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Tempesta tra le dune: Harmony Collezione
Tempesta tra le dune: Harmony Collezione
Tempesta tra le dune: Harmony Collezione
E-book168 pagine2 ore

Tempesta tra le dune: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

L'incredibile incontro con il Principe Raif ha sconvolto Kasia fin nel profondo... così come la sua proposta di matrimonio! È vero, mentre fuori infuriava la tempesta di sabbia, lei ha ceduto all'attrazione per lui, ma questo non significa che abbia bisogno di un marito o che sia disposta a rinunciare alla propria indipendenza! Perciò fugge senza voltarsi indietro, convinta di non rivederlo mai più.

E invece eccolo lì, di fronte a lei, furioso e ancora più irresistibile di prima! Kasia non può più nascondergli la verità: aspetta il suo bambino, l'erede al trono. E adesso non vuole più scappare.
LinguaItaliano
Data di uscita21 dic 2020
ISBN9788830522794
Tempesta tra le dune: Harmony Collezione
Autore

Heidi Rice

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Tempesta tra le dune - Heidi Rice

    successivo.

    1

    Kasia Salah strizzò gli occhi per osservare meglio la grande nuvola di polvere che ondeggiava minacciosa in lontananza, sospesa sulla foschia di calore che lampeggiava all'orizzonte. Poi guardò il cellulare e imprecò tra i denti una delle tante espressioni colorite che aveva imparato all'Università di Cambridge.

    Si passò una mano sul viso, per detergere il sudore che le si era formato sul labbro superiore e sulla fronte. Le stava gocciolando anche lungo la schiena, sotto la t-shirt di cotone e il voluminoso caftano che indossava per ripararsi dalla polvere del deserto. Se sua nonna avesse saputo che conosceva un vocabolo simile, sarebbero stati guai.

    Infilò il cellulare nella tasca posteriore degli shorts dopo una lunga e fastidiosa ricerca tra le pieghe del mantello, quindi posò lo sguardo incupito sul cofano del SUV che aveva scelto proprio quel momento per abbandonarla, e quel luogo. Intorno a lei, per decine di chilometri, non c'era anima viva che potesse arrivare in suo soccorso.

    Perché non aveva portato con sé un telefono satellitare? O un compagno di viaggio? Qualcuno che conoscesse i motori, magari... Dette un calcio frustrato alla ruota della Jeep e sbuffò.

    Era stata stupida, troppo sicura di sé ed eccessivamente ottimista. I suoi tre peggiori difetti. Aveva dato per scontato che avere con sé il cellulare sarebbe stato sufficiente, senza ricordare che la sua destinazione era molto vicina al confine del territorio abitato perlopiù da nomadi kholadi, che non avevano acqua potabile, meno che mai antenne per i telefoni cellulari.

    In Narabia invece, il Paese governato dallo Sceicco Zane Ali Nawari Kahn, suo capo e marito della sua amica Catherine, avevano investito molto per far arrivare la connessione Internet e quella dei cellulari.

    Usando il caftano per coprire le mani per non scottarsi con il metallo rovente, Kasia aprì il cofano dell'auto in panne per poi lasciarlo di nuovo cadere con un tonfo. Fortuna che aveva lasciato indicazioni precise sul suo itinerario a Cat e alla sua assistente Nadia. Era certa che quella sera, non vedendola arrivare, avrebbero mandato una squadra a cercarla.

    Purtroppo avrebbe dovuto comunque trascorrere la notte nella Jeep e la prospettiva non la entusiasmava. Col calar del sole la temperatura nel deserto sarebbe crollata di parecchi gradi.

    Il vento caldo e secco le sospinse una raffica di sabbia sul viso e Kasia si avvolse la sciarpa sulla bocca e sul naso mentre osservava l'orizzonte. La nuvola che aveva visto poco prima si era ingrossata e allargata su tutto il territorio, oscurando la foschia di calore come una forza malevola.

    L'ondata di adrenalina la colpì con la forza di un calcio allo stomaco e l'ansia che aveva tenuto a bada fino a quel momento le corse lungo la schiena.

    Era una tempesta di sabbia? Si dirigeva verso di lei?

    Non ne aveva mai provata una. Per quasi tutta la sua vita era rimasta protetta tra le quattro mura del quartiere delle donne, nel Palazzo Dorato. Però ne aveva sentito parlare. Aveva ascoltato i racconti dei danni e delle morti che causava. Persino i cuori di uomini adulti e forti tremavano al pensiero di una tempesta di sabbia. Sua nonna ne aveva parlato spesso, in tono sommesso e reverenziale, raccontando di intere zone fertili riportate allo stato di deserto, e di tanti morti lasciati al passaggio della tempesta di sabbia.

    Kasia ricacciò in gola il panico che rischiava di sopraffarla. Smetti di essere drammatica.

    Era un altro dei suoi tanti difetti. Ingigantiva ogni cosa.

