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Un bacio sotto i riflettori: Harmony Jolly
Un bacio sotto i riflettori: Harmony Jolly
Un bacio sotto i riflettori: Harmony Jolly
E-book154 pagine1 ora

Un bacio sotto i riflettori: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Il segreto di Larkville 5
Una lettera segreta e il destino di due famiglie milionarie, molto distanti tra loro, cambierà per sempre.

Allora questa è Hollywood! Megan Calhoun è appena giunta dalla sua piccola cittadina del Texas, Larkville. Lì tutti la conoscono e sanno chi è la sua famiglia. Nella multietnica Los Angeles, invece, lei è solo Megan, la costumista, e come tale vuole essere riconosciuta e apprezzata. L'amore, per ora, non è tra le sue priorità, così come un'avventura fugace.

Adam Noble, l'attore più richiesto e osannato di tutta Hollywood, non la pensa, allo stesso modo. Le ha messo gli occhi addosso, la ragazza è un bocconcino niente male e sicuramente non potrà dirgli di no. All'affascinante attore, però, sfugge un particolare: lei è una Calhoun e i Calhoun, si sa, fanno solo ciò che vogliono. Adam è avvertito.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2018
ISBN9788858985762
Un bacio sotto i riflettori: Harmony Jolly
Autore

Melissa Mcclone

Laureata alla Stanford University, ha lasciato il lavoro di ingegnere meccanico per scrivere.

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    Anteprima del libro

    Un bacio sotto i riflettori - Melissa Mcclone

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    His Larkville Cinderella

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 2012 Melissa Martinez McClone

    Traduzione di Daniela Alidori

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-576-2

    1

    Malibu, in California, era molto lontana dal ranch di famiglia a Larkville, in Texas. La tensione irrigidì i muscoli delle spalle di Megan Calhoun mentre parcheggiava l’auto davanti all’enorme villa in stile mediterraneo che si affacciava sulla spiaggia esclusiva di un famoso produttore cinematografico.

    Una leggera brezza muoveva le fronde delle palme. Nubi grigie facevano pensare più all’inverno che alla primavera, ma il clima era caldo. O, forse, lei aveva lavorato così intensamente che non aveva avuto il tempo di sentire il freddo. Fare l’aiutante costumista a Hollywood era un sogno che si avverava. Così quella prima settimana non si era fermata un attimo ed era corsa in giro per tutta la città a svolgere commissioni di ogni tipo. E il film doveva ancora cominciare!

    Stagista con contratto a termine era più di quanto avesse mai sperato, perciò non poteva lamentarsi.

    Prese la busta di pelle dal sedile posteriore e scese. Eva Redding, la donna che aveva nelle mani il destino del suo stage e di una sua eventuale carriera, aveva lasciato lo studio quella mattina con la cartelletta sbagliata. Adesso tutti stavano aspettando che Megan arrivasse coi disegni giusti per cominciare a discutere dei costumi.

    Affrettandosi verso l’ingresso della villa, ringraziò il cielo di essersi messa le solite scarpe da tennis.

    Non poteva permettersi di fallire e di ritornare a Larkville. Lì c’era la sua famiglia, ma nessun altro. Neppure Rob Hollis, il suo miglior amico, che aveva accettato un lavoro da ingegnere ad Austin.

    Salì i gradini ed entrò nel grande atrio. In un angolo torreggiava una pianta alta quanto lei e l’aria era intrisa del profumo intenso dei fiori.

    Cosa sarebbe successo se si fosse rivelata inadeguata per quell’incarico? Lo stomaco si strinse mentre i dubbi minacciavano di prendere il sopravvento.

    No. Suo padre aveva sempre avuto fiducia nelle sue capacità.

    Provò una fitta di dolore. Se solo suo padre fosse stato lì per darle l’incoraggiamento di cui aveva bisogno. Trasse un profondo respiro per calmarsi e premette un dito sul campanello.

    Mentre un suono melodico si diffondeva all’interno della villa, ripensò alle istruzione che le aveva dato il capo costumista.

    Consegna a Eva la cartelletta ed esci senza dire una parola.

