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Le regole del gioco: Harmony Destiny
Le regole del gioco: Harmony Destiny
Le regole del gioco: Harmony Destiny
E-book166 pagine2 ore

Le regole del gioco: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

BLACKSTONE & HAMMOND - Due famiglie. Una rivalità che dura da oltre trent'anni. Un potere prezioso, inattaccabile e splendente come un diamante.

Niente animali. Niente bambini. Niente anelli. Questo è il motto che Ryan Blackstone ripete come un mantra e che guida la sua vita privata. Nessun legame, nessun impegno. Jessica Cotter conosce benissimo le regole a cui avrebbe dovuto attenersi e sa con certezza di averle infrante. Dopo aver condiviso con Ryan momenti incandescenti nel suo super attico da scapolo, per Jessica è arrivato il momento di guardare in faccia la realtà e sparire per sempre dalla vita del suo unico, grande amore. A meno che quell'uomo dal cuore più duro di un diamante non impari col tempo ad amarla.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2016
ISBN9788858946770
Le regole del gioco: Harmony Destiny
Autore

Tessa Radley

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Le regole del gioco - Tessa Radley

    successivo.

    1

    «È ora di svegliarsi, bella addormentata.» La voce era profonda, calda, e aveva un suono familiare.

    Jessica Cotter batté le palpebre. Una mano maschile le strinse la spalla, accarezzandone la pelle. La mano del suo amante. Mugolando soddisfatta, Jessica si rannicchiò ancor di più sotto le coperte.

    «Svegliati, Jess.»

    Benché ancora intontita dal sonno, sentì che le si avvicinava e si chinava su di lei. Ma invece di baciarla, strappò via le coperte. Serrando gli occhi per ripararsi dalla luce del giorno, Jessica mormorò una protesta.

    Un attimo dopo colse il suo profumo. Virile al cento percento. Sexy. Nell'aria aleggiava ancora una traccia della passione con cui si erano amati nell'oscurità notturna. La protesta si trasformò in un gemito, e Jessica si agitò, si stirò e si inarcò con il corpo verso di lui.

    Quella volta, le sue dita le diedero una lieve scrollata alla spalla.

    «Alzati, Jessica!»

    Lei aprì gli occhi. Si trovava nell'attico di Ryan Blackstone.

    La mattina del funerale di suo padre.

    Il funerale di Howard Blackstone. Non c'era da stupirsi che Ryan non fosse assolutamente in vena di...

    «Lascia perdere. Puoi restare ancora a letto. Farò la doccia per primo. Devo sbrigarmi. Tu prenditela comoda.»

    Jessica si rizzò a sedere, ormai del tutto sveglia, e afferrò le coperte per nascondere la propria nudità. Ma non ce ne fu bisogno. Ryan le aveva già voltato le spalle.

    Crollò sui cuscini, avvertendo un senso di vuoto alla bocca dello stomaco. Un'occhiata alla sveglia sul comodino le rivelò che era tardi... Dannazione, avrebbero dovuto svegliarsi parecchio tempo prima.

    L'acqua smise di scorrere, la porta del bagno si riaprì e Ryan ne emerse, circondato da una nuvola di vapore, sfacciatamente nudo.

    Con quel torace ampio e i fianchi stretti, era il maschio più affascinante che Jessica avesse mai conosciuto. Lo vide dare un'occhiata all'orologio che portava la polso e dirigersi alla cabina-armadio.

    Chiuse gli occhi.

    Dio, sarebbe stato molto difficile.

    «Ti sei riaddormentata?» Malgrado un'ombra di impazienza, la sua voce aveva un tono roco e sexy che non mancava mai di stimolarle i sensi.

    Aprì gli occhi. In un completo scuro dal taglio impeccabile, camminava evitando di calpestare gli indumenti che si erano tolti la sera prima, lasciandoli sparsi per terra. Jessica arrossì a quel ricordo e lui doveva essersene accorto perché il suo sguardo si incupì mentre le andava vicino. Chinandosi su di lei, le piazzò le braccia muscolose su ciascun lato.

    «Sei la donna più tentatrice del mondo» mormorò.

    «E tu ti lasci indurre in tentazione facilmente?»

    «Potrei restare qui tutto il giorno.»

    Quelle parole gettarono un'ombra sui pensieri di Jessica. Era una giornata densa di avvenimenti. Il funerale di Howard Blackstone... la lettura del testamento... la discussione che lei si proponeva di avere con Ryan. Tuttavia, malgrado le molte cose in sospeso, lui era irresistibile.

    Un ultimo bacio. Niente di più, promise a se stessa, allacciandogli le braccia intorno al collo e attirandolo vicino.

