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Un marito fuori programma (eLit)
Un marito fuori programma (eLit)
Un marito fuori programma (eLit)
E-book170 pagine2 ore

Un marito fuori programma (eLit)

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Info su questo ebook

I vigneti di Calanetti 3
La vacanza che Marianna Amatucci si è da poco concessa rischia di essere davvero indimenticabile. Oltre a ricordi romantici e sensuali, dei quali deve ringraziare Ryan White, la giovane proprietaria dei vigneti di Monte Calanetti ha portato a casa una nuova vita, che sta crescendo dentro di lei. Marianna sa che la prima cosa da fare è informare il futuro padre, e dato che Ryan si trova a Roma proprio in quei giorni, decide che non c’è tempo da perdere. Ma quando la porta della suite in cui Ryan alloggia si apre, lei rimane di sasso: dove è finito il ragazzo scanzonato in costume da bagno e chi è l’incredibile uomo, freddo ed elegante, che la sta squadrando?
LinguaItaliano
Data di uscita1 lug 2021
ISBN9788830530362
Un marito fuori programma (eLit)
Autore

Michelle Douglas

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un marito fuori programma (eLit) - Michelle Douglas

    1

    Marianna Amatucci fissò la porta della suite Executive del Grand Hotel Plaza e deglutì. Col cuore in gola, appoggiò la schiena alla parete opposta. Uno sguardo nel corridoio le confermò di essere sola. Lassù, all'ultimo piano dell'hotel, il silenzio era sovrano.

    Si posò una mano sulla pancia. Comportati bene. Di solito, in tarda mattinata, la nausea non era molto forte.

    Ma non erano le nausee mattutine a preoccuparla... era la tensione. Fissò di nuovo la porta e la pelle si ricoprì di una patina di sudore. Torse le mani. Non aveva nulla da temere. Era Ryan... l'abbronzato surfista biondo e con gli occhi azzurri.

    Il ricordo del suo fisico longilineo e del sorriso sexy le fece battere il cuore. Posò di nuovo una mano sul ventre. Topolino, il tuo papà è bellissimo.

    Si umettò le labbra. No, non aveva nulla da temere. La notizia lo avrebbe sorpreso, naturalmente. Cielo, lo shock riverberava ancora anche dentro di lei! Ma poi lui avrebbe sorriso e l'avrebbe stretta tra le braccia, assicurandole che sarebbe andato tutto bene... e lei gli avrebbe creduto.

    Il corridoio era gelido. Marianna si sfregò le braccia per scacciare il freddo dell'aria condizionata che le filtrava nelle ossa. Che cosa ci faceva Ryan nella suite Executive? Non quadrava con l'immagine dell'uomo che aveva incontrato due mesi prima su una spiaggia thailandese. Un uomo più a proprio agio in un bungalow con un paio di pantaloncini e delle infradito che in un albergo che ospitava l'élite di Roma.

    Sciocca ragazza! Che cosa sai veramente di quest'uomo?

    La voce di Angelo risuonò nella sua mente. Non che lui avesse pronunciato ad alta voce quelle parole, naturalmente, ma lei le aveva scorte nei suoi occhi, così come aveva visto la delusione in quelli di Nico. Come al solito, i suoi fratelli avevano ragione.

    Che cosa sapeva di Ryan? Si umettò di nuovo le labbra. Sapeva che faceva l'amore come se avesse tutto il tempo del mondo. Aveva fatto l'amore con lei con una tale miscela di passione e tenerezza da aver suscitato una risposta che l'aveva deliziata e spaventata nello stesso tempo. Non l'avrebbe mai dimenticato. La settimana della loro avventura vacanziera era stata una delle migliori della sua vita e, anche se non avevano avuto intenzione di rivedersi, dal momento che lei viveva in Italia e lui in Australia, quella gravidanza... non era forse un segno del destino?

    Oppure essere incinta le aveva confuso il cervello?

    Rimanere a fissare la porta, chiedendosi perché mai Ryan si trovasse in quella suite, non le avrebbe dato alcuna risposta. La fortuna sorrideva alle persone come lui, accomodanti e sempre di buon umore. Probabilmente, l'addetto alla reception l'aveva preso in simpatia e gli aveva assegnato quella sistemazione. Doveva esserci una spiegazione logica, e lei non stava facendo altro che rimandare l'inevitabile, restando lì fuori a riflettere.

    Non era una vigliacca!

    Marianna si staccò dalla parete e asciugò i palmi delle mani sulla gonna, poi – finalmente – bussò.

    La porta si aprì e la ragazza rimase senza fiato. Impiegò qualche momento a capire che lo sconosciuto di fronte a lei, con indosso un completo di sartoria e le scarpe su misura, era...

    Batté le palpebre. «Ryan?»

    L'uomo si chinò verso di lei e aggrottò la fronte. «Marianna?»

