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A fior di pelle (eLit): eLit
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E-book207 pagine2 ore

A fior di pelle (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Sono passati dieci anni da quando Cassie Tremaine ha deciso di dare un taglio alla sua vita monotona e di inseguire la libertà e i suoi sogni a New York. Ora, però, dopo essere diventata una famosa modella di lingerie, decide di tornare nella cittadina in cui è nata e prendersi qualche piccola soddisfazione scandalizzando la comunità di Pleasantville. Deve fare i conti, però, con un intransigente sceriffo che sembra interessato solo a darle una multa dietro l'altra. Lei, invece, vorrebbe coinvolgerlo in qualcosa di più eccitante e sfodera con lui tutte le sue arti seduttive.
LinguaItaliano
Data di uscita1 ott 2020
ISBN9788830519978
A fior di pelle (eLit): eLit
Autore

Jill Shalvis

JILL SHALVIS è una scrittrice che ha fatto del rosa malizioso e seducente la sua bandiera. Donna eclettica e vivace, sa dimostrarlo pienamente in ogni suo libro.

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    Anteprima del libro

    A fior di pelle (eLit) - Jill Shalvis

    successivo.

    Prologo

    Il traffico quella sera era insolitamente intenso per una sonnolenta cittadina di provincia come Pleasantville. L'eccitazione era palpabile nell'aria. Dopotutto era la sera del ballo scolastico di fine anno, la sera delle prime volte: la prima volta in cui si andava a una festa da ballo elegante, la prima volta in cui si facevano le ore piccole con il tacito consenso dei genitori, non di rado la prima volta in cui si prendeva una sbronza solenne e, spesso, anche l'occasione in cui si perdeva la verginità. Quella sera segnava il momento più importante per i ragazzi delle superiori, in cui si presupponeva che ci si sarebbe divertiti come mai nella vita.

    A meno che non ci si chiamasse Tremaine, ovviamente.

    A Pleasantville, l'unica disgrazia peggiore di chiamarsi Tremaine era chiamarsi Tremaine ed essere femmina.

    Cassie Tremaine Montgomery, che era molto Tremaine e anche molto femmina, lanciò un'occhiata al suo cavaliere, Biff Walters. Era difficile da comprendere come una madre avesse potuto detestare così tanto il proprio pargolo appena nato da chiamarlo Biff. Però a Cassie non importava il nome; aveva accettato di andare al ballo con lui perché era alto, biondo, bello e un campione di football. Peccato che fosse stupido.

    Non era neanche quella la verità. Certo, Cassie faceva la sua bella figura al braccio di quel fusto, ma in realtà più che dalle sue doti fisiche era stata allettata dal regalo che il padre di Biff aveva fatto al ragazzo per il diploma: una Corvette rosso fiammante.

    Cassie adorava tutto ciò che era costoso e fuori dalla sua portata, perciò la decappottabile sportiva era stata un richiamo irresistibile.

    Biff si accorse che lei lo stava guardando e le sorrise. «Ehi, baby, sei veramente uno schianto stasera» commentò, mettendole sulla coscia la sua manona sudaticcia, grande come una bistecca.

    Cassie si trattenne a stento dall'alzare gli occhi al cielo. Che originalità!, pensò. Era alta e bionda, con le curve procaci di una modella di Playboy. Quando aveva tredici anni il suo seno aveva già raggiunto una quarta abbondante e per questo gli uomini le sbavavano dietro da ben quattro anni. Purtroppo c'era da aggiungerci la pessima fama del suo cognome; nella famiglia Tremaine gli uomini erano tutti dei bastardi, alcuni in senso letterale, e le donne erano delle svergognate, senza eccezioni. Cassie cominciava a sospettare che gi abitanti di Pleasantville fossero convinti che era scritto persino nella Bibbia e nei codici legali che le Tremaine fossero delle poco di buono.

    A lei non restava altra scelta che vivere ignorando quell'etichetta o andarsene da Pleasantville. Ai suoi concittadini non sarebbe importato un accidenti in nessuno dei due casi.

    Purtroppo, essendo ancora minorenne, la seconda opzione non era fattibile. Cassie e Kate, sua cugina, avevano imparato sin troppo bene la lezione: dovevano stringere i denti, sopportare e aspettare. La madre di Cassie, Flo, nota in città come una mangiauomini, aveva segnato da tempo il destino della figlia seducendo allegramente una buona percentuale degli uomini sposati di Pleasantville. Di conseguenza, Cassie era stata marchiata in partenza da una cattiva reputazione, che le aveva attirato ancora di più gli sguardi del sesso forte.

