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Uno scandalo per il conte: Harmony Jolly
Uno scandalo per il conte: Harmony Jolly
Uno scandalo per il conte: Harmony Jolly
E-book157 pagine2 ore

Uno scandalo per il conte: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

L'uomo perfetto? Romantico, sognatore... e milionario. Innamorato solo di te.

In seguito alla morte del fratello Ross, conte di Lengroth, il milionario Cal Bryce ne assume le funzioni e diventa tutore legale dei suoi due nipoti. Ma lui non sa niente di bambini e la situazione rischia di diventare esplosiva. In suo soccorso arriva la dolce insegnante Heather Reid, che accetta di aiutarlo nella gestione dei nipoti durante l'estate.

Tuttavia anche Heather ha bisogno di aiuto: è incinta del fratello di Cal e non ha un posto dove andare. Questo segreto potrebbe distruggere la famiglia Bryce, finché un altro, più scioccante scandalo rischia di minare non solo la reputazione di Cal, ma anche qualcosa di molto più importante: il loro amore.
LinguaItaliano
Data di uscita20 lug 2020
ISBN9788830517066
Uno scandalo per il conte: Harmony Jolly

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    Anteprima del libro

    Uno scandalo per il conte - Sophie Pembroke

    successivo.

    1

    Lengroth Castle appariva più imponente rispetto a come le era parso guardando le immagini pubblicate sul sito Internet. E decisamente anche più austero.

    Sull'accurato e professionale sito del conte di Lengroth, il castello si stagliava con le sue torri merlate sullo sfondo di un cielo blu cristallino e la facciata di pietra, illuminata dal sole, pareva quasi bianca. Nella realtà, invece, nonostante fosse luglio, il cielo scozzese era carico di nuvole e la facciata di pietra era cupa e grigia. Inoltre, pareva che i diciassette gradini di pietra che conducevano alla porta di legno scuro dell'ingresso principale fossero stati concepiti per mettere in difficoltà i visitatori. Erano stretti, ripidi e avevano un aspetto scivoloso, per via del muschio che era cresciuto a causa dell'umidità proveniente dal fossato sottostante.

    In effetti il castello non aveva affatto un aspetto accogliente, tanto che Heather Reid fu tentata per un attimo di fare dietrofront e salire sul primo treno per tornare nell'Hertfordshire.

    Tranne per il fatto che non poteva. Non prima di aver risolto la questione per cui era venuta. Dopodiché? Be', non poteva prevedere quello che sarebbe successo in seguito. La faccenda sarebbe passata in mano a Ross Bryce, conte di Lengroth, e a quel punto sarebbe toccato a lui fare la mossa successiva.

    Facendosi coraggio, dunque, Heather oltrepassò la cancellata aperta e attraversò il cortile di ghiaia, per poi salire lentamente i gradini umidicci. A metà della salita azzardò uno sguardo verso il fossato e, vedendo l'acqua scura, profonda, si sentì attraversare da un brivido.

    Deglutì e ricominciò a salire, quando d'un tratto sentì un tonfo dietro di sé che la fece sobbalzare. Atterrita, subito si guardò intorno per capire da che cosa fosse stato provocato quel rumore. Era stato un pesce? Una papera? Un coccodrillo? Non si sarebbe stupita di scoprire che i conti di Lengroth avevano portato il mostro di Loch Ness nel loro fossato!

    Dopo un attimo, però, notò una paperella di gomma galleggiare sull'acqua.

    «Se non altro non è un mostro. È già qualcosa.»

    Di sicuro, comunque, quel pupazzo non era arrivato lì dal cielo. Alzò dunque lo sguardo verso le finestre per vedere chi l'avesse lanciato.

    Niente.

    Ross Bryce aveva dei figli, ricordò provando una forte sensazione di disagio. Due. Li aveva visti sul sito in una foto di famiglia, insieme all'affascinante padre – il conte – e alla splendida madre, Lady Jane Bryce, contessa di Lengroth.

    Heather non era stata bene negli ultimi giorni. Quando poi si era trovata di fronte a quell'immagine, in effetti, era quasi svenuta. Se prima si era resa conto di essere nei guai, in quel preciso momento, aveva realizzato di essere in un mare di guai.

    Continuò a guardare verso l'alto, ma non vide traccia del lanciatore della paperella. A ogni modo, essendo una maestra, comprese che se i bambini le avevano lanciato addosso quel pupazzo, significava che non gradivano la sua presenza. E comunque lo avrebbe capito anche senza essere un'insegnante.

