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Stregato dall'infermiera: Harmony Bianca
Stregato dall'infermiera: Harmony Bianca
Stregato dall'infermiera: Harmony Bianca
E-book157 pagine2 ore

Stregato dall'infermiera: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Dal diario di Jess...
Quando sono tornata a casa stamattina, dopo un lungo e massacrante turno di notte, non mi aspettavo certo di trovare un uomo nudo nel mio letto. E tantomeno pensavo che l'uomo in questione fosse il dottor Adam Carmichael, il mio padrone di casa, il migliore amico di mio fratello, il ragazzo che ho amato segretamente per anni e che non mi ha mai degnata di uno sguardo. Forse, se riuscissi a trattenerlo nel mio letto, questa notte, almeno si ricorderebbe il mio nome. Adam è sempre stato un tipo da una notte e via, ma non c'è niente di male a sognare qualcosa di più. O no?
LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2020
ISBN9788830521162
Stregato dall'infermiera: Harmony Bianca
Autore

Amy Andrews

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Stregato dall'infermiera - Amy Andrews

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Waking Up With Dr Off-Limits

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2011 Amy Andrews

    Traduzione di Rita Orrico

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-116-2

    1

    L’ultima cosa che Jessica Donaldson si aspettava di trovare nel proprio letto in una mattina afosa, era un uomo nudo. Di certo non questo particolare uomo, oggetto negli ultimi tre anni delle sue più febbrili fantasie.

    Adam Carmichael, occasionale coinquilino, straordinario chirurgo, playboy incallito.

    Per un attimo Jess si chiese se non fosse stato il suo cervello carente di sonno a evocarlo. Dopo un turno serale seguito da otto ore di intervento chirurgico, era possibile che fosse frutto di un’allucinazione. Anche perché non si trattava di un uomo qualsiasi, ma di Adam.

    Non era impegnato a salvare vite in qualche paese del Terzo Mondo o a ingraziarsi i pezzi grossi delle Nazioni Unite?

    Jess chiuse gli occhi, scosse la testa per scacciare la nebbia che le offuscava il cervello e li riaprì.

    Niente da fare. Lui era ancora lì, ed era ancora Adam, senza alcun dubbio. Restò in piedi sulla soglia, avvolta in nient’altro che un asciugamano, piccole gocce d’acqua aggrappate alla sua pelle non ancora asciutta. A un tratto era più sveglia che mai. Un soffio d’aria gelida del condizionatore la investì, agendo come un balsamo sulle guance in fiamme.

    La perfezione assoluta del corpo di lui la distrasse per un momento dal fatto che lui si trovava nel suo letto. Addormentato. E nudo.

    Jess non aveva mai avuto un uomo nel suo letto, nudo o in qualsiasi altra tenuta. Il suo respiro accelerò al pensiero che la prima volta che succedeva, il destino le consegnava l’uomo dei suoi sogni.

    Era davvero sbagliato restare lì a osservarlo?

    Jess si vantava di possedere un forte codice morale. D’altronde, prima di allora non c’era mai stato motivo di metterlo in discussione. Ma adesso...

    La luce del sole mattutino s’insinuava con insistenza nella stanza buia, illuminando la pelle abbronzata di Adam che giaceva a pancia in giù, col volto opposto alla finestra e i capelli color sabbia dorata arruffati. Teneva le braccia aperte e con le mani raggiungeva quasi i lati del letto. La sua schiena era una distesa seducente di piani e angoli, con ampie spalle e fianchi stretti.

    Il lenzuolo floreale era stato tirato fino sulla vita. Una gamba era nascosta al di sotto, ma l’altra si era liberata, facendo sì che il lenzuolo scivolasse leggermente a rivelare un assaggio di natica nuda, abbronzata come il resto del corpo. A quanto pare Adam prendeva il sole senza nulla addosso.

    Jess trasse un respiro malfermo. Com’era possibile apparire così virile tra lenzuola floreali? Sapeva per certo che lui aveva lenzuola di raso blu sul suo letto. Le aveva viste appese allo stendibiancheria, una volta e da allora i suoi sogni erano spesso popolati da lenzuola di raso.

    Adam scelse quel momento per muoversi e Jess restò immobile, paralizzata come un coniglio accecato dai fari. Che cosa sarebbe successo se si fosse svegliato e l’avesse colta sul fatto a fissarlo? Malgrado l’imbarazzante prospettiva, lei non riusciva a smettere. Continuò a guardarlo affascinata voltarsi sulla schiena e trattenne il fiato.

