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Il dottore inglese: Harmony Bianca
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E-book184 pagine2 ore

Il dottore inglese: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

I dottori di Maple Island 2/4
Coniugare famiglia e medicina non è sempre facile, soprattutto per un padre single alla ricerca del vero amore.

Ricoverata in seguito a un incidente che ha stroncato la sua carriera, la ballerina Fleur Miller non vede l'ora di lasciare Maple Island. Ma l'arrivo dall'Inghilterra del tenebroso dottor Rick Fleming sembra aver toccato le sue corde più segrete. L'isola che un tempo lei chiamava casa adesso custodisce soltanto ricordi dolorosi. L'intensa connessione che si è instaurata con Rick ha il potere di cambiare le cose e di convincere Fleur del fatto che forse Maple Island potrebbe essere il luogo dove crescere una famiglia... la sua!
LinguaItaliano
Data di uscita20 feb 2020
ISBN9788830510401
Il dottore inglese: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    Il dottore inglese - Annie Claydon

    successivo.

    1

    Rick Fleming aveva l'impressione di essere lontano da Londra da molto più che due settimane. Anni luce. Il suo vecchio lavoro, la famiglia e i suoi amici sembravano già appartenere a un altro mondo, ormai.

    La scelta di venire alla Maple Island Clinic non era solo questione di lavoro. L'isola stessa, situata a due miglia al largo della costa di Boston, era molto più che un nuovo posto in cui vivere. Sembrava quasi il punto di arrivo di un lungo viaggio, che nella sua testa suonava quasi come una sorta di pellegrinaggio.

    L'aveva promesso a sua moglie, Lara, prima che morisse, quattro anni prima. Ellie, la loro bambina, era ancora piccola e non ricordava nulla di sua madre, se non quello che Rick le raccontava. E questa per lei era un'occasione per poter trascorrere del tempo con i nonni, che vivevano a Boston, e di potersi sentire a casa in America, proprio come aveva fatto sua madre. E per lui era un modo per vedere se almeno lì sarebbe riuscito a sentirsi a casa.

    «Spero che tu ti sia già sistemato.» Alex Kirkland, il direttore della Riabilitazione, fece gli onori di casa, seduto in una delle poltroncine del suo ufficio accanto al suo socio, Cody Brennan, che era a capo del team di Chirurgia, e osservava in silenzio.

    «Sì, grazie.»

    «E come sta Ellie?»

    «Bene. Ieri l'ho portata a vedere l'asilo della clinica e stamattina non si è nemmeno voltata a salutarmi quando l'ho accompagnata.»

    Alex rise. «Conosco quella sensazione. Mi fa piacere che Jake stia tanto bene quando la lascio al centro diurno dopo la scuola, ma devo ammettere che è sempre una pugnalata al cuore vederlo tanto entusiasta di salutarmi. Vi siete sistemati al faro, vero?»

    «Ellie lo adora. Prima di venire qui siamo stati una settimana a Boston a trovare i suoi nonni e nelle giornate limpide si vedeva il faro in lontananza. Adesso insiste ogni sera per salire in cima alla torretta per salutarli da lontano prima di andare a dormire.»

    Alex e Cody sorrisero. Poter parlare di sua figlia ? o meglio, essere incoraggiato a farlo ? durante un colloquio di lavoro era una novità per Rick, ma si rese conto che alla Maple Island Clinic la cosa era la norma. Due padri single, desiderosi di dare il meglio ai propri bambini, avevano fondato la clinica che riusciva a combinare eccellenza medica con i migliori servizi per i figli dei dipendenti. Era il lavoro dei suoi sogni. In tutti i sensi.

    «Ti presenterò i tuoi casi un po' alla volta nei prossimi giorni.» Alex prese la cartellina di un paziente, cambiando argomento. «Ma prima vorrei che tu considerassi la possibilità di aggiungere una paziente in particolare alla tua lista. Penso che la tua esperienza di counseling, unita alle tue conoscenze riabilitative, possa permetterci di aiutarla.»

    Rick prese la cartellina e la aprì, esaminandola velocemente finché lo sguardo non gli cadde sulla foto della paziente. Quegli occhi azzurri e sinceri che fissavano la telecamera gli fecero dimenticare tutto il resto. I suoi lunghi capelli neri incorniciavano un viso di oggettiva bellezza, ma quegli occhi suggerivano dell'altro. La promessa che quella donna costituiva una sorta di sfida.

    «Fleur Miller è venuta qui attorno al Natale scorso.» La voce di Alex interruppe i suoi pensieri, riportandolo al presente. «Faceva parte di una troupe teatrale, i See the Beat

    «Penso di averne sentito parlare. Fanno spettacoli teatrali di danza acrobatica, se non sbaglio» Li aveva notati su uno di quegli opuscoli di eventi che era solito sfogliare senza interesse prima di andare a dormire.

    «Sì. Fleur ha avuto una brutta caduta e ha riportato varie ferite. Comunque è tutto scritto nella cartellina.»

    Rick si concentrò sui documenti, cercando di ignorare la fotografia. Vari traumi, una spalla e una clavicola fratturate, un fianco scheggiato e un ginocchio talmente danneggiato da richiedere una protesi.