    «Ehi!» Ryan atterrò sul letto al suo fianco, così che lei scorse la sfumatura color giada delle sue iridi, il volto abbronzato e rasato di fresco, i lineamenti dai contorni marcati.

    Lui le scostò una ciocca di capelli dagli occhi. «Hai un'aria stanca, pallida. Stamattina ci sono ombre sotto i tuoi occhi. Avrei dovuto lasciarti dormire di più.»

    «Nessun problema.» Jessica si costrinse a sorridere per nascondere l'ansia. Prima dell'alba avevano fatto l'amore con una sorta di disperazione. Ryan era depresso per la scomparsa del padre mentre, da parte sua, la disperazione dipendeva da altre cause... la sensazione che le restasse ben poco tempo.

    «Ti incontri con Ric prima del funerale, vero?» gli chiese, per cambiare argomento.

    Udendo il nome di Ric Perrini, presidente ad interim della Blackstone Diamonds e marito di sua sorella, Ryan serrò le labbra. «No. Avrò tutto il tempo di parlargli dopo.»

    «Sarà una giornata difficile anche per Kimberley» disse Jessica, dopo una breve esitazione. La sorella di Ryan era tornata in Australia dopo la morte del padre. Aveva trascorso gli ultimi dieci anni a lavorare per Matt Hammond, il figlio del nemico più acerrimo di Howard Blackstone, suo cognato, Oliver.

    «Lo so.»

    Lei fu sul punto di suggerire: «Sii gentile con lei», ma si rimangiò quelle parole.

    Ryan non avrebbe gradito ricevere consigli da quella che era soltanto la sua amante, non sua moglie.

    Diamine, era meno di un'amante, era la sua donna ma nessuno doveva saperlo. Con una punta di umorismo caustico, si chiese che cosa avrebbe detto la gente se avesse saputo che l'irreprensibile bionda, che di giorno gestiva la gioielleria dei Blackstone, di notte si trastullava tra le braccia del suo boss.

    Shock. Scandalo. Un Blackstone che andava a letto con una semplice dipendente? La figlia di un meccanico che viveva con un milionario destinato a un futuro luminoso?

    Una mano le accarezzò i capelli. «Lo sai che cosa desidero più di tutto al mondo?»

    La voce di Ryan possedeva un fascino magnetico e, per un momento, Jessica si augurò che il mondo fuori da quelle pareti sparisse, che ci fossero soltanto loro due, per sempre uno nelle braccia dell'altro.

    «Che cosa?»

    «Stare con te su questo letto, baciarti qui...» Ryan le posò le labbra sulla pelle morbida alla base della gola. «... e festeggiare la vita piuttosto che la morte.»

    Alle parole fece seguire l'azione, risalendo poi dalla gola fino alla sua bocca.

    A Jessica sfuggì un gemito.

    «Apri la bocca, tesoro, ho bisogno di te.»

    Nella voce di Ryan c'era una disperazione che non aveva mai udito prima. Ubbidiente, socchiuse le labbra, offrendosi all'esplorazione della sua lingua, stringendogli le braccia intorno al collo. Ryan aveva il respiro ansante quando alla fine sollevò la testa.

    «Dio, come vorrei non muovermi da qui. Sarebbe, in assoluto, la soluzione più comoda e dolce.»

    Nel bacio riaffiorò la disperazione, e Jessica capì fino a che punto era terrorizzato dalla giornata che lo attendeva. Il funerale era la prova definitiva che suo padre se n'era andato, per sempre.

    Ryan si scostò. «Lo vedi come è sensibile il tuo corpo?» disse, infilando una mano sotto le coperte. «I tuoi seni sono già ingrossati. L'ho notato stanotte.»

    Jessica si sentì gelare.

    Gli afferrò la mano prima che scendesse verso la curva dell'addome. Non si era ancora accorta che il suo corpo era cambiato. «Sarà meglio che ti sbrighi se non vuoi fare tardi» disse, rotolando di fianco.

    «Farai meglio ad alzarti anche tu.»

    «Appena te ne sarai andato.»

    «Già.» Ryan si passò una mano nei capelli. «Se fossi ancora qui quando ti alzerai per vestirti, non uscirei più da questa stanza. Ma prima...»

    Si chinò e le posò sulle labbra un lungo, tenero bacio, in netto contrasto con la passione disperata di poco prima. «Grazie per ieri notte.»

    Jessica si sentì dilaniare il cuore.

    Ryan non lo sapeva ancora, ma la notte precedente era stata un addio... anche se la sua decisione stava già vacillando. Forse un'altra settimana...

    Lui si rialzò. «Non fare tardi al funerale. E non...»

    «Non fare niente che possa tradirci.» Era un pensiero che faceva male. «Lo so.»

    Gli occhi di Ryan tradirono lo stupore. «Stavo per dirti di non fare niente che possa distrarmi.»