    Per fortuna nel movimento lui si portò con sé il lenzuolo, preservando un minimo di modestia. Tuttavia, c’era ancora una considerevole quantità di pelle in bella mostra. Un braccio, piegato al gomito, era stato gettato sopra la sua testa, sottolineando un bicipite teso. La sua mascella forte sfoggiava un’ombra di barba bionda, che metteva in risalto la bocca piena.

    Jess si sentiva la gola arida. Lo sguardo le scivolò sul torace e gli splendidi addominali ben definiti, ma non ebbe il coraggio di guardare più in basso. Non che fosse estranea alla vista di uomini nudi. Come infermiera, era una sorta di rischio professionale e come ragazza nata e cresciuta in campagna, la natura in tutte le sue forme aveva permeato la sua vita. Ma quello che aveva di fronte non era uno dei suoi amati pazienti, né un animale da fattoria. Era una situazione completamente diversa, e ciò che lei stava facendo poteva definirsi voyeurismo.

    Jess si riscosse. Cosa diavolo le prendeva? L’uomo aveva dodici anni più di lei ed era una specie di dio del sesso. Completamente fuori dalla sua portata. Per non parlare del fatto che era il fratello di Ruby.

    Oh, e il suo padrone di casa!

    Tuttavia, che cosa si supponeva che facesse, adesso? Lui era nel suo letto. Il suo letto. Quello nel quale le sarebbe piaciuto distendersi lei stessa per conseguire il più che meritato riposo e di cui aveva fantasticato lungo tutto il tragitto giù per la collina verso casa.

    Per questo rientrando si era recata dritta in bagno per una doccia che rimuovesse ogni traccia del lungo turno in ospedale. Dunque era lecito domandarsi perché Adam occupasse il suo letto in quel momento, soprattutto quando aveva una propria camera, nella quale lei non aveva mai neppure osato entrare, sebbene fosse situata di fronte alla cucina e l’avesse tentata più di una volta.

    Quando lui era via, cosa che accadeva spesso, la porta restava sempre chiusa. Quando invece era a casa veniva aperta e chiusa con monotona regolarità per consentire l’accesso a una processione di donne sempre diverse. Tanto valeva che facesse installare una porta girevole!

    Perciò, per l’ennesima volta, perché diavolo si era accampato in quella di lei? Avrebbe dovuto svegliarlo, ma... come? Chiamandolo? Scuotendolo per la spalla?

    Il respiro le si bloccò in gola al pensiero di sfiorarlo. Guardarlo era sufficiente a mandarle il polso a mille, che cosa sarebbe successo se l’avesse toccato? Era troppo persino da contemplare.

    Jess sospirò. Non c’era nulla che potesse fare. Ruby e Tilly erano entrambe reduci dal turno di notte e di sicuro stavano russando nei loro letti. Quanto a Ellie, lavorava nel pomeriggio, perciò era presumibile che stesse ancora dormendo. Non era giusto disturbare nessuna di loro.

    Era costretta ad andare a dormire sul divano del salotto, senza aria condizionata. In una giornata che rischiava di raggiungere i quaranta gradi, non era una prospettiva allettante. E tutto mentre Adam Carmichael dormiva beato in una stanza climatizzata non sua!

    Se lei non avesse avuto una cotta colossale per lui e non fosse stata la perenne brava ragazza, l’avrebbe cacciato da lì senza rimpianti, ma lui dormiva così tranquillo, ed era maledettamente sexy. Inoltre, d’ora in poi lei avrebbe avuto del vero materiale per le sue fantasie, invece di una lunga serie di creazioni della sua mente. L’immagine di lui arrotolato tra le lenzuola sarebbe rimasta con lei per sempre.

    Ma Jess aveva bisogno dei suoi vestiti e questi erano nell’armadio. Sospirò. C’era solo una cosa da fare. Lasciò la borsa per terra senza fare rumore e verificò che il suo asciugamano fosse ben saldo al suo posto. Una sola persona nuda in quella stanza era più che sufficiente!

    In punta di piedi entrò, incapace di staccare gli occhi dal ritmico sollevarsi e abbassarsi del petto di Adam. Quello fu il suo primo errore, perché inciampò su uno dei numerosi cuscini ricamati che di solito poggiavano sul letto e che Adam aveva ovviamente gettato sul pavimento. Con le dita strette intorno all’asciugamano, riuscì a raddrizzarsi prima di capitombolare sul letto fin troppo vicino. Il cuore le martellava selvaggiamente nel petto e lei non si mosse per un istante, nel caso bastasse un soffio d’aria a svegliarlo. Infine, convinta che lui dormisse ancora, si costrinse a guardare dove metteva i piedi mentre avanzava verso il suo obiettivo.

