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Amore a passo di danza: Harmony Jolly
Amore a passo di danza: Harmony Jolly
Amore a passo di danza: Harmony Jolly
E-book157 pagine2 ore

Amore a passo di danza: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Ti vedo e ti amo. Il mio amore per te è nato nello spazio di un attimo, ma durerà in eterno.

Lezioni di danza? Ryder Fitzgerald, affermato architetto, è convinto che siano solo una perdita di tempo. Tuttavia, quando incontra Nadia Kent, colei che gli insegnerà a ballare in vista del matrimonio della sorella, comincia a cambiare idea.
Nadia, che ha mandato all'aria la carriera di ballerina per un ragazzo, non intende commettere di nuovo lo stesso errore: è imperativo mantenere le distanze dal terribilmente attraente Ryder. Tra un passo di danza e l'altro, però, tra loro si accende una scintilla.
LinguaItaliano
Data di uscita18 ott 2018
ISBN9788858989449
Amore a passo di danza: Harmony Jolly
Autore

Ally Blake

Autrice australiana, ha ballato e recitato in televisione prima di dare libero sfogo alla sua innata passione per la scrittura.

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    Anteprima del libro

    Amore a passo di danza - Ally Blake

    successivo.

    1

    Quando chiuse la portiera dell'auto con un colpo secco, Ryder Fitzgerald sentì la ghiaia umida scricchiolare sotto le scarpe.

    Nel buio della sera, strinse gli occhi e osservò il marciapiede dissestato, le vetrine dei negozi abbandonati al piano terra di un edificio fatiscente, il portone rosso che avrebbe avuto bisogno di una bella verniciata, i mattoni irregolari tra le finestre buie del secondo piano, infine si soffermò a guardare le grandi finestre a volta del terzo piano, da cui usciva una luce dorata, unico segno di vita in quella viuzza dimenticata da Dio.

    Si voltò poi verso la propria auto vintage, illuminata solo dalla luce fioca della luna, visto che l'unico lampione della via non funzionava – non perché si fosse fulminata la lampadina quanto piuttosto perché qualcuno l'aveva mandata in frantumi, come si poteva capire dai pezzi di vetro sparpagliati a terra – e imprecò silenziosamente contro sua sorella.

    Furioso, premette di nuovo la chiave dell'auto per accertarsi di avere azionato l'allarme, quindi prese il foglietto rosa su cui Sam aveva scritto un nome e un indirizzo, augurandosi di essere nel posto sbagliato. Purtroppo, però, le sue speranze vennero deluse.

    La Dance Academy di Amelia Brandt era proprio lì, davanti ai suoi occhi, e in quel tugurio avrebbe incontrato la donna che sua sorella Sam aveva assunto per dare loro qualche lezione di ballo in vista del proprio matrimonio. Una pagliacciata a cui purtroppo lui non si era potuto sottrarre considerando che aveva avuto l'onore di essere stato scelto per accompagnare la sposa all'altare.

    Matrimonio, pensò Ryder facendo una certa fatica ad assorbire questo concetto. Quando aveva ricordato a sua sorella tutte le volte in cui aveva fatto il proprio dovere di figlia partecipando agli imbarazzanti matrimoni del loro padre, Sam gli aveva messo in mano quel pezzo di carta, tutta sorridente.

    «L'insegnante è fantastica!»

    Deve esserlo per forza, aveva risposto tra sé Ryder, considerando quanto sarebbero costate quelle lezioni.

    «La adorerai! Se c'è qualcuno che può insegnarti a ballare come Patrick Swayze, è proprio lei!»

    Non avendo idea a che cosa Sam si riferisse, Ryder le aveva risposto: «Non ne dubito, ma non posso prometterti che riuscirò a essere presente al corso tutti i giovedì alle sette, per i prossimi mesi, quindi temo che dovrai frequentare le lezioni di ballo senza di me».

    «Sei fortunato!» aveva reagito Sam, spiegandogli poi che la maestra di danza era disposta a dargli delle lezioni private, quando fosse stato più comodo per lui.

    Sì, era davvero fortunato!

    «È solo colpa tua se Sam è così viziata» borbottò ora a voce alta, accartocciando il foglietto rosa per poi buttarlo in un cestino della spazzatura.

    Si sistemò i gemelli, salendo gli scalini sgangherati che portavano alla porta d'ingresso. Era una notte soffocante, come di rado se ne vedevano a Melbourne, e lui era esausto. Era stata una giornata lunga e l'ultima cosa al mondo che voleva fare in quel momento era ballare un cha cha cha con una donna truccata da vamp, i capelli ingellati raccolti in uno stretto chignon, e l'alito che sapeva di Crème de Menthe. Il problema era che Sam stava diventando ansiosa e, conoscendola, lui sapeva che sarebbe stato meglio imparare qualche passo di danza, piuttosto che affrontare una delle sue crisi di panico.

