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Un per sempre inaspettato
Un per sempre inaspettato
Un per sempre inaspettato
E-book379 pagine5 ore

Un per sempre inaspettato

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Info su questo ebook

Volevo una vita fatta di musica.
Volevo crescere mio figlio.
Ma è bastato uno sguardo per cambiare tutto.
Non mi sarei mai aspettato di essere felice.
 
Non mi aspettavo di trovarla.
Non mi aspettavo di desiderarla.
Non mi aspettavo di diventare un padre di famiglia.
Non mi aspettavo di essere amato.
Non mi aspettavo di amare a mia volta.
 
Dicono che ci si dovrebbe aspettare l’imprevisto; non mi ero reso conto che il mio era di quelli che durano per sempre.

Torna in Italia Heidi McLaughlin, vi farà battere il vostro cuore a tempo di rock!
LinguaItaliano
Data di uscita4 ago 2023
ISBN9791220706469
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    Anteprima del libro

    Un per sempre inaspettato - Heidi McLaughlin

    1

    HARRISON

    Questo spartito non ha alcun senso. L’ho rimaneggiato almeno un centinaio di volte, ma è ancora tutto confuso. Conosco il testo e il ritmo, ma ogni cosa che butto giù è un casino. Liam si aspetta che gli presenti qualcosa, quando inizieranno le prove della band, tra un’ora, ma sicuramente non ci riuscirò. La mia mente è consumata dall’amore e dalla lussuria, e non ci posso fare proprio un cazzo.

    Mi tolgo gli auricolari e mi allontano dal computer. Non posso farlo, non oggi. Non dopo averla vista, ieri sera. Detesto non poterle rivelare ciò che provo. Detesto che, quando un altro uomo la guarda, mi sale una rabbia omicida. Voglio essere l’unico che la guarda.

    Sono un illuso a pensare che lei mi voglia, con le mie braccia tutte tatuate e la mia vita da rocker. So di poterle offrire qualcosa in più rispetto agli altri uomini. Una casa, sicurezza economica e un uomo che la venera e bacia la terra su cui cammina. Ma non sono il tipo che puoi portare a conoscere la mamma o alle riunioni scolastiche genitori-insegnanti senza che tutti ti fissino. So che non è ciò che vuole. Ci sono già troppe persone che la scrutano in quel modo, al momento.

    Prendo un foglio di carta bianco e annoto altre strofe. Altra merda sdolcinata che vorrei poterle dire. E invece, mi presento da lei quasi quotidianamente per offrirle qualcosa: un caffè, il pranzo, o di curarle il prato gratis perché, per quanto mi sforzi, non riesco a farmi entrare in testa che mi considera solo un amico, e sarà così per sempre.

    Scrivo sei parole, poi strappo il foglio. So perché Liam mi ha incaricato di scrivere la musica per queste canzoni, ma sono mie. Non avevo intenzione di condividerle con la band. Credo che stia cercando di farmela pagare per tutte le cose che ho detto quando è tornato a casa, dopo il funerale del suo amico, sul fatto che si è innamorato. Adesso che tocca a me se ne sta seduto a sbellicarsi dalle risate. Dovrei scrivere roba grossa. Che ti fa scoppiare la testa e urlare fino a non avere più aria nei polmoni; a cui penso, talvolta. A ogni modo, abbiamo bisogno di canzoni nuove e ci hanno imposto di produrre qualcosa.

    Ma no, non è questo che siamo. Siamo schizzati alle stelle con le ballate intime di Liam e vibranti storie personali, che fanno innamorare tutte le donne di noi. Tutte ci credono anime tormentate e bisognose di compagnia. Ciò che non sanno è che Liam ha scritto solo di una donna. Cavolo, non lo sapevo nemmeno io, finché non ha lasciato Los Angeles per la tranquilla, ordinaria vita di Beaumont.

