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Passione greca: Harmony Collezione
Passione greca: Harmony Collezione
Passione greca: Harmony Collezione
E-book156 pagine2 ore

Passione greca: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Arion Pantelides ha sempre tutto sotto controllo, non lascia mai nulla al caso, ma per una volta decide di concedersi una notte di tentazione con una splendida sconosciuta. Tuttavia, quella irresistibile passione si trasforma in furia quando scopre, lui che mette l'onestà sopra qualunque altra cosa, che la donna che si è abbandonata tra le sue braccia non è stata sincera con lui.

Solo Perla Lowell sa quanto duro e doloroso sia stato il suo matrimonio, quindi adesso - sola e senza soldi - non ha alcuna intenzione di lasciarsi intimidire da Arion. Lui le ha offerto la possibilità di mettersi alla prova, e lei gli dimostrerà di non avere nulla da nascondere!

LinguaItaliano
Data di uscita21 dic 2015
ISBN9788858943311
Passione greca: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Passione greca - Maya Blake

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    What the Greek Can’t Resist

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2014 Maya Blake

    Traduzione di Maria Paola Rauzi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-331-1

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Il parcheggio era vuoto come aveva sperato. Dentro la sua Mini, Perla Lowell cercò inutilmente le parole giuste. Quattro righe in due ore erano tutto quello che era riuscita a produrre. Deglutì disperata. Da lì a tre giorni avrebbe dovuto fare il suo discorso davanti a parenti e amici. E non aveva parole. In realtà le aveva, ma nessuna che suonasse sincera, perché la verità... No, non poteva svelare a nessuno la verità. Tutta la sua vita, negli ultimi tre anni, era stata una colossale bugia. Non c’era da stupirsi, dunque, che le sue dita tremassero ogni volta che tentava di scrivere, a causa delle menzogne che avrebbe dovuto perpetuare per salvare le apparenze.

    Purtroppo non aveva scelta, perché non poteva ripagare la gentilezza ricevuta con l’umiliazione e perché dire o fare diversamente avrebbe portato una devastazione che non avrebbe potuto sopportare. La rabbia si mescolò alla disperazione. Strappò il foglio in due, poi in quattro e infine in otto e quel rumore catartico riecheggiò all’interno dell’abitacolo. A quel punto affondò il viso nelle mani aspettando finalmente l’arrivo delle lacrime, che invece rimasero saldamente al loro posto, come del resto era stato nelle ultime due settimane, punendola per avere osato anche desiderarle, quando invece, dentro di sé, in realtà si sentiva sollevata.

    Lentamente abbassò le mani e guardò fuori dal parabrezza mettendo a fuoco il palazzo di fronte a sé.

    Malgrado la ristrutturazione, Macdonald Hall aveva mantenuto il suo antico fascino inglese, insieme al suo club a cui si accedeva soltanto su invito. L’unica zona accessibile ai comuni mortali era il cocktail bar, aperto al pubblico dalle sette a mezzanotte.

    Perla inspirò a fondo, poi fissò i pezzi di carta ammettendo, con un certo senso di colpa, di sentirsi troppo bene a non dover controllare ogni parola, o sorriso, quando invece avrebbe voluto imprecare contro il destino. Purtroppo c’era ancora l’indomani e poi il giorno successivo e quello seguente ancora.

    Era abbastanza lontana da casa da non essere riconosciuta. In fondo, era per quello che aveva guidato per più di un’ora; voleva trovare un luogo tranquillo per scrivere le parole adatte al suo discorso. Fino a quel momento, però, era stato tutto inutile. A ogni modo non era pronta a tornare a casa e affrontare i gesti compassionevoli e gli sguardi attenti e preoccupati. Si concentrò di nuovo su Macdonald Hall. Un drink, poi avrebbe ripreso la strada di casa per iniziare un nuovo giorno.

    Recuperò una spazzola nella borsetta e cercò di domare i suoi ricci ribelli. Poi prese il rossetto rosso, un campione che le avevano dato insieme a un libro. In altre circostanze non avrebbe mai osato mettere qualcosa di così audace. Sinceramente trovava quel colore troppo sensuale. Con le dita che le tremavano tolse il cappuccio e se lo stese sulle labbra guardandosi nello specchietto retrovisore. Ma dopo avere visto il risultato si affrettò a recuperare un fazzoletto. Il cuore le martellava nel petto. Ma era davvero così brutto, per una notte, sentirsi una persona diversa da Perla Lowell, una perfetta impostora? Scordare il dolore e l’umiliazione patiti negli ultimi tre anni per qualche minuto? Prima di cambiare idea, aprì la portiera e scese dall’auto. Il suo semplice abito nero senza maniche era appropriato per un cocktail bar di martedì sera. Nel peggiore dei casi le avrebbero chiesto di andarsene. In quel momento, essere cacciate da un esclusivo locale sarebbe stata una passeggiata nel parco in confronto alla monumentale farsa che l’attendeva.

    Un concierge l’accolse e l’accompagnò. Perla prese nota dell’arredamento di classe e degli shaker in argento che il barista agitava sapientemente mentre parlava con una giovane coppia.

    Per un istante pensò di andarsene, ma poi avanzò sino alla fine del lungo bancone.

    «Cosa ci fa una bella ragazza come lei in un posto simile?» le chiese il barista suscitando in Perla una risata amara. «Così va molto meglio. Per qualche istante ho pensato che fosse morto qualcuno senza che venissi informato.» Il sorriso dell’uomo, sicuramente destinato a far impazzire gli ormoni femminili, si allargò mentre la fissava con evidente apprezzamento. «È la seconda persona che entra qui stasera con l’aria di appartenere al club di quelli che vedono tutto nero.»