    Questo le bruciava moltissimo. Flo aveva una debolezza, e allora? Tutti avevano i propri difetti. Perché farla pagare a lei?

    «Vogliamo andare al lago?» le chiese Biff in tono speranzoso.

    Cassie ebbe un tuffo al cuore. Il lago era il tipico posto poco fuori città in cui andavano ad appartarsi le coppiette. Quella sera sarebbe stato frequentatissimo da ragazzetti eccitati che avrebbero cercato di strappare qualche concessione sessuale alle loro ragazze agghindatissime, una volta avuta la fortuna di riuscire a convincerle ad andarci.

    Cassie era di tutt'altro avviso. Non condivideva la debolezza di sua madre per le conquiste. Gli uomini non le interessavano poi così tanto.

    «Verrai, vero?» insistette Biff. «Non c'è neanche da chiederlo. Dopotutto sei una Tremaine» rise.

    Le sue dita grosse come salsicciotti le strizzarono la coscia e si spostarono verso l'alto.

    «A tutte le Tremaine piace farlo» continuò con sicurezza. «Siete delle scatenate... È per questo che ti ho invitato al ballo. Forza, fammi vedere di che cosa sei capace, baby.»

    Biff si piegò verso di lei e le baciò il collo. A Cassie arrivò una nauseabonda zaffata di alcol. Con un sorrisetto stentato, anche se aveva voglia di vomitare, si ritrasse e si ravviò i capelli. Quello era il prezzo da pagare per aver voluto farsi portare al ballo in una macchina di lusso, si disse con amarezza. Ora le toccava trovare il modo di svincolarsi da Biff per il resto della serata.

    «Che fretta c'è?» replicò facendo spallucce con finta disinvoltura.

    «Il mio aggeggio scalpita, ecco che fretta c'è» dichiarò Biff arrossendo, un po' per la troppa birra bevuta e un po' perché si sentiva tremendamente virile e audace.

    Cassie alzò gli occhi al cielo. Gli uomini erano proprio ridicoli, pensò. Le mancava l'aria. L'odore di alcol e di sudore ristagnava nell'abitacolo angusto dell'auto sportiva e Cassie avrebbe voluto chiedergli di abbassare la capote.

    «Come mai puzzi di birra, Biff?» gli chiese in tono di rimprovero. «Non avevamo il permesso di bere alcolici.»

    Lui assunse un'aria tronfia e le fece un sorriso compiaciuto. «Jeff aveva nascosto due cartoni in bagno e me ne ha dato uno.»

    Un cartone erano sei birre, pensò Cassie con riprovazione. Malgrado gli abitanti di Pleasantville la considerassero una svampita dedita a ogni genere di vizi, dall'alcol al sesso facile, solo per colpa dei suoi cromosomi, Cassie aveva la testa sulle spalle e riteneva che ubriacarsi fosse una grande stupidaggine.

    «Hai bevuto sei lattine di birra?»

    «Già...» annuì Biff sorridendo con sguardo vacuo.

    Procedevano a passo d'uomo, incolonnati nella lunga fila di auto che partiva dal Daisy Inn, l'albergo nel cui salone si era tenuto il ballo. I motori rombavano e i piedi fremevano sugli acceleratori, mentre decine di ragazzi impazienti si avviavano verso la seconda parte della serata.

    Quando toccò a Biff svoltare per immettersi sulla carreggiata, uscì dal vialetto d'accesso con una curva a gomito e accelerando bruscamente, facendo stridere le gomme in uno sfoggio di grande potenza. L'auto sbandò e Cassie trasalì, aggrappandosi al cruscotto.

    «Ehi, vai piano» gli raccomandò, tesa.

    «Non preoccuparti, bella» la rassicurò lui con un altro sorriso ebete. «Guido meglio quando ho bevuto un po'. Ho letto da qualche parte che l'alcol toglie i freni inibitori. Senza freni si va più veloci, no?» commentò con una risata fragorosa per quella che considerava la battuta dell'anno.

    Cassie avrebbe voluto strozzarlo. Mancava solo una settimana al diploma; la libertà incombeva come un luminoso arcobaleno sul suo futuro. Di lì a sette giorni, Cassie sarebbe scappata a gambe levate da quella lurida città senza guardarsi neanche una volta dietro le spalle. Avrebbe dimostrato al mondo che poteva diventare qualcuno, qualcuno di speciale, non solo una Tremaine.

    Però per portare a compimento i suoi piani avrebbe dovuto essere viva, tanto per cominciare. Era una condizione fondamentale.

