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L erede del greco: Harmony Jolly
L erede del greco: Harmony Jolly
L erede del greco: Harmony Jolly
E-book144 pagine1 ora

L erede del greco: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Infinity Island 2/3
Infinity Island è la terra del sole, del mare e del sì lo voglio. L'isola delle fiabe a lieto fine.

Popi Costas, wedding planner di Infinity Island, nel giro di poche ore si ritrova con un nipotino da crescere. Lei però non è la sola parente del piccolo! Sull'isola arriva lo scapolo ribelle Apollo Drakos, pronto a rivendicare diritti sul figlio del fratello con ogni mezzo. Soldi e fascino non gli mancano, però scoprirà presto che Popi non è disposta a farsi comprare. Magari, però, è più che propensa a farsi sedurre...
Del resto, quando vuole Apollo sa essere estremamente affascinante e persuasivo, e la collaborazione che stringono per provare a crescere insieme il bambino crea perfette occasioni strappabaci. Drakos è tranquillo: nessun bacio, per quando meraviglioso, potrà rubargli il cuore!
LinguaItaliano
Data di uscita20 mar 2020
ISBN9788830512252
L erede del greco: Harmony Jolly

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    Anteprima del libro

    L erede del greco - Jennifer Faye

    successivo.

    1

    Il matrimonio sarebbe stato celebrato quel giorno e niente doveva andare storto, si disse Popi Costas, guardando il cielo terso di quel mattino d'autunno. Era l'evento più importante che avesse mai organizzato, superiore perfino a quello reale dell'anno precedente, e sarebbe stata l'ultima cerimonia prima che Xander, lo sposo, facesse iniziare i lavori di ammodernamento di quell'isola privata.

    Nell'attesa gli abitanti avevano dovuto evacuare le loro case e Popi aveva deciso di sfruttare quella pausa per andare a trovare i suoi genitori che, dopo la morte improvvisa della sorella e di suo marito, avevano un immenso bisogno d'essere rincuorati.

    Com'era possibile che si fosse verificata una tale tragedia? Popi se lo era chiesto molte volte, ma non aveva trovato risposta. L'unica certezza che aveva era che la coppia era morta in mare quando il motore della nave su cui viaggiavano era esploso, provocando un incendio infernale.

    Se solo avesse potuto fare qualcosa...

    Non doveva pensarci. Quel giorno era dedicato alla sua amica più cara, Lea, che sposava l'amore della sua vita. Quei due si appartenevano e si completavano come poche coppie al mondo.

    Dei colpi alla porta interruppero i suoi pensieri.

    Popi posò l'arricciacapelli con cui si stava facendo dei boccoli e sbuffò. A parte Lea, non avrebbe fatto entrare nessuno. Doveva finire di prepararsi e recarsi alla reception per assicurarsi che fosse tutto a posto.

    Il dubbio che sorgesse qualche intoppo non la faceva stare tranquilla. Eppure aveva organizzato decine di matrimoni, da modesti a sfarzosi, da tradizionali a originali, ma quello era per la sua amica del cuore e lei voleva che fosse perfetto.

    Proprio in quel momento il bebè le diede un calcio. Essere incinta di nove mesi di un nipotino aumentava la sua tensione. Quando aveva accettato di prestare l'utero a sua sorella, non aveva immaginato che il destino potesse essere tanto crudele e nel contempo meravigliosamente provvido, facendo sì che il figlio di sua sorella vivesse.

    «Non avere paura, piccolino. Mi assicurerò che tu ti senta sempre amato e protetto» mormorò, accarezzandosi il pancione.

    Non aveva mai immaginato, nemmeno lontanamente, di diventare mamma alla sua giovane età, ma non avrebbe mai voltato le spalle al figlio di sua sorella. Per essere una brava mamma, aveva letto decine di libri sull'argomento, ma sarebbe stato sufficiente?

    Quanto sarebbe cambiata la sua vita dopo il parto, previsto entro due settimane?

    I colpi alla porta si ripeterono e una voce maschile gridò: «C'è qualcuno?».

