Fidanzato part-time
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Info su questo ebook
Lisa è una ragazza schiva e un po’ imbranata. Dalla sua scrivania osserva furtivamente il bel medico per il quale lavora come segretaria, sapendo che non riuscirà mai a rivelargli quello che prova. Un invito inaspettato da una ex compagna di scuola, che sta organizzando una rimpatriata con i vecchi amici, la mette improvvisamente di fronte a due verità che mal riesce ad accettare e che la fanno sprofondare nel malumore: non ha ancora realizzato niente nella vita e, soprattutto, è single. Ragion per cui sarà costretta a presentarsi da sola a quel rendez-vous. È troppo da sopportare. Occorre trovare una soluzione.
Mike lavora nella pizzeria che appartiene alla sua famiglia da generazioni. Sexy e desiderato, è soprannominato “Mike pizza e merengue”, per il modo disinvolto con cui impasta la pizza. La sua superficialità nelle relazioni amorose non piace però al nonno, che vorrebbe quindi affidare la gestione della pizzeria al fratello, ritenuto più “responsabile”. Anche Mike deve trovare una soluzione.
Lisa e Mike non potrebbero essere più diversi, eppure condividono un obiettivo: fingere di avere un partner. E allora, che la messinscena abbia inizio! Un piano semplice, efficace e indolore. O forse no?
Un’autrice da oltre 50.000 copie
Un successo nato dal passaparola
Doveva essere solo un gioco. E se invece fosse amore?
«Un libro ricco di humor, sentimenti e colpi di scena!»
Top Girl
«Una commedia scoppiettante.»
Di Più
«Un libro romantico, ironico e sorprendente.»
Sabina Stilo di Rai Radio Live
Anna Zarlenga
È nata a Napoli nel 1979, dove si è laureata in Lettere moderne. Insegnante e madre a tempo pieno, blogger e lettrice per diletto, ha cominciato a sperimentare la scrittura un po’ per gioco. Da quel momento non si è più fermata. La Newton Compton ha pubblicato Spiacente, non sei il mio tipo, Quando l'amore chiama, io non rispondo e Fidanzato part-time.
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Anteprima del libro
Fidanzato part-time - Anna Zarlenga
Indice
Capitolo 1. Lisa
Capitolo 2. Mike
Capitolo 3. Lisa
Capitolo 4. Mike
Capitolo 5. Lisa
Capitolo 6. Mike
Capitolo 7. Lisa
Capitolo 8. Mike
Capitolo 9. Lisa
Capitolo 10. Mike
Capitolo 11. Lisa
Capitolo 12. Mike
Capitolo 13. Lisa
Capitolo 14. Mike
Capitolo 15. Lisa
Capitolo 16. Mike
Capitolo 17. Lisa
Capitolo 18. Mike
Capitolo 19. Lisa
Capitolo 20. Mike
Capitolo 21. Lisa
Capitolo 22. Mike
Capitolo 23. Lisa
Capitolo 24. Mike
Capitolo 25. Lisa
Capitolo 26. Mike
Capitolo 27. Lisa
Capitolo 28. Mike
Capitolo 29. Lisa
Capitolo 30. Mike
Epilogo
Ringraziamenti
narrativa_fmt.png2859
Della stessa autrice:
Spiacente, non sei il mio tipo
Quando l'amore chiama, io non rispondo
Prima edizione ebook: aprile 2021
© 2021 Newton Compton editori s.r.l., Roma
ISBN 978-88-227-4906-2
www.newtoncompton.com
Realizzazione a cura di Caratteri Speciali, Roma
Anna Zarlenga
Fidanzato part-time
OMINO.jpgNewton Compton editori
Alla mia famiglia
Capitolo 1
Lisa
Se potessi definire con una sola parola la perfezione userei un nome proprio: Fabio.
Non so quante volte mi sono censurata per non dire qualche sciocchezza. Non è proprio una buona idea sbilanciarsi troppo se hai un capo che fa girare la testa a tutte, a meno che tu non abbia un’autostima di ferro. E questo, di certo, non è il mio caso. Ok. Diciamo che sono un disastro. Lavoro per Fabio Monti da due anni e chiunque attorno a me gli sarebbe saltato addosso. Chiunque, anche il garzone del bar che ci porta le brioche quando ho il turno di mattina. Fabio Monti potrebbe far innamorare di sé anche le pietre. Ma le pietre non hanno un cuore e… Va bene, va bene, sto straparlando. Anzi, sto strapensando.
Sistemo la mia scrivania e mi preparo agli appuntamenti del mattino.
Ma eccolo qui sulla soglia. È bello come una borsa firmata in tempo di saldi. È appetitoso come la pizza del sabato sera quando sei a dieta. E io sono un’imbranata, non so come sono finita a lavorare per lui.
