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Non ti dimenticherò mai!: Harmony Collezione
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Non ti dimenticherò mai!: Harmony Collezione
E-book154 pagine2 ore

Non ti dimenticherò mai!: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

E' passato un anno, ma le porte della memoria di Samantha Visconte, vittima di un'amnesia conseguenza di un incidente d auto,continuano ad aprirsi e chiudersi senza permetterle di accedere al passato. Ha ritrovato un uomo dolcissimo che dice di essere suo marito, ma ogni volta che gli parla soffre fisicamente come se la sua presenza le rievocasse uno shock. Dov'è andato André nei mesi in cui lei stava guarendo? Quasi per caso scopre che...
LinguaItaliano
Data di uscita9 set 2016
ISBN9788858954379
Non ti dimenticherò mai!: Harmony Collezione
Autore

Michelle Reid

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Non ti dimenticherò mai! - Michelle Reid

    successivo.

    1

    La cravatta slacciata, la camicia candida con i primi due bottoni aperti su un collo abbronzato, André Visconte era scompostamente seduto con i piedi appoggiati sopra la scrivania e teneva in mano un pesante bicchiere di cristallo con il suo whisky preferito.

    Era tardi ed era stanco. Sopra la mascella volitiva, le labbra ben disegnate avevano un'espressione più dura del solito.

    Era andato in centro all'inaugurazione del ristorante di un amico e dopo avrebbe dovuto recarsi direttamente a casa ma, visto che aspettava una telefonata da Parigi, aveva ritenuto meglio tornare in ufficio. Non che ne fosse dispiaciuto: tanto a casa non lo aspettava più nessuno.

    Qualcuno una volta aveva fatto il classico commento: la casa è quella dove c'è anche il tuo cuore.

    André aveva un appartamento a disposizione in tutte le città del mondo in cui possedeva un albergo, ed erano tante. Ultimamente non aveva viaggiato molto: era stato fermo a New York, dove aveva una casa privata, come a Londra.

    Tutti gli appartamenti erano tenuti sempre pronti, non solo per lui ma anche per Samantha.

    Samantha... Le dita che tenevano il bicchiere impercettibilmente si irrigidirono. Le labbra avevano preso una piega tale di cinismo che se qualcuno fosse stato presente si sarebbe spaventato.

    Sì, perché André Visconte in quei giorni era temuto per il suo umore e non solo in quei giorni ma negli ultimi dodici mesi!

    Ovvero da quando Samantha era sparita dalla sua vita senza farsi mai più vedere né sentire.

    Stando così le cose solo un idiota si sarebbe azzardato a pronunciare quel nome in sua presenza e siccome gli idioti erano mal tollerati nell'impresa Visconte, il fatto non era mai accaduto.

    Ma lui non poteva certo impedire che quel nome si insinuasse nella sua mente ogni volta che un qualsiasi piccolo oggetto della casa o luogo dove andava gliela ricordasse. E quando ciò succedeva gli era impossibile trattenere l'ondata di lacerante emozione che lo assaliva.

    Una di queste era il dolore seguito da una oscura, maledetta rabbia rivolta maggiormente a se stesso per non essere riuscito a impedirle di andarsene. Allora era assalito da un tale senso di colpa e di angoscia difficile da combattere. Al pensiero di dove Samantha potesse essere gli si torcevano le budella. Talvolta dubitava fortemente che potesse essere ancora viva.

    E come se non bastasse, il pensiero che lei avesse potuto abbandonarlo in modo così improvviso gli faceva montare una tale rabbia da desiderare quasi che fosse davvero scomparsa dalla sua vita per sempre. Il dolore era tanto forte e la sofferenza così grande che avrebbe voluto piangere e gridare.

    E tutto soltanto perché gli mancava da morire.

    Quella sera aveva avuto uno di quei rari momenti durante i quali si era trovato a ridere, anzi era quasi riuscito a divertirsi...

    Ma poi era bastato che una bella donna dai capelli rossi gli fosse passata vicino per fargli ricordare Samantha e il suo buonumore se n'era andato. La luce era diventata buio, il caldo freddo, le risa profonda tristezza...

    Così era dovuto scappare dove nessuno avrebbe potuto vedere la sua sofferenza.

    Dio, come la odiava per averlo ridotto in quello stato. Vuoto, il mondo era vuoto senza di lei!

