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Una sposa in fuga: Harmony Jolly
Una sposa in fuga: Harmony Jolly
Una sposa in fuga: Harmony Jolly
E-book152 pagine1 ora

Una sposa in fuga: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

I reali di Vallemont 1/2

Mentre si sta dirigendo al matrimonio reale di Vallemont, la spiccata galanteria di Will Darcy lo porta a soccorrere una fanciulla con indosso un abito da sposa tutto infangato. Peccato che si tratti proprio di Sadie Grey, la futura principessa, che senza un motivo apparente è fuggita lasciando il principe di Vallemont all'altare. In attesa che si plachi il clamore dei media sulla vicenda, Will e Sadie si rinchiudono in una stanza di hotel troppo piccola perché possano ignorarsi, e l'irreprensibile Sadie riesce a infrangere le barriere protettive innalzate negli anni da Will. E nel momento in cui i due si scoprono attratti reciprocamente, devono fare i conti con le ombre del passato.
LinguaItaliano
Data di uscita11 nov 2019
ISBN9788830506923
Una sposa in fuga: Harmony Jolly
Autore

Ally Blake

Autrice australiana, ha ballato e recitato in televisione prima di dare libero sfogo alla sua innata passione per la scrittura.

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    Anteprima del libro

    Una sposa in fuga - Ally Blake

    successivo.

    1

    La giornata è perfetta per celebrare un matrimonio regale, pensò Will alla guida di una vettura sportiva presa a noleggio, mentre attraversava la valle sinuosa di Vallemont, un piccolo principato europeo.

    Le cime delle montagne spolverate di neve si protendevano fin quasi a toccare le nuvole gonfie e soffici che punteggiavano il cielo di un azzurro così intenso da ferire gli occhi.

    Il sole aveva scaldato l'aria, mitigando il freddo. Sembrava che il desiderio dell'influente famiglia reale fosse stato esaudito. E per fortuna le previsioni meteorologiche non sempre erano esatte.

    Anche se lui non credeva affatto a cose come la fortuna o il destino. Quale uomo di scienza, Will si affidava esclusivamente alla capacità umana d'indagare e d'interpretare gli eventi che riguardavano l'intero Universo attraverso l'osservazione delle stelle, delle galassie e dei pianeti. Come astronomo si serviva di modelli matematici e fisici per ricostruire l'origine e l'evoluzione dei fenomeni che avvengono nello spazio, utilizzando i metodi delle scienze sperimentali, basandosi sulle conoscenze nel campo della chimica, della geologia, della biologia, servendosi di tecniche avanzate d'ingegneria e di sofisticate procedure statistiche e informatiche.

    La sera precedente, allo Space and Time Forum di Londra, aveva tentato di spiegare a una larga platea l'importanza dell'astronomia quale scienza che si occupa dell'osservazione e della interpretazione degli eventi celesti e della commistione con molte altre discipline.

    Era stata una notte lunga e impegnativa che l'aveva costretto a rimandare la partenza per Vallemont. Sarebbe arrivato alla residenza giusto in tempo per l'inizio della cerimonia.

    Il volo aveva subito un ritardo e data la mole di lavoro che lo attendeva, avrebbe potuto rinunciare al viaggio, ma alla fine aveva scelto di partire ugualmente. Tra due giorni lo aspettavano per una lezione all'università di Amsterdam sui tunnel spazio-temporali e i buchi neri, poi aveva l'intervista con il The New Yorker e un appuntamento con il suo editor per discutere della seconda edizione del suo testo di astronomia. Infine doveva partecipare in qualità d'esperto e di consulente tecnico a un gioco che simulava una realtà virtuale nella nebulosa di Orione.

    Tutti quegli impegni avrebbero potuto giustificare la sua assenza, ma desiderava essere presente al matrimonio del suo più caro amico, che non vedeva da anni.

    Sospirò, cercando di ignorare la spiacevole sensazione che gli chiudeva lo stomaco al pensiero di quello che avrebbe dovuto affrontare.

    Schiacciò il piede sul pedale dell'acceleratore della decappottabile che la sua assistente gli aveva noleggiato, convinta di fargli una cortesia, senza rendersi conto che era inverno e che la temperatura era proibitiva.