    Si chinò lentamente e raccolse la paperella, che mise sottobraccio. «Nemmeno io voglio essere qui, credetemi» borbottò.

    Salì comunque un altro gradino, rendendosi conto di non avere alternative: aveva commesso un errore e ora doveva affrontarlo e risolverlo. Fine della questione. Sapeva perfettamente che cosa succedeva quando si fuggiva dai propri sbagli o si cercava di coprirli con le bugie, e non intendeva farlo.

    Arrivata di fronte al portone, dunque, sollevò il batacchio di ferro battuto e lo lasciò cadere sul legno, sentendo rimbombare tutt'intorno quel suono tetro.

    Se non altro era riuscita ad arrivare fin lì senza finire nel fossato, nonostante gli scalini impervi e il missile-papera.

    Certo, ora però veniva la parte più difficile.

    Durante il viaggio in treno si era ripetuta un milione di volte il discorso che avrebbe fatto a Ross – era strano pensare a lui come al conte di Lengroth. Ma in qualsiasi modo avesse presentato la situazione, nulla poteva cambiare il concetto fondamentale.

    Sono incinta. Aspetto un figlio da te.

    Si augurava solo che non fosse presente sua moglie, quando gli avrebbe dato la notizia.

    Non che lui si fosse preoccupato di nominarla quando si erano incontrati, quella sera a Londra. Le aveva parlato del suo castello, di quanto si sentisse solo nella fredda Scozia, di tutte le responsabilità che gli pesavano addosso, ma ovviamente si era dimenticato di menzionare il fatto che aveva una famiglia. Aveva persino fatto sparire la fede!

    «Immagino che avrai tutte le nobildonne ai tuoi piedi» aveva scherzato lei, quando lui le aveva detto dove viveva e mostrato una fotografia dal telefono. «E come fai a capire se sono interessate a te e non al castello?»

    «Fidati» le aveva risposto lui, «ho delle risorse che vanno al di là del mio castello.»

    Heather grugnì, ricordando quelle parole. Come aveva potuto perdere la testa per un uomo così arrogante? Doveva essere stata colpa dei cocktail che la sua amica Lacey le aveva fatto bere.

    A proposito, qualcuno le avrebbe mai aperto la porta? Non era piacevole rimanere lì fuori, a rivivere l'errore peggiore della sua vita.

    Dato che ormai si trovava al castello, voleva risolvere la questione una volta per tutte. Non che avesse grandi speranze riguardo alla reazione di Ross Bryce. Probabilmente appena gli avrebbe detto di aspettare un figlio da lui, l'avrebbe cacciata senza esitare.

    D'altro canto Ross aveva il diritto di sapere del bambino. E lei voleva fare la cosa giusta.

    Anche perché, se si eccettuava la follia di quella notte a Londra, di due mesi prima, Heather Reid faceva sempre la cosa giusta. Sua madre le era stata d'esempio – se non altro le aveva dimostrando che cosa succedeva quando non si faceva ciò che era giusto.

    Finalmente qualcuno le aprì la porta: una signora elegante, con addosso una gonna blu e una camicetta color crema, una collana di perle e comode scarpe blu.

    «Buongiorno, sono qui per vedere il conte di Lengroth» affermò Heather con sicurezza.

    «È in ritardo» le rispose la signora con tono severo. «Entri. Il conte la sta aspettando.»

    «Mmh... in che senso, esattamente, sono in ritardo? In realtà io non avevo un appuntamento...» Ma forse avrebbe dovuto prenderlo. Dubitava, però, che Ross sarebbe stato contento di rivederla.

    La signora comunque non rispose. O perlomeno lei non la sentì perché la sua voce venne coperta dal rumore dei suoi passi pesanti, che rimbombavano nel corridoio.

    Anche all'interno il castello era decisamente cupo. Le pareti erano verde scuro, con imponenti colonne di pietra e, di tanto in tanto, si incrociavano sedie abbellite da cuscini scozzesi, che erano l'unico tocco di colore in quell'atmosfera buia.

    Dopo avere superato diversi corridoi, otto sedie e due scalinate, finalmente la signora si fermò davanti a una massiccia porta di legno, su cui bussò con vigore.

