Un estate romantica (eLit): eLit
Di Lucy Gordon
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Come trasformare la vacanza dei sogni...
Mai fidarsi degli sconosciuti! Holly non può che biasimare se stessa per il guaio in cui si è cacciata. Complice l'atmosfera suggestiva della vacanza in Italia che ha sempre desiderato, si ritrova ingenuamente coinvolta in un furto. E adesso? La soluzione ai suoi problemi viene da un'adorabile bambina che la prende in simpatia. E dal suo potente ed enigmatico padre, il giudice Matteo Fallucci.
... nella vita che ogni donna vorrebbe avere!
Matteo non sa perché lo sta facendo, eppure aiutare Holly, e tenerla al sicuro, sembra diventata una priorità. Forse per via del suo sguardo, così limpido e fiducioso. O forse perché, accanto alla giovane sconosciuta inglese, ha visto sua figlia ridere di nuovo dopo tanto tempo. Così Matteo le fa una proposta...
Viaggio in Italia
1)Una strana eredità
2)Passione italiana
3)Fascino italiano
4)In Italia con il milionario
5)Un'estate romantica
Lucy Gordon
Lucy Gordon cut her writing teeth on magazine journalism, interviewing many of the world's most interesting men, including Warren Beatty and Roger Moore. Several years ago, while staying Venice, she met a Venetian who proposed in two days. They have been married ever since. Naturally this has affected her writing, where romantic Italian men tend to feature strongly. Two of her books have won a Romance Writers of America RITA® Award. You can visit her website at www.lucy-gordon.com.
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Anteprima del libro
Un estate romantica (eLit) - Lucy Gordon
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1
Manca poco, ormai... Devo tenere duro... Per favore, mio Dio, fai in modo che non mi prendano...
Il treno era in ritardo di cinque minuti, pensò Holly, ma forse sarebbe riuscita ad arrivare a Roma in tempo per prendere l'aereo e tornare a casa.
Ancora pochi chilometri e ce l'avrò fatta. Non è molto... A meno che la polizia non mi abbia vista salire su questo treno...
Qualcuno l'aveva notata? Alla stazione aveva cercato di confondersi il più possibile fra la folla di viaggiatori in partenza. Fino a quel momento nessuno l'aveva fermata, ma era ancora troppo presto per sentirsi al sicuro.
Forse lei non si sarebbe mai più sentita al sicuro in vita sua.
L'uomo che aveva amato e di cui si era fidata l'aveva tradita. L'aveva abbandonata per salvarsi la pelle.
Anche se non fosse stata arrestata, d'ora in avanti la sua esistenza sarebbe stata comunque diversa.
Ricercata dalla polizia. Non riusciva a crederci...
Qualcuno le passò alle spalle nel corridoio del vagone e Holly si finse assorta a contemplare il panorama fuori dal finestrino.
A dire il vero, la campagna italiana sotto il sole estivo era un vero e proprio spettacolo, ma lei ci fece appena caso, angosciata e impaurita com'era.
A un certo punto lanciò un'occhiata verso una delle porte del vagone e vide due uomini in uniforme. Holly si irrigidì riconoscendo la divisa degli agenti di polizia.
Stai calma. Comportati in modo naturale. Non attirare l'attenzione, si disse, chiedendosi quali informazioni avesse di lei la polizia.
Nome, Sarah Conroy, soprannominata Holly. Inglese, ventotto anni, alta, forse troppo magra, capelli castano chiaro, occhi blu.
Insomma, un tipo comune.
In ogni caso, lentamente, nel modo più naturale possibile, si mosse in direzione opposta ai due uomini in uniforme e si rifugiò in un altro vagone.
Holly notò che si trattava di una carrozza di prima classe, divisa in scompartimenti.
Forse, se si fosse seduta in uno di quelli, avrebbe attirato meno l'attenzione, pensò, resistendo a stento alla tentazione di guardarsi alle spalle, per vedere se i due uomini in uniforme l'avevano seguita.