    «Una lezione» si disse, aprendo il portone rosso ed entrando nell'edificio.

    Sulla porta del vecchio ascensore era attaccato un cartello con su scritto Guasto. Così, notando la sporcizia e le ragnatele che pendevano nel vano, Ryder si incamminò di corsa sulle scale strette, illuminate da poche lampade di un colore verdognolo, talmente rovinate e sudicie che lasciavano filtrare appena la luce. Man mano che saliva, il caldo aumentava fino ad arrivare al terzo piano in cui l'aria era irrespirabile. Qui, il bagliore che usciva dalla fessura tra il pavimento e il fondo della porta e una piccola targa con su scritto Amelia Brandt Dance Academy, gli fecero capire che era giunto a destinazione.

    Ruotò il pomello di legno della porta, ormai usurato, e appena entrò venne letteralmente avvolto da un caldo soffocante. Allentò dunque la cravatta e sbottonò il primo bottone della camicia, ripromettendosi di strozzare Sam la prossima volta in cui l'avrebbe vista.

    Non c'era nessuno nella sala, che in effetti pareva disabitata, non fosse stato per un gradevole profumo e una melodia R&B, con tanto di sospiri e seducenti parole sussurrate in francese.

    Si guardò intorno calcolando, per deformazione professionale, la superficie del pavimento, l'altezza del soffitto e l'ampiezza delle vetrate, fermando il flusso di questi pensieri solo quando si trovò davanti a una delle finestre e gli venne spontaneo controllare se la sua auto fosse rimasta dove l'aveva parcheggiata.

    Dal soffitto pendevano dei grossi ventilatori, spenti, e vecchi lampadari che spargevano una luce calda sul pavimento di legno consumato. Una parete era occupata da specchi macchiettati, mentre alla sua destra, di fronte a tendoni che partivano dal soffitto e arrivavano al pavimento – e facevano venire l'allergia solo a guardarli – c'era una fila di vecchi armadietti con i portelli tutti aperti, un pianoforte, una manciata di hula hoop ammucchiati, delle mensole occupate da spartiti e dischi ammonticchiati uno sopra l'altro in maniera così disordinata che avrebbero potuto precipitare da un momento all'altro, infine, ciliegina sulla torta, una chaise longue di velluto rosa – una di quelle tipiche poltrone su cui si adagiano le donne per lasciarsi ritrarre da un fortunato pittore.

    Ryder fece un passo ma si bloccò, sentendo scricchiolare il pavimento. A quel punto, la musica si fermò e un istante dopo una voce femminile, proveniente da dietro le tende, attirò la sua attenzione. «Signor Fitzgerald?»

    D'istinto lui si voltò, scoprendo che la sua insegnante di danza non era una signora truccata e acconciata come le dive d'altri tempi, bensì Sherazade in persona.

    Lunghi capelli scuri, occhi ancora più scuri, incorniciati da ciglia nere, e una carnagione così pallida da sembrare trasparente. Un top marrone annodato in vita faceva risaltare il suo fisico atletico, mentre una gonna fluida di varie tonalità, che le arrivava alle caviglie, ondeggiava in maniera ipnotica mentre lei camminava a piedi nudi verso di lui.

    Ryder raddrizzò le spalle e disse: «Immagino che lei sia la donna che dovrebbe trasformarmi in Patrick Swayze».

    La signorina batté le palpebre abbozzando un sorriso, che subito però scomparve. «Nadia Kent» affermò porgendogli la mano.

    Lui gliela prese, rimanendo sorpreso dal calore e dalla morbidezza della sua pelle, così come dalla decisione della sua stretta. All'istante, infatti, si sentì attraversare da una sorta di scossa elettrica, sensazione che svanì appena lei gli lasciò la mano.

    «È in anticipo» gli fece notare Nadia con un tono accusatorio e un accento vagamente americano.

    «Meglio così, considerando l'ora tarda» replicò Ryder. E mentre lei gli passava accanto, avvertì di nuovo il piacevole profumo che aveva sentito appena era entrato.

    «Chi ha scelto l'orario?»

    Touché.

    Leggera come una piuma, Nadia si sedette sul bordo della poltrona rosa, lasciando scivolare i lunghi capelli ribelli sulle spalle, mentre la gonna lunga si adagiò lentamente intorno a lei.

    Era assurdo che una persona che emanava una tale energia fosse finita in un luogo così triste e cupo.