    Non posso biasimarlo. Io ho fatto la stessa cosa. Questo è il posto migliore per crescere Quinn. Andrà a scuola con Noah e, quando io e Liam saremo in tournée, Josie si prenderà cura di lui. È veramente come una madre per Quinn, e gliene sarò eternamente grato. Per questo, e per il fatto di aver dato al mio migliore amico una vita del tutto nuova, e da allora abbiamo avuto una sfilza di successi che ci hanno riportato in cima alle classifiche.

    Se solo adesso riuscissi a fare in modo che l’unica donna di cui sono infatuato guardasse dalla mia parte. Invece, sono saldamente incastrato nella categoria amico e non so proprio come uscirne. Ho paura di rivelarle ciò che provo, perché l’espressione sul suo viso mi spezzerebbe. So che non mi vuole nel modo in cui io voglio lei, e preferisco esserle amico che non averla affatto nella mia vita.

    Mi infilo di nuovo gli auricolari e ci riprovo. Immagino le cose che bramerei farle. Il modo in cui desidero stringerla. Quanto vorrei essere la persona da cui torna a casa, la sera. Essere quello a cui si rivolge quando ha bisogno di essere consolata, nel giorno dell’anniversario della morte del marito. Voglio essere la persona di cui le gemelle hanno bisogno, se mai qualcuno osasse spezzare i loro cuori.

    Immaginare una vita con lei è facile come respirare. Devo solo trovare il modo per farlo accadere, senza pressarla troppo. Spero che il tempo mi sia amico e che, un giorno, mi guarderà e capirà che può fidarsi del fatto che mi prenderò cura di lei. Che saprà che non farei mai del male a lei o alle ragazze. Che mi vedrà per chi sono e saprà che io e Quinn ci incastreremmo alla perfezione nella sua vita.

    Mi scosto dalla scrivania e vado verso la batteria, portandomi dietro il portatile. Devo sfogare un po’ di rabbia e frustrazione, e magari ne verrà fuori qualcosa di utilizzabile. Chiudo gli occhi e lascio che siano le bacchette a guidarmi. Il ritmo inizia duro e regolare. Sto colpendo la batteria davanti a me, sfogando la mia energia repressa.

    Il suo viso mi passa davanti agli occhi, ho la sua voce nella testa. Mi calmo all’istante ed elaboro un ritmo. Premo il tasto REC sul portatile e continuo a suonare. È una melodia lenta, fluida. Decisamente qualcosa su cui io e Liam potremmo lavorare.

    Bussano sul vetro, sollevo le palpebre, sono Jimmy e Tyler che mi avvisano del loro arrivo. Tyler è il nostro nuovo guru del suono, e ha trascorso la settimana precedente a Los Angeles con Jimmy, per imparare a conoscerlo. Arresto la registrazione e mi tolgo gli auricolari per andare ad aprire la porta. Proprio in quel momento, lei sta scendendo le scale, parlando al cellulare. Incrocia per un attimo gli occhi con i miei. Non so se sto sorridendo o se non sto mostrando alcuna emozione, ma la sua sola presenza mi fa diventare pazzo. È in momenti come questo che sono contento che lavori per noi. Mi fornisce qualsiasi possibile pretesto per starle vicino. È semplice intavolare una conversazione sulla musica, su quale sarà il nostro prossimo spettacolo, o quali sono le nostre scadenze. La cosa buffa è che so già tutte queste cose, ma mi comporto come se le avessi dimenticate, o non riuscissi a trovare il telefono per controllare.

    Jimmy, o JD, come lo chiamiamo visto che secondo lui è più adatto alla sua vita da rockstar, mi dà una pacca sulla spalla, passando. Sta ridendo e bofonchiando qualcosa tra sé e sé. Liam sta arrancando giù per le scale; chiudo la porta e accendo la luce, per far sapere a Katelyn e Josie che stiamo lavorando.

    Odio l’aspetto di Liam, di mattina. No, non dovrei dire così. Sono contento per lui. Sta con l’unica donna che ama e sono felici. Disgustosamente felici, ma ha scontato la sua pena e se lo merita. L’orgoglio che scorgo nei suoi occhi quando guarda il figlio è lo stesso che ho io quando osservo Quinn. Sono la parte migliore di noi, a prescindere da quanti errori abbiamo commesso.