    Rabbrividì sotto la sferzata del vento gelido che gli scompigliava i capelli. Decelerò prima di una curva e rallentò l'andatura. La strada si restringeva e il terreno diventava sconnesso. A poche centinaia di metri di distanza riconobbe il vecchio villaggio, che sembrava appartenere a un'altra epoca. Le vie erano illuminate da lampioni alimentati a gas, le abitazioni erano rigorosamente in pietra, ornate di balconi fioriti, e i tetti di paglia ricordavano le case di una volta.

    Sembrava che in quel posto il tempo si fosse fermato.

    Il motore dell'automobile ruggì appena Will scalò la marcia.

    I marciapiedi brulicavano di gente in festa, impaziente di assistere al matrimonio reale tra il Principe Alessandro Hugo Giordano e la signorina Mercedes Gray Leonine. Ovunque si volgesse lo sguardo c'erano festoni, nastri colorati, bandiere e tappeti di fiori lungo le strade.

    Will si lasciò tutta quella confusione alle spalle e si diresse verso il ponte di pietra che attraversava il fiume, oltre il quale si dipanavano dei campi lussureggianti. Dove la pioggia aveva inzuppato il terreno, il colore era più acceso. Continuò a guidare in quello spazio aperto fino a raggiungere un tunnel di alberi che correva parallelo al corso d'acqua.

    Il GPS aveva perso il segnale ma a Will non serviva più: sapeva con esattezza dove si trovava.

    Procedendo con cautela, superò il lungo viale alberato oltre il quale, alto e maestoso, svettava il grande palazzo di Vallemont in splendida pietra arenaria, con le finestre ad arco e la torre merlata.

    Provò una stretta al cuore.

    Erano passati più di dieci anni da quando aveva ricevuto per la prima volta l'invito a trascorrere qualche giorno in quella sontuosa residenza. Purtroppo, però, in seguito a un infortunio sugli sci, era stato costretto a restare a Londra, nella casa- mausoleo dei suoi nonni, lasciando che la sorella Clair andasse da sola a trovare Hugo.

    Rabbioso a causa della sua immobilità, Will non aveva previsto che di lì a qualche settimana una tragedia peggiore si sarebbe abbattuta su di lui. Da allora aveva smesso di considerare Vallemont un angolo di paradiso.

    I ricordi lo sommersero con immagini che aveva sepolto tanto tempo prima. Sbuffando, strinse con forza il volante e si concentrò sulla guida.

    Il terreno era scivoloso e la sua macchina sportiva non era adatta a percorrere quelle strade di campagna. All'improvviso si trovò davanti un gregge di pecore che lo costrinse a una brusca fermata. Imprecò furioso.

    Il pastore, un vecchio raggrinzito che si aiutava con un bastone, lo salutò, sfilandosi il berretto. Will ricambiò di malavoglia e attese impaziente che l'ultimo ovino attraversasse.

    Se la vita non fosse stata tanto crudele e insensata, quel giorno avrebbe potuto assistere a un matrimonio diverso e lui si sarebbe sentito in pace con se stesso e con il mondo, partecipando alla felicità del suo amico Hugo.

    Scosse la testa. Con i se non si fa la storia.

    La vita andava avanti, indipendentemente dalle tragedie che accadevano ogni giorno nel mondo.

    Ingranò la prima e ripartì sgommando. Sulla strada si erano creati dei solchi profondi dovuti alla pioggia torrenziale dei giorni precedenti e faticò a guidare in linea retta, ostacolato anche dai rami degli alberi che il forte vento aveva spezzato.

    I raggi del sole che s'insinuavano tra le fronde colpivano il parabrezza, accecandolo. Will si fece schermo con la mano per proteggere gli occhi dal riverbero e in quell'istante intravide qualcosa che gli passava davanti. Ebbe la prontezza di schiacciare immediatamente il pedale del freno e di fermare la macchina.

    Quell'arresto improvviso lo catapultò in avanti, ma trattenuto dalla cintura di sicurezza, evitò di sbattere la testa contro il parabrezza. Tutto il suo corpo tremava per l'improvvisa scarica di adrenalina. Guardò oltre il finestrino chiedendosi se avesse investito un animale, ma per fortuna non aveva udito nessun tonfo. Probabilmente era riuscito a evitarlo.

    Il vapore saliva dalla strada umida di pioggia creando un velo di nebbia e il sangue gli si gelò nelle vene appena vide una donna davanti a sé.

