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Un emozione che ritorna: Harmony Collezione
Un emozione che ritorna: Harmony Collezione
Un emozione che ritorna: Harmony Collezione
E-book168 pagine3 ore

Un emozione che ritorna: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Romeo Brunetti ha avuto un'infanzia difficile e ha raggiunto il successo tenendosi lontano da ogni tipo di emozione. L'unica debolezza che si è concesso, nel corso degli ultimi anni, è stata una travolgente notte con la bellissima Maisie O'Connell...



Maisie non sa cosa sia più sconvolgente: l'improvviso ritorno di Romeo nella sua vita, oppure la sua proposta di matrimonio! Farebbe qualsiasi cosa per proteggere il suo bambino, e se accettare significa dargli un futuro migliore allora non ha dubbi, anche se così facendo corre il serio rischio di cedere nuovamente all'irresistibile fascino di Romeo.
LinguaItaliano
Data di uscita21 ago 2017
ISBN9788858969038
Un emozione che ritorna: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Un emozione che ritorna - Maya Blake

    successivo.

    1

    L'orribile villa era esattamente come la ricordava, l'arancione squillante delle pareti in stridente contrasto con il blu delle persiane. L'unica cosa che non si confaceva all'immagine davanti ai suoi occhi erano i raggi di sole che avvolgevano le statue di pietra poste a guardia del cancello d'entrata.

    L'ultima volta che Romeo Brunetti aveva visto quella casa era stato sotto una pioggia scrosciante, i vestiti logori che gli si appiccicavano alla pelle mentre si nascondeva nei cespugli del giardino. Aveva pregato che nessuno lo vedesse, ma a un livello più profondo aveva quasi sperato di essere scoperto, perché il pestaggio che sarebbe seguito avrebbe finalmente messo fine a tutte le sue sofferenze, alla fame e al dolore per il rifiuto che gli corrodeva le vene come acido e divorava la sua anima di adolescente. Sfortunatamente, la sorte aveva deciso in modo diverso. Era rimasto nascosto, infreddolito e quasi catatonico, finché la fame non lo aveva costretto a muoversi.

    Romeo alzò gli occhi sulle lance tra le mani delle statue, ricordando come suo padre si fosse sempre vantato del fatto che fossero d'oro massiccio.

    L'uomo che l'aveva definito un bastardo, subito prima di ordinare ai propri scagnozzi di gettarlo in mezzo alla strada e assicurarsi che non tornasse mai più. L'uomo che gli aveva urlato in faccia che non gli importava nulla del figlio della prostituta con cui si era divertito un po' nei vicoli di Palermo, l'unica cosa che voleva era non rivedere mai più la sua faccia.

    No... non suo padre. Non si meritava quel titolo.

    Romeo serrò le mani intorno al volante della sua Ferrari e si chiese per la millesima volta perché si fosse disturbato a tornare in quel posto. Perché aveva lasciato che una lettera, che aveva strappato in mille pezzi subito dopo averla letta, lo spingesse a infrangere il giuramento che aveva fatto a se stesso più di due decenni prima. Si voltò verso destra, dove l'alto muro della proprietà del defunto Agostino Fattore si levava verso il cielo ed eccolo lì, il cespuglio, esattamente dove lo ricordava, i rami allungati a offrire la stessa ingannevole sensazione di riparo.

    Per un momento, Romeo lottò con il desiderio di sradicare il cespuglio a mani nude e farlo a pezzi. Serrando la mascella, abbassò il finestrino e digitò il codice che era rimasto impresso nella sua memoria per tutti quei lunghi anni.

    Mentre il cancello si apriva lentamente, si chiese ancora perché fosse lì. Un uomo che lo aveva rifiutato tanto brutalmente in vita, cosa poteva avere da offrirgli dopo la morte?

    Aveva bisogno di risposte. Doveva essere sicuro che il sangue che gli scorreva nelle vene non avrebbe preso il sopravvento su di lui, rovinandogli la vita quando meno se lo aspettava. Che alle due volte in cui aveva perso il controllo al punto di non riconoscere se stesso non sarebbe mai seguita una terza.

    Più che odiare l'uomo il cui sangue portava nelle vene, odiava gli anni persi cercando un sostituto per Agostino Fattore.

    Comunque, chiudere il proprio cuore a ogni tipo di emozione, all'età di diciassette anni, era stata la miglior decisione che avesse mai preso.

    Allora perché sei qui? Non sei affatto come lui.

    Doveva esserne certo.

    Irritato per aver perso tempo con quei pensieri, premette il piede sull'acceleratore, mormorando soddisfatto quando le ruote stridettero a contatto con l'asfalto del viale. Scese dalla macchina e si diresse a grandi passi verso l'enorme portone d'ingresso, che spalancò.

