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Un piccante inganno: Harmony Destiny
Un piccante inganno: Harmony Destiny
Un piccante inganno: Harmony Destiny
E-book169 pagine4 ore

Un piccante inganno: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Una finzione...
Una vacanza di qualche giorno in Irlanda per partecipare all'ennesimo matrimonio senza avere un accompagnatore rischia di trasformarsi in un interminabile incubo per Amber Drake. Piuttosto che entrare ancora una volta in chiesa senza un uomo al suo fianco, è disposta a chiedere a Sebastian West di fingere di essere il suo amorevole fidanzato.

... che porta dritta all'altare!
L'attrazione fra loro innesca subito un incendio; in fondo quella messinscena può rivelarsi molto piacevole e nessuno - soprattutto il suo ex! - dovrà mai sapere la verità... Ma non appena la finzione inizia a farsi pericolosamente reale, le minacce di un anonimo ricattatore costringono Amber e Sebastian a rivelare tutti i loro peccaminosi segreti..
LinguaItaliano
Data di uscita20 ago 2020
ISBN9788830517905
Un piccante inganno: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Un piccante inganno - Andrea Laurence

    successivo.

    1

    «Mi stai prendendo in giro?»

    Sebastian West passò per la terza volta il badge nel lettore, ma la porta della BioTech – la compagnia di tecnologia biomedica di cui era uno dei due fondatori – rifiutò di aprirsi e farlo entrare in ufficio. Alla vista dei dipendenti che si muovevano all'interno, tirò un pugno contro il vetro. Lo ignorarono.

    «Questa compagnia è mia!» urlò mentre la sua segretaria gli passava davanti senza guardarlo. «Non costringermi a licenziarti, Virginia.»

    A quelle parole, la donna si fermò e tornò verso la porta.

    «Finalmente» sospirò Sebastian.

    Ma lei non aprì, come lui si aspettava. «Ho ricevuto ordini precisi dal dottor Solomon di non aprirle la porta, signore.»

    «Oh, per favore» si lamentò.

    «Dovrà vedersela con lui, signore.» Quindi girò sui tacchi e scomparve.

    «Finn!» urlò Sebastian, picchiando sul vetro con i pugni. «Fammi entrare, brutto bastardo!»

    Un minuto dopo, il suo ex compagno di stanza del college e partner in affari, Finn Solomon, apparve sulla porta con lo sguardo accigliato. «Dovresti essere in vacanza» disse attraverso il vetro.

    «Sì, è quello che hanno detto i medici, ma da quando io vado in vacanza? O ascolto i dottori?» La risposta era mai. Di certo non ascoltava mai Finn. E riguardo alle vacanze, non se ne era concessa nemmeno una da quando aveva messo su quell'impresa, dieci anni prima. Non ci si può rilassare su una spiaggia e allo stesso tempo abbattere le barriere del progresso scientifico.

    «Questo è il problema, Sebastian. O ti sei dimenticato che hai avuto un infarto, due giorni fa? Non dovresti venire in ufficio per almeno due settimane.»

    «Un infarto leggero. Mi hanno tenuto in ospedale solo poche ore. E non sono nemmeno sicuri che sia stato un infarto. Sto prendendo quelle stupide pillole che mi hanno prescritto, cos'altro vuoi?»

    «Voglio che tu vada a casa. Ho disabilitato il tuo badge. E chiunque ti aprirà questa porta, verrà licenziato.»

    Inutile quindi provare a intrufolarsi nascondendosi dietro qualcuno. Però aveva un laptop, se fosse riuscito a convincere Virginia a portarglielo... Lavorare da casa non era infrangere le regole, giusto?

    «Ho anche fatto sospendere temporaneamente la tua casella di posta e gli account per l'accesso remoto, quindi non puoi lavorare da casa.» Finn era sempre stato bravissimo a leggergli nel pensiero, fin da quando erano al college. Era perfetto quando dovevano lavorare insieme. In questo caso, non molto. «Sebastian, sei in congedo obbligatorio e io, in quanto dottore, sono costretto a fartelo rispettare. Posso gestire le cose per due settimane, ma non posso guidare questa compagnia da solo, cosa che accadrà se tu muori. Quindi riposati e rilassati un po', fai un viaggetto, fatti fare un massaggio o vai con una donna, non m'interessa. Ma non voglio vederti qui.»

    Sebastian era disorientato. Lui e Finn avevano fondato quell'azienda subito dopo il college, mettendo anima e corpo nell'innovazione tecnologica che potesse migliorare la vita delle persone. Lui era l'ingegnere del MIT e Finn il medico: una squadra vincente che era riuscita a sviluppare strumenti avanzati come le protesi per le mani o le sedie a rotelle elettriche controllate dalle onde cerebrali del paziente. Gli sembrava una causa abbastanza nobile da dedicarci tutta la vita. Solo che, a quanto pare, la scelta di sostituire una corretta alimentazione e una buona dose di sonno e con l'equivalente in caffeina gli si era ritorta contro.

