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Un passato da scoprire: Harmony Collezione
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E-book158 pagine2 ore

Un passato da scoprire: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Riordinando dei documenti che le ha consegnato il notaio dopo la lettura delle ultime volontà dei genitori, Lily Talbot ritrova il suo certificato di nascita e scopre finalmente l'identità del suo vero padre. Appena lo contatta, lui si dimostra felicissimo di sentirla e la invita nella sua tenuta. In realtà dovrebbero incontrarsi già all'aeroporto dove lei atterra, invece Lily trova uno sconosciuto che si presenta così: "Sono Sebastian Caine, e non è affatto un piacere incontrarla..."
LinguaItaliano
Data di uscita9 gen 2017
ISBN9788858960080
Un passato da scoprire: Harmony Collezione
Autore

Catherine Spencer

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un passato da scoprire - Catherine Spencer

    successivo.

    1

    Ti aspetterò all'uscita degli arrivi, le aveva detto Hugo Preston quando avevano parlato al telefono, la sera precedente. Mi riconoscerai dai capelli grigi e dal mazzo di rose che avrò in mano: ti comprerò le più belle, perché domani sarà una giornata indimenticabile per tutti e due.

    Dopo aver recuperato i bagagli ed essere uscita, Lily era rimasta sola davanti al suo carrello.

    Di tutti gli uomini con i capelli grigi in attesa del volo da Vancouver, atterrato puntualissimo all'aeroporto di Toronto, nessuno aveva un mazzo di rose in mano e nessuno si era fatto riconoscere come suo padre.

    Con una spiacevole sensazione di abbandono e una punta di risentimento, che si aggiungeva alla tensione accumulata all'idea di incontrare per la prima volta il suo vero padre, Lily prese dalla borsa una cartina della zona.

    Stentonbridge, la cittadina dove Hugo abitava gran parte dell'anno, era situata a circa cinquanta miglia a nordest di Toronto. Non c'era quindi da stupirsi che, a causa delle piogge torrenziali che avevano preceduto il suo arrivo, il tragitto in auto si fosse rivelato più lento del previsto.

    All'improvviso, nella sua mente un po' intorpidita per il viaggio, iniziò a profilarsi un altro scenario, decisamente drammatico. Se un'auto fosse uscita di strada a causa della pioggia e nessuno si fosse accorto dell'incidente? E se avessero caricato su un'ambulanza proprio l'uomo che lei stava aspettando?

    Rifiutandosi di prendere in considerazione l'idea, ricacciò la cartina nella borsa. Tragedie di quelle dimensioni non accadevano due volte alla stessa persona, la causa del ritardo di Hugo doveva essere di tutt'altro genere. Probabilmente avrebbe trovato un messaggio per lei al banco della compagnia aerea. In caso contrario, l'avrebbe rintracciato al numero che le aveva dato prima di partire.

    Guardò di nuovo la zona degli arrivi, che in quel momento era deserta. A parte una ventina di studenti che ascoltavano le istruzioni del capogruppo e un uomo che si faceva strada fra loro, non c'era nessun altro.

    L'uomo che aveva attirato la sua attenzione era alto e dal passo deciso, così determinato nel suo incedere che la piccola folla si era aperta per lasciarlo passare.

    Allungando il collo, Lily, cercò il banco dell'Air Canada, ma qualcuno le bloccò la vista.

    «Immagino che stia cercando me» annunciò lo sconosciuto fermatosi proprio davanti a lei. Era così vicino che Lily dovette ritrarsi per guardarlo negli occhi di un blu così gelido da lasciarla senza respiro.

    Capelli grigi, anziano e soprattutto gentile – come poteva essere un uomo che si presenta con un mazzo di rose – erano termini che non si adattavano all'individuo che aveva davanti. «No, non credo proprio» gli rispose brevemente, cercando una via di fuga.

    «Lei è Lily Talbot» insistette lo sconosciuto mettendo le mani sul carrello per comunicarle che non si sarebbe liberata così rapidamente di lui.

    Lily rimase impassibile, decisa a non lasciarsi impressionare da quei modi bruschi e arroganti. «E lei chi sarebbe invece?» gli chiese in tono freddo.

    «Sebastian Caine» fu la solenne risposta.

    Si presentò come se il solo accenno al suo nome dovesse scatenare una reazione istantanea anche nella mente della persona più lenta.

    «Interessante...» commentò Lily con finto ossequio, impossessandosi dei propri bagagli. «Giù le mani dal mio carrello, per favore. Se non le dispiace, devo telefonare per verificare cosa è successo alla persona che avrei dovuto incontrare.»

