aveva esagerato per ottenere ciò che voleva. Per un attimo Fergus desiderò che lo avesse fatto. Ridicolo, nevvero? Si sarebbe dovuto sentire sollevato ed estremamente grato, si sarebbe dovuto ricordare per quale ragione aveva accettato di recarsi a quel ricevimento.

    Non che ci volesse molto, per ricordarlo. La convocazione da parte di Wellington una settimana prima era stata un enorme sollievo, per lui. Finalmente i giorni che lo avevano visto languire dietro una scrivania stavano per volgere al termine, si era detto entusiasta.

    «Egitto» gli aveva comunicato Wellington con uno dei suoi rari sorrisi. «Henry Salt è il console generale al Cairo. Un brav'uomo, anche se la sua propensione per il collezionare antichità potrebbe rivelarsi un problema. Ai locali non piace. Italiani e Francesi cercano di batterlo sul tempo. È una situazione potenzialmente complicata. Ci serve un uomo pratico e fidato, sul posto, ed è qui che entrate in gioco voi, colonnello.»

    Il sollievo aveva lasciato il posto all'eccitazione. Finché Wellington non gli aveva spiegato quale prezzo Fergus avrebbe dovuto pagare per ottenere quell'incarico. La carica diplomatica richiedeva una moglie adatta, per organizzare eventi sociali e intrattenere gli ospiti. Si dava il caso che un suo amico, il Duca di Brockmore, avesse bisogno di un marito per la nipote. Un concentrato eccellente di virtù, aveva dichiarato Wellington. Sfortunatamente Fergus non avrebbe potuto avere l'incarico senza la moglie e, a tale riguardo, il suo comandante in capo era stato implacabile. «Incarichi di tale prestigio come questo si presentano assai di rado, colonnello. Potreste vedervi costretto ad aspettare due, tre, o forse anche quattro o cinque anni, prima che se ne renda disponibile un altro. Vi piace dunque così tanto contare i moschetti?»

    In quel momento il sorriso del Duca di Wellington si era trasformato, era diventato tirato, la minaccia appena velata. Fergus aveva servito con obbedienza nell'esercito per sedici anni. Il duca gli stava intimando di marciare a un ritmo del tutto diverso, oppure non avrebbe marciato mai più.

    Per Fergus essere manovrato in quel modo

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