    Non voleva morire ad appena trentotto anni. Ma era arrivato a un punto di svolta nella creazione di un esoscheletro robotico che avrebbe permesso ad un paraplegico come suo fratello di camminare nuovamente.

    «E che mi dici del nuovo prototipo di protesi per le gambe?»

    Finn incrociò le braccia sul petto. «Quelle persone hanno vissuto anni senza camminare, possono aspettare altre due settimane.»

    Sebastian sospirò. Conosceva gli ordini del medico, eppure non si sarebbe mai aspettato che Finn sarebbe stato così fiscale al riguardo. Pensava solo che d'ora in poi avrebbe lavorato solo dieci ore al giorno, non più diciotto.

    «Posso almeno entrare e...?»

    «No» lo interruppe Finn. «Torna a casa, vai a fare compere. Basta che te ne vai.» Lo salutò attraverso il vetro con un'espressione compiaciuta, poi gli diede le spalle.

    Sebastian rimase immobile per un po'. Forse Finn sarebbe tornato indietro dicendo che scherzava. Quando gli fu chiaro che il suo socio era assolutamente serio al riguardo, si diresse all'ascensore e tornò all'ingresso dell'edificio. Uscì sull'affollato marciapiede di Manhattan senza sapere dove andare. Aveva davanti a sé due intere settimane di nulla totale.

    Possedeva così tanti soldi da poter fare praticamente qualsiasi cosa: volare fino a Parigi con un jet privato, partire per una crociera lussuosa ai Caraibi, cantare in un karaoke a Tokyo – sempre volando con un jet privato. Solo che non aveva voglia di fare nulla di tutto ciò.

    Per Sebastian i soldi erano qualcosa di estraneo. A differenza di Finn, non era cresciuto in una famiglia ricca. I suoi genitori erano semplici operai e non erano mai riusciti a mettere qualcosa da parte. Poi, quando suo fratello aveva avuto l'incidente sul quad, erano passati dall'essere poveri all'essere quasi indigenti per via delle parcelle mediche.

    Sebastian era andato al college grazie a prestiti e borse di studio e dopo la laurea si era concentrato sul mettere in piedi l'azienda insieme a Finn. Quest'ultima gli aveva fatto guadagnare parecchio, ma era sempre troppo occupato per farci caso. O per spendere. Non aveva mai sognato di viaggiare o di possedere auto costose. In verità, era un pessimo ricco. Probabilmente non aveva neanche venti dollari nel portafoglio.

    Si fermò all'angolo della strada, lo sfilò dalla tasca posteriore dei pantaloni e si rese conto che la pelle si era quasi sgretolata nel corso degli anni. Aveva quel portafoglio dai tempi del master, era il caso di comprarne uno nuovo. Tanto, al momento, non aveva nulla di meglio da fare.

    Vide che più avanti c'era Neiman Marcus, uno dei negozi più famosi e di lusso della città. Sicuramente vendevano portafogli. Attraversò la strada e si diresse verso il grande magazzino, ma si fermò sulla porta per lasciar passare un gruppo di donne che uscivano dal negozio con talmente tanti sacchetti da mantenere un ragazzino per un paio di semestri al college. Gli parvero vagamente familiari, soprattutto l'ultima, con i capelli scuri e gli occhi blu.

    Lo sguardo di lei indugiò un attimo su Sebastian e lui sentì come un pugno nello stomaco. Il cuore gli pulsava forte mentre cercava di ingoiare il nodo che gli si era formato in gola. Non capiva perché stesse sperimentando una reazione così viscerale per quella donna. Mezzo secondo dopo, lei guardò altrove, interrompendo la connessione, e si allontanò sul marciapiede insieme alle amiche.

    Sebastian le guardò per un attimo, poi si convinse a entrare nel negozio. Si diresse fino al reparto uomini senza guardarsi attorno e scelse in fretta un nuovo portafoglio. Non era particolarmente esigente: gliene bastava uno sottile di pelle nera che contenesse un paio di carte di credito e dei contanti. Semplice.

    Andò alla cassa per pagare e notò una bellissima ragazza davanti a lui. Un rapido esame gli confermò che era la donna che aveva visto uscire pochi minuti prima. Aveva un volto familiare... probabilmente si erano conosciuti a qualche evento in città – Finn lo costringeva a partecipare a qualche party o a dei gala di beneficienza – ma non ne era sicuro. La maggior parte del suo cervello era occupata da robotica e ingegneria.

    Non tutto, però. Era pur sempre un uomo e non poteva evitare di notare la figura alta e slanciata della donna, i lunghi capelli castani, i grandi occhi blu e le labbra rosso fuoco. Era impossibile non accorgersi di quanto fosse perfetta. Profumava come il campo dietro la casa in cui era cresciuto, dopo un temporale estivo. Nel profondo, Sebastian provò una fitta a quel ricordo.