    «JD, amico mio,» dice Liam, mentre si danno un abbraccio da uomini. «Non ti ho sentito entrare.»

    «Mi ha fatto entrare Linda. Ma dimmi, quanto avete dovuto pagarla perché lasciasse il suo comodo lavoro in hotel e venisse qui, a occuparsi delle vostre chiappe flaccide?»

    Liam ride. Ci era riuscito qualche mese prima di cominciare a cercare una governante. Non voleva che Josie dovesse occuparsi da sola della casa, perciò ha chiesto alla sua ex-domestica, Linda, di trasferirsi a Beaumont. Le sta costruendo una bella casetta dietro la sua, e le ha comprato un’auto.

    «Mettiamoci al lavoro. Katelyn sta cercando di prenotare dei nuovi locali di cui ha sentito parlare, quindi dobbiamo lavorare sui punti deboli.» Liam si mette la chitarra a tracolla e inizia ad accordarla.

    «Ho composto questo, prima che arrivaste.» Vado al laptop e premo PLAY, e guardo JD e Liam mentre ascoltano la melodia. Liam sorride e dà un’occhiata al testo su cui ho lavorato. JD si mette alla tastiera e preme alcuni tasti, e io mi unisco con la batteria. Liam fa cenno a Tyler di avviare la registrazione. Lui suona la chitarra e canta al microfono, mentre io e JD lo seguiamo.

    Quando alzo la testa, Katelyn mi sta guardando. Non noi, solo me, poi si gira e scompare dalla mia vista. Per un breve istante, ho un briciolo di speranza che provi le stesse cose che sento io.

    2

    KATELYN

    Metto giù il telefono e mi prendo la testa tra le mani. So che posso farcela. Devo solo convincermi che Liam non ha fatto un errore ad assumermi. Cosa avevo in mente quando ho aperto bocca, il giorno di Natale, per dire che sarei diventata la loro manager? Temo di aver fatto il passo più lungo della gamba, ma Liam ha fiducia in me, anche se ho ottenuto solo ingaggi in piccoli locali per i 4225 West.

    I proprietari dei locali si mettono a ridere quando chiamo per riservare una serata. Mi chiedono se sto scherzando, e io assicuro loro di no. Gli dico, ripetutamente, che la band sta provando ad avere una nuova prospettiva, più adatta alle famiglie, per ringraziare le fan che li hanno resi così famosi. Eppure, avverto l’ironia nella loro voce, quando accettano e concordiamo un cachet ridicolo. Ciò che non capiscono è che, con un po’ di pubblicità, guadagnerebbero parecchio con quella serata. I 4225 West non chiedono una grossa percentuale, vogliono semplicemente suonare, e farlo senza grossi riflettori puntati addosso.

    Il mio telefono suona, facendomi sussultare. Quasi rovescio il caffè quando mi allungo per afferrare la cornetta. Fermo la tazza con le mani, prima che ci sia caffè ovunque. Non so da dove venga tutto questo nervosismo… okay, sì, lo so. So esattamente cosa o chi mi mette agitazione. Solo che preferisco ignorarlo. Non riesco a concentrarmi sulle mie bambine e sulla mia carriera, con tutte le distrazioni a cui sono sottoposta ogni giorno. Devo farmela passare… qualunque cosa sia. È il mio capo. È ciò che continuo a ripetermi, che sia lui o no a firmare effettivamente il mio assegno. Lavoro per lui.

    Sollevo il telefono al quarto squillo, mi schiarisco la voce e prendo un respiro profondo, prima di dire Pronto.

    «Parlo con Katelyn Powell?»

    «Sono io,» rispondo, avvicinandomi il blocchetto per prendere appunti.

    «Sono Christa Johnson e rappresento un artista conosciuto come DeVon. È un artista emergente, con cui abbiamo appena concluso un contratto. Il suo primo singolo uscirà il mese prossimo, e vorremmo dargli un po’ di visibilità. Mi chiedevo se i 4225 West sarebbero interessati a un piccolo tour con lui.»