    Entrando nell'ampio atrio, alzò gli occhi sul gigantesco candeliere sopra la sua testa. Se fosse spettato a lui decidere del destino della villa, quella mostruosità sarebbe stata la prima cosa a finire in un inceneritore. Non si trovava, però, in quel posto per mettere in discussione i pessimi gusti di un uomo morto. Era lì per mettere a tacere i suoi fantasmi.

    Fantasmi che albergavano nel profondo della sua coscienza fin da quando era bambino, ma che erano stati liberati una notte di cinque anni prima, tra le braccia di una donna che gli aveva fatto perdere il controllo.

    Si voltò sentendo il rumore di passi strascicati alle spalle, accompagnati dal suono di un'andatura più stabile che strappò un sorriso a Romeo.

    Lorenzo Carmine allungò le braccia in un gesto di saluto, ma Romeo notò la cautela negli occhi dell'uomo. «Benvenuto, figliolo. Vieni, ho fatto preparare il pranzo.»

    Lui si irrigidì. «Non sono tuo figlio e questo incontro non durerà più di cinque minuti, perciò ti suggerisco di dirmi quello che non hai voluto scrivere nella lettera e non farmi sprecare altro tempo.» Non si preoccupò di nascondere il disprezzo nella propria voce.

    Gli occhi grigi di Lorenzo si riempirono di un'ira che ricordava di avere già visto l'ultima volta che era stato lì. A essa, però, si aggiunse la consapevolezza che quello di fronte a lui non era più un ragazzino spaventato incapace di difendersi. La sua espressione si trasformò in un placido sorriso.

    «Devi perdonarmi, ma se non mangio a orari regolari, il mio corpo ne risente.»

    Romeo si voltò verso la porta, pentendosi ancora una volta della sua decisione. Stava solo perdendo tempo. «Allora vai a prenderti cura del tuo corpo. Goditi il resto dei tuoi giorni e non contattarmi mai più.» Provò un intenso sollievo al pensiero di andarsene per sempre da quel posto.

    «Tuo padre ha lasciato qualcosa per te. Qualcosa che sono sicuro vorrai vedere.»

    Romeo si fermò. «Non era mio padre e nulla che gli sia appartenuto, in questa vita o nell'altra, mi potrebbe mai interessare.»

    Lorenzo sospirò. «Eppure sei venuto fino a qui su mia richiesta. O forse era solo per fare il prepotente con un uomo anziano?»

    «Sputa il rospo, Carmine» disse a denti stretti.

    Lorenzo annuì in direzione di una delle guardie del corpo, che scomparve in fondo al lungo corridoio.

    «Per onorare la memoria del mio più caro amico, tuo padre, che riposi in pace, contravverrò agli ordini del mio dottore.» L'altra guardia del corpo seguì Lorenzo, che indicò una stanza alla loro destra.

    Romeo la ricordava. Era la sala d'attesa per i visitatori, una stanza riccamente decorata che fungeva da anticamera al salone dove il padre amava ricevere gli ospiti.

    L'uomo si lasciò cadere su un'imponente poltrona dall'aspetto simile a un trono. Romeo decise di rimanere in piedi e soffocò il bisogno di aggirarsi per la stanza come un animale in gabbia.

    Aveva superato la brutalità e la disperazione della sua infanzia, ma non amava ritrovarsi circondato dai ricordi di quel passato turbolento. C'era l'angolo in cui si era rannicchiato quando la punizione di uno degli scagnozzi del padre si era trasformata in una serie di colpi di arma da fuoco e urla disumane, la prima volta che vi era stato condotto. C'era il divano su cui il padre lo aveva costretto a sedere e dal quale aveva dovuto assistere al pestaggio di Paolo Giordano. Più di ogni altra cosa non voleva ricordare di essere andato vicino a imboccare la stessa via di violenza quando, stanco di vivere per la strada, si era quasi unito a una banda criminale temuta per la sua spietatezza.

    Sì, sarebbe dovuto restare lontano da lì, nel calore del suo ultimo e più esclusivo resort nei Caraibi.

    Strinse gli occhi quando la seconda guardia del corpo tornò con una grande scatola intagliata.

    «È stato un bene che tuo padre abbia deciso di tenerti d'occhio, dopotutto, no?» sostenne Lorenzo.

    «Scusa?» gracchiò incredulo Romeo.

    «Tua madre, che la sua anima sfortunata possa riposare in pace, ha cercato di fare del suo meglio, ma sappiamo che non aveva quel che ci vuole, eh?»

    Romeo fece una smorfia. Quello di sua madre era un argomento che aveva chiuso definitivamente il giorno in cui l'aveva sepolta, cinque anni prima.

