Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Vendetta romana: Harmony Collezione
Vendetta romana: Harmony Collezione
Vendetta romana: Harmony Collezione
E-book167 pagine2 ore

Vendetta romana: Harmony Collezione

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

I LUOGHI DELL'AMORE - Elise Carlton non vede l'ora di assaporare la libertà: dal matrimonio e dagli uomini prepotenti. Gli anni trascorsi come moglie-trofeo l'hanno resa diffidente nei confronti dell'altro sesso, ma ora qualcuno è tornato ad affollare i suoi pensieri. Vincenzo Farnese è bello, ricco ed elegante, e restare immune al suo fascino non è cosa facile, nemmeno se sembra nascondere qualcosa.
LinguaItaliano
Data di uscita11 apr 2016
ISBN9788858948217
Vendetta romana: Harmony Collezione
Autore

Lucy Gordon

Lucy Gordon cut her writing teeth on magazine journalism, interviewing many of the world's most interesting men, including Warren Beatty and Roger Moore. Several years ago, while staying Venice, she met a Venetian who proposed in two days. They have been married ever since. Naturally this has affected her writing, where romantic Italian men tend to feature strongly. Two of her books have won a Romance Writers of America RITA® Award. You can visit her website at www.lucy-gordon.com.

Leggi altro di Lucy Gordon

Correlato a Vendetta romana

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Vendetta romana

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Vendetta romana - Lucy Gordon

    successivo.

    1

    Chi è? Perché questo sconosciuto si è presentato al funerale di mio marito e perché se ne sta lì vicino alla tomba a fissarmi?

    «Cenere alla cenere, polvere alla polvere...»

    In un angolo di un cimitero londinese, il pastore intonò quelle parole sulla tomba aperta, mentre i parenti tremavano nella fredda pioggerella di febbraio e la vedova si augurava che tutto finisse presto.

    Cenere e polvere, rimuginò la donna. Una descrizione perfetta del mio matrimonio.

    Elise squadrò rapida i presenti e vide solo volti distratti, proprio come si era aspettata. Ben Carlton aveva avuto soci, ma non amici. La sua vita era stata un insieme di operazioni disoneste e squallide relazioni.

    Compresa la nostra, pensò Elise.

    Molte delle persone presenti le erano estranee. Alcune le aveva conosciute alle fastose cene organizzate da Ben, altre le aveva viste ai ricevimenti aziendali. Altre ancora erano del tutto nuove. Sembravano somigliarsi tutte, tranne una, un uomo.

    Era in piedi sull'altro lato della fossa, il volto sottile privo di espressione, gli occhi inflessibili: l'uomo non aveva mai guardato la bara, solo lei.

    Aveva quasi quarant'anni: era alto, con i capelli scuri e un'aria autoritaria. Mentre si spostava per lasciar passare una signora, disse qualcosa: solo poche parole, ma Elise sentì l'accento e si chiese se lavorasse per la Farnese Internazionale, la grande azienda con sede in Italia che aveva di recente assunto Ben.

    Elise non aveva mai seguito molto gli affari del suo defunto marito, ma nutriva il sospetto che gli altri lo considerassero uno zotico idiota, così quell'offerta l'aveva decisamente sorpresa.

    Ben gliene aveva parlato con un sogghigno di autocompiacimento. «Aspetta solo di vivere a Roma, nel lusso...» si era vantato. «L'appartamento ti farà sbavare.»

    Così aveva scoperto che il marito aveva già acquistato un appartamento senza consultarla. Peggio, a sua insaputa aveva persino venduto la loro casa di Londra.

    «Non voglio tornare a Roma. Pensi che possa dimenticare...?»

    «Non dire fesserie. Quella storia è finita molto tempo fa. Io ho un lavoro importante e tu dovresti esserne felice. Potrai usare di nuovo il tuo italiano. Lo hai sempre parlato bene.»

    «Lo hai detto tu stesso, è stato molto tempo fa» gli ricordò lei.

    «Ascolta, io non parlo quella maledetta lingua e tu sì, quindi non rendermi la vita difficile.»

    Elise aveva ignorato la sua scortesia e il suo egoistico compiacimento: c'era abituata. E in fondo poteva anche avere ragione.

    Dopo la vendita della loro casa, si erano trasferiti all'Hotel Ritz, in attesa della partenza. Ma quel giorno non era mai arrivato. Ben era morto per un attacco di cuore, mentre si divertiva in un altro albergo in compagnia di una donna che aveva chiamato un'ambulanza e poi era svanita prima del suo arrivo.

    Elise ebbe un brivido. Era tardo pomeriggio e la luce si era attenuata, ma lei continuava ad avere la sensazione che quell'estraneo la osservasse.

    Alla fine le persone iniziarono ad andarsene.

