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Incanto sul mare
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E-book242 pagine3 ore

Incanto sul mare

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1818. Mentre cavalca sulla spiaggia, Zan Ellerdine salva una donna che rischia di essere trascinata via dalla corrente. Stregato dal viso bellissimo e dallo spirito indomito della giovane, finisce per abbandonarsi alla passione e trascorre con lei una notte indimenticabile, pur sapendo che è una follia. Ma a causa della propria reputazione, tutt'altro che immacolata, non può offrire nulla a Madama Sirena. Marie Claude, però, non riesce a dimenticare gli occhi seducenti e i baci infuocati del suo salvatore, e non accetta di essere messa da parte. Decisa a scoprire la verità su di lui, non sa se credere ai pettegolezzi che lo vogliono impenitente libertino o al proprio cuore, che si ostina a vederlo come un uomo d'onore, senza macchia e senza paura.
LinguaItaliano
Data di uscita11 dic 2017
ISBN9788858975671
Incanto sul mare
Autore

Anne O'Brien

Nata e cresciuta in Inghilterra, è un'appassionata ricercatrice storica che predilige in particolare il Medioevo e le leggi che riguardano la condizione femminile dell'epoca.

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    Anteprima del libro

    Incanto sul mare - Anne O'Brien

    Immagine di copertina:

    Gian Luigi Coppola

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Rake beyond Redemption

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2010 Anne O’Brien

    Traduzione di Elena Vezzalini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-567-1

    1

    Lydyard’s Pride, casa sulla scogliera sovrastante Old Wincomlee, nel Sussex, villaggio di pescatori contrabbandieri, giugno 1818

    Perché non si sentiva felice? Cosa poteva desiderare di più dalla vita? Tutto sommato, avrebbe dovuto sentirsi una donna appagata.

    Sola nella sua camera da letto, davanti alla finestra che affacciava sulla scogliera contro la quale si infrangevano senza posa le onde spumeggianti del mare, Marie Claude Hallaston, l’accento francese più marcato del solito, sollevò il mento e con la punta del dito continuò a tracciare disegni sul vetro incrostato di spruzzi d’acqua salata. Foglie e volute fiorivano intorno alle sue iniziali eseguite con maestria e diventavano sempre più ricche mentre, con la fronte aggrottata, si rispondeva da sola. «A dire il vero, non so proprio cosa voglio. Il problema è che ignoro la causa del mio malumore.» Aggiunse un altro ghirigoro al disegno, quindi si fissò il dito, disgustata.

    Forse erano gli strascichi della febbre che l’aveva colpita in primavera e che l’aveva privata delle forze. La ragione per cui si trovava a Lydyard’s Pride, a godere i benefici dell’aria di mare per rimettersi in salute. Forse. «O magari perché temo di restare vedova fino alla fine dei miei giorni, vestita di nero, con abiti accollati e cuffiette di pizzo!» aggiunse con un sospiro.

    Soffiò sul vetro per cancellare le foglie e tracciare, con nostalgia, il contorno di un piccolo cuore. Un istante dopo, con un gesto impaziente del palmo, cancellò anche quello.

    Non poteva andare avanti così. Invece di starsene alla finestra a contemplare il panorama compiangendosi, avrebbe fatto meglio a uscire per una passeggiata che avrebbe spazzato via la tristezza. Se non altro, a Lydyard’s Pride non era necessario che qualcuno l’accompagnasse. Nessuno la conosceva. Nessuno avrebbe giudicato sconveniente il suo atteggiamento, se fosse uscita senza uno chaperon. E poi, dopo sei lunghi anni di vedovanza, aveva acquisito il diritto di fare ciò che voleva.

    Con aria di sfida annodò i nastri di seta del cappello di paglia e indossò una giacchetta di velluto blu scuro sul vestito di seta celeste impreziosito da motivi di nastri e ruche all’orlo. Non era proprio il completo adatto per una passeggiata sulla spiaggia, considerò, ma non aveva importanza. Sostituite le scarpette di seta con un paio di stivaletti alla caviglia, robusti ma eleganti sui piedi snelli, si avviò verso il ripido sentiero che scendeva alla baia e al villaggio di Old Wincomlee. Spirava una brezza gentile, il sole che stava per tuffarsi nel mare illuminava i ciottoli ai piedi della scogliera, conferendo alle pietre una sfumatura rosata. Era là che Marie Claude era diretta, con l’unica compagnia di se stessa.

