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Per soldi o per amore?: Harmony Destiny
Per soldi o per amore?: Harmony Destiny
Per soldi o per amore?: Harmony Destiny
E-book146 pagine2 ore

Per soldi o per amore?: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

IL CLUB DELLE MOGLI - VOL. 2. Emma Dearborn ha tutto: bellezza, soldi, prestigio sociale e sta per sposare uno degli uomini più in vista di Eastwick. Le manca solo una cosa, forse la più importante di tutte: l'amore dell'uomo che non è mai riuscita a dimenticare.

Garrett Keating sapeva che tornare a casa sarebbe stato un grande errore. Ed eccolo lì, il più grave errore della sua vita, Emma Dearborn, la donna che anni prima aveva lasciato senza motivo. Adesso però ha intenzione di recuperare il tempo perduto, anche a costo di provocare il più grande scandalo che Eastwick ricordi!

I romanzi della serie:

1) Ricatto o passione?

2) Per soldi o per amore?

3) Peccati di cuore

LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2015
ISBN9788858941720
Per soldi o per amore?: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Per soldi o per amore? - Jennifer Greene

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Soon-to-Be-Disinherited Wife

    Silhouette Desire

    © 2006 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Lucilla Negro

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-172-0

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Emma Dearborn avvertì un prurito. Un prurito pazzesco, incessante, proprio in mezzo alle scapole, dove non arrivava a grattarsi.

    Emma non era soggetta ai pruriti, né a tic nervosi di alcun genere, ragion per cui si ricordava benissimo delle occasioni in cui, in passato, aveva sperimentato la stessa fastidiosa sensazione; ogni volta era stata presagio di sventura. La prima era stata quando, a sedici anni, era finita contro un palo con la Morgan di suo padre appena rimessa a nuovo. L’altra, quando il ragazzo che l’aveva accompagnata al veglione di Capodanno si era rivelato un essere orribile e lei se n’era tornata a casa a piedi, nel suo lungo abito di raso bianco e i tacchi alti, tra una tormenta di neve e fiumi di lacrime.

    Rispetto ad allora, naturalmente, non era più una novellina né alla guida né con gli uomini. Per di più il prurito, stavolta, non era da relazionarsi a nessun evento traumatico imminente. La sua vita era infatti magnifica.

    Con addosso uno strano disagio, bevve un lungo sorso di tè al gelsomino, impegnandosi mentalmente a non badare a quel dannato formicolio che non accennava minimamente a scemare. Anzi.

    Non c’era nulla che andasse storto, continuava a ripetersi. Filava tutto a gonfie vele. Era serena, felice.

    «Emma?»

    Il caldo sole di giugno filtrava dalle vetrate che si affacciavano sulla piscina e l’immenso prato verde. La Sala Smeraldo era l’unico ambiente del Country Club dove non era di rigore vestirsi di tutto punto. Quel giorno, la piscina era affollata di bambini da poco reduci dalle fatiche scolastiche che gridavano gioiosi e sprizzanti energia. Dentro, mamme in sandali e prendisole si mescolavano a uomini d’affari in giacca e cravatta.

    Avendo appena presieduto una riunione del comitato per la raccolta fondi, Emma era fra la schiera degli eleganti. Indossava un tubino di seta color lavanda, non perché, ben inteso, quello fosse il suo colore. Non approvava, in generale, il concetto pretenzioso del colore portafortuna... anche se poi il suo armadio era misteriosamente pieno di capi nelle varie tonalità del blu. Al suo tavolo, a ogni modo, era quella più in tiro.

    Lei e le sue amiche del club delle debuttanti, come le chiamavano lì al Country Club, avevano saltato il loro consueto pranzo il mese precedente, per via dei troppi impegni di ciascuna, con il risultato che avevano ora tutte una gran voglia di aggiornare le altre sulle loro vicende personali.

    Harry, il barista, aveva riservato loro il solito tavolo, che pur non offrendo una visuale tra le migliori, situato com’era in una posizione defilata, accanto alla porta, consentiva all’affiatata combriccola di chiacchierare e spettegolare in santa pace.

    Emma si sentì scaldare il petto alle risate di Vanessa, Felicity e Abby, anche se quel maledetto prurito continuava a non darle tregua. Si conoscevano dai tempi della scuola ed erano come sorelle. Sapevano tutto l’una dell’altra, glorie e insuccessi, e a quei loro incontri si divertivano a rispolverare certe mortificanti vicende personali, per riderci sopra, sdrammatizzare e prendersi affettuosamente in giro a vicenda.

    Quel giorno, c’era anche Caroline Keating-Spence a pranzo con loro.

    «Che fai, Emma, dormi?»

    Emma girò il capo di scatto verso Felicity e solo allora si rese conto di essersi estraniata dalla conversazione. «No, no, stavo solo riflettendo su quante ne abbiamo passate insieme. Quanti bei ricordi...»

    «Già.» Vanessa strizzò l’occhio al resto della compagnia. «Fa l’ingenua, ma sappiamo tutte che è fidanzatissima e non ci sta a sentire perché ha la testa da un’altra parte.»

    Felicity ridacchiò sommessamente. «Oppure quell’enorme zaffiro che porta al dito la sta abbagliando. Accidenti! Abbaglia anche noi» scherzò, fingendo di schermarsi gli occhi. «Non si è mai visto un anello di fidanzamento così grosso.»

    «A proposito, Emma, come procedono i preparativi per le nozze?» s’informò Abby.

    Di nuovo quel maledetto prurito dietro la schiena. Stava impazzendo. Il suo fidanzamento con Reed Kelly era un altro di quegli eventi sensazionali che stavano accadendo nella sua vita. Chi l’avrebbe mai detto? A ventinove anni si era già rassegnata all’idea di non sposarsi più.