    Anche sua nonna, nonostante fosse stata una donna saggia, aveva avuto un carattere piuttosto melodrammatico. Kasia era andata a vivere con lei all'età di quattro anni e aveva abitato nel palazzo da allora. A diciannove era diventata l'assistente di Catherine Smith, una studiosa inglese laureata a Cambridge, quando era stata assunta dal nuovo sceicco per scrivere un libro sul suo regno.

    Quel lavoro le aveva cambiato la vita, specie da quando Catherine aveva sposato Zane ed era diventata Regina di Narabia. Grazie alla donna, Kasia aveva aperto gli occhi sul mondo, ed era uscita dalle quattro mura del palazzo. Ora non era più la ragazza troppo romantica che sognava a occhi aperti e che nascondeva le sue insicurezze dietro un velo di sogni irrealizzabili. Era una donna adulta, con sogni che già si stavano trasformando in fatti reali. Una donna sul punto di diventare una studiosa dell'ambiente. La donna che avrebbe salvato i terreni agricoli di Narabia dal deserto che minacciava di inglobarli per sempre.

    Un po' di sabbia e una notte in una Jeep non l'avrebbero intimidita... non troppo. Anzi, una notte nel deserto avrebbe potuto fornirle dati importanti.

    E poi... chi diceva che si trattava davvero di una tempesta di sabbia? Non era una sciocca, e prima di partire aveva controllato. Le previsioni meteo non avevano annunciato alcun peggioramento del tempo. Ripeté dentro di sé quel pensiero più e più volte, per rassicurarsi, senza mai distogliere lo sguardo dall'orizzonte.

    La nube scura e impenetrabile continuava a crescere e bloccò il sole. Doveva essere larga almeno una quarantina di chilometri e, benché ne distasse ancora un paio, sembrava avanzare velocemente. Nel silenzio del deserto, il suo fragore era impressionante. Minuscole creature, una lucertola, un serpentello, un roditore, scivolarono velocemente di fianco ai suoi piedi per andare a nascondersi nelle fessure del terreno. Il cielo, fino a poco prima limpido e senza nuvole, d'improvviso si oscurò.

    La paura l'afferrò alla gola mentre la sua mente cercava la lucidità dei ragionamenti. Avrebbe fatto meglio a entrare nel SUV? O a sdraiarsi sotto di esso?

    Poi vide qualcosa. Una macchia all'orizzonte che spuntava dalla nuvola come un proiettile. Ci volle un po' perché la macchia prendesse la forma definita di una sagoma. Era una persona, su un cavallo, che galoppava veloce.

    Panico e ansia le serrarono la gola.

    I lembi scuri di un mantello svolazzavano intorno alla figura che si avvicinava, come le ali di un enorme uccello predatore. Il suono degli zoccoli sulla terra arida faticava a sovrastare quello della tempesta.

    Il cavaliere era un uomo. Imponente. La sua figura era grande e forte, i movimenti fluidi erano potenti, ed era tutt'uno con lo stallone che galoppava a velocità sostenuta. Portava un copricapo che gli nascondeva il viso.

    Il panico le si avviluppò intorno al cuore. I battiti frenetici risuonavano nelle orecchie allo stesso ritmo degli zoccoli del cavallo quando lo vide virare all'improvviso verso di lei.

    Poi notò la cinghia del fucile che attraversava il torace del cavaliere... Era un bandito. Cos'altro poteva essere, così lontano dalla civiltà?

    Scappa Kasia, scappa.

    Il grido silenzioso echeggiò nella sua testa. I venti sibilarono intorno a lei, sollevando mulinelli di sabbia pungente. All'improvviso le parve di sentire la voce di sua nonna che le diceva con calma rassicurante: Stai tranquilla. Controlla il panico. È solo un uomo.

    Benché cercasse di razionalizzare la paura, di liberarsi dal panico, una strana sensazione le si concentrò nel centro del ventre.

    Un grido rimbalzò verso di lei, attutito dalla stoffa che gli copriva la bocca, in un dialetto che non riconobbe.

    L'aveva quasi raggiunta.

    Per l'amor del cielo, Kasia, smetti di restare immobile come una stupida. Muoviti!

    Scossa dall'esortazione silenziosa, ricacciò indietro il pensiero di essere indifesa e sola che aveva provato sin da quando aveva visto sua madre allontanarsi da lei senza voltarsi indietro.

    Non sei più la bambina che non era all'altezza. Sei coraggiosa, intelligente e piena di talento.

    Girò intorno alla Jeep, spalancò la portiera del passeggero e si gettò nell'abitacolo soffocante. Il rumore della sabbia che sbatteva contro i finestrini chiusi ricordava gli spari di un fucile. Kasia prese la pistola dal sedile del passeggero.

    Zane aveva insistito che imparasse a sparare prima di lasciare che si avventurasse da sola nel deserto. Quando le dita si strinsero intorno al calcio però, si sentì afferrare da un'ondata di nervosismo. Sapeva come sparare a un bersaglio con una certa accuratezza, ma non aveva mai mirato a un essere vivente.

