Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La scoperta di Miss Matilda: Harmony History
La scoperta di Miss Matilda: Harmony History
La scoperta di Miss Matilda: Harmony History
E-book246 pagine3 ore

La scoperta di Miss Matilda: Harmony History

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Londra, 1816
Una ricerca da portare a termine e delle rovine romane da riscoprire grazie a una moneta preziosa e a una vecchia mappa. È questa la missione su cui Miss Matilda Grey si deve concentrare prima di esaurire i fondi che ha a disposizione e di essere costretta a vendere l'unica casa che abbia mai conosciuto, la Wild Rose. Pur essendo abituata a cavarsela da sola, Matilda sa che per dimostrare l'esistenza dell'insediamento antico che lei e il padre hanno individuato anni prima ha bisogno di una mano. Jack Rutherford è disposto ad aiutarla perché quello che la giovane sta cercando si trova all'interno delle proprietà di cui il suo patrigno si è impossessato indebitamente e che sarebbero spettate a lui di diritto. Assistere la giovane significherebbe ottenere vendetta, ma probabilmente anche una compagna perfetta da amare.
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2019
ISBN9788830507760
La scoperta di Miss Matilda: Harmony History

Leggi altro di Lucy Ashford

Autori correlati

Correlato a La scoperta di Miss Matilda

Ebook correlati

Narrativa romantica storica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su La scoperta di Miss Matilda

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La scoperta di Miss Matilda - Lucy Ashford

    successivo.

    1

    Londra, giugno 1816

    Jack Rutherford si tirò su a fatica dal materasso sul pavimento, versò dell'acqua in una bacinella e cominciò a lavarsi. Nonostante l'acqua gelida, si sfregò ancora più energicamente il viso e il petto, perché se l'era ben meritato. Per la terza mattina consecutiva aveva tirato fino alle nove, prima di strapparsi dal letto e, quel che era peggio, i postumi della sbornia gli martellavano la testa come un concerto di campane.

    Sei completamente pazzo, si disse.

    Si guardò intorno nella soffitta soffocante. Dove diavolo erano i vestiti? Ammucchiati alla rinfusa sul pavimento, naturalmente, dove li aveva gettati prima di crollare, alle tre passate del mattino. Cominciò a vestirsi. Pantaloni in pelle di daino e una camicia di lino più volte rammendata, un vecchio gilè di pelle e un paio di stivali da equitazione sfondati. Dopo aver dato un'occhiata allo specchio appeso storto sul muro, si passò una mano tra i capelli neri arruffati e notò la barba ispida che gli copriva le guance.

    Aveva un'aria da mascalzone e si sentiva esattamente così. Il sole del mattino che penetrava dalla finestra in alto gli feriva gli occhi e la testa, ed era tutta colpa sua, perché aveva bevuto troppo brandy la sera prima, nella sala gioco di Denny.

    Aveva ventisei anni, e la sua vita stava andando alla deriva. Era vero che aveva guadagnato qualcosa, ai tavoli, ma aveva bisogno di procurarsi molto più denaro, e in fretta. Scese due rampe di scale tortuose per ritrovarsi in una stanza al piano terra che era piena di reliquie del passato, stipate sugli scaffali e sui tavoli polverosi. Poi, dopo avere spalancato le persiane e sbloccato la porta d'ingresso, uscì nel vicolo acciottolato e si voltò a guardare l'edificio da cui era appena emerso. Sopra la porta era appesa un'insegna sbiadita che diceva Antichità Mr. Percival, anche se Antichità, nel suo caso, era un eufemismo per completa spazzatura.

    Il resto della strada era delimitato su entrambi i lati da case a schiera di tre piani, con botteghe e taverne in vari gradi di decadenza. La sua si distingueva per una vetrina in cui era esposto un campionario delle merci: porcellane sbeccate, orologi che non funzionavano e libri pieni di orecchie. Eppure, quando Jack aveva rilevato il negozio, due mesi prima, Mr. Percival in persona gli aveva assicurato che era una miniera d'oro.

    Jack aveva espresso i propri dubbi. «Paddington non è po' fuori mano?»