    «Che genere di musica? Con un nome come DeVon, sembrerebbe più hip hop.» Annoto il nome e ci scarabocchio vicino cerca. Non ne ho mai sentito parlare, ma non significa niente. Quando si tratta di musica, sono piuttosto ignorante.

    «Sembrerebbe, vero? DeVon in realtà fa del blues con un’anima rock. E un pizzico di funky. Pensiamo che, con il successo dei 4225 West, non solo DeVon si guadagnerà un po’ di fan, ma potrà anche imparare qualcosa da degli esperti e su come si porta avanti un tour.»

    Esperti? So di non esserlo per quanto riguarda i tour, ma i ragazzi sì. Io? Sono solo quella che sta dietro la scrivania, e che cerca di trovare dei locali che vogliano pagarli.

    «Avete già trovato delle location?» È una cosa importante. Quanto lavoro mi troverò a dover fare?

    «Circa quindici, ma ne vorremmo almeno il doppio.»

    Posso organizzare io quelle mancanti. Per me sarà una buona esperienza. «Dove vorreste fare il tour?»

    «Vorremmo raggiungere il pubblico più giovane, quindi l’ideale sarebbero Miami, New York e Seattle.»

    «E quando vorreste iniziare?»

    «Speriamo per agosto.»

    Agosto? Un mese prima dell’inizio della scuola. Non che io debba andare in tour con i ragazzi, anche se Liam mi vorrebbe con loro. Sono sicura che Josie e Noah ci andranno, e probabilmente anche Harrison porterà Quinn. Sta per uscire il nuovo CD della band, e probabilmente sarebbe un enorme vantaggio, per loro. Trenta date saranno sufficienti?

    «In effetti, agosto non va bene, per noi. Che ne dice di luglio, per un tour di quarantacinque giorni?» butto là quel numero, sperando di fare la cosa giusta. Liam mi ha dato carta bianca, la possibilità di fare tutto ciò che ritengo adatto, ma ho sempre dei dubbi. La maggior parte delle volte, lui alza gli occhi al cielo o mi dice di chiedere a Harrison, e non accadrà assolutamente.

    «Può andare.»

    «Ottimo.» Io e Christa trascorriamo l’ora successiva al telefono, a discutere sui dettagli. Prendo abbondanti appunti, e lei mi promette di inviarmi per e-mail i contatti delle location che ha già riservato. Ci accordiamo che sarò io a prendere la guida, dato che i 4225 West saranno le star.

    Guardo fuori dalla finestra per vedere se la luce rossa della sala di registrazione è ancora accesa. È spenta. Prendo il blocchetto e la penna e vado in sala. I ragazzi sono in piedi intorno a Tyler, e ridono. È una cosa positiva. Significa che hanno registrato qualcosa di cui sono soddisfatti e ne sono felici. Mi piace quando lo sono.

    Liam mi dà un bacio sulla guancia quando mi avvicino a lui. Mi mette un braccio sulle spalle, attirandomi a sé. È stato così da quando è tornato a vivere qui. Non che me ne lamenti. Gli voglio bene come a un fratello e lui c’è stato per noi, aiutandoci più di quanto io potrò mai ringraziarlo.

    «Katelyn, hai conosciuto Tyler?» mi chiede Liam, indicando Tyler, che annuisce.

    «Sì, Jimmy lo ha portato qui per compilare i documenti. Avete registrato qualcosa, ragazzi?»

    «No,» afferma Harrison brusco. Lo guardo, e immediatamente desidero di non averlo fatto. Mi sta fissando, o meglio fissa la mano di Liam, ancora appoggiata sulla mia spalla. Non ne sono proprio sicura. A ogni modo, mi sta guardando con i suoi penetranti occhi verdi. Ha un’espressione imperturbabile, quasi dura.