Aprì la porta scorrevole dello scompartimento e diede un'occhiata all'interno. Seduta in un angolo c'era una ragazza robusta. Accanto a lei una bambina di sette od otto anni. Fra i sedili, una sedia a rotelle.
«Per favore, non dite nulla... Ho bisogno di aiuto» Un attimo dopo Holly si rese conto di avere parlato in inglese e immaginò che mamma e figlia non avessero capito una parola. Stava per riformulare la domanda in italiano ma la bambina le rispose in perfetto inglese.
«Buon pomeriggio, signorina» rispose con buffa formalità. «Piacere di conoscerti.»
«Piacere mio» rispose Holly meccanicamente.
«Mi chiamo Liza Fallucci. E tu?»
«Holly» rispose lei, omettendo per prudenza il cognome. «Piacere di conoscerti, Liza.»
«Sei inglese?» si informò la bambina con aria molto interessata.
Holly annuì.
«Sono contenta che sei inglese» dichiarò Liza.
«Perché?»
«Almeno adesso ho qualcuno con cui parlare come facevo con la mamma.»
Solo in quel momento Holly si accorse che la bambina aveva un tutore metallico applicato a una delle gambe.
«Liza, non disturbare la signorina» intervenne in italiano la ragazza seduta in un angolo.
«Non la sto disturbando. Stiamo solo parlando, Berta» obiettò Liza.
«Quando cominci a parlare non ti fermi più» replicò Berta. «Sono l'infermiera di Liza. Piacere di conoscerti» aggiunse subito dopo in un inglese un po' stentato, rivolta a Holly.
«Adesso non ho più bisogno di un'infermiera. Sto bene» dichiarò Liza.
Nonostante la difficile situazione in cui si trovava, l'espressione ribelle della bambina fece sorridere Holly. Liza doveva avere un bel caratterino, intuì.
«Forse, ma...»
«Berta, perché parli in italiano?» la interruppe Liza. «Holly è inglese e lei non capisce quello che dici.»
«Non vi preoccupate, capisco e parlo abbastanza bene l'italiano» intervenne Holly.
«Ma visto che sei inglese, è più gentile se parliamo così» esclamò la piccola con decisione. «Di solito gli stranieri fanno molta fatica a parlare italiano.»
«Come fai a saperlo?» le domandò Holly a quel punto, incuriosita.
«Mamma me lo diceva sempre. Anche lei era inglese e faceva fatica a parlare in italiano con papà.»
«Diceva?»
«La signora Fallucci è morta» spiegò Berta a Holly.
«Capisco» mormorò lei, imbarazzata.
Liza rimase qualche istante silenziosa. «La mamma mi aveva promesso che mi avrebbe portata in Inghilterra. Un giorno spero di andarci.»
«Certo che ci andrai» disse Holly per rincuorarla.
«Com'è l'Inghilterra? È grande?» le domandò Liza.
«Più o meno come l'Italia.»
«Sei mai stata a Portsmouth?»
Holly annuì. «È sulla costa meridionale. Io invece vengo dalle Midlands. Ogni tanto andavo a Portsmouth in vacanza.»
«Ci sono le barche?»
«Sì, e mi piaceva andare in barca a vela.»
«La mamma era di Portsmouth e anche a lei piaceva andare in barca a vela» le rivelò Liza. «Diceva che era la cosa più bella del mondo.»
«È molto bello navigare» convenne lei. «Sentire il vento sul viso, guardare i colori del cielo e del mare...» Tacque, mentre un fiume di dolci ricordi le affiorava nella mente, facendole dimenticare per un attimo i guai in cui si trovava, l'incertezza del futuro.
«Sto cominciando a chiedermi dove sia finito il giudice» mormorò Berta, lanciando un'occhiata fuori dallo scompartimento.
Quelle parole la riportarono bruscamente alla realtà. «Giudice?» ripeté.