    «Avanti» rispose una voce maschile. E quando poi la signora aprì la porta, Heather ebbe l'impressione di sentire il conte borbottare. «Era ora...»

    «La nuova tata è qui» annunciò la signora, nel momento in cui Heather entrò nella stanza.

    La tata? D'accordo, evidentemente c'era stato un grosso malinteso.

    Quando però guardò l'uomo seduto dietro la scrivania di mogano, Heather si rese conto che questo era il minore dei problemi, perché quell'uomo non era lo stesso con cui lei era andata a letto due mesi prima, a Londra.

    Cal Bryce non aveva mai avuto l'ambizione di diventare conte di Lengroth. Non voleva il titolo, né il castello, né l'obbligo di avere un erede, né le responsabilità o il peso di dover tenere alta la reputazione di famiglia.

    E, in effetti, non aveva il titolo – in quanto secondogenito continuava a essere semplicemente l'Onorevole Calvin Bryce – né il castello, che apparteneva al nuovo conte, ossia suo nipote di otto anni, Ryan.

    E non era nemmeno tenuto ad avere degli eredi. In compenso, dalla scomparsa di suo fratello Ross, era ricaduta su di lui la responsabilità di rimettere in sesto il castello e di salvare il buon nome di famiglia.

    Come ti è venuto in mente di prendere quella curva a tutta velocità, Ross?

    Cal si era posto questa domanda innumerevoli volte da quando la signora Peterson, la governante del castello, lo aveva chiamato nel cuore della notte, in preda alla disperazione.

    «Sono morti!» aveva gridato. «Sono morti entrambi, Cal!»

    E in un attimo aveva sentito il mondo crollargli addosso.

    Per tutta la vita Ross era stato il suo punto di riferimento, soprattutto durante l'infanzia perché, nonostante agli occhi del mondo i Bryce fossero un esempio di famiglia perfetta, nella realtà purtroppo non lo erano. Semplicemente erano molto bravi a nascondere il loro lato oscuro.

    Già da bambino, per esempio, Cal aveva imparato che era meglio girare alla larga quando suo padre beveva e perdeva le staffe. Ross, che aveva tre anni più di lui, gli aveva insegnato a riconoscere i segnali e a scappare prima che fosse troppo tardi. Inoltre era sempre stato pronto a difendere Cal specie quando, malauguratamente, capitava di fronte al loro padre nel momento sbagliato.

    Cal aveva dunque visto in Ross un eroe. Almeno fino a sei settimane prima.

    Forse avrebbe dovuto immaginarlo che nemmeno Ross era perfetto, visti i precedenti della loro famiglia. I Bryce erano dei bugiardi traditori. Lo aveva capito sin da piccolo visto che i suoi genitori non si erano mai preoccupati di nascondere le loro relazioni extraconiugali.

    E poi c'era persino la leggenda del fantasma di Lengroth, secondo cui, circa cento anni prima, una giovane donna, che era rimasta incinta del conte, era venuta al castello in cerca di protezione. Il conte l'aveva respinta e mandata via, e lei era morta cadendo dagli scalini. Qualcuno ancora oggi sussurrava che era stata spinta volontariamente dal conte in persona.

    In tutta onestà, Cal preferiva non sapere quale fosse la verità, dato che aveva già una pessima opinione dei suoi antenati.

    Per Ross, però, aveva sempre nutrito una grande ammirazione. Suo fratello aveva sposato la bella Jane e con lei aveva avuto due splendidi bambini. Aveva reso il castello un luogo accogliente dove vivere con la propria famiglia e, in un certo senso, aveva spazzato via tutte le malefatte di chi lo aveva preceduto.

    O almeno così aveva creduto Cal, finché non era tornato a casa per occuparsi dei suoi nipoti e aveva scoperto che, forse, Ross era semplicemente stato più bravo degli altri componenti della famiglia a nascondere chi fosse realmente.

    Suo fratello, infatti, aveva lasciato dietro di sé debiti di gioco, bugie e promesse non mantenute, a cui ora lui avrebbe dovuto rimediare.

    Non prima, però, di avere trovato una tata che si occupasse dei suoi vivaci nipoti.

    Guardò l'ultima arrivata – la nona in sei settimane – dopo che la signora Peterson l'aveva invitata a entrare.

    Oltre a essere arrivata con quaranta minuti di ritardo, la ragazza era vestita in maniera decisamente inappropriata per un

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