Confetti e cornamuse: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Dee è una ragazza in fuga. Dopo aver lasciato la famiglia si rifugia a Londra e per vivere decide di diventare una musicista di strada. La dolce musica del suo flauto attira lo sguardo di Baxter Ross, affascinante medico in congedo in cerca di una ragazza che sia disposta ad accettare un matrimonio di convenienza. Anche se il loro sembra un incontro voluto dal destino, entrambi sono restii ad ammettere il profondo amore che fin dal primo momento provano l'uno per l'altra. Baxter non è disposto a rinunciare al suo piano e per conquistare la fiducia di Dee la convince a seguirla a Edimburgo, finché una notte finalmente la passione esplode con tutta la sua forza.
Alison Fraser
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Confetti e cornamuse - Alison Fraser
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Bride Required
Mills &Boon Presents
© 1997 Alison Fraser
Traduzione di Francesca Tessore
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2001 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5891-936-1
www.eHarmony.it
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1
Baxter stava per abbandonare la ricerca, quando trovò la ragazza giusta.
Era seduta per terra in uno dei lunghi corridoi della metropolitana, lo sguardo basso. Stava suonando un flauto e aspettando che qualcuno gettasse una monetina nella custodia dello strumento. Baxter cercò il solito cartello Affamata e senza casa. Ma non c’era.
Più tardi si sarebbe chiesto il motivo che l’aveva spinto a sceglierla. Al momento ne era rimasto colpito. La ragazza indossava un giubbotto e dei jeans ragionevolmente puliti e sembrava molto giovane.
O forse a colpirlo era stato il cane.
Baxter aveva visto parecchie persone senza dimora con dei cani. Ma quegli animali, randagi e avviliti, non avevano niente a che spartire con questo.
Era un cane da caccia di razza, dal pelo folto e dal carattere docile. Se ne stava vicino alla padrona, sonnecchiando, lasciando che il mondo gli scorresse davanti frenetico.
Baxter si avvicinò, buttandole una monetina. La musicista non si scompose, un leggero cenno del capo in segno di ringraziamento, gli occhi sempre fissi a terra.
L’uomo si allontanò, fermandosi dietro l’angolo, incerto. Quel poco che aveva visto di lei, i capelli corti e disordinati, l’orecchio ornato di tre cerchietti d’oro, non era esattamente di suo gusto. Di certo non era il tipo di ragazza a cui avrebbe chiesto un appuntamento, ma questo non contava.
Ripassò nella mente le parole con cui intendeva approcciarla e ritornò sui propri passi.
Dee aveva buona memoria per le scarpe. Dopotutto, cos’altro contemplava tutto il santo giorno?
Le riconobbe subito. Polacchini stringati marroni. Erano passati di lì cinque minuti prima, offrendole una sterlina. Adesso erano ritornati. E non certo per ascoltare nuovamente la sua performance artistica.
Si sforzò di non alzare lo sguardo. Le era già capitato. Ragazzi che pensavano di poter approfittare di lei, soltanto perché chiedeva l’elemosina. Era meglio fare finta di niente. Continuò a suonare, ma lo sconosciuto non accennava a spostarsi. Era come se stesse aspettando di essere guardato.
Quando finalmente Dee lo accontentò, restò a bocca aperta.
Si era aspettata un individuo dall’aria viscida e lussuriosa, non un uomo alto, dal viso squadrato e abbronzato, incorniciato da capelli castano chiaro ben pettinati.
Accidenti!, si disse stupita.
«Sei molto brava» esordì l’uomo indicando il flauto, un sorriso affascinante sul viso.
«Lo so» gli rispose d’istinto, per nulla impressionata dal complimento.
«E per niente modesta» continuò lo sconosciuto dopo un attimo di silenzio sconcertato.
Dee fece spallucce, rimettendosi a suonare.
L’invito era abbastanza chiaro, ma Baxter decise di ignorarlo.
Doveva forse essere più esplicita?, si chiese Dee.
«Ascolta, amico, devo guadagnarmi da vivere, per ciò a meno che tu non stia cercando un talento per l’orchestra filarmonica di Londra...»
«No, per tua sfortuna.» Un debole sorriso gli increspò le labbra. «Però avrei un’altra proposta da sottoporti.»
«Ci avrei scommesso» mormorò Dee scura in volto. Dagli uomini, purtroppo, non era abituata ad aspettarsi altro.
«Non di quel genere.» Non doveva permetterle di formarsi idee sbagliate. «Anzi, sono disposto a pagarti per il tempo che mi dedicherai» aggiunse estraendo dal portafoglio una banconota da venti sterline.
«Sei proprio convinto che io sia a buon mercato, vero?» Quella cifra le sembrava ridicola per la prestazione che le veniva richiesta.
Lo sconosciuto spalancò gli occhi, cominciando ad arrabbiarsi. «Voglio solo parlarti. Il sesso non c’entra, credimi.»
Sembrava sincero, pensò Dee, sopportando a fatica lo sguardo compassionevole che la stava squadrando dalla testa ai piedi. Essere guardata con pietà la irritava.
«Se andiamo in un bar, acquisterò a te e al tuo amico qualcosa da mangiare» propose Baxter indicando il cane.
«Henry.»
«Scusa?»
«Il suo nome è Henry» gli spiegò Dee.
«Ah.» L’uomo tese una mano verso l’animale, che gli si accoccolò accanto per ricevere delle carezze.
«Henry!» Dee non poteva credere ai propri occhi. Il suo cane stava leccando la mano di quello sconosciuto.
«Quanti anni ha?»
«Tredici.» Un lampo di tristezza le passò negli occhi. «Ma ha comunque dei denti affilati» aggiunse subito.