    Portò il bicchiere alla bocca con un gesto rabbioso, come se quel liquido ambrato fosse il nemico. Poi con un sospiro che veniva dal profondo del cuore si appoggiò ancor più alla spalliera della poltrona imbottita di morbida pelle e aspettò che il whisky bruciasse dentro il petto il nome di Samantha.

    Ma non successe nulla perché lei, da strega dai capelli rossi qual era, resistette, anzi si ribellò al suo tentativo di cancellarla e gli apparve ancora più vivida di prima.

    Sentì le budella torcersi, i lombi irrigidirsi e il cuore cominciò a battere all'impazzata.

    «Strega!» sibilò a denti stretti.

    Dodici mesi, dodici lunghi miserabili mesi senza sapere più niente di lei. Niente che potesse far capire se era ancora viva o morta.

    Samantha era letteralmente uscita dalla scena di questo mondo come se non ci avesse mai vissuto.

    Strega senza cuore e senza pietà, ecco cos'era!

    Lo squillo improvviso del telefono riempì il silenzio della stanza. Con riluttanza, cosa che faceva supporre che fosse contento di stare a macerarsi nella sua infelicità, André appoggiò il bicchiere sulla scrivania, prese la cornetta e la sistemò svogliatamente tra il mento e la spalla, così da poter riprendere il bicchiere di whisky in mano.

    «Visconte» rispose con tono di voce annoiato.

    Si aspettava di sentire dall'altra parte una voce in francese, invece fu sorpreso di riconoscere il tono chiaro e deciso del suo manager inglese.

    «Nathan» chiese minaccioso, «perché diavolo mi chiami?»

    Quello che Nathan Payne gli rispose ebbe il potere di scuoterlo. Spalancò gli occhi lampeggianti come di fuoco, la mano afferrò con forza la cornetta, i piedi nello scatto di alzarsi provocarono un sordo tonfo, chiunque nel vederlo si sarebbe spaventato.

    «Che cosa?» gridò. «Dove?» chiese ancora urlando. «Quando?»

    Dall'altra parte dell'oceano la voce nitida di Nathan Payne cominciò a raccontare mentre il viso di André diventava sempre più pallido.

    «Sei sicuro che sia lei?» domandò quando l'altro ebbe finito di raccontare.

    La conferma del suo manager ebbe l'effetto di farlo piombare sulla poltrona privo di forze.

    «No, sono sicuro che non avresti...» André rispose a qualcosa che gli aveva detto ancora Nathan, mentre con mano tremante si fregava gli occhi quasi volesse essere sicuro di essere sveglio.

    «Come hai fatto?» chiese con un filo di voce. Alla risposta dell'altro dovette prendere il bicchiere di whisky e inghiottirlo tutto d'un fiato. «Era su un giornale, hai detto?» Dall'altra parte del filo ricevette una risposta affermativa, ma lui non poteva crederci, proprio non poteva! Samantha. La testa gli girava, ebbe uno scatto improvviso provocato dalla ben nota fitta in tutto il corpo al pensiero di lei.

    «No!» urlò a qualcosa che l'altro gli aveva detto, «tienila solo d'occhio, ma non fare nient'altro!» E di nuovo scattò in piedi. «Arrivo subito, bada, stai fermo fino al mio arrivo.»

    Il rumore della cornetta sbattuta sul telefono echeggiava ancora nella stanza quando lui era già in movimento verso l'uscita con sul viso i segni evidenti della violenta emozione.

    Quell'uomo era di nuovo là, notò Samantha, seduto allo stesso tavolo della sera precedente, e la stava guardando con aria circospetta come se non volesse farsi notare.

    Il perché non riusciva proprio a immaginarlo, non ricordava di averlo mai visto. Aveva un viso franco e un'aria per bene, ma non risvegliava in lei alcun ricordo. Non lo aveva mai conosciuto... o magari era accaduto in un'altra vita.

    Un'altra vita!

    In ogni caso, non era certo contenta che quel tipo la guardasse così. Si mosse per prendere l'ordinazione che Carla le aveva passato. Con abilità aveva riempito due bicchieri di gin con una sola mano mentre con l'altra aveva afferrato due bottigliette di acqua tonica e rapidamente le aveva stappate.

    «Sembri una professionista» le fece notare Carla.

    «Davvero?» chiese Samantha mentre posava i due bicchieri sul vassoio. «Forse è una delle tante cose che avrei fatto in un'altra vita che non ricordo...» Sor rise cupa. «Vuoi birra alla spina o in bottiglia?»