    Chi poteva essere? Lei non aspettava nessuno... Poi il pensiero che qualcosa fosse andato storto la indusse a uscire dal bagno a precipizio con addosso solo una corta vestaglietta rosa che non riusciva a coprire la rotondità del ventre e metà della chioma trattenuta da un fermaglio arancione. Aprì la porta e si trovò davanti un giovanotto attraente ma trasandato, con i capelli troppo lunghi, il volto abbronzato e la bocca aperta come se avesse dimenticato quello che stava per dire.

    La sua camicia sportiva e i calzoncini corti le fecero capire che non era uno degli invitati alle nozze. Ma non lavorava nemmeno sull'isola, perché Popi conosceva tutti. Forse era stato assunto per i lavori che stavano per iniziare, ma che cosa ci faceva lì?

    Guardandolo, si accorse che i suoi occhi, di un azzurro limpidissimo, stavano fissando il suo pancione.

    «Lei è incinta» constatò lo sconosciuto.

    A Popi venne da ridere. Quell'uomo non aveva mai visto un pancione? Oppure lei era diventata tanto grossa da sembrare oscena?

    «Oggi lei ha vinto il primo premio e la stella d'oro» gli rispose. «Sì, sono incinta. Molto incinta.»

    Forse fu solo un'impressione, ma le sembrò che lui fosse impallidito. «Come posso aiutarla?» gli domandò.

    «Lei è Popi?»

    «Sì.»

    «Non so se mi stava aspettando...»

    «Assolutamente no.» I facchini sarebbero venuti l'indomani per portare le sue cose in un magazzino. «Questa è una giornataccia per me. Ho milioni di cose da fare urgentemente.»

    In realtà era davvero la peggiore giornata dell'anno per ricevere delle sorprese. Doveva concentrarsi su Lea, ma a quanto sembrava quello sconosciuto davvero molto attraente non aveva recepito il messaggio.

    Lui inarcò le spalle e la camicia si tese sul suo torace muscoloso. Su un braccio aveva il tatuaggio del mondo. Significava qualcosa?

    Popi pensò che quel tizio non dovesse passare molto tempo al chiuso. Il sole gli aveva regalato un'abbronzatura compatta davvero invidiabile.

    La gola le si chiuse, rendendole difficoltoso deglutire. Ultimamente si era concentrata a tal punto sui suoi problemi da non accorgersi di quello che la circondava. O forse era colpa degli ormoni. Comunque fosse, quel tipo le sembrava così bello che sarebbe stato bene in cima alla torta nuziale.

    «Lei è in anticipo» gli disse, rovesciando indietro la testa per guardarlo in faccia.

    «In anticipo?»

    «Sarebbe dovuto arrivare domani. Oggi ho un matrimonio.» Inoltre doveva finire di preparare scatoloni e casse perché la sera dopo voleva arrivare a casa dei suoi genitori.

    L'uomo sembrò confuso. «Non sapevo del matrimonio. Nessuno me lo ha detto. Lei sta per sposarsi?»

    Popi scoppiò a ridere. «Niente affatto. Si sposa la mia migliore amica. Io sono quella che ha organizzato il matrimonio.»

    «Oh» mormorò lui, come se non sapesse cosa dire.

    «Non si preoccupi. Entri» lo invitò Popi, facendosi di lato. «Può portare via gli scatoloni dalla stanza degli ospiti e ammucchiarli in salotto, così domattina saranno pronti per essere portati in un magazzino.»

    «Vuole che li sposti adesso?»

    «Sì.»

    Sebbene lui sembrasse molto preoccupato, Popi non si lasciò commuovere. Non aveva tempo per rispondere alle sue domande.

    «Però deve sbrigarsi» aggiunse, guardando l'orologio.

    «Ma...»

    Popi emise un breve sospiro d'impazienza. «Adesso non posso rispondere alle sue domande. Se ritiene che il lavoro sia troppo pesante per lei, deve tornare domani» concluse, dirigendosi verso l'altra stanza.

    Nessun trasportatore, per quando ammaliante fosse, sarebbe riuscito a trattenerla. C'era una sposa che la aspettava.