    Pallida e minuta, con i capelli che le cascavano in disordine intorno al viso, indossava un vestito rosa, ampio e vaporoso, senza maniche, chiazzato di fango. Le sue spalle tonde e nude sussultavano per il freddo e per lo spavento.

    Will scese in fretta dalla macchina. «È ferita?» gridò preoccupato, avvicinandosi a lei.

    Aveva gli occhi chiusi e il volto rigato dal mascara nero che le lacrime avevano sciolto. Tremava come una foglia, le braccia strette intorno alla vita.

    «Signorina, la prego, apra gli occhi e mi guardi» le intimò Will in tono perentorio. «Subito.»

    La donna si riscosse. Sollevò le palpebre e lo guardò piena di sgomento. Quegli occhi erano troppo grandi per il suo viso e avevano un colore indefinito. Dovevano essere chiari, azzurri, o verdi, ma erano talmente arrossati che era difficile capirlo.

    «Per favore, mi dica se è ferita, altrimenti non potrò aiutarla» insistette lui.

    Lei scosse la testa, facendo tintinnare i brillanti che le pendevano dalle orecchie, poi trasse un respiro profondo e allargò le braccia come se volesse mostrargli di non avere nulla di rotto.

    Will sospirò di sollievo. «Che cosa ci fa in mezzo alla strada? E perché è sbucata dal nulla all'improvviso? C'è mancato poco che la investissi!»

    La sconosciuta scrollò le spalle, poi sollevò il mento. «Le chiedo scusa, ma non sono saltata fuori all'improvviso.»

    Will riconobbe immediatamente l'accento di Vallemont e la terra gli tremò sotto i piedi. Erano passati anni dall'ultima volta in cui aveva ascoltato qualcuno parlare con quell'inflessione e sorrise tra sé, malinconico.

    «Non capisco... ho visto qualcosa spuntarmi davanti all'ultimo momento e ho frenato di colpo. Non ha sentito il rombo del motore? Questa macchina non è silenziosa.»

    «Già. Andava troppo veloce. Qui le strade, soprattutto dopo la pioggia, sono scivolose e piene di fango. È facile perdere il controllo della vettura.»

    «Non andavo veloce» protestò Will. «E non ho perso il controllo. Lei ha attraversato la strada a ridosso di una curva, dove la visibilità è scarsa e la vegetazione fitta. Aveva intenzione di farsi uccidere? Sarebbe rimasta agonizzante sul ciglio della strada. Oggi non è la giornata giusta per compiere un gesto estremo. Ogni singolo abitante di questo paese ha raggiunto il palazzo, o è seduto davanti alla televisione per assistere al matrimonio reale.»

    La ragazza trattenne a fatica i singhiozzi.

    Diventò ancora più pallida tanto che Will intravide la trama delicata delle vene sotto la pelle.

    A disagio, lei interruppe il contatto visivo e si guardò le mani intrecciate.

    «Io... mi sono persa.»

    Lui la scrutò, scettico. «L'importante è che sia sana e salva. Sicura di non essere ferita?» chiese nuovamente.

    «Sì, sto bene» tentò lei di rassicurarlo.

    «Eppure non mi convince» insistette Will. «È proprio sicura di essere incolume?»

    La ragazza si morsicò le labbra. Sembrava in imbarazzo. «Sì. Non mi ha nemmeno sfiorata. Quando ho sentito il rumore di una macchina che si avvicinava, ho fatto la prima cosa che mi è passata per la mente e ho lanciato una scarpa per attirare la sua attenzione. Se avessi gridato non mi avrebbe sentito.»

    «Ha lanciato una scarpa? Strano modo di chiedere aiuto.»

    «Lo so, ma...» mormorò lei, sollevando l'abito all'altezza delle ginocchia e svelando le gambe sottili inguainate in calze di nylon rosa pallido.

    Un piede era scalzo e l'altro era immerso nel fango fino alla caviglia.

    Will si passò una mano tra i capelli, poi controllò l'orologio.

    Il tempo scorreva inesorabile e rischiava di arrivare in ritardo alla cerimonia. Non conosceva bene il protocollo, ma dubitava che una futura principessa potesse presentarsi in ritardo all'altare.

    Avrebbe preferito proseguire per la sua strada, ma non poteva voltare le spalle a quella ragazza andarsene come niente fosse.

    Era un uomo pratico, schivo, che non amava essere coinvolto in

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