Berta annuì. «Il padre di Liza è il giudice Matteo Fallucci. Ha scoperto per caso che c'è un suo amico sul treno ed è andato a fare due chiacchiere con lui. Mi spiace, ma...» Si interruppe, scuotendo il capo. «Non posso più aspettare. Ti spiacerebbe dare un'occhiata a Liza mentre vado ai servizi?» Senza attendere la risposta di Holly, uscì in fretta dallo scompartimento.
Quell'incarico rese Holly ancora più nervosa. Per quanto tempo sarebbe rimasta intrappolata in quello scompartimento? A quanto pareva era caduta dalla padella nella brace.
«Resti con me?» le chiese Liza.
«Solo un momento e poi...»
«No, per sempre.»
Holly la guardò, sorpresa. «Mi piacerebbe molto, ma... Appena Berta tornerà me ne andrò.»
«Spero che Berta non torni più» replicò la piccola a quel punto in tono un po' imbronciato.
«Perché? Non è gentile con te?»
«Sì, ma con lei non posso parlare.»
«In inglese?»
«Anche in italiano. Lei controlla che io mangi e che faccia i compiti ma a me piace raccontare tante cose, come facevo con la mamma. Ma a Berta non interessa stare ad ascoltarmi» le spiegò Liza con una punta di tristezza nella voce.
Aveva avuto la stessa impressione di Berta, ammise Holly fra sé. Brava ragazza, ma non un gran che come intelligenza. Tanto per fare un esempio, non avrebbe dovuto affidare la bambina a una perfetta estranea, neppure per un istante. Lei, infatti, non poteva restare lì a fare da babysitter a Liza. Gli agenti di polizia sarebbero potuti arrivare da un momento all'altro, pensò, alzandosi per dare un'occhiata nel corridoio.
La porta scorrevole si aprì in quel momento e per poco Holly non si scontrò con un uomo bruno, alto, con un bel viso virile.
«E tu chi sei? Che ci fai qui?» le chiese lo sconosciuto in tono un po' brusco.
«Signor...» balbettò Holly.
«Ti ho fatto una domanda.»
«Non ti arrabbiare, papà» le venne in aiuto Liza. «La signorina è inglese, come la mamma. Mi ha raccontato tante cose di Portsmouth. Siamo diventate amiche.»
L'espressione di lui si addolcì leggermente. Il giudice Fallucci e sua figlia avevano gli stessi modi decisi, lo sguardo espressivo.
Liza la prese per mano, come per fare capire a suo padre che la sua nuova amica era sotto la sua protezione. La bambina doveva avere ereditato dal padre anche la stessa forza di carattere, pensò Holly.
«Non hai risposto alla mia domanda» insistette lui, osservando attentamente l'intrusa.
«Sono... una turista inglese» rispose lei, cauta.
«Capisco. C'è un po' di fermento sul treno. Ma immagino che tu lo sappia già.»
Holly annuì. «Lo so» rispose, decisa ad affrontare la situazione.
«E immagino che tutto questo abbia anche a che fare con la tua improvvisa comparsa qui dentro» aggiunse il giudice.
Sorpresa dal suo intuito, Holly fece per rispondere, ma lui la fermò con un gesto.
«Risparmiati la fatica. Ho capito» le disse, scuotendo il capo.
«Allora lasciami andare» replicò Holly in fretta.
«Andare dove?» le chiese.
«Io... La mia valigia è...»
«Siediti» le ordinò. «Se esci da quella porta, finirai dritta nei guai. Gli agenti stanno controllando a tutti i passeggeri documenti e passaporti.»
A quel punto Holly si lasciò cadere sul sedile. Fine della corsa, pensò, immaginando che fra un'ora, anziché all'aeroporto, sarebbe stata in un commissariato di polizia, a Roma.
«Sei ricercata, vero?» le chiese Matteo. «È forse per questo che Berta è sparita? È andata ad avvertire gli agenti?»