    2

    Sbalordito, Apollo Drakos la guardò percorrere il corridoio, ondeggiando come una paperella aggraziata.

    Com'era possibile che fosse ancora incinta?

    Il suo avvocato gli aveva assicurato che il parto era avvenuto, ma nessuno aveva specificato se il bambino fosse un maschio, o una femmina. In ogni caso, lui avrebbe rivendicato suo nipote.

    L'avvocato gli aveva detto anche che la signorina Costas aveva buone possibilità di ottenere la custodia del bambino e il controllo sulla sua eredità, nonostante fosse stata adottata e non fosse la sua zia biologica. Restava da vedere se Popi avrebbe accettato di accollarsi una tale responsabilità.

    Non sarebbe stato facile per una giovane donna sola, ma se fosse stata spinta dalla necessità?

    Il colpevole di tutto quel pasticcio era lui, si disse Apollo. Mentre Popi era stata presente e aveva consentito a suo fratello e a sua cognata di realizzare il sogno d'avere una famiglia, lui, il figlio degenere, aveva scelto di vivere l'ennesima avventura. Però dopo aver ricevuto quella notizia, appena era stato in grado di muoversi era corso lì.

    Tanta solerzia doveva pur contare qualcosa, no?

    Ma che cosa doveva fare, adesso che aveva visto Popi ancora incinta? Non era esperto in quel genere di cose, ma solo vedendola, aveva previsto che il parto fosse vicino. Per tutto il resto, il suo fisico era così snello che a guardarla da dietro nessuno avrebbe sospettato che aspettasse un bambino. Solo il suo ventre era grosso come un pallone.

    Il punto era un altro. Per chi l'aveva preso quella donna? E dove voleva spostarsi con il figlio di suo fratello?

    Quel bimbo apparteneva ai Drakos, la cui proprietà si trovava nei dintorni di Atene. Sebbene si trattasse di un luogo molto bello, lui ci andava raramente perché risvegliava troppi ricordi dolorosi. Da bambino gli era sembrata una prigione da cui aveva desiderato disperatamente scappare.

    Mentre Nile, il suo fratello maggiore, era sempre stato considerato il figlio modello, suo padre considerava lui un buono a nulla.

    Apollo allontanò quei ricordi, pur sapendo che prima o poi qualcuno li avrebbe risvegliati. Il passato non si poteva cancellare, dicevano i saggi, e lui l'aveva sperimentato sulla sua pelle.

    Ma adesso doveva concentrarsi sul presente e cercare di far luce in quella situazione confusa. Peccato non essere tornato a casa quando Nile l'aveva chiamato. Aveva preferito unirsi a una spedizione sull'Himalaya che l'aveva isolato da tutti e da tutto.

    Tornando nel mondo civile, ignaro di quello che era successo, si era ritrovato in un letto d'ospedale in uno stato generale pessimo e con una gamba fratturata in modo grave, ma sapendo che suo fratello era furioso con lui, non aveva avuto il coraggio di telefonargli.

    Dopo essere stato operato e aver fatto una lunga fisioterapia, un investigatore privato l'aveva rintracciato nell'ospedale in cui era ricoverato da molto tempo e gli aveva comunicato la tragica notizia.

    Suo fratello, uomo forte e protettivo, era morto.

    In quel preciso momento la sua esistenza spensierata ed errabonda era finita.

    Non avrebbe più avuto la possibilità di recuperare tutto quello che si era lasciato alle spalle, le parole che non aveva detto a Nile, le scuse dovute, i ringraziamenti, i Ti voglio bene, fratello.

    Nile non avrebbe mai saputo quanto fosse stato importante per lui, quanto avrebbe desiderato riallacciare il loro rapporto.

    In quel momento Apollo si era sentito disperatamente solo.

    Poi, subito dopo, quando l'investigatore gli aveva riferito che aveva una nipotina, o un nipotino, il suo cuore si era colmato di gioia. Non era solo. C'era un altro Drakos al mondo.

    Prendendosi cura del bambino, avrebbe avuto la possibilità di ripagare il

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