    «Bene, sentite,» dico. Liam lascia cadere le braccia e si sposta per mettersi di fronte a me, lasciando giusto lo spazio perché gli altri ragazzi possano sentire ciò che ho da rivelargli. Parliamo di affari, adesso, si è fatto serio. Questo aspetto di Liam a volte mi spaventa. «Ho appena parlato al telefono con la manager di un artista che sta per uscire con un album. Si chiama DeVon…»

    «È un rapper?» domanda Harrison, interrompendo il mio discorsetto. Non so perché faccia così, ma mi fa venire voglia di tappargli la bocca con la mano.

    Scuoto il capo e proseguo. «DeVon è un musicista blues con un pizzico di rock. Stanno cercando di costruire la sua fanbase e mi hanno chiesto se saremmo interessati a un tour. Ho supposto che, con l’uscita imminente del CD, sarebbe un buon modo per farci pubblicità, per cui faremo un tour in quarantacinque città, a partire da luglio. Voi, ragazzi, tornerete in tempo per l’inizio della scuola dei bambini.»

    «Voi ragazzi?» chiede Jimmy.

    «Sì. Io rimarrò qui.»

    «No, tu verrai con noi,» afferma Liam. «Noleggia un minibus. Può aiutarti Harrison. Ha dei contatti e sa cosa vogliamo. Sarà divertente.»

    Io e Harrison ci fissiamo. Il berretto nero che indossa sempre mi stuzzica a immaginare come siano i suoi capelli. L’ho visto senza il cappellino solo in foto, mai di persona. Sono la prima a distogliere lo sguardo, perché non riesco a sostenere il modo intenso in cui mi scruta. O forse, è perché non riesco a capire il modo in cui io osservo lui. Oppure perché voglia saperne di più su di lui.

    Liam mi bacia sulla guancia prima di avviarsi di sopra. Afferma che è ora di pranzo, prima che abbia la possibilità di aggiungere altro. Jimmy e Tyler si muovono più in fretta di quanto li abbia mai visti fare prima, lasciandomi con Harrison.

    «Andiamo nel tuo ufficio?»

    Alzo in fretta lo sguardo, aspettandomi che sorrida o che cambi espressione, ma non lo fa. Ricordo a me stessa che questo è il mio lavoro e che lui ha le risposte di cui ho bisogno per portare a termine il mio compito e, per quanto non voglia stare seduta nel mio ufficio con lui proteso verso di me, è una cosa che devo fare.

    Annuisco e faccio strada. Conto i passi fino alla porta e poi fino alla scrivania: venti, ventuno, ventidue. Harrison mi scosta la sedia. Commetto l’errore di guardarlo mentre mi siedo. La lieve curvatura delle sue labbra mi fa capire che è contento di trovarsi qui. È arrivato per primo nel mio ufficio, e non capisco come abbia fatto. Stavo veramente camminando così piano?

    Spinge leggermente la sedia e si china su di me. Cerco di non inspirare la sua colonia. Non voglio sapere quale usa, ma è buona. Mi avvicino allo schermo, per allontanarmi da lui, ma lui fa altrettanto. Mi chiedo se sappia che effetto mi fa. Sa che sto cercando di evitarlo? Che non potremo mai diventare qualcosa?

    Harrison mi dice su quale sito devo andare, e io lo faccio. Solo che le mie dita non funzionano, e devo digitare più volte l’indirizzo web. Poggia le dita sopra le mie. Io le ritraggo all’istante, per paura che mi tocchi. Mi metto le mani in grembo.

    «Scusa, stavo solo cercando di aiutarti.»

    Gli faccio un cenno con la testa e mi rendo conto di quanto mi sto comportando da stupida. Possiamo essere amici, no?

    Apre il sito web e mi spiega come effettuare un noleggio personalizzato. Dice che hanno già usato quell’agenzia e di chiamare e chiedere di Larry; lui si accerterà di fornirci tutto ciò di cui abbiamo bisogno, e in tempo. Annoto ciò che mi dice, e lui ride. Mi giro appena, ma ci ripenso e mi concentro invece sul foglio.