    Sola. Come sempre, le sussurrava una vocina nell’orecchio. E anche le piccole onde che lambivano i ciottoli ripetevano la stessa parola: sola.

    Stringendo il manico d’avorio, Marie Claude si accinse ad aprire il frivolo parasole di seta e pizzo. Il suo destino era forse quello di morire senza avere accanto un uomo che non fosse per lei più di un fratello o di un amico? Non avrebbe più avuto un amante? Un bisogno imperioso si impadronì di lei, un calore intenso le bruciò la pelle. Di colpo sentì la gola riarsa per il desiderio di avvertire la pressione di una bocca maschile sulla sua, di fremere alle carezze di mani esperte, di strofinare la pelle nuda contro quella di un uomo, solida e calda.

    Deglutì. Quando si decise ad aprire il parasole, ansimava e aveva le guance arrossate. Che pensieri licenziosi! Avrebbe dovuto vergognarsi, ma scoprì di non provare alcun rimorso. Perché non era libera di fantasticare su un ideale di bellezza maschile, se lo desiderava? Anche se era una vedova con un figlio di poco più di cinque anni. Ridendo dei propri sogni impossibili, ruotò il parasole facendo danzare le frange. Poi, attratta dal richiamo del mare e dei ciottoli, Marie Claude si avviò con passo deciso sul sentiero della scogliera. Qualcosa sarebbe accaduto. Di certo, il destino aveva qualcosa in serbo per lei.

    Grazie al passo veloce, in breve tempo raggiunse la spiaggia. I ciottoli scricchiolavano sotto i suoi piedi e rendevano faticoso il cammino, ma non si arrese e raggiunse la riva, sollevando il viso per lasciarsi baciare dagli ultimi raggi di sole e inalare l’aria salmastra. L’umidità le arricciò i capelli, ma non le importava: il suo umore era migliorato. Pensò che Raoul, il suo bambino, che in quel momento si trovava con Luke e Harriette a Venmore, avrebbe adorato quel luogo incantevole e si ripromise di portarcelo, un giorno. Raccolse un ciottolo appiattito e lo lanciò in mare, desiderando per un istante di avere accanto a sé un uomo che insegnasse a suo figlio a far rimbalzare i sassi sull’acqua. Magari il suo amante immaginario, pensò sarcastica. Altrimenti lo avrebbe fatto lei.

    Rasserenata da quel paesaggio, Marie Claude prese a passeggiare lungo il bagnasciuga, cercando di evitare le onde che si avvicinavano fino a lambirle gli stivali per poi ritirarsi. Si accorse che la marea era cambiata, anche se non era un’esperta.

    Non lo sei in molte cose, a dire il vero, si ammonì stizzita. Poi scoppiò a ridere quando un paio di gabbiani volteggiò sul suo capo, gridando come se volessero risponderle. E di certo sei una sciocca!

    Il sole che calava in fretta sull’orizzonte le ricordò che doveva tornare indietro. Si girò su se stessa.

    E rimase a bocca aperta per lo stupore. E la paura. Davanti a lei, tra il punto in cui si trovava e il ripido sentiero della scogliera, un canale d’acqua scorreva rapido. Era stata imprudente. Perché non aveva avuto il buonsenso di tener d’occhio la marea? Qualsiasi persona saggia lo avrebbe fatto! Ma era troppo tardi. Si girò verso il villaggio. Avrebbe dovuto dirigersi verso la baia, arrivare a Old Wincomlee, passare davanti alla locanda Silver Boat e finalmente imboccare il sentiero della scogliera. Un percorso molto più lungo, rifletté sospirando. Per fortuna era una bella serata e c’era ancora luce.