    «Al contrario! Troverete, mio caro Mr. Rutherford, che la gente alla moda di Mayfair e Westminster adora avventurarsi in carrozza nella periferia occidentale di Londra, in cerca di rarità d'antiquariato con cui abbellire le loro case di città! Dunque, abbiamo concordato un semestre di locazione, non è così? E voi mi pagherete per tutti i contenuti e gli arredi: siamo d'accordo?»

    «D'accordo» aveva convenuto Jack con una certa titubanza, scuotendo la mano di Percival. Anche quel giorno aveva avuto un mal di testa feroce, risultato di troppo brandy e troppo poco sonno la notte prima. Non sapeva niente di antiquariato, ed era ancora così, ma sapeva che doveva fare qualcosa per guadagnarsi da vivere, qualcosa di diverso dalle vincite alle carte, perché in quel modo ci si faceva troppi nemici.

    Così era diventato un antiquario e si era impegnato a fondo perché l'attività avesse successo. Per le prime due settimane aveva aperto la bottega ogni mattina alle otto in punto, spolverato le cianfrusaglie e la bigiotteria a buon mercato e fatto valorosi tentativi di ripristinare l'ordine. Non aveva idea dei prezzi, ma aveva tirato a indovinare e attaccato etichette a bizzeffe. Dormiva su un materasso in soffitta, a pranzo prendeva qualcosa nel negozio di torte accanto e beveva birra scura alla mescita del quartiere.

    Aveva anche fatto conoscenza con i vicini. A sinistra c'era un mobiliere, anche se si vedeva di rado, dal momento che sembrava trascorrere le giornate a bere gin in una stanza sul retro. A destra c'era il negozio di torte gestito da due giovani donne, Margery e Sue, che facevano buoni affari, come la rumorosa birreria poco oltre, frequentata dai barcaioli che lavoravano al molo sul canale.

    Tutto sommato c'era parecchia gente in giro, ma di carrozze di ricchi nelle prime due settimane non se n'era vista nemmeno una. Gli unici visitatori del negozio erano stati altri rivenditori, che si guardavano intorno e dicevano qualcosa come: Avete un bel mucchio di roba inutile qui dentro, non è così? Vi prendo tutto per poche sterline e, credetemi, vi faccio un favore.

    Jack scuoteva il capo, ma nello stesso tempo notava che i loro sguardi avidi si accendevano, posandosi sugli articoli che cominciavano a vendere bene: i cimeli di guerra.

    Era quasi un anno che la lunga guerra contro i francesi era finita, e molti reduci disoccupati si aggiravano alla deriva per le strade di Londra. Anche se avevano pochi soldi in tasca, alcuni possedevano ricordi dei giorni passati nell'esercito: oggetti come cinture e coltelli, bottoni d'ottone delle vecchie divise, pistole e speroni.

    Una sera Jack aveva parlato con alcuni di loro in una birreria. «Ho un'idea» aveva detto. «Posso provare a vendere questi oggetti per voi.» Così aveva pagato per un piccolo annuncio sul Times.

    Cimeli delle campagne

    militari di Wellington

    In vendita alla bottega

    Antichità di Mr. Percival

    a Paddington.

    Il giorno successivo alla pubblicazione dell'annuncio, davanti al negozio di Jack si era fermata un'elegante carrozza, e un uomo vestito alla moda era entrato nel negozio. «Sono venuto per vedere quei vostri cimeli militari, giovanotto» aveva annunciato in tono pomposo.

    Mezz'ora dopo era arrivato un altro ricco gentiluomo, poi un altro. «Ah, gli eroi di Salamanca e Waterloo!» esclamavano davanti a pistole e speroni. Ogni volta Jack annuiva educatamente, nascondendo il proprio disprezzo per tanto entusiasmo di fronte a quei resti, quando quegli stessi signori sarebbero svenuti sul posto se avessero assistito di persona agli orrori di una battaglia. Però si faceva pagare bene, in denaro contante.

    Tuttavia i conti gli dicevano che incassava solo quel tanto da coprire l'affitto, non di più, il che significava che ben presto avrebbe dovuto prendere una decisione importante sul proprio futuro. Per il momento era tempo di far colazione, e proprio in fondo alla strada poteva vedere una giovane donna che vendeva pane appena sfornato da un cesto ricolmo. Andò a comprare un paio di panini caldi e li mangiò camminando verso il punto in cui il vicolo si apriva a una vista completamente diversa.