«Lisa, Tutto bene?».
Certo che va tutto bene. Perché me lo chiede?
«Ehm… Lisa?»
«Sììì?», squittisco accomodante. Se mi chiedesse, che so, di raccogliere chicchi di riso dalla moquette con una mano sola, lo farei senza protestare. Non gli si può negare nulla, con quel sorriso.
«Lisa, credo che tu debba controllare il caffè».
«Che cos’ha che non va il caffè? Troppo dolce? Chiamo il bar per farne portare un altro?»
«Ehm… no… si è versato sulla scrivania e stai proprio per metterci il gomito sopra».
Mi risveglio dal torpore e mi rendo conto che, per mettermi in posa plastica e sensuale, ho rovesciato tutto il caffè. Che disastro!
«Oddio», scatto in piedi, con il risultato di andare a sbattere con il ginocchio sullo spigolo. «Santissimo…», gracchio, fermandomi giusto in tempo per non far venire giù tutti i santi.
«Hai bisogno di aiuto?», mi chiede il mio capo superfigo. Ma non posso permettere che rischi di sporcarsi il suo completo impeccabile. Sarebbe un crimine contro l’umanità. Sta ridendo sotto i baffi? Dio, fa’ che non mi trovi ridicola!
«No, grazie. Ce la faccio da sola», assicuro saltellando e tenendomi il ginocchio.
«Molto bene, chi abbiamo come primo appuntamento?».
Do uno sguardo all’agenda. «C’è la signora Romano per il controllo periodico. Viene tra mezz’ora».
«Psoriasi, giusto?»
«Proprio lei».
«Molto bene. Io vado nello studio. Mandamela appena arriva, ok? Per il resto, ci sono altri messaggi per me?».
Se gli proponessi il gioco del dottore e dell’ammalata sarei troppo scontata? Lisa, fa’ la brava ed evita di dire sciocchezze, questo lavoro ti serve
, mi ammonisco silenziosamente.
«No, non c'è nessun messaggio. È tutto sotto controllo, comunque».
«A parte il caffè, a quanto pare».
Terra, apriti e divorami! «A parte il caffè. Ora chiamo di nuovo il bar e ne faccio subito portare un altro», mi giustifico.
«Ok. Avvertimi quando arriva».
Quando chiude la porta del suo studio, crollo con la testa tra le mani. Devo darmi decisamente una calmata. Ok, è bello oltre ogni immaginazione, con quell’aria da principe delle Mille e una notte, i denti bianchissimi e la barbetta curata. Ma non posso andare nel panico ogni volta che lo vedo. È il mio capo, per la miseria. E se non voglio farmi licenziare devo assolutamente smetterla di comportarmi come una cretina quando entra nello studio. Dopo due anni passati fianco a fianco, sembro ancora un’adolescente scema, e mi odio profondamente perché non è questa l’impressione che dovrebbe dare la segretaria di un affermato dermatologo. Dovrei trovarmi un passatempo. Tipo un fidanzato, magari un fidanzato carino. Potrei anche essere nuda. Il dottore non se ne accorgerebbe, e a questo punto devo dire per fortuna
.
Il ragazzo del bar bussa poco dopo e mi aiuta a ripulire alla meglio il lago di caffè spuntato sulla scrivania. Dopo un po’ sento bussare alla porta. Immagino che sia Marco, il mio coinquilino e vicino d’ufficio. Lavoro in un palazzo d’epoca a corso Umberto. Ogni piano ha un paio di appartamenti destinati per lo più a uffici professionali. I nostri vicini di studio sono un gruppo assicurativo con una decina di dipendenti. Un ufficio molto più affollato del mio, di certo.
«Ciao, principessa!», esordisce infatti Marco, entrando con passo ondeggiante.
«Ciao!», rispondo io con la faccia da funerale. «Ho fatto un disastro».
«Come al solito».
«E non prendermi in giro. Lo sai che ho qualche difficoltà di coordinazione quando ho di fronte… chi sai tu», mormoro. Il dottor Monti sarà immerso in non so cosa, ma non vorrei mai che cogliesse qualche brandello delle mie parole.
«Ma perché ti comporti sempre come un dromedario sull’asfalto quando c’è chi sai tu?»
«Lo sai bene perché. Perché sono così da quando sono nata. Insicura cronica. E poi la fai facile, tu. Sei l’opposto di me e sei sempre pieno di corteggiatori, vorrei capire proprio come fai».
«Classe, tesoro mio. Una vagonata di classe. E poi… qualche piccolo trucco». Il suono del citofono ci interrompe. La prima paziente è arrivata.
