Un bacio nella neve (eLit): eLit
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Info su questo ebook
Gail Ranstrom
Nata nel Montana, da ragazza era solita trascorrere i gelidi e lunghissimi inverni leggendo romanzi d'amore e d'avventura, passione che una volta cresciuta l'ha portata a diventare scrittrice.
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Un bacio nella neve (eLit) - Gail Ranstrom
successivo.
1
Nei pressi di Greystoke, Cumberland
17 dicembre 1818
«Gli avvoltoi si stanno radunando, milord» disse il maggiordomo, un uomo anziano e severo con folti capelli grigio argento, mentre gli serviva del punch.
«Allora sono arrivati tutti, Potter?» Il Visconte Sebastian Selwick era in piedi nella biblioteca di Windsong Hall e si stava scaldando le mani accanto al fuoco. Probabilmente, però, non sarebbe riuscito a scacciare dalle proprie ossa il gelo, causato solo in parte dall'aria fredda. Il resto, accidenti, era dovuto al compito che aveva davanti.
«Mr. e Mrs. Evans sono arrivati con i loro domestici. Li ho fatti sistemare nell'ala est. Mr. Jonathan Arbuthnot è arrivato stamattina presto e si trova nell'ala sud. Anche Mrs. Emma Grant e suo figlio, che sono giunti dopo, alloggiano nell'ala est.»
Sebastian si chiese se ci fossero motivi particolari dietro le assegnazioni delle stanze da parte di Potter. C'erano forse delle liti in atto che era meglio tenere sedate? Desiderò, e non per la prima volta, conoscere meglio la famiglia.
«In quanti devono ancora arrivare?»
«Credo che manchi solo Miss Sophia Pettibone. Ho fatto preparare ai domestici una stanza per lei nell'ala sud.»
«Ah, sì. La nipote zitella.» Il gentiluomo guardò il cielo buio di mezzogiorno, fuori dalla finestra dietro il maggiordomo. Molto probabilmente stava per arrivare un temporale. «Dovremmo mandare qualcuno a vedere se è rimasta bloccata per strada?»
Potter alzò le spalle. «Di certo non le mancherà ancora molto. Se per cena non sarà ancora arrivata, potremo mandare qualcuno, signore.»
Per cena. Sebastian sospirò. Doveva prima superare il pranzo. Non gradiva l'idea di sedere a tavola con degli estranei e dividere il pane con loro. Avrebbe preferito di gran lunga brindare vicino al fuoco nella sua biblioteca a Londra evitando le baldorie e gli scambi di auguri.
Almeno lì non avrebbe dovuto preoccuparsi per la baldoria. Tutto quel che doveva fare era redigere l'inventario degli effetti personali di Mr. Oliver Pettibone, controllarne la sepoltura, leggerne il testamento agli eredi riuniti e tornare alla sua vita beata e tranquilla a Londra. Solo una cosa lo preoccupava.
«Perché questa specifica parte del testamento di Mr. Pettibone deve compiersi a Windsong Hall? Non poteva andare bene anche Londra?»
«È stata la sua ultima richiesta, signore. È sempre stata sua intenzione tornare in Inghilterra, una volta smesso di lavorare, e questa è la ragione per cui ha comprato Windsong Hall.» Potter rimase un attimo in silenzio per schiarirsi la gola prima di proseguire e a Sebastian venne il dubbio che stesse ancora piangendo la perdita del padrone. «Così, quando venne a sapere che stava, ehm, morendo e che non avrebbe mai vissuto a Windsong Hall, espresse il desiderio che almeno la celebrazione del funerale e la lettura del testamento avvenissero qui, il prima possibile dopo la sua dipartita.»
Per quanto potesse avere senso, Sebastian era ancora infastidito dal disagio di un viaggio che l'aveva portato nella contea del Cumberland, un viaggio che aveva dovuto affrontare solo perché era il figlio maggiore del defunto socio di Oliver Pettibone e aveva studiato legge a Cambridge. E forse anche perché si sarebbe sentito in colpa se non avesse rispettato la memoria di suo padre. Sospirò. «Ah, le famiglie...»
«Sono una grande fonte di problemi, signore. Non sono per tutti, a mio parere» convenne Potter, cupo.
Sicuramente non per Sebastian, comunque. Dopo che suo padre si era risposato con una madre di tre figlie, in casa non c'era più stato un attimo di pace. E la situazione era solo peggiorata, una volta morto suo padre. Avrebbe preferito affrontare l'esercito di Napoleone, anziché l'ira della matrigna e delle sorellastre.
Sorseggiò il punch, rilassandosi mentre l'infuso caldo allentava il nodo che gli serrava lo stomaco. «E le sue spoglie?» domandò a Potter sospirando.
«Dovrebbero arrivare domani, signore. O dopodomani. Lo spedizioniere mi ha assicurato che avrebbe usato tutta la premura necessaria.»
Maledizione! Era bloccato a Windsong fino a quando non fossero arrivate le spoglie di Mr. Pettibone. Non c'era ancora nulla da seppellire, nel cimitero gelato che dava sulla valle, e prima di allora non si sarebbe potuta dare lettura del testamento. Almeno avrebbe potuto sfruttare quel tempo per stilare l'elenco delle proprietà personali di Pettibone.