    Perché lì, proprio di fronte a lui, c'era la nuova darsena appena costruita sul canale: Paddington Wharf. Grazie a quella via d'acqua che collegava con il nord, l'intera zona brulicava di industrie e attività commerciali. Jack camminò in riva al molo, dov'erano ormeggiate una barca dopo l'altra.

    Il viavai animato lo affascinava. Il canale era occupato dall'alba al tramonto da imbarcazioni che venivano dalle Midlands, perlopiù cariche di carbone, che veniva scaricato in fretta e con gran fragore, per essere trasferito sui carri in attesa e portato ai magazzini lì accanto. I barcaioli, aveva notato, si fermavano appena il tempo di tirare il fiato, perché subito dopo aver consegnato un carico, si davano da fare, aiutati da donne e bambini, per ripulire le imbarcazioni, riempire le stive di legname o di grano, e ripartire per il nord.

    Se era un lavoro duro per i barcaioli, lo era anche per i cavalli che trainavano i vascelli carichi, anche se Jack aveva notato che quei cavalli venivano trattati con la stessa cura che un nobile avrebbe dedicato alla sua cavalcatura preferita.

    In quel momento l'attenzione di Jack venne attirata da un grande cavallo grigio che veniva verso di lui, condotto da un giovane con una giacca lunga e malconcia e un cappello a tesa larga, che lo teneva per la cavezza.

    Il cavallo si fermò a guardare Jack con aria incuriosita e lui allungò la mano per accarezzargli il collo. «Salve, vecchio mio» mormorò. «Scommetto che ne hai tante da raccontare.»

    «È meglio che facciate attenzione, signore» lo mise in guardia il giovane. «Non è molto socievole, quando si tratta di sconosciuti.»

    «Davvero?» Jack solleticò il cavallo dietro un orecchio finché questi non emise un nitrito di soddisfazione.

    Il volto del giovane era oscurato dal cappello, ma Jack era abbastanza sicuro che fosse irritato da quella manifestazione di piacere. Tirando l'animale per le redini, si voltò a gridargli oltre la spalla: «Sentite il rumore di quei barili di catrame? Non li troverete socievoli come il mio cavallo».

    In effetti, si udiva un rombo inquietante che diventava sempre più forte, e Jack si voltò di scatto, facendosi da parte appena in tempo per non essere travolto dai pesanti barili che rotolavano sulla banchina. Dannazione! Per un soffio. Respirando affannosamente, diede un ultimo sguardo al cavallo grigio e al suo proprietario che si dirigevano verso la fucina del fabbro, da dove veniva il clangore dei martelli che battevano il ferro rovente.

    Il rumore e le voci che lo circondavano gli ricordarono che tutti erano indaffarati tranne lui, e lentamente si avviò verso il negozio, lasciando a malincuore il molo vibrante di trambusto ed energia. Più di una volta si era trovato a invidiare quel senso di comunità e di appartenenza che sembravano condividere le persone che vivevano intorno al molo. Erano anche vigili, e non ci avevano messo molto a inquadrare Jack, che chiamavano Mr. Percival, o solo Mr. Percy, l'antiquario. In quel momento un gruppo di giovani donne tornava alle imbarcazioni con i cesti pieni di cibo acquistato al mercato.

    «Tutto bene, Mr. Percy?» lo apostrofò una di loro. «Non avete bisogno di una mano, oggi?»

    Le donne guardavano con apprezzamento i suoi riccioli scuri, il gilè di pelle, i pantaloni e gli stivali.

    «Tutto bene» rispose con un sorriso.

    Ma non era del tutto vero.

    Rientrando tra la polvere e il disordine del negozio, accese un paio di candele per mettere in bella mostra i cimeli e si chiese che cosa diavolo potesse fare. Per diversi anni aveva prestato servizio nell'esercito in Spagna. Era stato un ufficiale, e lo stesso Lord Wellington l'aveva apprezzato molto. «Siete il mio uomo per la tattica, Rutherford» gli diceva sempre. «Siete prezioso per scoprire i piani segreti del nemico.»