    Il cuore di Marianna prese a correre all'impazzata, riconoscendo i capelli biondi, gli occhi blu-verde e la curva sensuale delle sue labbra... labbra che, però, si strinsero in una linea dura.

    Lei fissò quella bocca e la luce fredda negli occhi di Ryan. Com'era diverso dall'uomo che ricordava!

    «Che cosa ci fai, qui?»

    Ryan parlò con una voce che lei riconobbe a stento e lo stomaco le si strinse. Concentrati. Respira. Non puoi rimettere qui davanti a lui!

    Lui distolse lo sguardo, poi lo riportò su di lei e, infine, sul proprio orologio. «Ho una riunione tra breve.»

    Marianna sentì un brivido scenderle lungo la schiena. Perché Ryan non sorrideva?

    «Vorrei che avessi telefonato.»

    Lei allungò una mano e si appoggiò allo stipite della porta per non cadere. La stava mandando via?

    Lui fissò di nuovo l'orologio. «Mi spiace, ma...»

    «Sono incinta!»

    Le parole uscirono senza premeditazione, senza una reale volontà, con una forza simile a quella dei temporali estivi thailandesi.

    Lui raggelò. «Capisco.» Aprì maggiormente la porta per lasciarla entrare ma, dall'espressione del volto, era chiaro che avrebbe preferito chiudergliela in faccia. «È meglio che ti accomodi.»

    Marianna entrò nella stanza tenendo la schiena dritta, eppure dentro di lei tutto tremava. Non sarebbe dovuta andare in quel modo. Avrebbe dovuto esporre il tema della sua gravidanza con gentilezza, non buttarglielo addosso così.

    Sollevò lo sguardo sul volto di Ryan ma le parole le morirono sulle labbra, davanti alla sua espressione fredda. Era evidente che lui non avrebbe sorriso né, tantomeno, l'avrebbe abbracciata. Marianna fece del proprio meglio per non crollare. Non poteva almeno prenderle la mano e chiederle se stesse bene?

    «Capisco che questo debba essere uno shock...»

    «Devo dedurre che affermi che il bambino sia mio?»

    Marianna arretrò, incapace di conciliare quell'estraneo freddo e duro con l'uomo rilassato che aveva conosciuto in Thailandia. La paura che aveva provato da quando aveva scoperto di essere incinta si trasformò in rabbia. «Certo che è tuo! Hai intenzione di insultarmi?» Strinse le mani a pugno e ridusse gli occhi a due fessure. «Sono incinta di due mesi e due mesi fa ero...»

    «Su una spiaggia tailandese.» L'uomo si girò di scatto e si allontanò da lei. Poi tornò a voltarsi nella sua direzione. «La gravidanza non faceva parte del programma!» esclamò, puntandole un dito contro.

    «C'era un programma?» rise lei, incredula. «Nessuno mi aveva parlato di un programma.»

    «Non essere così ottusa!»

    Ottusa? Avrebbe voluto colpirlo con un pugno.

    «L'idea era di divertirci! Nessun legame! Vivere il momento e poi dirsi addio.» Ryan le puntò di nuovo il dito contro. «Eravamo d'accordo.»

    «Tu pensi...» Le mancò il fiato. «Pensi che lo abbia fatto apposta?»

    I suoi fratelli potevano anche ritenerla un'immatura irresponsabile, ma il fatto che lo pensasse anche Ryan la faceva soffrire.

    Forse avevano ragione.

    E forse no! «Ascolta, so che è uno shock e che non era previsto, ma il fatto è che sono incinta e tu sei il padre biologico del bambino.»

    Quelle parole sembrarono pietrificarlo, perché non mosse nemmeno un muscolo. Ma lei doveva provvedere al bambino, cosa Ryan pensava di lei non aveva importanza... «Io... ci ho messo un po', ad accettarlo, ma adesso...»

    Si fermò. Come poteva confessare che considerava quel bambino una benedizione e che per lei era diventato fonte di gioia, mentre lui la fissava così? «Oh, Ryan! Questa notizia è davvero così terribile, per te?»

    «Sì.»

    Quell'unica sillaba, pronunciata senza esitazione, la spinse a indietreggiare con le mani alzate, come a volerlo allontanare. Per fortuna il bambino non poteva comprendere le parole di suo padre.

    Il volto di Ryan era una maschera immobile, ma una vena pulsava furiosamente alla base del collo. Non era così controllato come voleva far credere.

    Questo era tutto l'incoraggiamento di cui lei aveva bisogno. Marianna si avvicinò di nuovo a lui e lo afferrò per il bavero della giacca costosa. Voleva provocare una reazione che la aiutasse a riconoscere un po' di emozione. «Maledizione, di' qualcosa!»

    Lui le allontanò la mano e indietreggiò. «Non so che cosa ti aspetti da me.»