    Quello non sarebbe stato un problema. Megan era bravissima a mimetizzarsi. L’aveva fatto per la maggior parte della sua vita. Non si era mai adattata ai ritmi del ranch. Suo padre era stato l’unico che sembrava averla capita davvero, ma... era morto.

    Un groppo le bruciò in gola. Il grande Clay Calhoun era deceduto di polmonite sette mesi prima. E adesso lei era sola.

    L’enorme portone di legno si aprì.

    «Era ora.» Eva le strappò di mano la cartelletta. Sui quarant’anni, una carnagione di porcellana senza difetti e capelli neri raccolti in una crocchia bassa, la donna indossava una semplice tunica con dei pantaloni neri, e scarpe col tacco alto. Dei gioielli in stile africano aggiungevano una nota eccentrica al completo. «Perché hai impiegato tanto?»

    Il secondo giorno Megan aveva imparato che l’unica risposta accettabile per il ritardo era: traffico.

    Eva la squadrò da capo a piedi con uno sguardo duro e intenso e le labbra col rossetto rosso si curvarono in segno di disapprovazione. «Stai dritta. Cammini in modo scomposto.»

    Megan obbedì.

    «È così che ci si veste in un ranch?»

    Una semplice maglietta rosa, dei jeans capri scoloriti e delle scarpe da ginnastica non l’avrebbero aiutata a inserirsi nella lista delle meglio vestite di Hollywood. Ma quell’abbigliamento non avrebbe attirato l’attenzione su di lei. O, almeno, così aveva pensato fino a quel momento. D’altronde, sospettava che niente sarebbe stato all’altezza delle aspettative di Eva. «Sì.»

    La parola signora le rimase sulla punta della lingua. L’aveva usata per rivolgersi a Eva il primo giorno del suo stage. Ma non avrebbe ripetuto l’errore, dopo l’occhiata fulminante che si era guadagnata.

    «Immagino che tu non abbia altri vestiti in macchina» insistette Eva.

    Megan era cresciuta in un ranch immerso nel nulla e aveva terminato l’università meno di due settimane prima. Non possedeva altro che capi sportivi, tranne che alcune sue creazioni che non aveva mai avuto il coraggio di indossare fuori dalla sua camera. Non dopo essere stata presa in giro dai compagni di liceo. «No.»

    «Allora, andiamo. Forza.» Eva le indicò di entrare. «Sono tutti esposti fuori sul patio.»

    Il panico la investì. Non era previsto che dovesse fermarsi dopo avere consegnato la cartelletta. «Io, ehm, dovrei tornare allo studio.»

    «Non più.»

    Lo stomaco protestò violentemente. «La macchina...»

    «... non andrà da nessuna parte senza di te» la interruppe Eva. «Forza.»

    Megan avanzò e la porta si chiuse alle sue spalle con un colpo.

    Si sentì assalire dalla pelle d’oca al pensiero di essere intrappolata in quella casa, anche se non somigliava a un maniero gotico, bensì era piena di luce, con grandi vetrate ovunque e una vista mozzafiato sull’oceano.

    Eva la precedeva, facendo ticchettare i tacchi sul pavimento di legno a una velocità inimmaginabile, data l’altezza delle scarpe. «Sbrigati.»

    Megan accelerò il passo. Non aveva idea di cosa la aspettasse, ma era pronta a sottostare a qualunque richiesta, pur di assicurarsi un impiego a tempo indeterminato.

    Eva si girò a guardarla.

    «Non parlare a meno che non ti venga rivolta la parola.»

    Megan annuì e la seguì fuori su una terrazza che si affacciava sulla spiaggia da cui spirava una brezza impregnata di salmastro.

    Era arredata con divani su cui erano sparsi decine di cuscini, e sdraio dall’aria comoda. In un angolo, c’era un barbecue in muratura e un bancone bar con degli sgabelli, e persino una vasca idromassaggio.

    Due uomini, che non conosceva, erano seduti intorno a un tavolo. Entrambi indossavano camicie a maniche corte colorate, pantaloni e occhiali da sole, anche se il cielo era coperto.