    Il cavallo al galoppo si fermò a pochi centimetri dal paraurti. Kasia scivolò fuori dall'auto e appoggiò il dito che tremava sul grilletto.

    «Fermo o sparo» gridò in inglese, che era la lingua che parlava più spesso da quando studiava in Inghilterra.

    Due occhi color cioccolata si strinsero al di sopra della sciarpa, e brillarono di rabbia. Un calore intenso le si propagò nel ventre, insieme a un brivido di paura. Senza proferire parola, e senza smettere di fissarla, il bandito saltò giù dal cavallo con un movimento fluido e lei arretrò di un passo.

    Un colpo partì dalla pistola e il rumore dello sparo venne coperto dal fragore della tempesta. Il rinculo la fece cadere a terra sulla schiena, mentre l'uomo sobbalzò all'indietro senza perdere l'equilibrio.

    Lo aveva colpito?

    Lo stallone, spaventato dal colpo, si sollevò sulle zampe posteriori e fendette l'aria con quelle anteriori verso di lei. Prima che la colpisse con uno degli zoccoli, lo sconosciuto afferrò le redini e riuscì a calmare la bestia, poi si avvicinò a Kasia che era ancora a terra, nella polvere.

    Lei scalciò con gesti disperati. «Vattene da me!»

    Dove diavolo era la pistola?

    La cercò a tentoni, con gli occhi annebbiati dalla sabbia che turbinava intorno a entrambi. L'uomo era l'unica cosa che vedeva, chino com'era su di lei in modo minaccioso.

    Dita forti le afferrarono un braccio e la costrinsero ad alzarsi in piedi, poi l'uomo la sollevò come fosse una piuma e la gettò sulla groppa del cavallo. Per un istante a Kasia mancò il fiato, ma si riprese subito e tentò di scavalcare la groppa enorme dell'animale per tornare a terra. Invece si ritrovò con un braccio d'acciaio avvolto intorno alla vita, e la schiena aderente a un corpo che sembrava di acciaio.

    Con un salto agile lo sconosciuto montò a cavallo dietro di lei e recuperò le redini. In un istante l'animale riprese la sua corsa, lasciandosi alle spalle la Jeep che era già mezzo sepolta dalla sabbia. Il corpo di Kasia dovette soccombere al volere di quello molto più grande e forte del cavaliere che stava leggermente piegato su di lei, per proteggere entrambi dal furore della tempesta.

    Ti sta sequestrando. Devi lottare. Devi sopravvivere.

    Le parole urlavano nella sua testa, ma il respiro era affannato e doloroso. Il suo corpo era controllato e sopraffatto da quello di lui, e dalla sabbia che vorticava intorno a loro.

    Le sembrò che avessero galoppato per ore attraverso i mulinelli di sabbia pungente, prima che il suo corpo cedesse alla stanchezza. Kasia si abbandonò contro lo sconosciuto. Sentiva i suoi muscoli che si flettevano nello sforzo di guidare la bestia potente sotto di loro, e provò l'assurda sensazione di essere avvolta in un confortevole bozzolo che la proteggeva da tanta furia.

    Kasia chiuse gli occhi e si abbandonò al ricordo di quando era ancora una bambina mentre, sotto di lei, il cavallo proseguiva la sua folle corsa. Questa volta però non era sola e indifesa senza la madre che l'aveva lasciata senza nemmeno voltarsi indietro. Ora forti braccia l'avvolgevano in una stretta protettiva.

    2

    Kasia continuava a svegliarsi e assopirsi. Contro il viso sentiva il freddo della notte mentre dietro di lei provava una sensazione di calore che le scaldava il corpo. Quando aprì gli occhi, il cuore le si gonfiò nel petto.

    Sull'orizzonte brillavano luci rosse, e sopra la sua testa luccicavano una miriade di stelle che illuminavano le dune del deserto. Provò un tremore alle cosce e si rese conto del grosso corpo che vibrava sotto di lei.

    Era in groppa a un cavallo? All'improvviso ricordò.

    Era stata rapita!

    Rapita dall'uomo che le cingeva la vita con le sue braccia poderose. Dal cui corpo emanava un calore avvolgente... Fu attraversata da un inopportuno e assurdo brivido di attrazione che scacciò via.

    Basta! Torna in te!

    Tentò di liberare un braccio e un grugnito le rimbombò come uno sparo contro l'orecchio, fortissimo nella notte gelida e silenziosa del deserto.

    La tempesta era finita e lei era sola nel mezzo del deserto con il bandito che l'aveva catturata. E salvata. Ma perché?

    Non importava. Era arrivato il momento di salvare se stessa. Da lui.

    Gli zoccoli del cavallo batterono sul terreno roccioso mentre risaliva una duna. Un'oasi comparve all'orizzonte, nella valle sotto di loro. L'animale prese velocità nell'iniziare la discesa, galoppando sicuro nonostante l'oscurità. Il rosso riflesso del tramonto tremolava sulla superficie dell'acqua davanti a loro, insieme al profilo delle palme rigogliose e degli arbusti che crescevano tutt'intorno

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