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L enigma del cuore: Harmony Collezione
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L enigma del cuore: Harmony Collezione
E-book156 pagine2 ore

L enigma del cuore: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Freddo, buio, nebbiolina, un cane che abbaia, un uomo che spunta dal nulla... dov'è finita, direttamente in un thriller? Crys James ha appena raggiunto la ca¬sa dove l'amica Molly la ospiterà per una settimana, ma l'inizio non è stato il massimo. In realtà l'uomo enigmatico che le è venuto incontro è il fratello di Molly, che sapeva del suo arrivo ma era convinto si trattasse di un uomo, quindi è tutt'altro che felice di vederla. Le "strane" scintille non sono finite, perché Crys...
LinguaItaliano
Data di uscita9 set 2016
ISBN9788858954331
L enigma del cuore: Harmony Collezione
Autore

Carole Mortimer

Carole Mortimer was born in England, the youngest of three children. She began writing in 1978, and has now written over one hundred and seventy books for Harlequin Mills and Boon®. Carole has six sons, Matthew, Joshua, Timothy, Michael, David and Peter. She says, ‘I’m happily married to Peter senior; we’re best friends as well as lovers, which is probably the best recipe for a successful relationship. We live in a lovely part of England.’

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    Anteprima del libro

    L enigma del cuore - Carole Mortimer

    successivo.

    1

    Il castello di Dracula!

    Anzi, a guardarlo bene, era molto peggio del castello di Dracula.

    Ma dove sono capitata?, si chiese Crys.

    Aveva guidato per ore e aveva fermato la macchina all'inizio del viale, nella speranza di riuscire a orientarsi con tutta quella nebbia. Due enormi pilastri di pietra grezza reggevano un cancello in ferro battuto mezzo arrugginito, aperto. Guardando bene dove metteva i piedi, si avvicinò alla targa scolpita che recava il nome della proprietà e rimase a bocca aperta, non sapendo bene se ridere o preoccuparsi davvero.

    Lo sguardo esterrefatto si posò di nuovo sulla mostruosa costruzione visibile a malapena in fondo al viale. Gotico vittoriano, l'avrebbero definita in un libro di storia dell'arte. Con svariati rimaneggiamenti posteriori, giudicò lei. Quell'accozzaglia di stili strideva col suo affinato senso estetico.

    Ma non poteva essere arrivata... non poteva certo essere quella la casa del fratello maggiore di Molly, la sua migliore amica. Molly era sempre stata una tipa eccentrica, poco ortodossa, ma non c'era motivo di supporre che la sua famiglia avesse un ramo di follia!

    Crys rabbrividì, avvicinandosi ancora alla colonna malridotta. Sotto uno spesso strato di muschio si leggeva distintamente Falcon House. Frugò nella borsa e tirò fuori la lettera ricevuta qualche giorno prima.

    Nella scrittura tonda e disordinata di Molly, Falcon House era scritto a chiare lettere. Solo che quella non era affatto una casa. Era un castello vero e proprio con tanto di torri e bastioni, e persino un fossato asciutto a circondare le mura esterne.

    Forse la casa di Sam si trovava dietro quella costruzione orribile. Le pareva che Molly avesse accennato una volta al fatto che suo fratello se ne prendesse cura per un amico, che naturalmente non viveva lì... E come dargli torto? A chiunque sarebbero venuti gli incubi ad abitare lì dentro.

    Sì, doveva essere così. Percorso il viale e attraversato quel traballante ponte levatoio, avrebbe scoperto una confortevole casetta sul retro.

    Superato il fossato, disseminato di rifiuti di ogni genere, e arrivata davanti al maestoso portone d'ingresso, Crys si rese però conto che non c'erano altre costruzioni in vista.

    Davanti a lei si trovava solo un pezzetto di terra, che un tempo doveva essere stato un giardino, ma che adesso era talmente fitto di erbacce e cespugli selvatici da sembrare una giungla in miniatura.

    Parcheggiò e uscì dall'auto stiracchiandosi. Il castello pareva in uno stato di degrado spaventoso. C'erano tegole frantumate in terra e tubi che sporgevano dal muro. Malgrado la fitta nebbia Crys notò che alcune grandi finestre del pianterreno erano sbarrate con assi di legno inchiodate, mentre tutte le altre erano schermate da pesanti tendaggi.

    Non si poteva dire che avesse un'aria ospitale. Tutto era così trascurato che Crys dubitava persino che qualcuno potesse viverci davvero.

    All'improvviso sentì un rumore.

    Era un suono indistinto, soffocato, vicino. Sembrava provenire dall'altro lato della casa.