    «In bottiglia. Ma ti senti bene?» chiese Carla preoccupata dal suo tono insolitamente amareggiato.

    «Soltanto stanca» rispose Samantha e zoppicando si avviò per prendere la birra dal frigorifero.

    Era vero che si sentiva stanca perché sia lei sia Carla stavano facendo gli straordinari al bar dell'albergo quella sera. Ufficialmente lavoravano entrambe alla reception, ma l'albergo stava in piedi con una gamba sola. Gli affari andavano piuttosto male e il personale era ridotto al minimo indispensabile, così tutti dovevano darsi da fare per far fronte alle necessità contingenti. Esattamente come la settimana precedente, quando loro due avevano dovuto lavorare sia alla reception sia di sera al bar.

    Non era il fatto di essere stanca a renderla nervosa, ma piuttosto l'avere continuamente su di sé due occhi pungenti che non la perdevano di vista.

    Tornò al bar con le due bottiglie, lanciando un'occhiata in direzione dello sconosciuto che subito distolse lo sguardo da lei.

    «Hai idea di chi sia quell'uomo seduto là tutto solo?» chiese a Carla sottovoce.

    «Vuoi dire quel bell'uomo elegante seduto in fondo? È Nathan Payne, se i suoi documenti non sono falsi. Stanza ventidue. È arrivato ieri sera quando era di turno Freddie, è qui per affari e non faccio fatica a crederci. Non avrebbe scelto questo albergo se fosse venuto in vacanza, non ti pare?»

    Il tono di Carla era sprezzante, ma chi le avrebbe potuto dare torto? Anche se apparentemente l'albergo sembrava in buono stato, in effetti non lo era affatto. Situato ai piedi di un promontorio nella parte più bel la di Devon, era stato trascurato ed era ridotto così male che non succedeva spesso che arrivassero clienti per passarvi le vacanze. Per fortuna, però, ogni tanto qualcuno lo faceva.

    «Ho sentito dire che lavora per una delle più grosse catene alberghiere» proseguì Carla, «sai, quelle compagnie che comprano una bettola come questa per farne un modernissimo e superattrezzato complesso per vacanze, proprio come quello che c'è più avanti sulla strada.»

    Allora forse era quello il motivo per cui alloggiava lì e non per osservare lei, pensò Samantha. Ne fu tranquillizzata e la tensione diminuì. «Be', non troppo presto, spero» commentò sentendosi molto meglio ora che aveva trovato una buona giustificazione alla presenza di quell'uomo. «Anche se certamente questo posto avrebbe bisogno di essere ristrutturato.»

    «Ma per essere ristrutturato l'albergo dovrà chiudere e noi che cosa faremo?» commentò tristemente Carla e, prendendo i suoi vassoi, si allontanò lasciando Samantha a riflettere sulle loro supposizioni. Che cosa avrebbe fatto se l'albergo avesse chiuso?

    Il Tremount Hotel poteva anche essere vecchio e trascurato, ma era stato il suo rifugio quando ne aveva avuto un disperato bisogno. Non soltanto lavorava lì, ma ci viveva anche, il Tremount era la sua casa.

    Lo sconosciuto se n'era andato piuttosto presto, prima delle nove. Aveva dato un'occhiata all'orologio, aveva messo qualche moneta sul tavolo ed era uscito frettolosamente. Era evidente che doveva andare da qualche parte e aveva paura di fare tardi.

    «Il tipo della catena Visconte se n'è andato di corsa» commentò Freddie entrando nella sala. «È uscito, è salito sulla Porsche ed è filato via a tutto gas come se avesse il diavolo alle calcagna.»

    «Forse non sopportava più l'idea di dover condividere il bagno con altri otto ospiti dell'albergo» suggerì Carla in tono ironico. «Non ci sono camere con servizi al Tremount. O ti adatti alle condizioni dell'albergo o te ne vai.»

    «È corso fuori senza neppure pagare il conto» commentò Freddie, «come se avesse un appuntamento e non volesse arrivare in ritardo. Forse alla stazione, il treno da Londra arriverà verso...»

    Improvvisamente si interruppe. «Samantha, ti senti bene? Sei diventata pallida.»

    «Davvero?» Aveva provato una sensazione strana e si era sentita mancare. Era stato quel nome, Visconte. Per un

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