    «Credo di potercela fare da sola, da qui in poi.»

    «Katelyn?»

    Il suono della sua voce, il modo in cui pronuncia il mio nome, lento e dolce, con un pizzico di mistero, mi fa alzare lo sguardo su di lui, e subito mi prendo mentalmente a calci.

    «È ora di pranzo, e a Linda non piace lasciare il cibo in giro per troppo tempo.»

    Ha ragione. Faccio scorrere la sedia all’indietro. Lui si scosta di un passo per farmi spazio. Speravo di poterlo seguire di sopra, ma lui non si muove né si avvia. Aspetta che lo faccia io.

    Sono una stupida a sentirmi così, ma è passato troppo poco tempo da Mason. In effetti, non accadrà mai niente con Harrison. So ciò che prova, ma io proprio non posso. Non solo perché amo Mason, ma perché Harrison non è il mio tipo. Non uscirei mai con un uomo ricoperto di tatuaggi, che porta sempre il berretto e i pantaloncini. È un rocker, e non è adatto alla mia vita.

    Non mi importa che il modo in cui mi guarda mi faccia sentire voluta.

    Non mi importa che il modo in cui mi guarda mi faccia sentire desiderata.

    Non mi importa che il suo odore mi faccia venire voglia di arrampicarmi sul suo corpo, fino a essere del tutto avvolta dal suo profumo.

    Non mi importa, perché lui non è Mason.

    3

    HARRISON

    Vado a prendere Quinn, che sta dormendo nella stanza degli ospiti a casa di Liam. L’ho lasciato lì questa mattina presto, dopo aver finito di caricare il pullman per il tour. Non aveva molto senso svegliarlo, solo per rimetterlo a dormire qualche ora dopo. È abituato a questa vita, ai viaggi continui, alle serate fino a tardi e al cibo degli hotel. Aveva una baby-sitter, prima, e anche lei veniva con noi. Non volevo stargli lontano per più di un giorno.

    Katelyn si è offerta di rimanere a casa, ma Liam è stato inflessibile nel volerla con noi. Ha detto che deve imparare i trucchi del mestiere. Lei ha esitato, ma quando lui ha buttato lì parole come vacanza di famiglia e Disney World, ha accettato. Adesso non riesco a togliermi dalla testa la vista di Katelyn in bikini.

    È già molto duro, letteralmente, quando la vedo indossare i completi di lavoro. Sempre in gonna, di lunghezza variabile, ma di quelle che noti solo se ci fai attenzione, e io lo faccio. Sempre. La mia immaginazione galoppa e devo reprimere l’impulso di allungare una mano e toccarla. Così da sentire appena la sua pelle contro la mia. Le accidentali carezze della mia mano sulla sua, o quando mi abbasso e i suoi capelli mi solleticano il mento. Ogni momento che riesco a rubare, che mi faccia tirare avanti fino alla volta successiva.

    L’unico problema è che di questi momenti non ce ne sono abbastanza. Lei mi evita tutte le volte che può. Anche quando mi accorgo che mi sta osservando, distoglie lo sguardo nell’attimo in cui incrocia il mio. Perché fa così? Capisco che stia ancora soffrendo per il marito. Non sono così idiota da credere che lo abbia già dimenticato, ma vedo il modo in cui mi guarda. Il modo in cui inciampa anche su piccole cose, quando le sono vicino. Se non le piacessi, non le farei quell’effetto.

    Quinn si sveglia non appena lo metto nella cuccetta. Sorride, prima di girarsi dall’altra parte. Immagino che ormai sia troppo grande per prenderlo in braccio, ma ai miei occhi è ancora il mio bambino. Lui è nel letto sotto, quello sopra lo ha preso Noah. Noah è entusiasta di partire per il tour, e veramente non posso biasimarlo. Ha passato tutta la sera precedente a subissare Quinn di domande sui diversi hotel, sui concerti, e su cosa fa lui quando io non sono sul palco. Quinn è stato bravissimo e ha risposto a tutti i suoi quesiti, dicendogli persino quali cibi evitare durante il viaggio. So che questo tour sarà diverso da tutti gli altri. Per prima cosa, perché abbiamo tutti le nostre famiglie con noi, a parte JD e Tyler. So che passeremo la maggior parte del tempo libero a bordo piscina, mentre le donne saranno a fare shopping.