    Che cosa c'era in lei? Ma no, era impossibile che fosse lei la causa di quello sconvolgimento degno di un adolescente. Il dottore non gli aveva ordinato di astenersi da attività fisiche intense – Sì, signor West, sono compresi anche i rapporti sessuali – per almeno una settimana? Era da un po' che non stava con una donna e anche se non aveva mai sofferto di crisi di astinenza da sesso, ora che gli era proibito era logico che la sua mente si concentrasse proprio su ciò che non poteva avere.

    Perché era così pessimo nel ricordarsi i nomi?

    Avvicinandosi al bancone, Sebastian si accorse che la donna stava restituendo tutto il contenuto dei sacchetti. Che strano. Secondo il registratore di cassa, aveva appena comprato e restituito circa millecinquecento dollari di vestiti. La guardò sfilarsi il cappotto di pelle e metterlo nel sacchetto coprendolo con la carta velina, in modo che non si vedesse l'interno.

    Questo gesto lo distrasse un attimo dalla sua noia cronica. «Scus...» provò a dire.

    Lei si girò di colpo e gli sbatté proprio contro il petto, costringendolo ad allungare le braccia e afferrarla prima che inciampasse sui suoi tacchi vertiginosi e rovinasse a terra. La strinse forte contro di sé, i seni che gli spingevano contro il petto, finché non si fu rimessa in piedi. Si rese conto che non aveva voglia di lasciarla andare. Era inebriato da quel profumo e dalla sensazione di quelle morbide curve contro i suoi angoli più spigolosi. Da quanto non stava così vicino a una donna? Una che non avesse qualche arto prostetico? Non ne aveva idea.

    La ragazza fece un passo indietro e si ricompose mentre le guance le si coloravano di un rosso acceso. «Mi dispiace tanto» disse. «Sono sempre così di fretta che non faccio attenzione a dove cammino.»

    Quando lo guardò negli occhi ci fu momento in cui parve riconoscerlo. «No, non scusarti» disse lui con un sorriso. «È la cosa più interessante che mi sia capitata questa settimana.»

    Lei alzò le sopracciglia, un'espressione scettica sul bel viso.

    Forse, pensò Sebastian, non era così noioso come credeva.

    «Stai bene?» gli chiese.

    Sebastian rise di tutta quella premura. Era alta per essere una donna, ma non gli sembrava per nulla in grado di fargli del male. «Sto bene. Sono contento di averti preso al volo.»

    Lei sorrise e abbassò lo sguardo. «Suppongo che potesse andarmi peggio.»

    «Il tuo viso non mi è nuovo, ma sono una frana con i nomi. Sono Sebastian West» disse, allungandole la mano.

    Lei la strinse con esitazione e il tocco di quella pelle morbida gli fece provare una scossa improvvisa. Di solito si concentrava sul lavoro e le altre occupazioni, come la gratificazione sessuale o i rapporti in genere, finivano nel dimenticatoio. Ma adesso era bastato un semplice tocco e il desiderio fisico era tornato in prima linea.

    A differenza del breve scontro precedente, ora le loro mani indugiarono su quel contatto e lui sentiva delle scosse elettriche attraversargli il palmo. La connessione tra loro era così tangibile che quando lei tirò via la mano, la strofinò contro il maglione color borgogna, come per smorzarne la sensazione.

    «Anche a me sembra di conoscerti» osservò lei. «Sono Amber Drake. Ci saremo incontrati in giro per la città. O magari conosci mio fratello Oliver? Della Orion Computers

    Quel nome gli suonava familiare. «Sarà amico del mio socio, Finn Solomon. Conosce tutti.»

    Amber strinse gli occhi un momento con fare pensieroso. «Anche quel nome mi suona. Aspetta... Sei per caso coinvolto in qualche genere di business che tratta forniture mediche?»

    Sebastian alzò le sopracciglia sorpreso. Non avrebbe esattamente definito quello che faceva in quei termini, ma il fatto che lei sapesse in quale campo lavorava così tanto lo sbalordì. E, in tutta onestà, gli faceva piacere.

    «Esattamente» rispose con un grande sorriso.

    Amber era raggiante. Era felice di essere riuscita finalmente a riconoscere quell'uomo. Quando lo aveva incrociato sulla porta del negozio era stata sicura di averlo già incontrato da qualche parte e avrebbe voluto fermarsi per scoprire chi fosse. Purtroppo non si era potuta fermare perché Violet doveva correre a comprare il regalo di nozze per Aidan.

    Dopo essersi separata dalle sue migliori amiche, Lucy Drake, Violet Niarchos ed Emma Flynn, era tornata furtivamente da Neiman Marcus per restituire tutta la merce che aveva appena comprato. Non poteva permettere che quell'acquisto gravasse sulla carta di credito a lungo. E si era imbattuta nuovamente in quell'uomo. Anzi, aveva finito con lo sbatterci contro.

    Davvero molto elegante, Amber.

    «Ok, allora credo che ci siamo visti a una delle serate di beneficenza per l'ospedale organizzate l'inverno scorso.»

    Lui annuì. «Sì, credo di essere

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