    «Senti, spiritosone, sarà meglio che accosti» intimò a Biff.

    «Dai, piccola, stai tranquilla...»

    «Ferma la macchina» gli ordinò a denti stretti. Un altro vezzeggiativo melenso tipo baby, bella, piccola e si sarebbe messa a urlare. E poi avrebbe fatto urlare lui, ma di dolore.

    «Ma che fa questo cretino?» sbottò Biff, incollato al paraurti posteriore di un'auto più lenta. «Spostati, lumaca!» gridò pigiando sull'acceleratore a tavoletta e sterzando bruscamente per sorpassare l'altra macchina.

    Durante il sorpasso girò il collo per guardare il guidatore, poi si riportò rapidamente sulla corsia a un soffio dalla vettura che veniva in senso opposto, giusto un attimo prima di fare uno scontro frontale.

    «C'è mancato un pelo!» sospirò.

    Le unghie di Cassie, che aveva perso tanto tempo a dipingere di un rosso ciliegia, graffiavano il cruscotto nella vana ricerca di un appiglio. «Biff, ti prego...» cominciò.

    «Oh, cavoli!» borbottò lui dopo aver lanciato una rapida occhiata allo specchietto retrovisore.

    Cassie sentì la sirena dell'auto della polizia e, un attimo dopo, vide il lampeggiante blu all'altezza del finestrino di Biff.

    Accostarono mentre Biff lanciava una lunga sfilza d'imprecazioni. Quando vide lo sceriffo Richard Taggart che scendeva dall'autopattuglia e si avvicinava, Cassie ringraziò mentalmente il Signore. Magari non avrebbe rischiato di schiantarsi, ma sicuramente le sarebbe toccato dibattersi tra le grinfie di quell'idiota di Biff.

    Lo sceriffo non era esattamente un bonaccione, anche se Cassie si fidava istintivamente di lui. Richard Taggart le dava l'impressione di essere un uomo retto e serio, forse perché era l'unico che, secondo lei, non era andato a letto con sua madre e pertanto era il solo degno del suo rispetto tra tutti gli adulti di sesso maschile di Pleasantville.

    Lo sceriffo si fermò accanto al lato del conducente e bussò sul vetro. Biff abbassò il finestrino e per qualche istante Taggart lo guardò masticando la gomma, valutando la situazione con il suo sguardo acuto.

    «Ehi, ragazzi, siete diretti in qualche posto in particolare?» chiese a Biff.

    «Lei che dice?» replicò lui sogghignando con aria da sbruffone. «Sono con una Tremaine. La serata promette bene, non le pare?»

    Taggart lanciò un'occhiata a Cassie e nel suo sguardo si accese improvvisamente un lampo. «Si va al lago, eh?»

    Biff gli fece un sorriso carico di sottintesi.

    Lo sceriffo scosse la testa. «Scendi dalla macchina, Biff...» gli intimò.

    «Ma...»

    «Fuori dalla macchina» ripeté Taggart in tono più severo. «Dubito che ti rivedrò al volante per stasera. La puzza di birra si sente da qui.»

    «Sceriffo, la prego!» gemette Biff.

    Richard Taggart gli tappò la bocca con un'occhiataccia. «Comincia a camminare, ragazzino, prima che cambi idea e ti arresti per guida in stato di ubriachezza.»

    Imbronciato come un bambino capriccioso, Biff obbedì. Tolte le chiavi dall'accensione, scese dall'auto e sbatté lo sportello. Cassie lo imitò e Biff, dopo aver chiuso l'auto, si avviò lungo la carreggiata senza degnarla di uno sguardo, nonostante fino a cinque minuti prima il suo unico pensiero fosse quello di sfilarle le mutandine.

    Cassie scostò dal viso una ciocca di capelli con un gesto impaziente e sollevò il mento in un'espressione determinata, cercando di far vedere che non le importava niente. In realtà, però, era nervosa e aveva il cuore in gola, nonostante fosse grata allo sceriffo per aver fermato quel pericolo pubblico di Biff e averla tratta in salvo da una situazione spinosa. Eppure era agitata perché non sapeva che cosa aspettarsi da Taggart.

    Era ridicolo avere paura dello sceriffo, si disse. Era rude e burbero, severo e autoritario ma anche giusto. Faceva rispettare la legge con il pugno di ferro ma era un uomo tutto d'un pezzo, un vero pilastro della comunità.