    «Ha già subito tutti gli interventi necessari?»

    «Sì. Ha ancora un ganglio al polso, probabilmente causata dal trauma della caduta, ma è relativamente insignificante e abbiamo deciso di aspettare finché non riuscirà a liberarsi delle stampelle. Se ne occuperà Cody.»

    «Dovrebbe aver già recuperato del tutto, ormai. Ha trascorso otto settimane al Boston Harbor Hospital e poi è venuta qui da voi...»

    «Sì. Fisicamente sta meglio. Ma emotivamente no. È una paziente modello, sorride alle infermiere, fa quello che le dice il fisioterapista durante le sedute. Ma quando è sola passa il suo tempo sdraiata sul letto a fissare il soffitto.»

    Rick corrugò le sopracciglia. In genere era bravo a leggere il volto delle persone, ed era certo di avere intravisto una certa determinazione negli occhi di Fleur. «Il team psichiatrico è stato coinvolto?»

    «Sì, ma lei non ha collaborato. È convinta che sia giusto sentirsi tanto giù dopo un incidente del genere e vuole essere lasciata in pace con il proprio dolore.»

    «Non ha torto. Con quelle ferite dubito che potrà tornare alla carriera di ballerina. Ed è normale avere bisogno di un po' di tempo per fare i conti con un lutto, di qualunque natura esso sia.»

    Alex e Cody lo sapevano bene. Però tutti e tre sapevano anche che a un certo punto sarebbe arrivato il momento di ricominciare a vivere. Rick aveva quasi perso tutto ciò a cui teneva, prima di riprendere in mano la propria vita dopo la morte di sua moglie Lara. E aveva il timore che lo stesso potesse accadere anche a Fleur.

    Alex ruppe il breve silenzio. «Pensiamo che Fleur abbia trovato una sorta di comfort zone nella quale rifugiarsi, ed è convinta di potervi rimanere per sempre.»

    «Ma la clinica non è fatta per quello» continuò Rick. Era proprio uno degli argomenti di cui aveva parlato con Alex e Cody durante i loro colloqui via Skype. L'obiettivo della clinica era preparare i pazienti alla vita, non solo risolvere le loro esigenze mediche.

    «Infatti. Ci piacerebbe che tu presentassi qualche nuova idea per cercare di risolvere la sua situazione.»

    «Nessun altro ci è riuscito finora» si intromise Cody con una smorfia. Era chiaro che stavano iniziando a prendere la cosa sul personale, come facevano sempre i medici davvero motivati.

    Rick si prese qualche istante per leggere il profilo della paziente. Fleur era cresciuta sull'isola, che aveva lasciato a quindici anni per andare a Boston a studiare teatro... I suoi vivevano ancora lì e venivano a trovarla spesso... Non c'erano problemi finanziari...

    Quasi contro la sua volontà, posò di nuovo gli occhi sulla fotografia. La sicurezza nello sguardo di Fleur suggeriva che doveva essere una che prendeva le cose di petto. Una guerriera. Rick cercò di scacciare il pensiero che non sarebbe stato male se si fosse convinta a combattere contro di lui. C'erano buone probabilità che poi non ne avrebbe più potuto fare a meno. Ma Fleur Miller non sarebbe stata altro che una paziente difficile.

    «Se Fleur ha raggiunto certi risultati nella danza, è chiaro che non è una persona poco avvezza alle sfide» commentò Rick. «Forse la difficoltà finora è stata quella di non sentirsi all'altezza della sfida. Immagino che per una come lei debba essere frustrante.»

    «E la tua soluzione?» Alex strinse le labbra.

    Rick sorrise. «Forse questo posto è troppo accogliente. E rende le cose un po' troppo facili a Fleur. Dobbiamo trovare il modo di stimolarla e darle una ragione per incominciare a combattere. Penso che solo allora riusciremo a individuare il blocco emotivo che le impedisce di riprendersi completamente e potremo intervenire per aiutarla.»

    Alex si scambiò un'occhiata con Cody e poi annuì. «Sono d'accordo. E possiamo contare su di te per questo?»

    Quella richiesta aveva senso. Era il nuovo arrivato, e per loro poteva rappresentare l'opportunità di riuscire laddove gli altri avevano fallito.

    «Certo, accetto la sfida.»

    Le ore successive furono un susseguirsi di presentazioni, strette di mani e sorrisi mentre Cody e Alex gli facevano fare il giro della clinica. Quel posto aveva tutto. Ma i visi sorridenti, l'equipaggiamento all'avanguardia della palestra e gli ambienti accoglienti non erano in grado di fornire ciò di cui la sua nuova paziente avrebbe potuto avere bisogno.

    A pranzo trascorse mezz'ora insieme a Ellie. Anche lei aveva esplorato il posto e gli aveva mostrato tutta orgogliosa il centro diurno. Quando si salutarono, la piccola fu meno entusiasta della volta precedente, tuttavia se ne andò saltellando allegra e raggiunse l'area giochi in cui aveva appena conosciuto dei nuovi amici.