    «Spero davvero che possa venire al ricevimento» continuò a ripetere. «Avrebbe significato tanto per Ben.»

    «Confido che l'invito valga anche per me» dichiarò lo sconosciuto. «Lei non mi conosce, ma ero impaziente di accogliere suo marito nella mia azienda. Sono Vincenzo Farnese.»

    Riconobbe subito il nome. Lo aveva sentito spesso da Ben: uno degli uomini più potenti d'Italia, influente e ricco...

    «E vuole me» aveva gongolato Ben. «Ha cercato me, ha detto che solo l'uomo giusto avrebbe dato lustro a quella posizione e mi ha offerto una fortuna...»

    Elise aveva nascosto la propria sorpresa sul fatto che qualcuno potesse davvero cercarlo. E ora fissava Vincenzo Farnese, in cerca di qualche indizio che la aiutasse a risolvere il mistero, ma non ne trovò nessuno. Era nel fiore degli anni e aveva l'aria di essere un uomo sensato. Era inspiegabile.

    «Ho sentito parlare di lei da mio marito. È stato gentile a partecipare al funerale. Ovviamente è il benvenuto al ricevimento.»

    «Lei è troppo gentile.» Sembrava un uomo deciso, con la parola giusta sempre pronta.

    Perché si è disturbato a venire? Che cosa può sperare di guadagnarci ora che Ben è morto?

    D'un tratto non le importò più di niente. Desiderò solo che tutto finisse. Chiuse gli occhi, oscillando, poi sentì delle mani forti che la sorreggevano.

    «Non manca molto» osservò Vincenzo con voce pacata. «Non molli ora.»

    La guidò verso l'auto, allontanando con un gesto della mano l'autista per aprirle la portiera di persona. Proprio prima di salire, Elise si guardò in giro e notò una donna sulla trentina, vistosamente attraente, che indossava costosi abiti neri. In precedenza l'aveva già vista che la osservava in maniera strana, con una sorta di aggressività, poi il signor Farnese aveva assorbito i pensieri di Elise.

    «Chi è quella signora?» le chiese l'uomo, salendo accanto a Elise.

    «Non lo so. Non l'ho mai vista prima.»

    «Sembra conoscerla.»

    Il viaggio fino al Ritz fu breve: lì era stato predisposto un buffet abbondante nella magnifica suite che Ben aveva voluto prendere. Elise avrebbe preferito fare diversamente, ma per il funerale di Ben aveva speso esageratamente per una sorta di senso di colpa. Ora che era morto si sentiva a disagio per la propria ostilità, a prescindere dal fatto che se la meritasse.

    Quando entrò nella sala, uno specchio le disse che sembrava perfetta per il ruolo di elegante vedova nel suo vestito nero perfettamente appropriato e il cappellino nero sui capelli biondi. La natura le aveva dato un aspetto gradevole, una figura che era facile mantenere snella, capelli naturalmente biondi, occhi grandi e di un profondo blu. Era tutto ciò che il mondo si aspettava: aggraziata, elegante, sempre in grado di trovare le parole giuste. Solo lei sapeva quanto si sentisse vuota dentro. Ma non le importava.

    Elise si assicurò che tutti avessero abbastanza da mangiare e bere e l'adeguata attenzione. Ma adeguata per cosa? Lei non aveva più alcun legame con quelle persone. Presto sarebbe stata completamente libera.

    Ancora un po' di pazienza.

    Farnese era intento a parlare con gli altri ospiti. Erano contatti sociali, come faceva Ben. Ma mentre Ben aveva sempre cercato di attirare l'attenzione degli altri, con Vincenzo Farnese succedeva il contrario.

    Tutti sapevano chi era e volevano la sua attenzione.

    Era ciò che Ben aveva desiderato essere: attraente e in salute, con un volto forte e affascinante, e insieme scaltro e diffidente. Sembrava aver dominato la vita e aveva tutte le intenzioni di continuare a farlo.

    Arrivò il momento dei saluti ed Elise si rivolse con un sorriso di circostanza alla sconosciuta ospite.

    «Sono davvero desolata, non ci hanno presentato. È stato così gentile da parte sua...»

    «Non perda tempo con simili convenevoli» la interruppe brusca la donna. «Non sa chi sono?»

    «Temo di no. Era un'amica di mio marito?»

    «Amica? Ah! Può anche metterla così.»

    «Capisco. Per caso si trovava con lui quando ha avuto l'attacco di cuore?»

    La donna scoppiò a ridere, ubriaca. «No, ho sentito la storia, ma non ero io. Devo riconoscerlo, è stata impeccabile davanti a tutte queste persone, eppure deve sapere che cosa pensano.»

    «Ciò che importa è che nessuno di loro sappia che cosa penso io» dichiarò Elise. «Chi è lei?»

    «Mary Connish-Fontain» rispose l'altra donna con decisione, sottolineando il doppio cognome.