    Che motivo aveva di essere nervosa? Non le restava altro da fare che tornare a casa a piedi. Poco male, si disse rassegnata. Tanto la serata ormai era rovinata. Cassie si sentiva stupida, ora, per essersi vestita con tanta cura e per aver pensato che sarebbe stato divertente uscire con quel cretino di Biff solo perché era conosciuto e aveva una bella macchina.

    «Cassie?»

    Lei si riscosse. «Sì, sceriffo?»

    «Sei molto carina stasera.»

    Incredula, lei si accorse che lo sceriffo le stava fissando il seno, messo in evidenza dalla scollatura profonda del corto abitino nero. «Gra... grazie» balbettò.

    «A una come te non serve mettere in mostra la mercanzia, comunque» continuò Taggart. «Sappiamo tutti che sei un gran pezzo di figliola. Una Tremaine è una garanzia.»

    Cassie si lisciò la gonna succinta del vestito. L'aveva comprato al negozio di abiti di seconda mano. Cercava qualcosa che potesse far cadere in ginocchio tutti gli uomini di Pleasantville e, quando aveva visto il vestito di seta nera, aveva emesso un'esclamazione di giubilo. Era perfetto per mandare in rianimazione ogni invitato alla festa. Era stata più che soddisfatta dell'acquisto, ma solo fino a quel momento. Ora il suo unico impulso era quello di strattonare la gonna per cercare di abbassarne l'orlo di almeno qualche centimetro.

    Fissò sconcertata lo sceriffo, che continuava a fissarla con concupiscenza, poi si guardò intorno. La strada, affollata di auto fino a poco prima, ora era deserta. Tanto nessuno l'avrebbe difesa se fosse stato necessario, si disse Cassie. Chi era passato accanto alla macchina di Biff aveva sicuramente supposto che una Tremaine non potesse far altro che mettersi nei guai.

    A testa alta, decisa a non dare a Taggart la soddisfazione di farsi vedere impaurita, Cassie gli lanciò un'occhiata spavalda.

    «Desidera qualcosa, sceriffo?» lo apostrofò, sfrontata.

    Richiard Taggart si avvicinò così tanto che a Cassie parve di sentire un vago odore di alcol nel suo fiato. Un lampo di terrore le attraversò lo sguardo nel rendersi conto di cosa significava, ma si riprese subito. Nessuno in quella schifosa città avrebbe avuto la soddisfazione di vederla impaurita.

    «Effettivamente ci sarebbe qualcosa che desidero» mormorò lui. «La situazione è un po' delicata, però visto che sei la figlia di Flo, forse potresti fare qualcosa per me.»

    «Lei conosce mia madre?»

    «Intimamente» insinuò lo sceriffo.

    Era così vicino da sfiorarle i fianchi con i suoi e Cassie si accorse che era eccitato. Irrigidita, si spostò impercettibilmente per scostarsi dallo sceriffo che l'aveva intrappolata con le spalle contro lo sportello dell'auto. Non voleva avere una reazione inconsulta. Una cosa era tenere a bada un imbecille di diciotto anni che faceva il bullo con la macchina nuova, tutt'altra cosa era evitare guai con un adulto che portava il distintivo da sceriffo.

    La paura stava per paralizzarla, ma Cassie si fece forza e sollevò il mento con aria di sfida. «Temo che lei abbia sbagliato, sceriffo. Non mi confonda con mia madre.»

    «Io non sbaglio mai» replicò Taggart.

    Sollevò una mano che rimase a mezz'aria a un centimetro dal seno di Cassie, che trattenne il respiro. Lo sceriffo guardava fisso la scollatura generosa dell'abito, ansimando leggermente, e Cassie si rese conto che non era poi molto diverso da Biff. La sconcertava la consapevolezza che qualsiasi uomo potesse essere facilmente reso schiavo del proprio istinto animalesco appena vedeva un paio di tette.

    Con un brivido, gli scostò la mano con la massima delicatezza. «A meno che non voglia arrestarmi per essere stata tanto stupida da uscire con quello scemo di Biff, non vedo come possa trattenermi» dichiarò con calma superiore. «Si sposti, voglio tornare a casa.»

    «Se vuoi ti do un passaggio. Chissà, se tua madre fosse a casa, forse potremmo divertirci un po' tutti e tre insieme...»

    Cassie rabbrividì per il sottinteso. D'altronde il ragionamento era prevedibile: una Tremaine era pur sempre una Tremaine.

    Non sapeva come facesse sua madre a sopportare quel continuo bombardamento di sguardi e allusioni. Cassie capiva che Flo si divertiva a sedurre gli uomini solo perché le era facile.

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