    Ma l’ottimismo durò poco. Il suo cuore si strinse per l’angoscia quando vide davanti e di fianco a sé una distesa d’acqua formata da piccole onde che si rincorrevano sempre più veloci e che diventava ogni istante più profonda. Alle sue spalle la prima onda le lambì gli stivali.

    Era circondata!

    Mon Dieu! Marie Claude inspirò a fondo e deglutì quando fu assalita dalla prima ondata di panico. Non doveva arrendersi alla paura. Nella sua vita aveva affrontato pericoli ben più grandi. Doveva solo sfidare l’acqua, che non era ancora troppo profonda. Restare lì, paralizzata dall’indecisione, non sarebbe servito a niente.

    Infilato sotto il braccio il parasole, che aveva chiuso con mani leggermente tremanti, sollevò le gonne e cominciò ad avanzare quando di colpo si rese conto che l’acqua era più profonda di quanto avesse immaginato. Per un istante pensò di ritornare sulla barena, ma desistette perché sapeva che non sarebbe stato saggio. Facendo appello a tutto il proprio coraggio, si impose di incedere di un passo e poi di un altro ancora. Intorno a lei le onde giravano vorticose, sempre più rapide. Gli stivali, l’abito e la sottoveste erano inzuppati d’acqua e pesanti. I ciottoli sotto i piedi erano scivolosi e rendevano il suo procedere lento e difficile. Com’era possibile che una serata tranquilla in un istante si fosse trasformata in un autentico incubo? Stringendo più forte le gonne, Marie Claude si sforzò di combattere il panico che le ostacolava il cammino.

    Le case di Old Wincomlee e il tetto del Silver Boat a un tratto le sembrarono irraggiungibili.

    Ellerdine Manor: una casa in cima alla scogliera, un miglio a ovest del villaggio di Old Wincomlee

    Una sensazione di gelo gli attraversò il petto. Come obbedendo a un comando Alexander Ellerdine sollevò la testa, si alzò in piedi stringendo con le mani i braccioli intagliati della poltrona, poi si rimise a sedere scrollando le spalle e rilassando le dita. Lo spaniel al suo fianco si sdraiò a terra con un sospiro.

    «Era solo un presentimento, Bess» mormorò il gentiluomo mentre si allungava per accarezzare le orecchie del cane. «Non è la prima volta che accade.»

    Le ombre si allungarono nella stanza mentre il pomeriggio cedeva il passo alla sera. Per alcune ore era ancora possibile godere della luce del giorno, ma gli angoli della triste biblioteca di Ellerdine Manor, dove il sole non batteva già più in quella sera di giugno, erano bui e trascurati. Alexander Ellerdine era seduto scompostamente in una vecchia poltrona Chippendale Windsor, le gambe incrociate appoggiate sulla scrivania. Davanti a lui, sopra un mucchio di carte disordinate, c’era un decanter semivuoto di finissimo brandy francese, dono dei gentiluomini del Libero Commercio. Alexander non faceva più caso al tappeto logoro, alle tende scolorite alle finestre, al rivestimento liso della coppia di sedie un tempo eleganti, ai polverosi volumi rilegati in pelle. Forse era troppo avvezzo alle carenze della sua biblioteca per notare i danni derivati dal passare del tempo e dalla mancanza di denaro. Oltre che di interesse.

    Alexander Ellerdine. Gentiluomo, proprietario terriero, esperto contrabbandiere.

    Un uomo che aveva provocato intenzionalmente un naufragio.

    Un uomo con le mani sporche di sangue.

    Un uomo dalle energie spietate e dalla pessima reputazione.

    Se la casa in cui abitava era trasandata, lo stesso non si poteva dire della sua persona. Curava molto il proprio aspetto. Gli stivali erano lucidi come specchi, i pantaloni di ottimo taglio, la camicia bianca del lino più fine. Non portava la cravatta, dalla camicia sbottonata spuntavano il collo forte e il petto muscoloso. I capelli, quasi corvini, non erano tagliati secondo i dettami della moda. Lunghi, si arricciavano sul colletto ed erano spettinati dalle sue dita irrequiete. Gli occhi, sotto le sopracciglia scure come i capelli, erano azzurro scuro, il colore del mare in tempesta. Era alto e slanciato, il suo fisico atletico era prova di una vita attiva, addestrato alla pratica di estenuanti esercizi. La mano che stringeva lo stelo del bicchiere aveva dita affusolate, dalle unghie curate. Il volto, incredibilmente bello, in quel momento era attraversato da un’espressione tetra.