    E quali erano adesso i suoi piani? Stava cercando di riavere la sua eredità, ecco qual era il suo piano. Stava meditando vendetta contro l'uomo che, mentre era via, l'aveva derubato della sua casa, della sua eredità e del suo orgoglio.

    In pratica, l'aveva derubato di tutto.

    2

    «Ecco Hercules pronto per voi, giovane Matty!» Il fabbro controllò gli zoccoli ferrati a nuovo e fece un cenno di approvazione. «È un buon animale. Mi farai sapere se pensi di venderlo, vero?»

    Matty scosse il capo. «Non lo venderò mai. È un vecchio amico, e non ho intenzione di separarmi da lui.» Mise qualche moneta nel palmo annerito dell'uomo e cominciò a riportare Hercules verso il molo.

    Naturalmente, il fabbro non avrebbe mai sospettato che era una donna. Come non l'aveva sospettato l'uomo che per poco non era stato travolto dai barili di catrame, poco prima. Matty scosse il capo al ricordo. Aveva un'aria da sfaticato arrogante e aveva dedicato più attenzione al cavallo che a lei. Come la maggior parte della gente, aveva pensato che fosse uno dei tanti giovanotti del posto, e a lei stava bene così.

    Accarezzò il collo di Hercules, che trotterellava al suo fianco. «Soddisfatto delle scarpe nuove, vecchio mio?»

    L'animale le stuzzicò il collo in risposta, e Matty sorrise mentre oltrepassavano i magazzini per raggiungere la darsena.

    Non aveva mai deciso di ingannare deliberatamente le persone. La giacca lunga e il cappello non volevano essere un travestimento, era solo che trovava più pratici gli abiti maschili. Il suo nome completo era Matilda Grey, aveva diciannove anni e aveva vissuto sui canali per tutta la vita.

    Mentre passava accanto alle barche ormeggiate, gli uomini interrompevano quello che stavano facendo per salutarla. «Buongiorno, giovane Matty! Come sta Hercules? L'hai fatto sistemare alla fucina?»

    «Hercules sta benissimo» rispose Matty. «Aveva bisogno di ferri nuovi. Il fabbro dice che adesso può fare di tutto.»

    I suoi amici del canale sapevano che era una donna, ma gli stranieri non se ne accorgevano, se non avvicinandosi molto. E lei non lasciava che qualcuno si avvicinasse troppo. Teneva corti i capelli castani, indossava pantaloni e camicia sotto la vecchia giacca che le arrivava alle ginocchia, e stivali robusti. Le scarpine delicate non facevano per lei. Trovava molto più comodo vestire così. La faceva sentire più sicura di sé e libera dai problemi.

    Anche se quel giorno si sentiva tutt'altro che libera dai problemi perché, dopo aver pagato il fabbro, le restava denaro sufficiente per tre, o forse quattro mesi, con quel tenore di vita. Così non si può andare avanti, Matty. Le spese per l'ormeggio della barca, per la stalla e il cibo di Hercules arrivavano regolarmente, e già da giorni era rosa dalla preoccupazione. Prima o poi avrebbe dovuto rinunciare alla barca o al cavallo. E dopo?

    Si guardò intorno in cerca di ispirazione, notando che, come ogni giorno a quell'ora, il bacino era pieno di barche cariche di grano e legname, pronte a ripartire verso il nord. Una barca trainata da un solo cavallo può trasportare sei volte il carico di un carro trainato da quattro cavalli, ricordò che le diceva sempre suo padre quando era piccola. I canali sono il futuro, Matty!

    Suo padre era morto due anni prima e ricordarne la voce risvegliò il senso di perdita, insieme alle paure. Sì, i canali potevano essere il futuro, ma forse non per lei. Si rese conto che una donna la stava chiamando da una delle imbarcazioni vicine. «Come va, Matty, tesoro? Ti stai preparando per un altro viaggio?»

    Bess, una delle amiche di più lunga data, aveva in mano una spazzola insaponata. Stava sempre strofinando qualcosa: la barca, il bucato o i figli. «Sto facendo progetti, Bess» rispose lei. «Chissà?»

