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Fantasia di fiori
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E-book173 pagine2 ore

Fantasia di fiori

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Info su questo ebook

Come sfondo alla loro meravigliosa storia d'amore, non avrebbero potuto avere una scenografia più bella.
Ad Abby, il piano sembra infallibile. Quale modo migliore per sbarazzarsi di quell'arrogante e viziato cittadino, se non invitarlo a vivere in campagna con lei per un anno, a Topeka, nel Kansas? Scaraventato in un ambiente tanto diverso dal suo - Abby ne è sicura - Jack Kimball capitolerà nel giro di poche settimane, abbandonando l'inospitale campagna e soprattutto l'impegno che vuole a tutti i costi condividere con lei. Fin dall'inizio, invece, le cose vanno diversamente. Forse per merito della bellezza del luogo, del profumo dei fiori che Abby ama coltivare, o dell'attrazione sempre più forte che li lega, Jack comincia a...
LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2021
ISBN9788830526471
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    Anteprima del libro

    Fantasia di fiori - Kaitlyn Rice

    Copertina. «Fantasia di fiori» di Rice Kaitlyn

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Ten Acres and Twins

    Harlequin American Romance

    © 2003 Kathy Hagan

    Traduzione di Lucia Rebuscini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-647-1

    Frontespizio. «Fantasia di fiori» di Rice Kaitlyn

    1

    Abigail Briggs aveva la sensazione di trovarsi nella sala d’attesa dello studio legale ormai da tempo immemorabile.

    Aveva guardato l’orologio almeno un centinaio di volte. I minuti scorrevano veloci. Ne erano passati ventotto per l’esattezza, ma lei aveva l’impressione che fossero passate ore.

    Sua madre soleva definirla istintiva e passionale, mentre suo padre la descriveva come vivace e irrequieta. Aggettivi adatti a lei, giacché Abby aveva trascorso buona parte della sua adolescenza tuffandosi a capofitto in un mare di errori.

    Con il passare degli anni aveva imparato soprattutto a essere paziente, aveva dovuto farlo nel momento stesso in cui aveva scelto di guadagnarsi da vivere coltivando fiori e piante.

    Con pazienza, da una semplice manciata di semi si potevano ottenere nel tempo meravigliosi bouquet e, piantando un esile ramoscello e nutrendolo con cura per anni, si poteva avere la soddisfazione di veder crescere un albero robusto, carico di frutti succosi.

    Ma in alcune circostanze non aveva ancora imparato a essere paziente. Qualsiasi cosa stesse facendo l’avvocato chiuso nel suo studio, non poteva essere importante quanto il futuro dei suoi nipotini.

    La sua indignazione aumentò sempre più mentre batteva stizzita il piede sul tappeto con la speranza di attirare l’attenzione della segretaria, la quale continuava a lavorare, apparentemente ignara della sua presenza.

    Il suo stato d’animo era dovuto soprattutto al fatto che Paige e Brian non c’erano più; l’aver saputo che erano morti sul colpo non attenuava in alcun modo il suo dolore.

    Avevano entrambi solo ventidue anni e tanti progetti in serbo per il futuro. Se n’erano andati all’improvviso, lasciandosi alle spalle amici, le famiglie con il cuore a pezzi e due adorabili gemelli che non avevano ancora compiuto sei mesi.

    Un rumore di passi la indusse a voltarsi verso la porta dello studio dell’avvocato, dalla quale stava uscendo un uomo. Aveva il viso terreo, l’espressione sconvolta.

    Abby quasi non lo riconobbe. Eppure si trattava di Jack Kimball, il fratello maggiore di Brian.

    Lui ebbe un istante d’esitazione vedendola, come se cercasse di ricordare dove si fossero già incontrati.

    Al funerale si erano abbracciati, scambiandosi le solite frasi di rito, ma non avevano certo avuto né il tempo né la voglia di dirsi altro.

    Abby raddrizzò le spalle e si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, dandosi, poi, della stupida per essersi preoccupata del proprio aspetto fisico in un momento come quello.

    Solo allora lui la riconobbe, il suo sguardo prese vita, ma dopo averle rivolto un breve cenno di saluto, continuò a camminare verso l’uscita.

    Abby non ebbe il tempo di chiedersi per quale motivo si trovasse anche lui lì perché Sheila Jeffries, figlia del fondatore dello studio legale, fece capolino dalla porta e la invitò a entrare.

    «Signorina Briggs, si accomodi.»

    Abby prese la valigetta contenente tutti i documenti che era riuscita a trovare tra le cose di sua sorella e la seguì nell’ufficio.

    Lisciandosi la gonna del tailleur di lino rosso, l’avvocato le indicò una poltrona di fronte alla scrivania.

    «Caffè?» le chiese e, senza attendere risposta, si avvicinò alla macchinetta per versarne una tazza.