    Lo stesso giorno in cui aveva abbassato la guardia in modo del tutto incredibile per lui, con una donna il cui viso continuava ad affacciarsi alla sua memoria quando meno se lo aspettava. Una donna che, per la prima volta dopo innumerevoli anni, gli aveva fatto provare la voglia di sperimentare il calore di un'emozione umana.

    Un tremore lo attraversò, a quel ricordo, potente e sconvolgente come quella notte, quando si era reso conto che le sue emozioni non erano fredde e distaccate come credeva.

    Bloccò sul nascere quel pensiero. Maisie O'Connell, proprio come il cespuglio all'esterno di quella casa maledetta, rappresentava un periodo della sua vita che voleva cancellare per sempre dai propri ricordi.

    Perché ti mettono a disagio, ti fanno sentire vulnerabile, forse? Basta!

    «Sembri avere l'errata convinzione che io voglia ricordare il passato insieme a te. Non è così. Se non sbaglio sei stato tu a gettarmi fuori dal cancello quando ero bambino. Le tue esatte parole, presumibilmente su ordine di mio padre, sono state: Se ti vedo di nuovo qui dentro, ne uscirai in una cassa da morto

    Lorenzo scosse le spalle. «Quelli erano giorni di azioni avventate. Guardati ora. Ti sei costruito una bella vita, nonostante le tue origini.» I suoi occhi furono attraversati da un lampo di perfidia. «Nessuno di noi avrebbe mai immaginato che un bambino allevato nei bassifondi potesse raggiungere un tale successo.»

    Romeo si mise le mani in tasca per impedirsi di fare l'impensabile e strangolare il vecchio sul posto. «Allora immagino sia stata una fortuna per me essere abbastanza intelligente da capire che non importa il luogo in cui nasciamo, ognuno di noi è padrone del proprio destino. Se così non fosse, chissà dove sarei oggi. Rinchiuso in un manicomio, forse, a lamentarmi per la mia triste sorte, legato con una camicia di forza?»

    Il vecchio rise, o almeno ci provò. Quando il suono si trasformò in una serie di colpi di tosse roca, i due scagnozzi si scambiarono una cauta occhiata, prima di porgergli un bicchiere d'acqua.

    Il suo violento rifiuto li respinse subito al loro posto. Quando l'attacco di tosse cessò, Lorenzo aprì la scatola e ne estrasse alcuni fogli.

    «Non sei tipo da arrendersi senza lottare, era chiaro anche quando eri solo un bambino. Ma farai meglio a ricordare da dove viene quell'intelligenza.»

    «Stai davvero sostenendo che io debba ciò che ho creato per me stesso a te o alla patetica banda di malviventi che chiami famiglia?» chiese incredulo.

    «Discuteremo di ciò che ci devi tra poco. Tuo padre aveva intenzione di farlo prima di venire tragicamente a mancare.»

    Romeo si trattenne dall'esprimere ad alta voce i propri commenti sull'esplosione della barca che aveva tolto la vita al padre insieme alla moglie e alle due sorellastre che non gli era mai stato possibile conoscere. Più che una tragedia, sembrava proprio che si fosse trattato di un omicidio attentamente organizzato.

    Lorenzo depose i documenti sul tavolo di fronte a lui. «Il primo punto da discutere è questa casa. È tua, senza vincoli o costi aggiuntivi. Gli avvocati hanno solo bisogno di una tua firma. Sono incluse la collezione di macchine, i cavalli e tutti i terreni circostanti, chiaramente.»

    Per lo stupore, Romeo rimase ammutolito.

    «Poi ci sono le attività. Non stanno rendendo quanto speravamo e la famiglia Carmelo crede erroneamente che questo sia un buon motivo per intromettersi nel nostro giro d'affari, ma sono sicuro che l'ordine sarà ristabilito una volta che avremo la protezione della Brunetti International...»

    Romeo scoppiò in una sonora risata. «Devi essere pazzo se credi che voglia avere a che fare con quest'eredità macchiata di sangue. Preferirei restare sul lastrico che reclamare un solo mattone di questa casa, o associare in qualche modo il nome della mia compagnia a quello dei Fattore e a tutto ciò che comporta.»

    «Puoi anche disprezzare il nome Fattore, ma credi che Brunetti, figlio di una prostituta da due soldi, suoni meglio?»

    No di certo, ma gli era sembrato il minore dei mali, soprattutto dopo che era stato diffidato dall'usare il nome Fattore.

    «Questa è la tua eredità, non importa quanto tu cerchi di negarlo» insistette Lorenzo.

    «Puoi stare seduto qui a riscrivere la storia finché le pareti non ti crolleranno intorno» disse lui con un'irritazione che sospettava sarebbe solo cresciuta se si fosse trattenuto ancora, «ma

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