    Deglutì con forza, esitando. Doveva avventurarsi per scoprire chi lo produceva, o prendere la macchina e allontanarsi in fretta da quel posto? La seconda soluzione era la più ragionevole, tuttavia in quell'ultimo anno non aveva fatto altro che scappare. Non era forse arrivato il momento di ricominciare ad affrontare la vita?

    Era una situazione talmente assurda da sembrarle ridicola.

    Era stato difficile per lei accettare l'invito di Molly, decidere di partire da sola per un viaggio così lungo ed estenuante, da Londra allo Yorkshire. E per trovare che cosa? Questo?

    Ci mancava soltanto la nebbia ad avvolgere il tutto in un'aura di mistero che la metteva a disagio. Non fosse stato per quel rumore, avrebbe giurato che non c'era nessuno lì...

    E va bene, si disse Crys procedendo a passi decisi verso quel suono. Poteva essere prodotto da un ramo che batteva ritmicamente contro una finestra, ma se ci fosse stato un essere umano gli avrebbe semplicemente chiesto dove fosse Sam Barton.

    La sua risolutezza evaporò nell'istante in cui si ritrovò a faccia a faccia col cane più grosso che avesse mai visto.

    Crys trattenne il fiato, bloccandosi di colpo davanti allo sguardo minaccioso della bestia. Pareva pronta a saltarle addosso.

    Sentì di colpo la bocca secca, tutti i muscoli tesi, gli occhi ipnoticamente fissi su quelli del mastino.

    «Cosa c'è, Merlin?» tuonò una voce sepolcrale.

    I gelidi tentacoli della paura le sfiorarono la schiena. Adesso sapeva che cosa voleva dire sudare freddo!

    Da dove veniva quella voce? Pareva non esserci anima viva in quella nebbia, oltre a lei e a quel cane dall'aria feroce, eppure era certa di averla sentita. Un uomo, pensò, anche se non ne era sicura. Uomo o donna, del resto, poco importava al momento. Aveva assoluto bisogno della presenza di un altro essere umano.

    Sempre che quella voce fosse umana...

    Cerca di reagire!, si spronò con impazienza. Non doveva farsi prendere dal panico, anche se tutto intorno a lei aveva un'aria sinistra, a cominciare dal mastino gigantesco che le parava la strada.

    Doveva restare calma...

    Ma come?

    Quella bestia avrebbe potuto azzannarla da un momento all'altro, ammazzarla in pochi secondi...

    «Ti avverto, Merlin, se ti incastri ancora nella tana di un coniglio non vengo più a tirarti fuori!» La voce sepolcrale rimbombò cupa nella nebbia.

    Era un uomo! E pareva anche vicino. Abbastanza vicino per salvarla da quella belva, si augurò.

    «Aiuto!»

    Fantastico! Aveva le labbra così intirizzite che la voce le era uscita a malapena dalla gola, ma era stato sufficiente per trasformare il ringhio sordo del cane in un abbaiare feroce.

    «Aiuto!» gridò con tutto il fiato che aveva, il cuore in gola dalla paura.

    «Maledizione, Merlin, ma che dia...? Merlin, giù!» ordinò l'uomo e il cane smise all'istante di abbaiare.

    Una testa sbucò dalla terra. Una testa scura, arruffata, con una barba incolta a coprire la parte inferiore di un viso arcigno, illuminato solo da un paio di incredibili occhi verde smeraldo.

    Se non altro il cane aveva obbedito e ora se ne stava accucciato con gli occhi fissi sull'intrusa, spiando le sue mosse. Aspettava solo che il suo padrone gli desse il segnale di attacco.

    Crys, però, non aveva nessuna intenzione di muoversi. Si sentiva paralizzata dal terrore. Fissava quella testa spuntata dal nulla, incapace di rendersi conto se fosse reale o solo una sua allucinazione.

    E se fosse davvero il castello di Dracula?

    Sgranò gli occhi stralunati, vedendo l'uomo uscire da quella che pareva una vera e propria fossa. Una fossa abbastanza lunga e larga da contenere una bara...

    L'uomo, che superava senz'altro il metro e novanta di altezza, aveva indosso un paio di jeans neri e una maglia dello stesso colore. I capelli scuri e mossi gli coprivano le spalle e la barba castana nascondeva le sue fattezze, ma non quei magnetici occhi smeraldo.

    Adesso che lo vedeva bene non era certa di sentirsi più al sicuro. Si umettò le labbra secche e cercò di rimanere calma. «Salve» disse in un sussurro.

