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Pazzo viaggio per due (eLit)
Pazzo viaggio per due (eLit)
Pazzo viaggio per due (eLit)
E-book184 pagine2 ore

Pazzo viaggio per due (eLit)

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Info su questo ebook

Una jeep, un uomo, una donna e il loro viaggio. Che cosa chiedere di più?

No, le patatine al formaggio no! Sadie Bliss può accettare di fare un lungo viaggio su una jeep nel bel mezzo del nulla australiano, anche se questo vuol dire avere lo stomaco rivoltato come una frittella. Può accettare, visto che in fondo anche gli occhi vogliono la loro parte, di passare notte e giorno con quel taciturno, ma sexy ed eccitante da farla uscire di testa, di Kent Nelson. Ma resistere anche alle patatine è troppo. Lei ucciderebbe per averne solo una. E invece è costretta a ingurgitare ortaggi pur di mantenere sotto controllo tutto il ben di dio che le è stato donato e che lei farebbe volentieri a meno di avere. Magari potrebbe fare uno strappo e chiederne una: assaporarla lentamente dalle mani di Kent per poi leccargli via ogni briciola dalle dita.

LinguaItaliano
Data di uscita30 ott 2014
ISBN9788858928226
Pazzo viaggio per due (eLit)
Autore

Amy Andrews

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Pazzo viaggio per due (eLit) - Amy Andrews

    Copertina. «Pazzo viaggio per due (eLit)» di Andrews Amy

    Immagine di copertina:

    John Alberton / iStock / Getty Images Plus

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Driving Her Crazy

    Harlequin Mills & Boon Modern Heat

    © 2013 Amy Andrews

    Traduzione di Marta Donati

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 9788858928226

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    Frontespizio. «Pazzo viaggio per due (eLit)» di Andrews Amy

    Prologo

    Sadie Bliss trattenne il fiato di fronte a quell’immagine evocativa. Aveva girovagato tutta sera per la sfarzosa galleria newyorkese, fendendo una schiera di personalità di spicco ingioiellate fin sopra i capelli, ma quando l’aveva vista era rimasta immobile davanti a tanta crudezza.

    Il mormorio di sottofondo e il tintinnio di flûte di champagne si affievolirono mentre il mondo si riduceva a quell’unica fotografia, il pezzo forte della mostra.

    Mortality.

    Aveva già avuto modo di vederla sulla rivista Time, ma c’era qualcosa di più immediato in quell’immagine guardata da così vicino. Come se fosse stata appena scattata. Come se la tragedia si stesse consumando davanti ai suoi occhi.

    Le sembrò di trovarsi in quel territorio desolato, oppressa dalla calura che vibrava sulla sabbia come un miraggio. Le sembrò di sentire l’odore di cherosene proveniente dalla carcassa dell’elicottero militare che aveva visto negli scatti precedenti, di udire le urla del giovane soldato che si portava una mano insanguinata all’addome e alzava al cielo l’altra, nella quale stringeva un rosario. Chiamava qualcuno. Dio, forse? O magari la sua ragazza.

    Guardò le sue lacrime lasciare rivoli chiari sulle guance sporche ed ebbe l’impressione di sentire sulla propria pelle la disperazione di quel ragazzo mentre la vita gli spariva dagli occhi.

    La didascalia recitava: Caporale Dwayne Johnson, diciannove anni, deceduto in seguito a ferite letali prima dell’arrivo dei soccorsi.

    Scossa dai brividi e con gli occhi lucidi, Sadie tornò alla realtà. Fece qualche passo indietro, maledicendo il momento in cui aveva ottenuto il biglietto per accedere alla serata di apertura della tanto attesa mostra di Kent Nelson, A Decade of Division. Tutti gli scatti realizzati dall’obiettivo del pluripremiato fotoreporter erano forti, ma quell’immagine nello specifico, conosciuta in tutto il mondo, era particolarmente straziante.

    Il ritratto di un giovane che affronta la morte.

    Un momento privato di dolore.