    In quel momento Marianna comprese di aver cullato uno stupido sogno, un sogno che si era appena frantumato.

    Sei un'idiota, Marianna.

    «Tu non vuoi questo bambino, vero?»

    «No.»

    «Dov'è il bagno?» mormorò lei.

    Le indicò una porta e Marianna si precipitò verso quella direzione, riuscendo a stento a chiudersi la porta alle spalle prima di rimettere i cracker che era riuscita a mangiare a colazione. Dopo aver azionato lo scarico del wc, abbassò il coperchio e sedette a tamponare il viso con della carta igienica, fino a quando il calore cessò. Quando fu certa che le gambe fossero in grado di sostenerla di nuovo, si alzò e si sciacquò la bocca.

    Fissò la propria immagine riflessa nello specchio e soffocò un singhiozzo. Non conosceva quell'uomo là fuori. Una settimana su una spiaggia non le aveva dato alcuna informazione sul suo carattere. Aveva permesso che i suoi ormoni e le sue idee romantiche la guidassero... come sempre. E, adesso, si era umiliata fino a vomitare nella suite Executive del Grand Hotel Plaza. Avrebbe voluto mettersi a urlare.

    Con uno sforzo sovraumano raddrizzò le spalle. Poteva essere impulsiva e testarda, poteva anche avere qualche problema a frenare le emozioni, ma l'unica cosa che poteva fare in quel momento era salvare la faccia. Suo figlio meritava molto più di ciò che poteva dare quell'uomo.

    Inspirò a fondo e aprì con decisione la porta del bagno... finendo quasi tra le braccia di Ryan che stava per bussare.

    «Ti senti bene?»

    Lei annuì rigidamente e lui allontanò subito le mani, come se avesse paura di prendere un'infezione.

    «Posso ordinare qualcosa? Del cibo? Un tè?»

    «No, grazie.» Tutto ciò che voleva in quel momento era andare via da lì. Il prima possibile.

    «Il fatto che tu sia venuta fin qui per comunicarmi questa notizia significa che hai intenzione di proseguire la gravidanza.»

    «È corretto.»

    Lui infilò le mani in tasca e fece una smorfia. «Hai considerato altre possibilità, come l'aborto o l'adozione?»

    Sì, lo aveva fatto. E le aveva scartate. «Questa è la risposta maschile a tutto, vero? Sbarazzarsi del problema.»

    «Siamo stati attenti!»

    Lo erano stati. Non avevano avuto rapporti sessuali non protetti, ma i preservativi – ovviamente – non erano infallibili.

    Il cuore bruciava, ma lei lo ignorò e raddrizzò le spalle. «Ho fatto un errore a venire qui. Pensavo...»

    Che cosa aveva pensato?

    In lei esplose improvvisamente la rabbia. «Che cos'è questa storia?» domandò, indicando la giacca e la cravatta che lui indossava, arrabbiata con lui per i suoi stupidi vestiti e con se stessa per la propria stupidità in generale. «Pensavo tu fossi...»

    «Un barbone da spiaggia» terminò lui, con un sorriso beffardo.

    Lo aveva creduto un vagabondo che si spostava ovunque il vento lo portasse, e lo aveva invidiato, per questo. «Hai avuto molte opportunità di correggere la mia ipotesi.»

    Lui si passò una mano sul viso. «Quella settimana in Thailandia... è stata un'aberrazione» disse, scuotendo la testa.

    «Un'aberrazione?» Marianna cominciò a tremare. «Come ho detto, ho fatto un errore a venire qui.»

    «Perché non hai telefonato?»

    Lei scosse la testa. «L'ho fatto, un paio di giorni fa. Ma ho riagganciato prima che mi mettessero in contatto con la suite Executive. Non mi sembrava il tipo di notizia da comunicare al telefono.» Ovviamente, era il tipo di notizia che non avrebbe dovuto condividere con lui. Quel viaggio era stato uno sforzo del tutto sprecato. Mi dispiace, Topolino. Sollevò il mento. «Pensavo che avresti voluto sapere che sono incinta. Ritenevo che dirtelo fosse la cosa giusta da fare. Mi rendo conto, però, che un bambino è l'ultima cosa che vuoi.»

    «Tu invece lo vuoi?»

    La sua incredulità non la ferì. La risposta la sorprendeva ancora, almeno quanto sorprendeva lui. «Ryan, dimentichiamo di aver mai sostenuto questa conversazione. Dimentica che sia mai venuta qui. Per dirla tutta, dimentica anche di aver trascorso una settimana con me sulla spiaggia.» Aberrazione. Così l'aveva definita!

    Marianna si volse per andarsene. Sarebbe tornata a Monte Calanetti e avrebbe costruito una vita meravigliosa per se stessa e per il bambino. Sarebbe andato tutto bene...

    «Non so

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