«Ne sono sicuro» ironizzò l’uomo. «In ogni caso, mi sembra magro e affamato. E mi pare che anche tu abbia saltato qualche pasto di recente.»
L’estraneo aveva ragione, dovette ammettere Dee. Mangiava poco e male, spesso non per scelta. Ed era evidente.
«Trenta sterline e stasera tu e Henry cenerete come dei nababbi» rilanciò Baxter.
Era un’offerta cui era difficile resistere, ma Dee non era stupida.
«Stai cercando di convincermi che mi darai trenta sterline solo per stare seduti in un bar a chiacchierare? Avanti, amico, chi vuoi prendere in giro?»
Non poteva biasimarla. Anzi, stava cominciando a pensare di aver commesso uno sbaglio enorme a parlarle. Ma oramai l’aveva avvicinata e non aveva nulla da perdere.
«Come ti accennavo, avrei una proposta per te... chiamalo un lavoro, se preferisci. Una cosa strana, ma senza pericoli o implicazioni sessuali. Le ragazzine non mi interessano.»
Ecco il nodo della faccenda, pensò Dee, tranquillizzandosi. Però che spreco, un uomo tanto affascinante!
«Amico, per me non è un problema. Il mio motto è Vivi e lascia vivere» aggiunse a voce alta.
«Veramente...» Subito Baxter si trattenne. Perché non lasciare che la ragazza pensasse di lui quello che voleva?
«Vada per il bar.» All’improvviso Dee si alzò recuperando flauto e custodia.
«Okay.»
«Il denaro, prego.»
Baxter scrutò la mano tesa davanti a lui, gli occhi spalancati. Se avesse accontentato quella richiesta, la sconosciuta non si sarebbe volatilizzata?
Esitò troppo.
«Allora ciao.» Dee si voltò allontanandosi.
Una mano le afferrò con delicatezza il braccio. «Va bene. Metà adesso e metà quando avremo parlato.»
«Affare fatto.» Quindici sterline non sarebbero state un magro bottino, se la conversazione si fosse rivelata pericolosa.
Ma non aveva considerato la furbizia dello sconosciuto. Quando aveva detto metà, aveva inteso metà nel senso letterale del termine. Perciò, di fronte al suo sguardo incredulo, afferrò una banconota da venti e una da dieci sterline e, dopo averle spezzate in due parti, gliene consegnò... metà!
Dee grugnì e, scuotendo il capo, afferrò i soldi e il guinzaglio di Henry.
«Porto io questi.» Prima che Dee potesse fermarlo, Baxter si era impadronito del flauto e della custodia. «Anche il tuo zaino, se vuoi.»
«Non disturbarti. Hai già preso in ostaggio il mio strumento.»
Baxter aggrottò le sopracciglia. «Che strano tanto scetticismo in una ragazza così giovane... A proposito, quanti anni hai?» Si esprimeva come una trentenne, gli occhi pieni di una saggezza profonda e sofferta, ma la carnagione tradiva un’età meno matura.
«Quanti anni dovrei avere?» All’improvviso era di nuovo sospettosa.
«Abbastanza per poter lavorare.» Baxter decise di evitare una risposta diretta.
«Be’, allora va bene.»
«Okay» annuì l’uomo, più tranquillo, incominciando a seguirla per le scale verso la banchina.
L’atteggiamento della sua compagna non invitava certo a lanciarsi nella conversazione, si disse Baxter. Aveva un autocontrollo fuori del comune. Buon segno. Cercava una persona discreta.
Dal canto suo, Dee avvertiva con forza la presenza dello sconosciuto dietro di sé. Quell’uomo sembrava sovrastarla.
In silenzio salirono su un vagone della metropolitana e dopo cinque fermate arrivarono alla stazione di Newhouse.
«Non ho il biglietto» confessò Dee all’uscita, davanti al cancello girevole.
«Magnifico! Avrei dovuto saperlo» sbottò Baxter esasperato.
Che diavolo intendeva? Che le ragazze come lei erano disoneste? Lo fissò, fredda come un iceberg.
«Tu non sai proprio un bel niente.» Si guardarono in cagnesco per qualche secondo. «Comunque, non preoccuparti. Tieni tu Henry. Ci incontriamo fuori» Gli porse il guinzaglio.
«Aspetta, fermati...» Non riuscì a concludere la frase. Sotto i suoi occhi inorriditi, ma in qualche misura affascinati, la ragazza aveva già scavalcato i cancelli girevoli.
Ma due controllori erano in agguato e la riacciuffarono immediatamente.
Baxter avrebbe potuto andarsene. Anzi, l’avrebbe di sicuro fatto, se non avesse avuto al guinzaglio Henry, che abbaiava rabbioso contro gli uomini in divisa che tenevano stretta la sua padrona.
Non poteva abbandonarla.
«Credevi di comportarti in modo spiritoso, vero?» esordì, avvicinandosi minaccioso verso di lei. «I ragazzi di oggi hanno un’idea del divertimento davvero stupida! Sono mortificato...»
«La conosce, signore?» intervenne uno dei due controllori.
«Vorrei risponderle di no, ma purtroppo, che ci crediate o no, questa è mia nipote Morag. Aveva il biglietto, ma l’ha perso. All’uscita ne avrei comprato un altro, ma questa sciocca ha deciso di scavalcare.»
I due uomini tacquero un istante, perplessi, valutando se accettare o no quella spiegazione.
Dee rimase in silenzio. Morag? Che razza di nome era quello?
«L’ente che gestisce la metropolitana di Londra, signore, ha stabilito di dare una caccia spietata a chi evade il pagamento del biglietto» riprese un controllore.
«Be’, non vi biasimo affatto.» Baxter si rivolse con aria truce a Dee. «Sei stata molto stupida. Cosa dirà tua madre?»
«Non... non lo