    In un’altra vita Perla avrebbe trovato affascinante quel modo di fare, ma sfortunatamente in quella attuale aveva imparato a sue spese che l’apparenza molto spesso ingannava. Si sforzò di sorridere e strinse la borsetta.

    «Vorrei un drink, per favore.»

    Il barista si chinò nella sua direzione fissandole ostentatamente la bocca.

    «Qual è il suo veleno preferito?»

    Lei avrebbe voluto ordinare un Cosmopolitan, ma non era sicura che fosse ancora in voga. Serrò le labbra prendendo di nuovo in considerazione l’idea di andarsene, tuttavia la sua testardaggine le impose di restare. Era stata obbligata a sopportare già fin troppo, consentendo ad altri di stabilire come vivere la sua vita. Mai più! Evidentemente il rossetto rosso era stata una cattiva idea; attirava attenzioni indesiderate. Raddrizzò le spalle e indicò una bottiglia rosso scuro.

    «Prendo quello.»

    Il barista seguì il suo sguardo e aggrottò la fronte. «Martini al melograno?»

    «Sì. C’è qualcosa che non va?»

    «È un po’... be’, insomma, non mi pare granché.»

    «Lo prendo comunque.»

    «Lasci che...»

    «Dia alla signora quello che desidera» disse una voce bassa e profonda alle spalle di lei. La sua cadenza virile aveva una leggera sfumatura straniera, probabilmente mediterranea, che le procurò un brivido lungo la schiena.

    Perla rimase immobile al suo posto. Il barista impallidì visibilmente prima di annuire e affrettarsi a preparare il cocktail richiesto. Lei sentiva la presenza silenziosa dello sconosciuto dietro di sé, una forza palpabile che l’avvolgeva con il suo inconfondibile potere. Strinse con più forza la borsetta.

    «Si volti» le ordinò lo sconosciuto.

    Perla si irrigidì ulteriormente. «Senta, voglio starmene da sola...»

    «Si giri, se non le dispiace» ripeté di nuovo l’altro.

    Quel modo di parlare un po’ antiquato incuriosì Perla, tanto che fu tentata di fare ciò che le era stato richiesto. Comunque non a sufficienza da cedere, per cui lei rimase con lo sguardo fisso davanti a sé.

    «L’ho appena salvata dal diventare il potenziale obiettivo di un cascamorto. Il minimo che può fare è voltarsi e parlarmi.»

    «Non ho bisogno del suo aiuto e non ho voglia di parlare con nessuno» ribatté lei. Poi guardò in direzione del barista con l’intenzione di cancellare l’ordinazione. Il lungo viaggio fin lì... l’ispirazione che sperava di trovare... l’idea di un rapido drink... il coraggio di usare un rossetto rosso scarlatto... era stato tutto un disastro. Ancora una volta lottò per tenere sotto controllo le emozioni.

    Alle sue spalle, l’uomo che pensava di essere il suo salvatore se ne stava immobile in silenzio. Sapeva che era lì perché il suo odore le invadeva le narici e poi sentiva il suo respiro. Di nuovo una sensazione sconosciuta le sfiorò la pelle. A ogni modo, si rifiutò di cedere al desiderio di voltarsi. Sollevò una mano per attirare l’attenzione del barista, il quale però era intento a fissare lo sconosciuto che sprizzava potere da tutti i pori. Lo osservò annuire a un ordine silenzioso, quindi aggirare il bancone e con il suo drink in mano dirigersi verso un angolo tranquillo del bar.

    Oltraggiata, lei finalmente si voltò per scoprire che l’uomo alto dai capelli scuri e le spalle incredibilmente ampie si era avvicinato al tavolo su cui era stato posato il cocktail che aveva ordinato insieme a un altro, presumibilmente il suo. Spinta dalla rabbia marciò verso di lui.

    «Cosa diavolo pensa di...?»

    Lo sconosciuto si girò e a Perla morirono le parole sulle labbra. Era semplicemente... splendido. Lo fissò meravigliata. In quel preciso istante, di fronte alla sua pelle olivastra, i suoi tratti decisi e alcuni capelli grigi sulle tempie, capì che avrebbe fatto meglio a non voltarsi. Avrebbe dovuto seguire il suo istinto e fuggire da quel posto. Possibile che non avesse imparato nulla dai suoi errori? Scosse la testa e cercò di indietreggiare. Non aveva senso stare in quel luogo e fissare un uomo come stava facendo.

    Vattene!

    Peccato che i suoi piedi si rifiutarono di ubbidirle. Due intensi occhi nocciola puntarono i suoi, per poi squadrarla dalla testa ai piedi. Perla si ritrovò a trattenere il respiro.

    «Quel colore è reale?» le domandò lo sconosciuto soffermandosi alla fine sui suoi capelli.

    «Scusi?»

    «Quella sfumatura di rosso. È naturale?»

    «Certo. Perché mai dovrei...?» Perla si bloccò non appena le venne in mente che lui non la conosceva e che quindi non poteva sapere che l’ultimo dei suoi pensieri era la sfumatura dei suoi capelli. Era troppo impegnata a sopravvivere per pensare a simili frivolezze. «Sì, è naturale. E adesso mi vuole spiegare a che gioco sta giocando? È il mio cocktail quello che ha requisito.»

    «Mi pare che le buone maniere l’abbiano abbandonata, pertanto sto solo cercando di riequilibrare la situazione» disse l’uomo scostandole la sedia. «Si accomodi, per favore.»

    Perla rimase in piedi e lui fece lo stesso finché lei non emise un sospiro irritato.

    «I miei modi non mi hanno abbandonata. Casomai è lei che ha voluto prendere in mano una situazione che avevo perfettamente sotto controllo. Credeva forse che il barista mi assalisse davanti ai clienti?»

    «Quali clienti?» le chiese

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