    E sebbene l’artista che era in lei apprezzasse la bellezza astratta dei grani del rosario contro la volta azzurra di un cielo straniero, l’immagine era troppo intima. Le dava l’impressione di essere un’intrusa.

    Sadie si fece largo tra la folla e uscì dalla galleria nella calda notte di giugno. Aveva bisogno di un attimo. Magari anche due.

    1

    Quattro mesi dopo...

    Kent Nelson era intento ad ammirare Darling Harbour, lo sguardo che seguiva il profilo delle caratteristiche vele bianche del teatro dell’opera di Sydney. Dava le spalle alla donna che si dondolava pigramente sulla sedia, la caviglia dolorante incrociata sull’altra, una mano appoggiata al vetro della finestra a tutta altezza.

    «Fammi capire bene» disse Tabitha Fox, battendo la penna sulla scrivania, i bracciali che tintinnavano mentre a sua volta ammirava la vista. Non era la solita a cui era abituata guardando dalle finestre del suo ufficio, ma era comunque eccezionale. «Vorresti viaggiare per chilometri e chilometri solo per scattare qualche foto?»

    Kent si voltò, una fitta alla caviglia mentre appoggiava la schiena al vetro e incrociava le braccia sul petto. «Esatto.»

    Lei si accigliò. Conosceva Kent da una vita. Erano stati all’università insieme un secolo prima e avevano perfino diviso il letto per qualche tempo, ma dopo l’incidente in Afghanistan lui era diventato praticamente invisibile.

    Finché non si era rifatto vivo quel giorno, per accettare un incarico che qualsiasi altro fotografo meno qualificato avrebbe potuto svolgere.

    «D’accordo. Ma... perché?»

    Kent rispose allo sguardo incuriosito di Tabitha con uno vacuo. «Sono il tuo fotografo freelance, no? È per questo che mi paghi.»

    In effetti era davvero un fotografo freelance per la rivista Sunday On My Mind, ma sapevano entrambi che aveva sempre rifiutato ogni incarico. E con molta probabilità non aveva più scattato una foto dall’incidente, Tabitha era pronta a scommetterci il suo cospicuo stipendio.

    Strizzò gli occhi per riuscire a guardare oltre l’espressione imperscrutabile sul viso squadrato di Kent. «Esistono quelle cose chiamate aerei, sai? Sono grandi e di metallo e, non chiedermi come, riescono a volare e a portarti dove vuoi in tempi rapidi.»

    Un nervo gli scattò sulla mascella e lui si irrigidì. «Io non volo» gli sfuggì dalle labbra.

    Il tono era pacato, ma Tabitha percepì in pieno il gelo di quelle parole. L’osservò per qualche istante mentre si arrovellava per piegare la situazione a proprio vantaggio. Tamburellò con le dita ingioiellate sul piano della scrivania. Un viaggio on the road nell’outback australiano. Isolamento. Gente del luogo. Sorrisi. Difficoltà. Un’uscita della rivista in stile diario. E, cosa più importante, scenari mozzafiato che catturano la bellezza della natura, immortalati da un pluripremiato fotografo al suo primo incarico dopo la tragedia in Afghanistan.

    Solo per quella ragione la rivista sarebbe andata via come il pane appena sfornato.

    «D’accordo» gli concesse, la decisione presa. Due piccioni con una fava. «Ti sei appena aggiudicato un viaggio nel Red Centre per le più spettacolari foto che tu possa scattare.»

    «Con anche un reportage su Leonard Pinto, magari?»

    Lei annuì. «Faccio bene a investire tutti i miei risparmi su di te. Dio solo sa quando ci omaggerai ancora di un briciolo del tuo tempo.»

    Kent sbuffò. Tabitha Fox probabilmente era la donna d’affari più scaltra che avesse mai conosciuto. Aveva fondato il Sunday On My Mind prendendo un frivolo supplemento di sei misere pagine e trasformandolo nel giro di cinque anni in un fenomeno di diciotto pagine a tiratura nazionale, frizzante e ricco di contenuti.