    «Non è necessario» asserì lui restando immobile. «Sono io il suo autista.»

    Era chiaro che aveva tanta voglia di portarla a Stentonbridge quanta lei ne aveva di accettare il suo passaggio. «Non credo proprio» ribadì Lily con tono seccato. «In ogni caso non salgo sulla macchina di uno strano individuo.»

    Un sorriso appena abbozzato gli incurvò le labbra, che tornarono poi a irrigidirsi in una linea sottile. «Non mi conosce abbastanza da potermi etichettare come strano, signorina Talbot.»

    Lei si irrigidì. «Indipendentemente da come preferisce definirsi, non ho alcuna intenzione di salire in macchina con lei. Aspetterò che il signor Preston venga a prendermi.»

    «Hugo non verrà.»

    A quel punto Lily iniziava a temerlo. «Perché non dovrebbe?»

    «Perché l'ho convinto a restare a casa.»

    «E lui segue sempre le sue indicazioni?»

    «Meno di quanto dovrebbe, purtroppo» affermò Sebastian Caine con una punta di amarezza. «Se lo facesse, lei adesso non sarebbe qui e io non dovrei perdere tempo a cercare di convincerla a seguirmi. Lasci andare questo carrello, accidenti! Voglio essere fuori di qui prima dell'ora di punta.»

    Aveva parlato di Hugo chiamandolo per nome senza che lei ne avesse accennato. Dunque doveva sapere di chi si trattava e dall'aspetto sembrava una persona perbene. Gli abiti, il taglio di capelli, l'orologio, era tutto impeccabile e di classe. Non sembrava un rapitore di ragazze sole, ma l'apparenza poteva ingannare, e Lily l'aveva imparato a sue spese. «Non verrò con lei da nessuna parte finché non avrò verificato la sua identità con mio padre» affermò quindi decisa.

    L'espressione infastidita con cui Sebastian Caine reagì alle sue parole le comunicò che non doveva aver gradito il termine padre.

    Lo vide stringere le labbra mentre prendeva dalla tasca il cellulare e, dopo avere composto un numero, glielo passava. «Eccola accontentata.»

    Lei lo prese, ancora riluttante a fidarsi di lui, benché sul display illuminato apparissero il nome e il numero di Hugo.

    «Vuole premere invia, per favore?» la esortò lui con un sospiro impaziente. «È un cellulare, non una bomba. Le assicuro che non le esploderà in mano.»

    Hugo rispose al terzo squillo. «Sono contento che tu abbia chiamato, Lily» le disse appena sentì la sua voce. «C'è stato un piccolo contrattempo. Si è ripresentato un vecchio dolorino e Sebastian si è offerto di venirti a prendere al mio posto. È alto più o meno un metro e novanta con i capelli scuri. Dal successo che in genere ha con le donne, non credo che tu abbia difficoltà a identificarlo anche in mezzo alla gente.»

    Se avesse aggiunto scortese, arrogante e megalomane il quadro sarebbe stato perfetto. «Ci siamo già in contrati» disse lei innervosita dallo sguardo compiaciuto di Sebastian Caine. «È proprio qui di fronte a me.» Forse anche troppo vicino.

    «Fantastico! Chiedigli se dobbiamo tenervi in caldo la cena.»

    Lily lo fece e, dal modo in cui Sebastian si impossessò del telefono allontanandosi da lei per rispondere, si sarebbe detto che quell'informazione dovesse riguardare la sicurezza nazionale.

    «Hugo? Purtroppo è meglio che non ci aspettiate. La riunione di oggi si è protratta più a lungo del previsto e devo portare a termine un paio di cosette, prima di rientrare.»

    La risposta di Hugo, che Lily non fu in grado di udire, le procurò un'altra occhiata di disapprovazione da parte di Sebastian.

    «Immagino di sì» disse infine. «Ma non vedo nessuna aria di famiglia. Potrebbe essere chiunque da qualunque parte del mondo.»

    Parlava di lei come se si trattasse di qualcosa di sgradito raccolto per strada. Se avesse potuto contare sul senso dell'orientamento, di cui era assolutamente priva, Lily avrebbe preso un'auto a noleggio liberandolo all'istante di quel gravoso incarico. Invece ingoiò l'orgoglio e si lasciò guidare verso il parcheggio.

    Poi, affrettando il passo per seguirlo fino alla sua auto, gli chiese: «Quanto ci vorrà per arrivare a Stentonbridge?».

    «Di solito più o meno tre ore. Oggi, a causa del maltempo, almeno quattro o cinque.»