    «Preferirei un bicchiere d’acqua, grazie.»

    L’avvocato premette il pulsante dell’interfono.

    «Sì, signora Jeffries?»

    «Porti un bicchiere d’acqua con ghiaccio alla signorina Briggs, per cortesia.»

    Poi si sedette alla scrivania e iniziò a sfogliare alcune carte.

    Aveva un’aria distaccata... asettica.

    Nella sua professione doveva essersi trovata spesso a fronteggiare situazioni del genere. La gente moriva continuamente, ma Abby non riusciva a essere altrettanto distaccata dal momento che era sua sorella la vittima di quel tragico incidente.

    Come poteva quella donna starsene seduta impassibile quasi non fosse accaduto nulla?, si chiese.

    La porta si aprì e la segretaria entrò portando un vassoio con una caraffa d’acqua e un bicchiere. Lo posò sulla scrivania vicino ad Abby e lasciò la stanza, richiudendosi silenziosamente la porta alle spalle.

    La signora Jeffries attese che lei versasse l’acqua e bevesse un sorso prima di parlare.

    «Al telefono mi diceva che vorrebbe mostrarmi un documento.»

    «Sì» disse, aprendo la valigetta e rovistando all’interno. «Quando Paige era incinta mi fece promettere che mi sarei occupata dei bambini, se fosse accaduto qualcosa a lei e Brian. Nessuno naturalmente poteva prevedere che sarebbe accaduto davvero, ma...»

    Abby s’interruppe con un nodo alla gola e porse un foglio all’avvocato.

    Un improvviso profumo di rose pervase lo studio. Sua sorella scriveva sempre su carta da lettera che profumava di rosa.

    Lei lo lesse con attenzione e glielo restituì.

    «Non ha alcun valore» dichiarò in tono brusco, quasi crudele.

    «Non ho altro in mano, di scritto, ma mi sto prendendo cura dei bambini sin dalla sera dell’incidente e... anche in precedenza ho fatto molto spesso da babysitter.»

    «Se ha la possibilità di dimostrarlo, questo potrebbe esserle d’aiuto» replicò l’avvocato. «Una lettera scritta a mano e senza la presenza di testimoni, non ha alcun valore in tribunale.»

    «Potrei perdere i gemelli? Cosa posso fare per impedirlo?»

    «Pochi mesi fa sua sorella e suo cognato hanno redatto un testamento, specificando chi avrebbe dovuto prendersi cura dei loro figli ed ereditare la loro proprietà nel caso in cui fossero deceduti prematuramente. Paige non glielo ha mai detto?»

    «No. Un testamento legale?»

    «Ne ho qui una copia. Dovrà solo presentare alla corte una domanda per ottenere la tutela dei bambini.»

    Abby emise un sospiro di sollievo, chiedendosi per quale ragione non glielo avesse detto subito.

    «E potrò allevarli io?»

    «Non entrambi.»

    «Che cosa intende dire? Paige non avrebbe mai voluto separare i suoi figli.»

    «E invece sembra che lo abbia fatto.»

    «E a chi dovrebbe essere affidato l’altro gemello?»

    «In questo momento non sono autorizzata a dirle nulla, lo saprà domattina alle nove in tribunale» rispose l’avvocato. «Entrambi avete il diritto di rinunciare all’affidamento. Se sarete d’accordo, il giudice non farà altro che convalidare il testamento; in caso contrario, verrà istruita una causa.»

    Abby abbassò lo sguardo sul foglio che sua sorella aveva scritto quasi un anno prima.

    Ignorando il profumo che emanava, studiò la calligrafia arrotondata di Paige. Brian doveva averla convinta a cambiare idea.

    «C’è altro?» chiese Abby, premendosi due dita sulle tempie.

    «Sì, nel testamento lei è stata nominata tutrice della bimba, Rose Allison Kimball. Le è stata lasciata in eredità anche la casa con tutto ciò che contiene e il giardino.»

    Finalmente una buona notizia: in tal modo avrebbe potuto continuare la redditizia attività a cui aveva dato vita insieme a sua sorella.

    «Esamini questo documento: se è d’accordo, domani mattina si presenti in tribunale pronta a firmarne una copia, in caso contrario mi telefoni a casa stasera.»

    «D’accordo.»

    «Adesso i bambini sono con la babysitter?»

    «No, con mia madre.»

    «Portateli in aula domani. Se tutto procederà come previsto, potrà riportare la piccola Rose a casa per l’ora di pranzo.»

    Abby infilò il documento nella valigetta insieme al biglietto scritto a mano da sua sorella e lasciò lo studio legale senza aggiungere altro.

    Ancora non riusciva a capacitarsi di non poter tenere entrambi i gemelli. Li amava, era stata vicina a loro fin dalla nascita, toccava a lei crescerli.