    «Tu e i tuoi progetti!» Bess scosse il capo, ma i suoi occhi erano pieni di gentilezza. «Mi raccomando, fai sapere a me e al mio Daniel se hai bisogno di aiuto.»

    «Lo farò. Grazie, Bess.» Matty proseguì verso la sua barca, la Wild Rose, e legò Hercules lì accanto.

    Aveva solo tre anni quando sua madre era morta e Bess si era presa cura di lei e del padre, cucinando i pasti per loro, offrendo compagnia quando era necessario e alleviando a entrambi il dolore della perdita. Matty considerava Bess e suo marito tra gli amici più fedeli, ma sapeva che la donna la stava ancora osservando e in quel momento aveva bisogno di essere sola. Rifugiandosi nella piccola cabina, si tolse gli stivali e sedette sulla branda.

    Sentiva molto la mancanza del padre. Laureato a Oxford, Geoffrey Grey si era guadagnato da vivere scrivendo articoli per riviste storiche e tenendo conferenze. Avrebbe potuto vivere bene come insegnante privato, ma amava i canali tanto quanto amava la storia, e Matty aveva sempre sospettato che apprezzasse la compagnia del popolo dei canali quanto quella degli studiosi di Oxford. Niente gli piaceva di più che sedere in riva all'acqua in una sera d'estate ad ascoltare i racconti dei compagni di viaggio. Curava la Wild Rose come ogni vero barcaiolo, provvedendo all'incatramatura e al calafataggio, e facendo da solo i ritocchi alla vernice e la lucidatura degli ottoni. Fin dalla più tenera età, Matty era solita seguirlo dappertutto pregandolo: «Lasciate che vi dia una mano, papà!».

    «Lo faremo insieme» era solito replicare.

    La perdita della moglie era stato un grande dolore, ma aveva trovato una sorta di pace viaggiando con la figlia da una città all'altra, lungo i corsi d'acqua. E ogni volta che si fermavano esplorava la campagna circostante in cerca di vecchi siti di battaglia o rovine di castelli. A volte scopriva reperti preziosi, che donava ai musei o ad altri studiosi, non avendo mai pensato di ricavarci del denaro. Il nostro cacciatore di tesori, lo chiamava con orgoglio il popolo dei canali.

    A volte Matty sentiva qualcuno sussurrare che era uno stile di vita solitario e innaturale da infliggere a una figlia, ma in quei giorni non era mai sola, perché aveva come famiglia tutta la comunità dei canali. Le donne si prendevano cura di lei e facevano le veci di una madre, spiegandole i segreti della femminilità e mettendola in guardia contro gli uomini. E come sgridavano i figli, se si prendevano troppe confidenze con lei! «Lascia stare la nostra Matty! Lei è speciale, hai capito?»

    Ed era davvero una vita speciale, con suo padre sulla Wild Rose. Nei mesi estivi le insegnava a riconoscere gli uccelli che vivevano intorno ai canali, i fiori e le creature acquatiche. Nelle sere d'inverno, invece, quando spesso l'acqua gelava, sedevano comodamente nella loro cabina e lui le raccontava storie avvincenti di tempi lontani. Le impartiva anche insegnamenti pratici, come badare alla barca, navigare tra le chiuse o non farsi imbrogliare dai locandieri o dai fabbri. Matty cresceva e imparava in fretta, ed era stato un bene, perché un giorno, due anni prima, il padre era morto all'improvviso.

    «Un infarto» aveva sentenziato in tono grave il dottore. «Non devi sentirti in colpa in alcun modo, mia cara. Non c'era niente che tu potessi fare.»

    I suoi amici si erano raccolti intorno a lei, dopo il funerale, e le avevano offerto i loro consigli. «Forse è tempo che rinunci alla barca, Matty, e prenda in considerazione un altro tipo di vita.»

    Matty sapeva che erano preoccupati per lei. Una donna così giovane, sola su una barca, li aveva sentiti sussurrare. Non è giusto. Non è sicuro. Più che altro stava diventando economicamente insostenibile, ma quale altro tipo di vita poteva prendere in considerazione, dopo aver vissuto così a lungo in libertà?

    Negli ultimi due anni aveva guadagnato occasionalmente qualcosa usando la barca per piccoli trasporti su brevi distanze,

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1