    Scendo dal pullman proprio quando Katelyn parcheggia nel vialetto. Non ho esitazioni. Corro verso la sua auto, mentre lei apre lo sportello posteriore per tirare fuori una delle gemelle. L’unica cosa per cui le distinguo è per come sono vestite. Vado dall’altro lato e apro lo sportello posteriore. Peyton è fuori combattimento sul seggiolino, con un pallone infilato sotto il braccio. Non so quanto sia comodo dormire con un pallone, ma era del padre, quindi capisco.

    Guardo Katelyn, che smette di slacciare la cintura di Elle quando io mi allungo per fare lo stesso con quella di Peyton. Le sorrido perché, francamente, non so cos’altro fare quando si tratta di lei. Lei non ricambia, né dimostra alcun tipo di riconoscenza. Dire che sono confuso è un eufemismo. Se si fosse trattato di Liam, avrebbe sorriso, gli avrebbe strizzato l’occhio e probabilmente gli avrebbe anche lanciato un maledetto bacio, per ringraziarlo.

    Ma non a me, io non ottengo altro che uno sguardo vuoto. E voglio che questa cosa cambi.

    Faccio passare la cintura intorno alla testa di Peyton e me la faccio cadere tra le braccia. Lei non si sveglia quando la sollevo, e faccio attenzione che non le cada il pallone. Mi ricordo com’era quando Quinn era piccolo, se per caso perdeva la sua coperta. Ho vissuto notti di terrore e di pianti infiniti, e Peyton non ne ha bisogno al momento, né tantomeno Katelyn.

    Con Peyton in braccio, aspetto che Katelyn prenda Elle. Riesco a sentire il grugnito di Katelyn quando la solleva, e vorrei aver portato Peyton al pullman ed essere tornato per prendere Elle, ma ho la sensazione che Katelyn sia abituata a fare le cose da sola, ormai. Non deve essere facile essere la madre single di due gemelle, specialmente se hanno ancora così tanto bisogno di te.

    Non appena prende in braccio Elle, la precedo verso il pullman. È buio, ma so come muovermi. La porta del settore cuccette delle ragazze è aperta. Appoggio Peyton sul bordo del letto in basso, e mi sposto per far passare Katelyn, che sta portando dentro Elle. Nel pullman lo spazio è poco, e sfrutto questa cosa a mio vantaggio. Quando Katelyn mi sfiora, devo soffocare l’impulso di toglierle Elle dalle braccia e farle vedere com’è la mia stanza.

    Ma non ne ho la possibilità, perché lei si allontana. Abbassa il capo, girandosi appena verso di me e guardandomi. Tiro indietro il braccio, lontano dal suo, ed esco dalla stanza. Devo scendere da questo mezzo. Invece, mi siedo e appoggio la testa all’indietro, chiudendo gli occhi. Non so come farò a starle accanto per così tanto tempo. Condivideremo lo stesso spazio, giorno dopo giorno e notte dopo notte, sempre insieme, a meno che non avremo commissioni diverse da fare. Abbiamo amici in comune e che richiedono la nostra presenza insieme. A volte mi chiedo perché mi sono trasferito a Beaumont. È stato per l’immediata connessione che ho sentito con lei, la prima sera che ci siamo conosciuti? Dico a me stesso che non è per quello. Che ho deciso di venire a vivere qui per Quinn e la band, e per avere una vita più semplice. Che il fatto che lei sia qui è solo un valore aggiunto.