    La verità era che il matrimonio non era mai stato in cima ai suoi desideri.

    «Bene, bene» assicurò, «se non fosse che Reed ha già prenotato la luna di miele ancor prima di tutto quanto il resto.»

    Le amiche risero all’unisono. «Insomma, l’avete fissata, sì o no, la data delle nozze?»

    Un’altra fitta pruriginosa. «A dire il vero, abbiamo prenotato la sala da ballo del Grand Hotel per due sabati diversi ma, tra i miei impegni alla galleria e quelli di Reed con le corse dei cavalli, non siamo ancora in grado di decidere una data. In ogni caso, vi prometto che sarete voi le prime a essere informate, anche se probabilmente non ce ne sarà bisogno, considerata la velocità con cui i segreti circolano in questa città.»

    Le altre risero, poi passarono alla vittima successiva. Felicity, essendo l’organizzatrice di matrimoni più gettonata di tutta Eastwick, era una miniera di notizie.

    Mentre venivano sviscerati gli ultimissimi scoop, Emma notò che Caroline era piuttosto silenziosa. Non che fosse facile dire mezza parola con le debuttanti che sembravano fiumi in piena, ma neppure l’ombra di un sorriso era affiorata sulle sue labbra. E in quell’istante si accorse che indicava al cameriere di servirle il terzo o quarto bicchiere di vino.

    Il prurito era così molesto da spingere a bere anche lei, ma osservare Caroline che ingurgitava un pinot nero dietro l’altro la distrasse dal proprio fastidio. Fosse stata una delle altre, non ci avrebbe dato peso. Ogni tanto a loro piaceva lasciarsi andare a un bicchierino in più in allegria. Ma non era da Caroline bere tutto quel vino.

    Caroline non faceva parte del nucleo originario del club delle debuttanti, perché aveva qualche anno in meno rispetto alle altre. Emma l’aveva accolta nel loro piccolo circolo per darle una scossa. Era troppo timida, troppo insicura. Ed Emma la conosceva bene per via di Garrett, suo fratello.

    Il solletico dietro la schiena si accentuò di nuovo. Stavolta, fu una sensazione familiare. Sebbene fosse un secolo che il suo cuore non rivisitasse quel vecchio sentimento, era pur vero che Garrett Keating era stato il suo primo amore. E il primo amore non si scorda mai. Inoltre, il solo pensare a lui le riportava teneramente alla memoria un tempo della sua vita in cui credeva ancora nelle favole romantiche.

    Piaceva a tutti crogiolarsi di tanto in tanto in certi sciocchi idealismi, si giustificò. Il suo unico rammarico era di non essersi mai concessa a Garrett completamente. All’epoca, difendeva la propria verginità come un agguerrito giocatore che non vorrebbe mai calare i propri assi; eppure spesso e volentieri, da allora, le era capitato di pensare di essersi lasciata sfuggire l’occasione giusta con l’uomo giusto. Ricordava ancora i baci di quel ragazzo appassionato che avevano risvegliato la sua sensualità, la consapevolezza della propria femminilità, quel senso di vulnerabilità e arrendevolezza, preludio al totale abbandono.

    Non lo aveva mai dimenticato, né mai ci aveva provato. Che c’era di strano? In fondo, era stato il suo primo amore e aveva tutto il diritto di conservare un posto speciale nel suo cuore.

    All’improvviso, Emma interruppe il flusso dei ricordi, allorché Harry si avvicinò di nuovo al loro tavolo.

    Il barista servì a Caroline l’ennesimo bicchiere di vino, che lei trangugiò come fosse acqua fresca. Emma corrugò la fronte. Sapevano tutti che Caroline aveva attraversato una crisi coniugale, l’anno prima, ma poi lei e Griff erano ritornati insieme. Erano stati visti in atteggiamenti affettuosi alla fiera di primavera. Quale dispiacere voleva dunque annegare nell’alcol?

    «Omicidio!» sentì dire.

    E sussultò. «Che cosa?»

    La voce di Abby giunse alle sue orecchie un po’ esitante. «Sempre con la testa fra le nuvole, Emma, eh? D’altronde, con un matrimonio alle porte, chi può darti torto? A ogni modo, stavo raccontando alle altre che cosa è successo dopo che sono andata alla polizia per il fatto di mia madre.»

    «Che c’entra la polizia?» Emma sapeva benissimo com’era morta la madre di Abby. Lucinda Baldwin, Bunny per gli amici, era l’autrice e curatrice del cosiddetto Diario di Eastwick, una rubrica scandalistica nelle cui pagine si spettegolava bonariamente sui tanti ricconi della piccola comunità del Connecticut. Matrimoni, tradimenti, divorzi, vizi privati e indiscrezioni di ogni genere, tutto ciò, insomma, che destava curiosità e scalpore, Bunny in qualche modo lo veniva a sapere e adorava raccontarlo. La sua morte era stato uno shock per tutti. «So che tua madre era giovane, Abby, ma mi era parso di capire che avesse una anomalia cardiaca che non le era mai stata diagnosticata e che è stata quella la causa della sua...»

    «Era quel che pensavo anch’io, all’inizio» confermò l’amica. «Subito dopo la morte della mamma, non me la sono sentita di guardare fra le sue cose. Mi ci è voluto un po’... ma quando finalmente ho aperto la sua cassaforte, mi aspettavo di trovarci i suoi preziosi appunti e i gioielli. I gioielli, in effetti, c’erano, ma mancavano gli appunti. Rubati. Li ha sempre tenuti

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