    La bocca severa si incurvò appena in un'espressione sarcastica. «Salve?» ripeté lui.

    Crys si sentiva ancora scossa dall'incontro con il cane e dalla comparsa improvvisa di quel tizio sbucato dal nulla, ma aveva ancora un po' di forza per reagire.

    «Cosa stava facendo lì dentro?» chiese indicando la buca. Era gennaio. Decisamente troppo in anticipo per dei lavori di giardinaggio.

    «Lei cosa ne pensa?» ribatté lui alzando un sopracciglio.

    Crys rabbrividì guardando la fossa. «Non ne ho idea» rispose cauta.

    L'uomo non si era mosso di un centimetro verso di lei, eppure d'un tratto le sembrava più teso, minaccioso con quella pala in mano.

    «Provi a indovinare.»

    Crys deglutì a fatica. Tutto quello era ridicolo! A lei interessava soltanto sapere dove trovare Sam Barton, non perdersi in giochetti mentali con un perfetto sconosciuto. Uno sconosciuto dall'aria pericolosa, oltretutto.

    «Senta, mi dispiace davvero di averla disturbata...»

    «Ha disturbato Merlin, più che me» la interruppe l'uomo.

    «Merlin...? Ah, intende il cane» disse lei. L'enorme bestia riprese a ringhiare minacciosamente.

    L'uomo sorrise. «Non gli piace essere chiamato così.»

    Crys lo guardò senza capire. «Ma ha detto lei che si chiama Merlin.»

    «Appunto» annuì lui. «Mi riferisco al fatto che gli ha dato del cane.»

    «Ma...»

    «Noi sappiamo bene cos'è, ma Merlin ha qualche dubbio a riguardo. È meglio assecondarlo, non trova?»

    Crys gettò uno sguardo all'animale. «Ma che tipo di... insomma quale...»

    «Pastore irlandese» rispose l'uomo. «Adesso, per quanto sia stato piacevole passare del tempo con lei» il suo tono di voce implicava il contrario, «ho da fare. Devo finire di scavare questa fossa. Se non le dispiace.»

    «È proprio una t... tomba?» balbettò lei sentendosi mancare il fiato. La nebbia sembrava esserle penetrata nelle ossa e sentiva un freddo terribile, che le dava i brividi. «Chi... insomma, voglio dire cosa...» Cominciò lentamente a indietreggiare, sicura che se si fosse messa a correre il cane l'avrebbe atterrata in un secondo. Obbediva come un automa agli ordini del suo padrone, quel tipo sempre più inquietante...

    Doveva assolutamente uscire da quell'incubo.

    «Ha ragione, signor... insomma, le ho fatto perdere già troppo tempo» concluse cercando di sorridere, malgrado le guance si rifiutassero di collaborare. «Penso che me ne andrò per la mia strada.»

    «Dov'è diretta?»

    «Come, scusi?» chiese lei vacillando.

    L'uomo si rabbuiò. «Non passano in molti per questa strada e praticamente nessuno arriva a percorrere il viale. Le ho chiesto dove era diretta.»

    Era l'occasione buona per chiedere come raggiungere la casa di Sam Barton, ma d'un tratto Crys si rese conto che non voleva dire a quell'uomo dove era diretta. O perché...

    Alzò le spalle scosse da brividi e cercò di non lasciar trapelare come si sentiva. «V... vado da amici.»

    Geniale! Adesso sapeva che qualcuno la stava aspettando, e che se non l'avesse vista arrivare avrebbe magari anche chiamato la polizia.

    «Devo avere sbagliato strada con la nebbia» provò a giustificarsi. «Ma non le darò altro disturbo.»

    «Come le ho già detto, la sua presenza disturba più Merlin che me» ribatté lui.

    «Sembra abbastanza calmo, adesso, no?» chiese Crys abbozzando un sorriso. Una volta aveva letto che le vittime devono cercare di stabilire un'intesa con gli assalitori, per disorientarli.

    Le vittime! Ma lei non era una vittima.

    Era solo una turista che si era imbattuta non sapeva neppure bene in cosa. Sapeva, però, che quel posto le metteva davvero paura.

    «Le apparenze ingannano» le disse l'uomo. «Il pastore irlandese è un predatore per istinto» continuò in tono tranquillo. «È addestrato a...»

    «Sta cercando di spaventarmi?» lo interruppe lei. Sempre nello stesso articolo c'era scritto che l'attacco è la difesa migliore.

    L'uomo parve divertito. «Perché dovrei?»

    Le sue guance si colorarono di un rosso intenso. La stava prendendo in giro. «Non

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