    Salì sul suo pick-up, appoggiò la valigetta sul sedile e si appoggiò esausta contro lo schienale. L’adrenalina che l’aveva sostenuta per tutto il giorno stava lentamente scemando e ora si sentiva addosso un’infinita stanchezza.

    La notte prima i bambini si erano svegliati due volte, ognuno in momenti diversi, e Abby aveva quindi passato insonne buona parte del tempo.

    Massaggiandosi le tempie, tentò di ricordare dove avesse messo la lista della spesa. Infine la trovò sotto il sedile, doveva esserle scivolata mentre scendeva dall’auto. Dopo averla rimessa in borsa, avviò il motore e decise di fare tappa al supermercato prima di tornare a casa.

    Quasi un’ora più tardi, entrò nel suo appartamento con due sacchetti colmi di alimenti vari per bambini. Per sé aveva acquistato solo del pollo surgelato, che avrebbe riscaldato nel microonde più tardi, dopo aver messo a letto i gemelli.

    «Mamma, sono tornata!» annunciò, entrando in casa.

    Faye Briggs uscì dalla cucina, asciugandosi le mani in uno strofinaccio.

    «Ciao, tesoro, com’è andata?» le chiese, prendendo una delle borse e posandola sul tavolo.

    Abby la seguì. Posò anche l’altra borsa sul tavolo e abbracciò la madre, dandole un bacio sulla guancia.

    «Te lo dirò tra un minuto. Dove sono i bambini?»

    «Stanno dormendo in camera tua.»

    Lei si affacciò alla porta della sua camera. Il materasso matrimoniale posato a terra occupava quasi tutta la stanza. Lungo il suo perimetro erano stati allineati cuscini e coperte per creare una gigantesca culla.

    Abby entrò e s’inginocchiò accanto al materasso per osservare i bambini.

    Rosie teneva i pugnetti chiusi e aveva il viso incorniciato da riccioli biondi, proprio come Paige. Wyatt era disteso accanto alla sorella e succhiava nel sonno. Si erano addormentati vicini, quasi sentissero il bisogno della reciproca presenza.

    Gli occhi di Abby s’inumidirono di lacrime.

    Rosie e Wyatt avevano già perso entrambi i genitori, sarebbe stata una crudeltà separarli. E lei si sentiva morire all’idea di perdere anche solo uno di loro.

    Doveva trovare un modo per tenerli entrambi con sé. Alzò lo sguardo e vide sua madre.

    «Da quanto tempo si sono addormentati?»

    «Solo pochi minuti.»

    Abby li coprì con la coperta e si alzò in piedi, lasciando la stanza insieme alla madre. Tornate in cucina, iniziarono a sistemare la spesa.

    «Allora?» chiesero all’unisono.

    «Dimmi prima com’è andata la mattinata» riprese Abby. «Hanno fatto colazione?»

    «Rosie ha bevuto mezzo biberon e ha mangiato un po’ di crema di riso; Wyatt invece ha svuotato il biberon ma non ha voluto altro. Poi gli ho fatto il bagnetto e siamo andati a fare una passeggiata. Direi che è andata bene.»

    «Sono contenta» mormorò Abby sorridendo.

    Per sua madre doveva essere terribile. Perdere una sorella era una tragedia, ma veder morire la propria figlia doveva essere straziante. Occuparsi dei bambini era d’aiuto per entrambe.

    «Adesso dimmi del tuo colloquio con l’avvocato.»

    «Purtroppo non ci sono buone notizie» sospirò Abby. «Pochi mesi fa Paige e Brian hanno fatto testamento, nominandomi tutrice di Rosie, ma hanno affidato Wyatt a qualcun altro.»

    «Oh, no!» esclamò Faye inorridita. «Chi?»

    «Non lo so. Se non sei tu, deve trattarsi di qualcuno della famiglia di Brian. Sua madre o suo fratello, suppongo. Non è stato affidato a voi, vero?»

    «No, abbiamo solo ricevuto la comunicazione di presentarci in tribunale domattina, tutto qui.»

    «Allora non restano che la madre e il fratello di Brian.»

    «Pensi che la madre di Brian accetterà la custodia di Wyatt?» le chiese Faye, porgendo ad Abby una confezione di pannolini.

    «Stando a quel che mi ha detto Paige, direi di no. Ha avuto altri due figli dal secondo matrimonio ed è molto impegnata. Ha visto Rosie e Wyatt soltanto una volta da quando sono nati.»

    «E Jack?»

    Abby scosse la testa.

    «Non lo so, è single e sembra che viva solo per il lavoro e le donne. Perché dovrebbe volere l’affidamento di Wyatt?»

    Dopo aver ripiegato le borse della spesa, Faye prese le chiavi dell’auto.

    «Speriamo di avere buone notizie domani in tribunale» disse.

    Speriamo.

    Ma Abby non voleva avere sorprese, aveva

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