Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

L ultimo valzer con il capitano: Harmony History
L ultimo valzer con il capitano: Harmony History
L ultimo valzer con il capitano: Harmony History
E-book153 pagine2 ore

L ultimo valzer con il capitano: Harmony History

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Invitation to a Cornish Christmas 1
Cornovaglia, 1822
Emily Faulkner sta passeggiando lungo la spiaggia che è il suo piccolo regno privato, quando viene fermata da un attraente sconosciuto. L'uomo si presenta come il capitano Treeve Penhaligon, in congedo dalla Marina per gestire la tenuta di famiglia in quel piccolo paese della Cornovaglia. La schiettezza dell'uomo è un balsamo per il cuore tradito di Emily, lasciata da quello che considerava l'amore della sua vita, e la permanenza di Treeve avrà così breve durata che non considera un pericolo abbandonarsi tra le sue braccia. Quando lui riprenderà il mare, Emily sa che tornerà nella sua perfetta solitudine, e avrà con sé i ricordi di baci e notti appassionate. Ma durante l'ultimo ballo, comprende che un valzer potrebbe essere il primo di molti... se vorrà amare di nuovo.
LinguaItaliano
Data di uscita20 ott 2020
ISBN9788830520332
L ultimo valzer con il capitano: Harmony History
Autore

Marguerite Kaye

Marguerite Kaye writes hot historical romances from her home in cold and usually rainy Scotland. Featuring Regency Rakes, Highlanders and Sheikhs, she has published almost fifty books and novellas. When she’s not writing she enjoys walking, cycling (but only on the level), gardening (but only what she can eat) and cooking. She also likes to knit and occasionally drink martinis (though not at the same time). Find out more on her website: www.margueritekaye.com

Autori correlati

Correlato a L ultimo valzer con il capitano

Titoli di questa serie (2)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica storica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su L ultimo valzer con il capitano

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    L ultimo valzer con il capitano - Marguerite Kaye

    successivo.

    1

    Porth Karrek, Cornovaglia, novembre 1822

    Era ancora buio quando Emily Faulkner lasciò il cottage che aveva preso in affitto nella tenuta di Karrek House, situata su un promontorio roccioso sopra il porticciolo di pescatori da cui prendeva nome. L'ingresso stretto alla baia, protetta da alte scogliere, ne faceva un porto sicuro, al riparo dalle tempeste dell'oceano.

    La sera prima, il cielo aveva lasciato sperare in una breve tregua dalle tempeste invernali che infuriavano da giorni, ed Emily era ansiosa di approfittare di ogni miglioramento del tempo. Odiava quelle desolate giornate invernali che la tenevano al chiuso e limitavano la sua capacità di lavorare, dal momento che le complicate procedure necessarie a produrre la sua unica fonte di reddito richiedevano la luce naturale.

    Le nuvole basse che fino a quel momento avevano caratterizzato il mese di novembre erano uno dei tanti aspetti della vita in Cornovaglia che Emily non aveva previsto, quando si era rifugiata lì, ad aprile. Eppure Porth Karrek era il nascondiglio ideale.

    Rannicchiato in una piccola insenatura sulla costa frastagliata della Cornovaglia sudoccidentale, a circa quattro miglia dal porto più grande di Penzance e a un giorno di viaggio da Truro, il capoluogo della regione, era un mondo a parte, rispetto a Londra. Il luogo perfetto per sparire alla vista, che era quello che desiderava ardentemente.

    Il suo cottage si trovava ai margini della tenuta, in una posizione esposta ai venti. Il basso muro di pietra a secco che circondava il piccolo giardino forniva ben poca protezione dagli elementi. Il vento dominante era quello salmastro che soffiava dalla Manica e rendeva il giardinaggio una sfida, proprio come aveva predetto Jago Bligh, il burbero amministratore della tenuta. Il cottage era quasi impossibile da riscaldare, quando il vento ululava in ogni angolo e in ogni fessura delle assi del pavimento e dei telai delle finestre, un'altra caratteristica che Mr. Bligh le aveva fatto notare, quando Emily l'aveva visto per la prima volta.

    A quel tempo, aveva trovato strano che l'amministratore sembrasse intenzionato a scoraggiarla dal prendere residenza lì, quando era evidente che il posto era rimasto disabitato da tempo, ma ora supponeva che il suo crimine fosse solo quello di non avere alcun legame di famiglia con la Cornovaglia.

    Al pari degli orgogliosi scozzesi di Lewis, nelle Highland, dov'era nata sua madre, gli abitanti della Cornovaglia si ritenevano una nazione a parte, isolata dal resto della Gran Bretagna, con le proprie tradizioni e il proprio stile di vita che, inutile dirlo, consideravano nettamente superiore a qualsiasi altro.