    «Questo dovrebbe significare qualcosa per me?»

    «Quando avrò finito, sì. Sono venuta qui per ottenere giustizia per mio figlio. Il figlio di Ben

    «Lei ha avuto un figlio da mio marito?»

    «Si chiama Jerry. Ha sei anni.»

    Sei. Elise era stata la moglie di Ben per otto anni. Ma non era una sorpresa.

    «Sta dicendo che Ben vi stava mantenendo?» chiese Elise. «Non ci credo. Ho riordinato i suoi pagamenti e non c'è traccia di lei o di un bambino.»

    «Non potevano esserci. Abbiamo rotto prima della nascita di Jerry. Lui... non voleva ferirla.»

    Se Elise le aveva creduto fino a quel momento, ora non poteva più. Ben non si era mai preoccupato di non ferirla.

    «Ho sposato qualcun altro» continuò Mary. «Ma ora ci siamo separati.»

    «Come si chiama lui?» chiese all'improvviso il signor Farnese.

    «Alaric Connish-Fontain. Perché?»

    «È un nome insolito e all'improvviso mi sono ricordato. La bancarotta di suo marito è stata davvero eccezionale. Non c'è da stupirsi che lei sia alla ricerca di nuove prede.»

    «Come si permette?» sbottò Mary.

    «Mi perdoni. Le sue ragioni, naturalmente, sono pure come gigli.»

    «Come si è comportato suo marito con il figlio di Ben?» intervenne Elise.

    Mary scrollò le spalle.

    «Pensava che Jerry fosse suo.»

    «Ma quando ha perso il suo denaro, Jerry è diventato improvvisamente figlio di Ben» ribatté Elise, sprezzante. «Non mi prenda per una stupida.»

    «No, non ci provi» si accodò il signor Farnese.

    «Potete dire quello che volete» sbottò Mary. «Voglio ciò che spetta a mio figlio. Dovrebbe essere l'erede di Ben e farò in modo che sia così. Lei ha una bella casa, quindi la venda: io ne voglio metà. Perché sorride ora?» Le ultime parole furono quasi un grido, perché Elise aveva iniziato a ridere. «Le sto dicendo: venda la casa» ripeté, furiosa.

    «Non c'è alcuna casa» spiegò Elise, calmandosi. «Ecco perché vivo in un albergo. Ben ha già venduto la nostra: voleva costringermi a seguirlo in Italia. Prima è riuscito a contrarre un'enorme ipoteca sulla casa di Londra, falsificando la mia firma. Poi ne ha comprata una in Italia. Quando l'ho scoperto, era troppo tardi. Il denaro era già fuori dal paese.»

    «Non la bevo» ghignò Mary. «Ha sposato Ben per il suo denaro e ha avuto otto anni per mettersi via un gruzzolo.»

    Elise fu colta da repulsione e per un momento fu sul punto di rivelare la verità: che non le importava niente del denaro di Ben, che lo aveva sposato solo per salvare suo padre. Ma si costrinse a tacere. Gli anni del suo orribile matrimonio le avevano insegnato l'autocontrollo.

    «Che ci creda o no, non c'è alcun gruzzolo.»

    «Eppure può permettersi di vivere qui.» Mary indicò l'ambiente elegante.

    «Non è così. Mi trasferirò in qualcosa di più economico non appena possibile.»

    «Dovunque andrà, le starò alle costole.»

    «Io non lo farei, se fossi in lei» intervenne di nuovo Farnese, affrontando Mary direttamente. «Questa donna ha un cuore di pietra e una mente fredda. La metterà sempre nel sacco.»

    «Immagino che lei la conosca davvero bene.»

    «Ha ragione. Ho sperimentato bene quanto può essere spietata.»

    «Ha messo gli artigli anche su di lei, vero?» insinuò Mary. «So tutto di lei. Ben mi ha raccontato di come lo abbia inseguito per il suo denaro, e poi si è comportata male durante il matrimonio.»

    «Questa è una bugia!» esplose Elise. «Non ho mai dato la caccia a Ben. Lui mi è venuto a cercare, fino a Roma...»

    «Proprio come voleva che facesse. Sapeva come farlo arrivare a strisciare. In quanto a lei...» Puntò un dito verso Vincenzo. «... scommetto che sua moglie non sa della sua presenza qui.»

    «Non ho moglie» le ribatté lui. «E in momenti come questo ne sono profondamente felice. Ditemi, signore, c'è una donna al mondo che rimpiange sinceramente l'uomo che ha lasciato?»

    Mary sbuffò con disprezzo. «Ti ha già scaricato, eh?»

    Vincenzo scrollò le spalle. «Ci sono alcune donne che sanno accalappiare un uomo fino a fargli dimenticare tutto ciò che sa di lei e a

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1