    A lei si chiuse la gola. «Adesso va', Ryan.»

    Rimase a osservarlo mentre usciva dalla camera, ma scese dal letto soltanto quando udì le porte dell'ascensore che si richiudevano.

    Aveva lo stomaco in subbuglio e un sapore di bile in bocca. Raggiunse il bagno un attimo prima di cominciare a vomitare.

    Dopo, si sciacquò il viso con acqua fredda e si guardò allo specchio. Nel volto pallido spiccavano i grandi occhi castani e la spruzzata di lentiggini. Aveva un aspetto terribile, ma si rifiutò di distogliere lo sguardo. Oggi, si disse. Gli dici che è finita, oggi stesso. Dopo il funerale.

    Prima che la prova di quanto era accaduto fosse sotto gli occhi di tutti.

    Ryan si arrestò sui gradini della chiesa dove l'anima di suo padre stava per essere consegnata all'immortalità... oppure all'inferno, a seconda dell'opinione che si aveva di Howard Blackstone.

    Non c'erano mezze misure quando si trattava di suo padre. O lo si amava o lo si odiava. Lui l'aveva amato, anche se il loro non era stato un rapporto facile.

    Gli arrivò una folata di profumo di rose che gli ricordò Jessica, e gli balzò alla mente l'immagine di lei distesa a letto. Ricordò la tentazione di cedere alla passione che esplodeva con tanta violenza tra loro due. Una passione che continuava a stregarlo, malgrado la breve fiammata di diffidenza quando l'aereo di suo padre era precipitato. Un cupo attimo di sospetto che aveva subito scacciato.

    Dall'interno della chiesa giunse una musica d'organo.

    Voltando la testa, Ryan guardò il gruppo di uomini vestiti di scuro che circondavano il carro funebre. A parte Ric, vent'otto anni prima, gli stessi uomini dovevano aver partecipato tutti al funerale di sua madre.

    «È quasi tempo di entrare.» Udire la voce di Ric fu come essere trafitto da una scheggia di vetro. Ryan si voltò per affrontare l'individuo che suo padre gli aveva sempre preferito, trattandolo come se fosse stato il suo primogenito.

    «Concedimi un minuto per dire addio a mio padre» ringhiò. Gli voltò le spalle e, mormorata una breve preghiera, si mosse verso il retro del carro quando Ric gli mise una mano sulla spalla.

    «Ho bisogno di scambiare una parola con te.»

    Ryan esitò un attimo prima di fare un secco cenno con il capo. «Certo.»

    Si allontanarono di qualche passo e si fermarono accanto a un'alta siepe. Il sole illuminava il volto di Ric, mettendo in risalto le ombre sotto un paio di occhi azzurri e franchi. «Per prima cosa, devi sapere che nessuno più di me è rattristato per la perdita che ci ha colpito.»

    Ryan si chiese se quel sentimento fosse dovuto alla voce riguardo al fatto che suo padre aveva cambiato il testamento poco prima di morire. Secondo la versione originale, sarebbe stato Ric - piuttosto che i figli legittimi - a ereditare la maggior parte del pacchetto azionario di Howard. A preoccupare l'uomo era forse la possibilità di ricevere un'eredità decurtata? Oppure che Kimberley non ereditasse niente?

    Ryan cercò di interpretarne l'espressione mentre diceva: «Garth ha informato Kim che Howard ha cambiato il testamento». In quanto segretario della società e uno dei più vecchi amici di Howard, Garth Buick era una fonte attendibile.

    «Ha avvertito Kim di non aspettarsi troppo. Non dopo essere andata a lavorare per la House of Hammond

    Per esperienza personale, Ryan non aveva difficoltà a immaginare come doveva aver reagito il padre. Dieci anni prima, Ric era stato nominato responsabile del settore per la vendita al dettaglio della Blackstone, facendone il numero due della società. Deluso e amareggiato, Ryan si era dimesso ed era andato a lavorare per De Beers, in Sudafrica. Howard era andato su tutte le furie per quella che aveva definito una diserzione.

    Quando alla fine Ryan era tornato, più maturo e più saggio, suo padre l'aveva accolto con una freddezza tale da fargli capire che la sua diserzione non era stata né dimenticata né perdonata. Anche se l'aveva nominato capo del settore gioiellerie, il passato li aveva sempre divisi come un abisso troppo profondo per colmarlo. Soltanto negli ultimi tempi aveva cercato di riavvicinarsi al padre, e gli aveva chiesto di concedergli un ruolo più importante nella società. Howard era apparso soddisfatto.

    Se Howard aveva cambiato il testamento in dicembre, era molto probabile che la sua quota fosse aumentata, a scapito di Ric.

    Questo non avrebbe

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