    Un altro uomo e un’altra donna erano appoggiati alla balaustra. Li riconobbe, erano del reparto guardaroba.

    Nessuno si accorse della sua presenza. Megan non si offese, né si stupì. Da quando era arrivata, lunedì mattina, la maggior parte della gente si era rivolta a lei chiamandola: Ehi, tu o Nuova stagista. In una parola, era insignificante. Niente di speciale, come sua madre le aveva rammentato in continuazione, al contrario dei suoi tre fratelli, Holt, Nate e Jess. Megan si domandava a chi somigliassero le nuove sorellastre, le gemelle Patterson, figlie di primo letto di suo padre.

    «Finalmente ho i disegni.» Dal tono, si intuiva che Eva addossava la colpa al ritardo di Megan. «Possiamo cominciare.»

    «Ehi, tu» disse una voce maschile. «Ragazza con la maglietta rosa.»

    Megan guardò uno degli uomini seduti al tavolo. Era bello, la pelle abbronzata e i capelli striati dal sole, segno che passava molto tempo all’aria aperta. Doveva essere il produttore, immaginò.

    «Vai a chiamare Adam» le ordinò.

    Adam? Il sangue defluì dalla testa di Megan. Non aveva idea di chi fosse.

    Eva rise. «Megan è nuova in città, Chas. Viene dal Texas ed è la mia stagista. Uno dei suoi professori, un mio carissimo amico, me l’ha raccomandata, ma è alle prime armi.»

    Megan pensò al professor Talbot che le aveva procurato quel lavoro. Ma non c’era niente di sicuro. Lei avrebbe dovuto dimostrare sul campo il proprio valore o si sarebbe ritrovata per strada, costretta a tornare a casa, a Larkville, con la coda tra le gambe.

    Oberata da una forte pressione, lottò per non abbassare le spalle.

    «Texas, eh?» ripeté l’uomo biondo che Eva aveva chiamato Chas.

    Megan annuì.

    Le lanciò una rapida occhiata, ma da dietro gli occhiali da sole non si capiva cosa gli passasse per la mente. «Dallas o Austin?»

    «Larkville.»

    «Mai sentita.»

    «Non ha perso molto, salvo che non le piacciano i cowboy e la puzza del letame di mucca.»

    Il suo commento gli strappò un sorriso che scoprì una fila di denti bianchi e perfetti. «Sembrano le parole di una canzone country.»

    «Megan» intervenne Eva aspramente. «Scendi in spiaggia e di’ ad Adam di raggiungerci in fretta. Adam Noble, il nostro attore principale. Sono sicura che tutti sappiano chi è.»

    Megan aveva visto parecchi suoi film che prevedevano scene a torso nudo e doveva ammettere che aveva un corpo atletico e muscoloso e un viso dai lineamenti classici. Aveva anche l’abitudine di avere delle avventure con le sue partner. O, almeno, così riportavano le riviste di gossip.

    Alla maggior parte delle donne quel genere sexy piaceva molto, ma lei preferiva i tipi più... cerebrali. Come il suo miglior amico, Rob. Doveva solo aspettare che lui si rendesse conto di essere l’uomo giusto.

    Riscuotendosi, Megan scese gli scalini di legno verso la spiaggia seguita dalla risata derisoria di Eva. Il nomignolo di Lanciafiamme le calzava a pennello. La comprensione non esisteva a Hollywood. A nessuno importava se lei si sentiva come un pesce fuor d’acqua. Doveva solo preoccuparsi di fare bene il suo lavoro. Se non ci riusciva, c’erano decine di ragazze pronte a sostituirla.

    Non sarebbe successo.

    Era disposta a tutto pur di tenersi il posto. Anche se, per il momento, aveva solo servito caffè e svolto commissioni in giro per la città. Gratis, naturalmente. Ma era un prezzo doveroso da pagare all’industria del cinema. Le costumiste dovevano partire dal basso prima di giungere ai vertici della scala. E, comunque, qualunque cosa era meglio piuttosto che essere confinata a Larkville. Le mancava solo Rob... anche se era stato proprio lui a incoraggiarla

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