    Quando sento che richiude la porta della stanza delle ragazze, mi tiro più giù il berretto. So che è in piedi accanto a me. Tengo il broncio come un bambino, un’abitudine che ho preso da Quinn. Lui adora sedersi sulla poltrona e tirarsi il cappello sugli occhi, ignorandomi finché non cedo. E io cedo sempre. Non voglio che lei veda la confusione nei miei occhi. Quanto io desideri disperatamente tenerla tra le braccia. Non voglio che sappia che mi tiene per le palle e che può manovrarmi come un burattino.

    Vorrei spostare il berretto, ma lei si allontanerebbe non appena lo faccio, per cui rimango immobile e fingo di dormire, così lei rimarrà più a lungo. Sento il sedile che si muove, come se ci si stesse appoggiando per abbassarsi e cercare di capire se sono veramente addormentato. Il suo respiro è normale, inspira ed espira. Ha un profumo forte. So che lo ha messo prima di venire qui. Se le stessi alle spalle, prenderei un respiro profondo solo per sentire l’odore del suo shampoo al lime e cocco, un profumo che ormai adoro, perché mi fa pensare a lei.

    «Che stai facendo?» È Josie. So che dovrei far loro capire che sono sveglio, ma sono curioso di sentire cosa si diranno. Sono ufficialmente diventato la forma più infima di un uomo. Dovrei vergognarmi di me stesso. Invece no. Sono diabolico e alla disperata ricerca di qualcosa che mi indichi come arrivare a lei.

    «Stavo solo mettendo le bambine a letto.»

    «E adesso?»

    «Adesso… io… io non…» Sto cercando di rallentare il mio respiro, ma il fatto che Katelyn incespichi sulle parole mi eccita. È questo l’effetto che le faccio?

    «Sai che non sarebbe un problema uscire con qualcuno. Mason vorrebbe che andassi avanti con la tua vita.»

    Vorrei saltare su e baciare Josie, in questo momento, sul serio. Anche se Liam mi prenderebbe a calci nel culo, ma ne varrebbe la pena.

    «È troppo presto.»

    «È passato un anno.»

    «No, non ancora un anno. Dieci mesi. Ne mancano ancora due per fare un anno. E poi, tu hai aspettato tre anni quando Liam ti ha lasciato.»

    Sento Josie appoggiare qualcosa e avvicinarsi. O almeno, è ciò che credo stia facendo.

    «Liam mi ha lasciato, Katelyn, non è morto. Ho aspettato perché pregavo che tornasse. È diverso.»

    «Non sai di cosa stai parlando.»

    Segue un silenzio. Adesso sarebbe un buon momento per rivelare che sono sveglio, ma sono troppo codardo per farlo. Sarei curioso di sapere se stanno facendo una gara di sguardi, come i bambini delle elementari. Tipo: se ridi per primo hai perso. Io non perdo mai. Probabilmente perché nessuno mi ha mai chiesto di giocarci, ma li guardavo da lontano e mi chiedevo come facessero le persone, i bambini in particolare, a rimanere impassibili per così tanto tempo.

    «Ehi, il pullman non si carica da solo.»

    Oh, grazie al cielo è arrivato Liam. Farà muovere quelle signore e le farà scendere, così potrò svegliarmi.

    «Scusa, stavamo solo parlando.» Sento uno schiocco di baci, e rabbrividisco dentro. Liam è un fottuto bastardo fortunato.

    «Devo solo prendere i nostri bagagli e poi siamo pronti.» Maledizione. Ho dimenticato i suoi bagagli. Anziché aiutarla, me ne sto seduto su questo sedile a piangermi addosso. Ma che cavolo mi prende?

    «Puoi svegliarti adesso, sono scese.»

    Beccato. Sollevo il cappello e guardo Liam. Sta scuotendo il capo con un ghigno stampato in viso. Dimentica che sono più grande di lui.

    «Ma che cavolo stai facendo?» mi chiede in un bisbiglio.

    «Mi piango addosso, è ovvio,» rispondo, strofinandomi la faccia con le mani. Mi sistemo il cappello e mi alzo in piedi.

    «Cambierà idea.»

    Scuoto il capo. «Sinceramente, non credo che lo

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