    Emily, le aveva spiegato Mr. Bligh con chiarezza, sarebbe stata un'estranea appena tollerata e anche in quel caso aveva avuto ragione, anche se a lei andava benissimo così. Ad aprile, con una vita a brandelli, era stata felice di chiudere la porta del suo cottage, voltare le spalle al mondo e leccarsi le ferite. Mentre le settimane si susseguivano una dopo l'altra, trascorreva le giornate al banco di lavoro o a curare il rado giardino, a malapena consapevole della vita all'esterno.

    Nel frattempo, malediceva il giorno in cui aveva incontrato Andrew Macfarlane e riviveva ogni istante da allora, chiedendosi se in qualsiasi momento avrebbe potuto evitare il proprio destino. Se non fosse stata così accecata dai suoi sentimenti per lui, avrebbe potuto individuare i segni, prima che fosse troppo tardi?

    Quelle settimane di recriminazione erano state una perdita di tempo dolorosa e in fin dei conti inutile, perché era impossibile cambiare il passato. Tutto quello che Emily poteva fare era dare un colpo di spugna e ricominciare.

    La primavera era passata e l'estate aveva fatto la sua prima apparizione a giugno, quando Emily aveva iniziato a emergere dalla nuvola scura in cui era avvolta dall'inizio dell'anno, da quando il suo mondo era crollato.

    Una mattina si era svegliata poco dopo l'alba e aveva visto il cielo di un azzurro luminoso. In giardino, la terra era calda sotto i piedi nudi, e i filari di piantine che fino a poco prima sembravano sul punto di morire, parevano essere sbocciate a nuova vita nel corso della notte. L'aria era satura dell'odore pungente del sale e, quando era scesa alla spiaggia di Karrek, si era trovata davanti un mare turchese e scintillante. Le onde lambivano dolcemente la riva, e il loro ritmico sciabordio sulla sabbia non suonava più come una minaccia, ma come un invito.

    Emily non aveva avuto intenzione di nuotare, ma non era stata capace di resistere, anche se sulle prime aveva avuto qualche timore per la risacca, le correnti sconosciute e i suoi muscoli fuori allenamento. Tuttavia, l'abilità affinata in anni di nuoto nei mari tempestosi al largo di Lewis non l'aveva abbandonata. La sensazione familiare di essere avvolta dall'acqua aveva il potere di calmarla. Confrontarsi con la forza delle correnti la rinvigoriva, l'aiutava a schiarirsi la mente e a guardare in modo diverso alla vita, costringendola ad ammettere di aver vissuto sotto una cappa di paura per gran parte dell'anno appena trascorso.

    Adesso che il peggio era successo, non aveva più niente da perdere, non aveva più bisogno di aver paura.

    Dopo quella volta, era scesa al mare tutti i giorni, la mattina presto, quando Karrek Sands era deserta, ignara di avere un pubblico, finché due bambini del posto non avevano trovato il coraggio di rivolgerle la parola, affascinati dal fatto di vedere qualcuno nuotare.

    Insegnare loro a nuotare, vedere il timore iniziale trasformarsi in pura gioia a mano a mano che acquistavano confidenza con l'acqua era stato un vero piacere, un balsamo per il dolore causato dalle rivelazioni di Andrew. Le era mancata la loro compagnia, alla fine dell'estate, quando i due erano tornati a scuola.

    Adesso, più di sei mesi dopo il suo arrivo in Cornovaglia, Emily aveva imparato ad amare quella terra che aveva scelto, aspra e selvaggia. La mente era segnata da cicatrici, ma il cuore non sanguinava più. Non aveva stretto amicizie con gli abitanti del villaggio, ma l'ostilità e il sospetto con cui avevano accolto il suo arrivo a Porth Karrek avevano lasciato il posto a una tiepida indifferenza. Emily era sola, ma era contenta.

    Le tempeste di novembre la costrinsero ad accontentarsi di camminare a piedi nudi nell'acqua bassa, cosa che aveva intenzione di fare anche quel giorno. La stretta striscia di giardino davanti a casa dava sul sentiero principale, che si snodava fino ai cancelli di Karrek House, anche se sarebbe stato più accurato dire ai pilastri dei cancelli, perché il resto era sparito da tempo. Solo la casa del custode, ormai abbandonata, testimoniava che in anni passati c'erano stati dei cancelli funzionanti.

    Da lì, il sentiero si divideva. Il ramo più largo passava attraverso i cottage della tenuta per arrivare fino alla chiesa di St. Piran, arroccata in cima alla strada principale del villaggio, la ripida Budoc Lane, centro vitale di Porth Karrek, che conduceva al porto. Ma era il sentiero meno utilizzato quello che Emily seguiva, che tagliava attraverso il promontorio erboso fino a un punto sopra la spiaggia.