    Rimase appoggiato al vetro per un istante. «Dimmi, sono curioso: come hai fatto a convincerlo? Pinto, intendo. È un tipo piuttosto schivo.»

    «È stato lui a venire da me.»

    Kent inarcò un sopracciglio. «Un uomo che evita i media come la peste e vive da eremita è venuto da te?»

    Tabitha sorrise. «Diciamo che ha aperto a noi la sua casa. Niente di trascendentale.»

    Lui la guardò come a dire: Sì, e gli asini volano. «Dov’è la fregatura?»

    «Kent, Kent, Kent... Come sei cinico!»

    Lui fece spallucce. Dopo aver passato dieci anni in territori di guerra, cinico era diventato il suo secondo nome. «Allora, la fregatura?»

    «Sadie Bliss.»

    Kent si accigliò. Una giornalista da strapazzo per un articolo sull’artista più importante nella storia recente?

    «Sadie che?»

    Tabitha annuì. «È stato lui a volerla.»

    Kent sbatté le palpebre. «E tu sei d’accordo?» Alla Tabitha che conosceva lui non piaceva essere comandata a bacchetta, figuriamoci se cedeva il controllo sui pezzi da mandare in stampa.

    Lei alzò le spalle. «È giovane e inesperta, ma sa scrivere bene. E io posso sempre rivedere l’articolo, no?» concluse con un sorriso.

    Lui si passò una mano sulla mascella. «Perché proprio lei? Lo conosce?»

    «Non ne sono del tutto sicura, ma Pinto voleva lei e l’ha avuta. E te la beccherai anche tu. Sadie potrebbe...» Tabitha agitò in aria una mano, i bracciali che tintinnavano. «Potrebbe farti da navigatore.»

    Kent la guardò, sospettoso. «Aspetta. Vorresti che viaggiasse con me?» Tremila chilometri in auto con una donna che nemmeno conosceva? Preferiva strangolarsi con la tracolla della macchina fotografica!

    Tabitha lo guardò. «È l’unica soluzione, se vuoi ottenere il reportage che desidero.»

    Lui scosse la testa. «No.»

    Lei incrociò le braccia. «Sì.»

    «Non sono un tipo di compagnia.»

    Tabitha per poco non scoppiò a ridere. Era davvero un eufemismo. «In tal caso, ti farà bene.»

    «Ci vado in solitaria. Come ho sempre fatto.»

    «D’accordo» sbuffò lei, abbassando lo sguardo sulle proprie unghie. «Allora ci penseranno Sadie e un insulso fotografo ad andare da Pinto per svolgere il lavoro in metà tempo e a metà prezzo, mentre tu te ne torni nella tua caverna e fai finta come al solito di lavorare per questa rivista.»

    Kent sentì una certa tensione all’angolo della mascella e si rese conto che stava stringendo i denti come non mai. Aveva già sprecato un sacco di opportunità negli ultimi due anni, era fortunato che Tabitha rispondesse ancora alle sue chiamate.

    Ma passare giorni e giorni in un’auto con una donna che si chiamava Sadie Bliss? Andiamo, sembrava il nome di un drink alla frutta!

    «Diciamo, caro mio» aggiunse Tabitha, dondolandosi sulla sedia in attesa di tirare fuori il proprio asso nella manica, «che sei parecchio in debito con me.»

    Lui chiuse gli occhi nel sentirla rivendicare ciò che le spettava. «D’accordo» sbuffò, mentre riapriva gli occhi. Voleva quel lavoro. O meglio, doveva averlo, se voleva rimettersi in pista.

    Ed era davvero in debito con Tabitha.

    Lei gli sorrise come un gatto che ha agguantato la sua preda. «Grazie.»

    Lui si avvicinò alla scrivania borbottando, l’andatura zoppicante, quindi si sedette. «Ti piacciono i suoi nudi?»

    Lei annuì. «Penso che siano sublimi. Tu?»

    Kent scosse la testa. «Sono tutti troppo scheletrici. Androgini, o come cavolo si dice.»

    Tabitha alzò gli occhi al cielo. «Sono ballerine!»