    All’improvviso girò di nuovo la testa, con gli occhi e i lineamenti immobili all’udire un rumore di passi nel vestibolo. L’espressione guardinga lo faceva apparire diverso. Un uomo tenebroso, reso irresistibile dallo sguardo magnetico. Ma il barlume dell’anticipazione si spense subito, celato dalle palpebre che si abbassarono non appena il rumore svanì. Era solo la sua governante, Mrs. Shaw... Non Rackhman, l’uomo che aspettava, o uno dei tirapiedi del Capitano Dunk, comandante di una banda di contrabbandieri di Rottingdean. Non era uno dei Fly-By-Nights, che nell’ultimo mese avevano assunto il controllo del Libero Commercio lungo la costa del Sussex.

    Alexander Ellerdine prese il decanter e riempì il bicchiere mentre nella casa calava di nuovo il silenzio, interrotto soltanto dallo scricchiolare delle assi di legno e dal tintinnio di un vetro mosso dalla brezza marina. Ma c’era qualcosa, quel qualcosa di prima, rifletté mentre il liquido ambrato gli scendeva nella gola, una sensazione che gli metteva i brividi e che non gli dava pace.

    Contrariato, sollevò il decanter per versarsi l’ennesimo bicchiere.

    E restò immobile, mettendosi all’ascolto. Tutti i suoi sensi erano coinvolti. Fiutò l’aria, analizzò le vibrazioni di qualche... Che cos’era? La stessa sensazione di gelo che lo attraversava dal petto all’addome. Un avvertimento? Un segnale di pericolo?

    Lo spaniel al suo fianco si accucciò.

    «Che cos’è, Bess?»

    Accarezzò il cane con una mano, ma la sensazione non aveva intenzione di scomparire, anzi, il tarlo di un dubbio si insinuò dentro di lui. Alexander Ellerdine sarebbe stato il primo ad ammettere che non era uomo da dare molto peso all’ignoto e a ciò che sfuggiva all’esperienza. Non era superstizioso, viveva di espedienti contando sulle sue risorse. Sicuro di se stesso, delle proprie capacità, non condivideva le paure dei contrabbandieri che temevano di venir perseguitati dai fantasmi dei marinai annegati o da quelli della Guardia scogliera che, si diceva, si aggiravano sulle scogliere. La sua vera preoccupazione era il Capitano Rodmell, l’efficiente ed esperto ufficiale dei doganieri a cavallo, vivo più che mai. Ma in quel momento, in quella stanza vuota, Alexander aveva i brividi. E ignorava quali ne fossero la causa e il motivo. Si sforzò di non pensarci, portando il bicchiere di brandy alle labbra.

    Ma c’era qualcosa che richiedeva la sua attenzione. Il bisogno di andare a vedere di persona era sempre più imperioso. E più rimaneva seduto a pensare al da farsi, più la sensazione di paura aumentava...

    Ecco cos’era. Paura. Un senso di terrore crescente. Quando finalmente Alexander ebbe identificato la natura dell’insolita emozione che lo pugnalava alle costole, vuotò il contenuto del bicchiere e si alzò in piedi. Afferrò una giacca da equitazione di ottimo taglio e la indossò con elegante noncuranza. Senza dubbio si sbagliava e i suoi sforzi sarebbero stati vani. Tuttavia avrebbe sellato il cavallo e si sarebbe diretto al porto. Con tutta probabilità si trattava solo di qualche uomo della Guardia costiera appostato sulla scogliera nella speranza, improbabile, di imbattersi in una spedizione di contrabbandieri. Alexander sorrise, mostrando i denti. Non ci sarebbero state spedizioni, quella notte, con la luna piena e un’alta marea eccezionale. O forse il Capitano Rodmell era andato a fare un controllo al Silver Boat, la locanda di Old Wincomlee. Niente di pericoloso, niente di insolito in entrambi i casi. Pur tuttavia...