    Un'alba grigia aveva lasciato il posto a una bella mattinata. Un accenno di azzurro faceva capolino tra le nuvole, anche se era impossibile prevedere quanto sarebbe durato. Il vento le gonfiava le gonne e le faceva svolazzare il mantello alle spalle, mentre camminava di buon passo, godendo della brezza salmastra sul viso, anche se le faceva lacrimare gli occhi.

    Ansimante ma euforica, arrivò alla scogliera, dove il sentiero si restringeva, trasformandosi in una specie di scala intagliata nella roccia. Attenta a dove metteva i piedi, Emily non notò la figura solitaria finché non ebbe raggiunto la spiaggia.

    In un primo momento provò un risentimento irrazionale, vedendo che qualcuno aveva violato il suo regno privato. L'uomo era in piedi in riva al mare e le dava le spalle. Anche da quella distanza, Emily poteva dire che era un forestiero, eppure c'era qualcosa, nel suo portamento sicuro, con i piedi saldamente piantati nella sabbia, le spalle squadrate e la schiena diritta, che dava l'impressione che appartenesse a quel luogo.

    Pareva fissare lo sperone di rocce conosciute come le Bestie, le cui punte seghettate erano visibili solo con la bassa marea. Per il resto del tempo, le Bestie restavano in agguato appena sotto la superficie dell'acqua, in attesa di intrappolare qualche marinaio incauto diretto alla baia sicura di Porth Karrek. Secondo Jago Bligh, che di fatto svolgeva la funzione di capitano di porto, erano lì per assicurarsi che solo un nativo di Porth Karrek potesse attraccarvi.

    L'uomo era rimasto immobile, come se non si fosse ancora accorto della sua presenza. Emily, però, non poteva ignorarlo. Poteva rinunciare alla sua camminata nell'acqua, sperando che il tempo tenesse per tornare più tardi, oppure poteva scendere fino a riva e rivolgergli un breve saluto, per poi lasciarlo alle sue faccende.

    Schermandosi gli occhi per guardare l'orizzonte, vide i primi segni che le nuvole si stavano radunando. Non valeva la pena rinunciare e, in ogni caso, più tardi la marea sarebbe stata contraria. Se fosse rimasta lì a lungo indecisa, prima o poi l'uomo l'avrebbe vista e avrebbe potuto pensare che lo stesse spiando.

    Per l'amor del cielo, aveva diritto quanto lui di essere lì!

    Appoggiandosi a una roccia, Emily si tolse gli stivali e srotolò le calze. La sabbia era umida e compatta. Vi posò i piedi nudi e chiuse gli occhi, assaporando la sensazione dei soffici granelli dorati tra le dita dei piedi. Dopo aver infilato le calze negli stivali e averli riposti dietro una roccia, scese verso la figura solitaria.

    Le onde gli lambivano appena la punta delle scarpe, anche se il mare stava salendo sempre di più, ora che la marea stava cambiando.

    Lui dovette avvertire la sua presenza, piuttosto che sentire il rumore dei suoi passi, attutiti dal rombo della risacca in lontananza, perché si voltò quando Emily era ancora a una certa distanza.

    Indossava una giacca larga marrone, pantaloni in pelle di daino e pesanti calze di lana. Erano indumenti ruvidi da campagna, anche se la fattura non era grossolana, perché la giacca si adattava perfettamente alle ampie spalle, e sotto portava non solo una camicia di lino bianca e un fazzoletto da collo, ma anche un gilet di lana pregiata. Abiti da campagna confezionati da un sarto cittadino e sicuramente non acquistati al negozio dei Chegwin al porto. La pelle era intensamente abbronzata, con una ragnatela di linee sottili agli angoli degli occhi, come se l'uomo passasse lunghe ore a socchiuderli fissando l'orizzonte. I capelli neri con riflessi blu, un po' troppo lunghi per essere alla moda, erano scompigliati dal vento. Il velo di barba che gli ricopriva le guance, come se avesse dimenticato di radersi, aveva lo stesso colore intenso dei capelli.

    Un lento sorriso si allargò sul suo volto mentre la guardava avvicinarsi. La ricrescita della barba metteva in risalto la pienezza del labbro inferiore e i denti candidi. Emily provò un fremito di innegabile attrazione. Non era bello nel senso classico della parola, era troppo trasandato... No, non proprio trasandato e nemmeno selvaggio ma... indomito, ecco qual era l'aggettivo giusto.

    «Buongiorno.» La voce era bassa e educata, senza alcuna traccia della tipica cadenza ritmata della Cornovaglia.

    «Buongiorno.» Aveva gli occhi color nocciola e un sorriso davvero seducente. Emily ricambiò il sorriso. «È una bella mattinata frizzante, vero?»

    Lo sconosciuto indicò il massiccio banco di nuvole all'orizzonte. «Per il momento. Permettete che mi presenti, sono il capitano

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1