Liza fece una risatina. «No, è andata ai servizi. Non ce la faceva più ad aspettare che tu tornassi.»
«Mi ha chiesto di badare per qualche minuto a tua figlia» aggiunse Holly. «Ma adesso che sei qui...»
«Ti consiglio di restare dove sei» le suggerì Matteo.
«Davvero sei ricercata dalla polizia, Holly?» le chiese Liza in tono eccitato. «Papà, forse lei ha bisogno del nostro aiuto.»
«Liza, ti ricordo che sono un giudice, cioè un pubblico ufficiale.»
«E con questo?» ribatté sua figlia. «Sono sicura che Holly non ha fatto niente di male. È mia amica.»
«Davvero? E da quanto tempo la conosci?»
«Da dieci minuti, ma che importanza ha? Tu dici sempre che non conta da quanto tempo si conoscono le persone» gli fece notare la piccola.
«Sono sicuro di non avere mai detto una cosa del genere» la smentì Matteo.
«Sì, invece!» insistette Liza. «Mi hai raccontato che quando incontrasti la mamma per la prima volta ti sembrò di conoscerla da sempre e...»
«Non è la stessa cosa» la interruppe lui con una certa severità.
Di colpo gli occhi di Liza si riempirono di lacrime e la bambina cominciò a piangere.
Quella reazione emotiva, del tutto inaspettata, colse Holly di sorpresa. Guardò il giudice, ma lui aveva un'espressione impassibile dipinta in volto, come se le lacrime di sua figlia non gli facessero alcun effetto.
Incapace di resistere, Holly si chinò verso Liza per tentare di consolarla.
In quel momento la porta scorrevole si aprì di nuovo. Holly si voltò, sperando si trattasse di Berta. Invece si sentì gelare il sangue nelle vene vedendo i due agenti di polizia.
Uno di loro riconobbe subito il giudice.
«Signor Fallucci, mi scusi, non volevamo disturbarla... Si tratta di una faccenda di scarsa importanza.»
«Quale faccenda?» replicò il giudice.
«Stiamo cercando una ragazza, una certa Sarah Conroy, che risulta essere salita su questo treno.» L'agente diede un'occhiata a Holly. «Signorina, favorisca i documenti, per favore.»
«Lei si chiama Holly ed è una mia amica. Vada via!» intervenne Liza singhiozzando.
La bambina le gettò le braccia al collo e la strinse forte, come se non volesse più staccarsi da lei.
Holly era talmente spaventata che non si rese conto che l'intervento di Liza le aveva evitato di rispondere, tradendo così la sua pronuncia inglese. Inoltre, l'abbraccio della bambina faceva in modo che l'agente potesse vedere solo una piccola parte del suo viso.
«Qui non c'è nessuna Sarah Conroy» aggiunse a quel punto il giudice, rivolto all'agente. «Mia figlia non sta bene, per cui noi gradiremmo restare soli.»
Il poliziotto guardò la sedia a rotelle poi il tutore che Liza portava applicato a una delle gambe. Dopodiché annuì, con aria comprensiva.
«Va bene» disse. «Scusate ancora. Signor giudice, signorina... Buon viaggio.»
Vedendo i due agenti che se ne andavano, Holly non poté trattenere un sospiro di sollievo.
Per qualche istante nello scompartimento regnò il silenzio. Holly guardò il giudice, ma l'espressione di lui era indecifrabile.
«Perché lo hai fatto?» gli chiese infine.
Matteo lanciò un'occhiata a sua figlia, come se Liza, di per sé, fosse una risposta esauriente «Avresti preferito che ti segnalassi agli agenti?» ribatté.
«Naturalmente no, ma tu non mi conosci e...»
«C'è sempre tempo per rimediare» la interruppe.
«Io...»
«Sarà meglio che tu non aggiunga altro» tagliò corto lui. «Fra poco arriveremo a Roma. Più tardi ti dirò tutto ciò che è bene tu sappia.»
«Non capisco» mormorò Holly.