    Non c’era un guardaroba nella stanza, solo un vecchio armadio di legno scuro in stile art déco accanto al comodino. Apparteneva alla nonna, che aveva insistito perché Jess lo portasse con sé in città per ricordarle casa. Lo raggiunse senza ulteriori incidenti e trattenne il respiro mentre girava la chiave nella serratura. Il rumore del metallo sembrava amplificato di dieci volte e quando l’anta si aprì, scricchiolò come il coperchio di una bara in un film dell’orrore.

    Jess si bloccò dietro l’anta, in attesa che Adam si muovesse, ma una rapida occhiata le confermò che i suoi timori erano infondati.

    Quello fu il suo secondo errore, perché lo sguardo le ricadde sulle labbra distese nel sonno di lui. Erano piene, socchiuse leggermente e sembravano incredibilmente morbide. Il contrasto con la mascella velata di barba la indusse a immaginare che effetto avrebbe avuto quel miscuglio di soffice e ruvido contro la propria bocca. Jess deglutì a vuoto.

    Come doveva sentirsi una donna alla quale era permesso baciare quella bocca? Adam fece un movimento e lei si ritrasse dietro l’anta come una fanciulla vittoriana. Solo allora notò il suo pigiama che spuntava fuori dal cuscino sotto la testa di lui.

    Grandioso!

    Col volto in fiamme e il polso accelerato, prese in considerazione l’idea di recuperarlo. Quello però, sarebbe stato il suo terzo errore. Inoltre, nell’armadio c’erano un sacco di altre cose che poteva indossare. La mano le tremò mentre lentamente apriva un cassetto e ne estraeva un paio di mutandine bianche e una camicia da notte di cotone. Sua madre aveva ricamato piccole margherite gialle intorno alla modesta scollatura. Per abitudine, Jess vi affondò il viso e inalò il profumo di sole e di casa; una fitta di nostalgia le attraversò il petto. Per un momento desiderò essere di nuovo lì, dove le cose erano semplici.

    Dove Adam non avrebbe mai potuto trovarsi nel suo letto. Nella sua camera da letto dell’infanzia, immutata da quando lei aveva compiuto sette anni, il suo desiderio più folle era stato appendere alla parete il poster di Black Beauty. Non c’era nulla di innocente nei suoi desideri, ora.

    Richiuse il cassetto con cura e allungò una mano per prendere il deodorante dal comodino. Il flacone si rovesciò, rotolò sul breve ripiano e atterrò sul pavimento di legno lucido con uno schianto abbastanza forte da svegliare i morti. O il diavolo...

    Adam balzò a sedere sul letto, il lenzuolo attorcigliato sui fianchi. «Che cosa diavolo...?»

    Jess fece capolino da dietro l’anta dell’armadio. «Mi dispiace» esordì, «non volevo svegliarti.»

    Maledizione! Da sveglio, Adam era a dir poco magnifico. I capelli biondi arruffati in modo tremendamente sexy, i muscoli tesi, l’abbronzatura intensa. Sembrava di ritorno da una vacanza alle Hawaii, anziché da una missione umanitaria.

    Jess distolse in tutta fretta lo sguardo, maledicendo la propria mancanza di decoro. Adam era un brillante chirurgo che salvava vite, non un modello da calendario audace.

    Adam aggrottò la fronte, il suo cervello ancora annebbiato dal jet lag. Stava davvero diventando troppo vecchio per cambiare continuamente fuso orario. Troppo vecchio per fuggire.

    «Jess?» Batté le palpebre nel caso la stesse immaginando, perché quella non era la Jess che ricordava. La dolce Jess con la graziosa coda di cavallo. Jess a piedi nudi, jeans e t-shirt. Non l’aveva mai vista coi capelli sciolti sulle spalle, e tanto meno coperta solo da un asciugamano. Che diavolo ci faceva nella sua stanza?

    «Che cosa ci fai qui?»

    Lei deglutì sotto lo sguardo azzurro intenso dei suoi occhi. Era troppo buio per vederli nel dettaglio, ma lei li conosceva a memoria e sapeva che il blu delle iridi era stemperato da riflessi dorati. Lui si strofinò la mascella e il suono prodotto da quel semplice

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