    Con un movimento veloce del polso, Nadia sollevò la gonna fino al ginocchio, mostrando polpacci sottili e muscolosi, quindi infilò un paio di scarpe beige con un piccolo tacco e, mentre le allacciava, affermò: «Mi sembra che lei sia già caldo».

    «In effetti lo sono, grazie» reagì lui d'istinto, sentendo rimbombare la propria voce nella grande sala.

    Stava flirtando? Sì, non poteva negarlo. Lei, però, non pareva minimamente intenzionata a stare al gioco.

    Si bloccò per un istante, infatti, poi finì di allacciare le scarpe e abbassò la gonna. Quindi, senza degnarlo di uno sguardo, si alzò, inserì un piccolo telecomando nella cintura e camminò verso di lui, facendo ticchettare i tacchi sul pavimento di legno. «Se fossi in lei, signor Fitzgerald, toglierei la giacca. Si soffoca qui dentro e sentirà ancora più caldo quando cominceremo a muoverci, non vorrei quindi che svenisse tra le mie braccia.»

    Lui si irrigidì e in quel preciso istante ebbe l'impressione di vedere balenare nei suoi occhi neri come la notte uno sguardo di trionfo, che subito però svanì, sostituito da un'espressione indecifrabile.

    Non volendo darle la soddisfazione di vederlo in difficoltà, Ryder tolse subito la giacca e la buttò sulla sedia rosa, augurandosi che non venisse divorata dalle tarme, poi fece lo stesso con la cravatta. Infine sfilò i gemelli e arrotolò le maniche fino al gomito. In realtà sembravano gesti più adatti a una camera da letto che non a una sala prove di danza, ma lei non si scompose minimamente. Come se niente fosse, infatti, legò i lunghi capelli in una coda di cavallo bassa, alzò la testa, batté i piedi e, in un attimo, Sherazade si trasformò in una perfetta maestra di danza.

    Fu allora, in effetti, che Ryder ricordò per quale ragione si trovava lì, e cominciò a sudare.

    «Possiamo fare in fretta?» le domandò, pensando a tutto il lavoro che lo aspettava a casa. Aveva diversi progetti da studiare, alcuni suoi e alcuni dei suoi collaboratori, e non sopportava di dover perdere tempo prezioso in quella sala da ballo!

    Nadia Kent appoggiò una mano sull'anca, abbassando involontariamente la gonna, quindi gli parlò con quell'accento americano che rendeva melodica la sua voce. «Ha qualcosa di più importante da fare alle dieci di martedì sera, signor Fitzgerald?»

    «Assolutamente sì.»

    «Quindi non sta inventando scuse solo perché ha paura di prendere lezioni di danza?»

    «Che cosa le posso dire? Sono un uomo molto desiderato.»

    «La prendo in parola. Ora.» Nadia batté le mani, e il rumore secco risuonò nella stanza. «Dov'è la calzamaglia?»

    «Come scusi?»

    «La calzamaglia, per ballare. Sam l'avrà avvertita, spero. Se vogliamo capire qual è il suo livello, deve muoversi liberamente, e solo con la calzamaglia può farlo.»

    Era uno scherzo, vero? «Signorina Kent, le sembro il tipo di uomo che indossa calzamaglie?»

    Mentre lei fece scivolare lo sguardo sulla sua camicia bianca, la cintura di pelle e i pantaloni eleganti con la piega perfettamente stirata, Ryder si sentì avvampare. E quando poi le sue labbra sensuali si piegarono in un sorriso furbo, quella sensazione diventò ancora più intensa.

    «Se è così che tratta gli allievi che arrivano in anticipo, non oso immaginare come si comporta con i ritardatari.»

    «No, infatti, non lo può immaginare.» Nadia prese il piccolo telecomando, lo puntò verso lo stereo e premette un tasto facendo partire le dolci note di un pianoforte accompagnate da una voce femminile. «Ora, signor Fitzgerald, considerando che ha pagato una cifra considerevole per questa lezione, direi di metterci al lavoro.»

    Ryder alzò le mani. «Ci sarebbe un'alternativa.»

    Nadia lo fulminò.

    «Che ne dice se le pago le lezioni, e la finiamo qui? Sam non verrà mai a saperlo.»

    «D'accordo. Per me non ci sono problemi. Ma quando sarà sulla pista da ballo, al matrimonio di sua sorella, e tutti la guarderanno mentre pesterà i piedi a Sam, come si giustificherà?»

    Ryder si domandò se quella donna fosse un'indovina, visto che era riuscita a trovare il suo punto debole in meno di cinque minuti.

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