    Rick si diresse con passo deciso verso la stanza di Fleur. La porta era aperta e si intravedeva una figura distesa sul letto, di spalle. Non si mosse nemmeno quando lui bussò prima di entrare.

    «Salve, sono il dottor Richard Fleming. Seguirò la sua riabilitazione nelle prossime settimane.»

    La ragazza si girò lentamente, rivolgendogli un sorriso formale. «È nuovo qui, vero?»

    Era come guardare le due facce della stessa medaglia. La donna nella foto non conosceva il significato della parola fallimento. Quella che aveva davanti, invece, aveva l'aria abbattuta. E non era per i capelli raccolti in uno chignon arruffato, o per la piccola cicatrice sul labbro. Il problema era il vuoto che emanavano i suoi occhi.

    «Sì. Appena sceso dall'aereo.» Rick si accomodò sulla seggiola accanto al suo letto, per dichiarare la propria intenzione a rimanere lì per qualche minuto.

    «È... inglese?»

    «Sì. Di Londra.»

    Lei fece un cenno col capo. Rick pensò che avrebbe anche potuto dirle di essere di Marte e probabilmente lei avrebbe reagito con la stessa indifferenza. Però aveva intenzione di provocare una reazione in quella ragazza e avrebbe fatto di tutto per ottenerla.

    Aprì la cartella clinica che aveva portato con sé in modo che Fleur non ne vedesse il contenuto. «Dato che sarò il suo nuovo medico, mi piacerebbe riesaminare il suo caso insieme a lei.»

    «Va bene.» Non si mosse di un millimetro.

    «E per questo le chiedo di mettersi a sedere.»

    D'improvviso un lampo di diffidenza attraversò gli occhi di Fleur, rimestando qualcosa nello stomaco di Rick. Se fosse riuscito in quello che si stava accingendo a fare, allora ci sarebbero stati una serie di altri problemi con cui fare i conti dopo. Ma ci avrebbe pensato in seguito, perché Fleur avrebbe iniziato a combattere, e il modo migliore per incominciare era darle una ragione per lottare, seppur contro di lui.

    Resistette alla tentazione di aiutarla a sollevarsi posizionandole dei cuscini dietro la schiena, lasciando che facesse da sola. Quando lei si fu messa comoda, staccò la penna dalla cartellina e incominciò a esaminare i documenti che aveva davanti, leggendo quel che lei non poteva vedere.

    «Ha completato tutti i cicli di fisioterapia...»

    «Sì.»

    «E... i suoi progressi sono soddisfacenti. Direi un tre su cinque?»

    Dall'espressione sul volto di Fleur, Rick avrebbe scommesso che non avrebbe mai dato quel voto a nulla.

    «Tre su cinque?»

    «Sì, mi pare corretto.» Rick barrò la casellina sulla scala impressa nel questionario che aveva preparato. «E come valuterebbe la clinica, rispetto al soddisfacimento delle sue esigenze?»

    «La clinica è grandiosa. È il meglio.»

    Rick annuì. «Be', ma il punteggio della clinica dipende anche dai risultati che otteniamo. Quindi direi un tre su cinque anche per lei.» Scosse la testa con disapprovazione, e fece la crocetta sul foglio.

    Fleur sospirò. «Ad Alex e Cody non farà molto piacere.»

    «Credo di no.» Rick glissò sulla questione e si concentrò sulla domanda successiva.

    La prima cosa che Fleur aveva notato di lui era la sua bellezza. Alto, con i capelli biondi e la mascella squadrata, sembrava anche ben piazzato sotto il camice bianco. E poi quell'accento...

    Le piaceva da morire il suo accento. Lo faceva sembrare un gentiluomo, anche se i suoi occhi avevano qualcosa di focoso. Ma quel dottor Fleming sembrava completamente intenzionato ad annullare tutto il proprio fascino comportandosi come l'ennesimo rompiscatole. A Fleur non era andato giù il voto che le aveva dato. Ma visto che il due su cinque che aveva attribuito alla sua motivazione era stato un chiaro tentativo di provocarla, decise di ignorarlo.

    Del resto, che cosa ne sapeva lui dell'isola e della donna che aveva davanti? Nulla. Tuttavia lei aveva accettato di collaborare con lui e di lasciare che le visitasse la spalla e la gamba destra, cercando di ignorare il suo profumo o il modo in cui la faceva sentire, come se dovesse dimostrargli qualcosa.

    «La spalla sta recuperando bene» le disse tornando a fissare la cartellina.

    Fleur lo guardò con disappunto. Era come se lui si rifiutasse di darle buone notizie o di spendere una buona parola sui suoi progressi, e lei non poté fare a meno di rivolgergli una linguaccia non appena lui le voltò le spalle.

    «Sì, ho avuto un po' di problemi all'inizio con le stampelle, per via del mio braccio destro. Ma ora va molto meglio...»

    Rick annuì, pensieroso. «Sembra che si sia abituata bene alle stampelle. Voglio dire...»

    Riuscì a far suonare anche quella come una mezza conquista. Le ricordava il suo primo insegnante di

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