    Prese il cappello e il frustino, rassegnato a uscire di casa. Se niente avesse giustificato il senso di pericolo che avvertiva, be’, meglio così e inoltre... L’ombra di un sorriso gli curvò le labbra. Se fosse stato fortunato avrebbe avuto l’occasione di amoreggiare con Sally, la ragazza che alla taverna serviva la birra con un provocante ancheggiare dei fianchi e un linguaggio tagliente.

    «Che ne dici, Bess? Devo provare a convincere Sally a darmi qualche bacio? È graziosa e bendisposta. E visto che nessuna donna rispettabile sceglierebbe di legarsi a un tipo come me...»

    Lo spaniel guaì e gli leccò una mano.

    «Hai ragione, Bess. Sono irrecuperabile. E cosa me ne farei, poi, di una donna rispettabile? La mia reputazione è compromessa, il mio denaro proviene da fonti illegali e la mia unica prospettiva per il futuro è il cappio del boia, qualora finissi nelle grinfie del Capitano Rodmell con un carico di merce di contrabbando in mano. Andiamo a perdere un’oretta a cercare un pericolo che non esiste. E se lei è d’accordo, mi trastullerò con le labbra di Sally.»

    Ma un senso di disagio gli fece rizzare i peli delle braccia facendolo rabbrividire. Come se un’invisibile spada di Damocle pendesse sul suo capo.

    Alexander spinse la cavalla al galoppo sulla cima della scogliera, contenendo la sua natura giocherellona ma lasciandole l’iniziativa. Era un animale capriccioso, come tutte le femmine a suo parere, ma aveva un passo sicuro che gli permise di ispezionare con lo sguardo il paesaggio. Il sentiero della scogliera era deserto. Nessun uomo della Guardia costiera in giro. Lui, il cavallo, il cane e i gabbiani sembravano gli unici esseri viventi.

    Con un colpo di speroni spronò l’animale al trotto. Seguito da Bess, giunse poco dopo al villaggio e rallentò per inoltrarsi nelle viuzze tra le case. Anche lì trovò una grande calma. Qualche bambino che giocava, fra grida e risate, la robusta moglie di Georgie Gadie intenta a stendere il bucato. Il marito doveva essere, insieme al figlio, in mare su un peschereccio. Salutò la donna con un cenno della mano e un sorriso preoccupato, ma non si fermò. Scese da cavallo nel cortile della locanda, il Silver Boat, in cui regnava un silenzio di tomba. Nessuno offriva gli eccellenti prodotti del contrabbando, non c’era il Capitano Rodmell per smascherare l’attività dei fuorilegge. Non c’era traccia nemmeno di Sam Babbercombe, l’oste scaltro e rude che non perdeva un’occasione per riempirsi le tasche di denaro. Probabilmente stava smaltendo gli effetti dell’ultimo bicchiere di brandy, prima di accogliere i clienti della sera.

    Alexander rimontò a cavallo con un’espressione indecisa sul volto. Niente giustificava l’ansia che lo aveva spinto a uscire di casa. Ma allora perché sentiva ancora una stretta al cuore? Cos’era a chiudergli lo stomaco, a seccargli la gola? Il cielo era sereno, il mare calmo, le uniche barche nella baia erano i pescherecci degli abitanti di Old Wincomlee, occupate in attività lecite. Non c’erano minacce, né pericoli.

    Laggiù, nel porticciolo della baia, era ancorato il Venmore’s Prize, con le vele abbassate. Era la barca di sua cugina Harriette, che non veniva più usata come un tempo. Un vero peccato, si disse. Era un bel cutter, anche se di qualità inferiore rispetto allo sfortunato Lydyard’s Ghost, incendiato dai doganieri per vendicarsi di una spedizione di contrabbando che non erano riusciti a sventare. Era accaduto cinque anni prima, in una notte che Alexander preferiva non ricordare.

    Con gli occhi ridotti

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