La campanella del pranzo suonò e lui finì il punch in un sorso, per farsi coraggio. Era giunto il momento di affrontare la prima delle faccende che gli competevano: la riunione di famiglia. Drizzò le spalle e si diresse verso la sala da pranzo.
Pregò Dio di salvarlo dalle famiglie.
Dopo le presentazioni, si misero a sedere, dopodiché venne servito il pranzo, un'eccellente minestra di pollo. Innaturale in un primo momento, la conversazione prese ben presto di mira l'unica ospite assente.
«Non mi sorprende, milord, che sia in ritardo. Be', non mi stupirei nemmeno se non arrivasse affatto» sentenziò Mrs. Marjory Evans, alle prese con la zuppa.
Una donna imprevedibile, pensò Sebastian.
«Una ragazza davvero ribelle» convenne Thomas, suo marito. «Mai accomodante... Ha rifiutato un duca, capite... e i disastri la seguono ovunque.»
Persino licenziosa?
Mr. Arbuthnot, un affascinante giovanotto londinese che sembrava infastidito pressoché da tutto, arricciò il naso come se avesse sentito un odore sgradevole. «Davvero, Thomas? Fatico a credere nella vostra imparzialità. Il duca non è stato l'unico pretendente che ha rifiutato, se non ricordo male.»
«Jonathan, intendete forse dire che io sono un ripiego, per Thomas?» domandò Mrs. Evans inarcando il sopracciglio.
«Quel che intendo dire, Marjory, è che forse Thomas non è il più imparziale dei critici, nel giudicare Sophia. Per quanto riguarda i suoi rifiuti, mi pare di ricordare alcune chiacchiere sul fatto che non gradisse essere controllata. Sophia non sarebbe zitella, se non lo desiderasse lei stessa.»
Sebastian serrò la mascella, cercando di farsi coraggio in previsione di un'altra settimana – o forse due – di battibecchi. Non potendo fare affidamento sulla famiglia per avere una descrizione imparziale, cercò di ricordare quel che sapeva di Miss Sophia Pettibone.
Unica figlia vivente del fratello maggiore di Oliver Pettibone, ancora bambina Miss Sophia era andata ad abitare dai parenti materni. Anni dopo, a Londra, era scoppiato uno scandalo: probabilmente per via del rifiuto che Mr. Evans aveva appena menzionato. L'aveva sentita definire testarda, stravagante ed esotica. Aggiungendovi bisbetica, ritardataria, licenziosa e sciagurata, non riusciva a immaginare una creatura del genere. Doveva essere una seccatura, senza dubbio, e lui non poteva soffrire le donne fastidiose. Si domandò se i domestici che aveva mandato a cercarla l'avessero trovata.
«Stavo solo spiegando che non possiamo aspettarci che si comporti in maniera normale» disse Mrs. Evans sottovoce. «Sono certa che arriverà senza chaperon.»
«Vedrete, signore, quando avrete a che fare con lei! Non vi invidio proprio» aggiunse Mrs. Emma Grant, solitamente schiva.
«Mmh» fu la sua unica risposta, quindi si alzò e lasciò cadere il tovagliolo sulla sedia. Dopo un breve inchino rivolto alle signore, lasciò la stanza. Se quella donna era davvero così disgraziata, forse avrebbe dovuto aiutare i domestici a cercarla. Finché fosse stato lui il responsabile di quello che accadeva a Windsong Hall, a quella strana ragazza non sarebbe dovuto succedere nulla.
Sophia Pettibone passò la mano inguantata sul finestrino ghiacciato della carrozza, cercando di guardare la campagna. Era sempre più agitata. Quanto sarebbe stato bello rivedere i parenti dalla parte di suo padre! Certo, sarebbe stata senza dubbio l'occasione buona per instaurare un rapporto con loro. Si vedevano talmente poco da non potersi nemmeno definire parenti stretti, eppure desiderava poterli considerare tali. Far parte di qualcosa che non si limitasse a se stessa. Sospirando, mise da parte i pensieri malinconici.
«Ho sentito dire che il Lake District è il paesaggio più incantevole di tutto l'impero» disse alla sua cameriera. «Ho portato i colori. Se non altro, potrò fare qualche bozzetto da completare in seguito.»
«Certo, signorina. Sono certa che avrete moltissimo tempo libero, ma cosa potreste dipingere se le foglie sono ormai cadute e tutto è così freddo e desolato?»
«Desolato? Non notate la bellezza del cielo invernale? I disegni del gelo e la coperta immacolata della neve che cade? Mi affascina il modo in cui i rami nudi degli alberi delineano sagome che si stagliano sul grigiore.» Sophia afferrò la maniglia interna per restare in equilibrio mentre la carrozza traballava, incontrando una buca. «Cielo! Tenetevi forte, Janie! Spero che il resto del viaggio non sia così disagevole.»
«Dovremmo essere quasi arrivate, signorina. Lo staffiere dell'ultima locanda ha detto che mancavano solo poche ore. Temo che abbiamo già saltato il pranzo.»
Prima che