    Dire che sembrava scocciato dalla sua presenza sarebbe stato un eufemismo.

    «Mi dispiace che abbia dovuto scomodarsi per colpa mia. Avrei potuto prendere un autobus o un treno.»

    «Non ci sono autobus né treni per Stentonbridge e poi, anche se ci fossero stati, Hugo non ne avrebbe voluto sapere.» Il suo tono assunse una sfumatura ironica. «La pecorella che torna all'ovile va accolta con tutti gli onori!»

    «Mmh... devo dedurre che lei non condivide questo entusiasmo.»

    Lui le lanciò una rapida occhiata. «Perché dovrei? Anche se lei fosse chi sostiene di essere...»

    «Non ci sono se» lo interruppe Lily. «Ho prove documentate.»

    «Prove che devono essere ancora verificate, naturalmente» sottolineò Sebastian Caine aprendo il bagagliaio della lussuosa auto sportiva per caricare le valige. «Vuole tenere qualcosa davanti?» le chiese riferendosi ai bagagli.

    «No.»

    «Allora può salire in auto. Le portiere sono già aperte e ho una certa fretta.»

    «È vero, che sciocca» disse lei dolcemente. «Non pensavo che ci stessimo allenando per il decathlon.»

    Il modo in cui la guardò sarebbe bastato a intimorire chiunque. «Cerchi di non tirare troppo la corda, signorina Talbot. Ha già messo a dura prova la mia pazienza.»

    «In che modo, se posso chiederglielo?»

    La sua espressione le comunicò che non gradiva la sua disinvoltura.

    «È qui, no?» le chiese con tono secco. «Non crede che sia sufficiente?»

    «Non sono qui per lei. Benché l'idea possa sconvolgerla, infatti, fino a pochi minuti fa non sapevo neppure della sua esistenza.»

    «Il che solleva una domanda molto interessante» ribatté lui chiudendo il bagagliaio per poi invitarla a salire. «Perché dopo tanto tempo ha sentito la necessità di vedere Hugo?»

    «Perché è mio padre. Non crede che sia una ragione abbastanza valida?»

    «Sì, ma... perché proprio adesso? Ammesso che lei dica la verità, è sempre stato suo padre.»

    «Già, ma io l'ho saputo solo di recente.»

    «Ecco il punto, signorina Talbot. È stata senza di lui per ben ventisei anni e... non ci sono legami affettivi fra di voi. Qual è la vera ragione per cui si è decisa a cercarlo?»

    «È una questione personale che non ho nessuna intenzione di dividere con uno sconosciuto.»

    «Non ci sono segreti fra me e Hugo.»

    «A me sembra il contrario, invece» sottolineò lei con un certo compiacimento. «A giudicare dalla sua reazione davanti alla mia comparsa, sembra che lui non le avesse mai parlato di una figlia che aspettava dietro le quinte.»

    «Forse perché non ha mai sentito la sua mancanza» replicò lui. «Evidentemente la figlia che conosce e che ama l'ha ricompensato della sua assenza.»

    «Ho... ho una sorella?» Quella notizia la colpì più di quanto avrebbe pensato. Figlia unica, aveva sempre desiderato di appartenere a una grande famiglia, ma non aveva avuto neppure cugini. Niente zie né zii né nonni. Solo sua madre e l'uomo che aveva creduto suo padre.

    Erano stati sempre in tre, fino al settembre di dieci mesi prima quando un ufficiale di polizia le aveva comunicato che i suoi genitori erano rimasti vittime di un gravissimo incidente che aveva coinvolto varie automobili nel Nord Carolina a causa della nebbia.

    «Sorellastra» specificò Sebastian Caine. «Natalie è figlia di Hugo e di mia madre.»

    «Allora io e lei che cosa siamo?» gli chiese cercando di alleggerire la conversazione. «Semi fratellastri?»

    «Non siamo proprio niente» tagliò corto lui.

    «Grazie al cielo!» Lily sbuffò.

    «Già.»

    Dopo aver abbandonato l'aeroporto si erano immessi nel traffico, diretti verso il centro di Toronto sotto una pioggia torrenziale. Benché Sebastian Caine fosse un autista di tutto rispetto, il ricordo dell'incidente che l'aveva privata dei genitori era ancora troppo vivo per permetterle di rilassarsi, soprattutto con un traffico così intenso.

    «Continui a premere il suo freno immaginario e si troverà con il piede fuori dalla macchina» sottolineò lui superando un'altra auto con spericolata ma sicura disinvoltura.

    «Non mi piacerebbe finire nel baule di un altro.»

    «La rendo nervosa, signorina Talbot?» Questa volta

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