    Leonard aveva ottenuto un plauso internazionale per il nudo di Marianna Daly, prima ballerina australiana, e il quadro era stato esposto alla National Gallery a Canberra.

    «Be’, non si tratta di donne del Rinascimento, questo è poco ma sicuro.»

    Lei inarcò un sopracciglio finemente disegnato. «Preferisci lo stile di Rubens?»

    «Mi piacciono le curve.»

    Lei sorrise. Bene, bene! Prese la cornetta senza distogliere lo sguardo dal suo ospite. «Sadie è già arrivata?» Annuì due volte, trafiggendo di nuovo Kent con il suo sorriso giocondo. «Puoi mandarmela?» chiese, ma riagganciò prima che la segretaria avesse la possibilità di rispondere.

    Kent corrugò lo sguardo. «Non mi piace quel sorrisetto.»

    «Vedo che sei pure sospettoso, oltre che cinico.»

    Lui non aveva intenzione di lasciarsi abbindolare da un sorriso sornione. Si alzò in piedi e si diresse alla finestra per tornare a concentrarsi sulla magnifica vista mentre la porta si apriva.

    Sadie controllò che la sua chioma ribelle non fosse sfuggita all’elastico della coda mentre entrava nell’ufficio, determinata a non lasciarsi intimidire. La leggendaria Tabitha Fox era capace di far piangere un uomo, e allora? Le aveva offerto quel lavoro e, anche se lei era solo un’apprendista, sapeva riconoscere un’opportunità unica per sfondare quando la vedeva.

    Sebbene i piani di Leo fossero discutibili.

    «Ah, Sadie, entra pure.» Tabitha sorrise. «Vorrei presentarti una persona.» Con un cenno della testa indicò Kent. «Questo è il fotografo che ho deciso di assegnarti per l’articolo, Kent Nelson.»

    La ragazza si voltò di scatto, lo sguardo che andava a posarsi su due ampie spalle prima che il cervello registrasse il nome. Sbatté le palpebre. «Quel Kent Nelson?» chiese alla schiena dell’uomo in questione, l’immagine che l’aveva colpita mesi prima che tornava prepotente alla memoria.

    Lui chiuse gli occhi un istante. Grandioso, una fan sfegatata. Si voltò mentre Tabitha confermava: «Il solo e unico».

    Sadie era senza parole. Il pluripremiato Kent Nelson, fotoreporter acclamato in ogni dove, sarebbe andato in capo al mondo con lei per scattare foto a una celebrità che viveva come un eremita?

    Per poco non gli chiese chi avesse fatto incavolare per cadere tanto in basso, ma tenne bene a freno il proprio sarcasmo.

    Kent era piuttosto sbalordito a sua volta. Uno sguardo a Sadie Bliss e aveva perso la testa. E lui non era certo il tipo da perdere la testa come se niente fosse. Tabitha, nel suo angolino, sorrideva ancora e Kent sperò di non avere gli occhi fuori dalle orbite come un cartone animato. Per quanto ci provasse, non riusciva più a distogliere lo sguardo da tutte quelle curve.

    Curve che partivano dalle labbra imbronciate e non finivano più.

    Certo, la ragazza aveva cercato di costringerle in un tailleur gessato, ma sembravano sul punto di esplodere.

    Un uomo avrebbe potuto morire di stenti perso fra quelle curve, ma non gliene sarebbe importato nulla.

    Perfetto, proprio quello di cui aveva bisogno. Tre giorni nello spazio ristretto di un’auto in compagnia di una giornalista alle prime armi con delle curve che avrebbero dovuto essere segnalate con un cartello di pericolo al neon.

    Sadie guardò Tabitha con un sopracciglio inarcato. «Mi perdoni, non capisco. Kent Nelson sarà il fotografo per il mio articolo?»

    «Be’...» temporeggiò la donna. «Diciamo che i piani sono leggermente cambiati.»

    Sadie riusciva a percepire il battito del proprio cuore in ogni cellula del corpo, mentre nelle ossa si infiltrava un senso di

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