«Un giorno mi farai conoscere questi trucchi, perché io sono arrivata alla conclusione che l’unica possibilità, per me, è votarmi a qualche santo. Ora, però, devo accogliere i pazienti. Ci vediamo in pausa pranzo?»
«Puoi scommetterci. Andiamo in pizzeria. C’è un pizzaiolo sexy che devi assolutamente vedere».
Mi scappa una risata. «Pizzaioli sexy non ne ho mai visti. La pizza è sexy, dal mio punto di vista. Il pizzaiolo di solito ha la pancia. E comunque sono a dieta. Non posso mangiare la pizza durante la settimana».
Marco mi squadra. «In effetti hai messo su le maniglie dell’amore, cara. Il che non sarebbe un male, se qualcuno ci si aggrappasse, ma visto che il piatto piange, dobbiamo assolutamente fare qualcosa. Va bene, niente pizzeria. Andiamo in palestra».
«Io odio la palestra».
«Se vuoi far respirare un po’ la biancheria intima, zucchero, devi rimetterti in sesto. Fidati di me».
Accetto, solo perché non ho il tempo di protestare. Magari inventerò qualcosa per tirarmi indietro all’ultimo momento. Sono un mollusco quando si tratta di fare movimento. Il divano costituisce un’attrattiva molto più interessante per me.
La mattinata passa in fretta tra un appuntamento e un altro. Le pazienti, quasi tutte donne, escono dallo studio con un gran sorriso. Ci credo. Sorriderei pure io se potessi essere sfiorata anche solo per un momento dal dottor Monti. Pare sia anche bravo, come dermatologo, ma immagino che in buona parte il suo aspetto da fotomodello contribuisca al successo dello studio.
«Lisa, c’è più nessuno?»
«No, abbiamo finito con le visite, per oggi». Purtroppo. Perché non sono così ansiosa di tornare a casa. Alla preparazione del concorso per docenti. Ormai a forza di studiare ho la nausea.
«Bene. È stata una giornata molto movimentata. Credo che andrò a casa a rinfrescarmi. Comincia a fare caldo, vero?».
Nella mia testa si forma, non so come, l’immagine di lui nudo sotto la doccia. Sono morta. Sono morta e in paradiso. E sento molto, molto caldo.
«Lisa, sicura di star bene? Sembri molto accaldata».
Guardo verso il basso e mi rendo conto di essermi sbottonata un bottone della camicetta. No, no, no! Ditemi che non l’ho fatto! Mi sventolo con le mani, cercando una giustificazione plausibile.
«Credo di avere uno sbalzo di pressione», butto lì. A ventotto anni? Complimenti, Lisa, sei la regina del bluff!
«Principessa!».
Il mio amico spalanca la porta, che avevo lasciato semichiusa, senza neanche bussare. Potrei arrabbiarmi, ma stavolta mi ha salvato da uno dei miei momenti imbarazzanti. «Allora, sei pronta a farti venire il culo come marmo di Carrara?».
Appena vede Fabio lo omaggia di un sorriso molto eloquente. «Può venire con noi, dottore, se non ha qualcosa di più interessante da fare». E dice interessante
con un tono molto, molto equivoco, facendogli la radiografia da capo a piedi. «Anche se credo che, in quanto a marmo, non ci si possa lamentare, mi sbaglio?».
Il dottore tossicchia, a disagio. «No, grazie, non vorrei intromettermi. Sarà per un’altra volta», dice sollevando la valigetta. Sembra alquanto spaventato. «Chiudi tu, Lisa?».
Senza nemmeno aspettare la risposta si fionda fuori, mentre io ricado sulla poltroncina, affranta.
«Mio Dio, Marco, meno male che sei arrivato! Stavo quasi per spogliarmi di fronte a lui».
La bocca di Marco si apre in una O
che esprime tutto il suo stupore. «Mi auguro che lo stessi facendo perché te lo ha chiesto esplicitamente».
Alzo gli occhi, esasperata. «Ti pare che sia il tipo da richieste simili?»
«Ok, zucchero. Niente panico. Sono certo che non è successo niente di irreparabile».
Mi passo una mano sulla fronte, demoralizzata. «Niente di irreparabile, certo. Peccato che forse crederà che sono pazza. O che sto entrando in menopausa precocemente».
«Non capisco…», osserva Marco alzando un sopracciglio.
«Meglio, credimi. Mi sa che sono destinata a fare figuracce per tutta la mia vita. Sospetto che il dottor Monti mi tenga solo perché gli faccio pena. Ti ringrazio per avermi salvata in corner, anche se la tua entrata deve averlo un po’ turbato».
«Dici che è stato intimidito dal mio charme?», ipotizza togliendosi un granello di polvere invisibile dalla giacca.
«No, credo purtroppo che abbia avuto paura che gli saltassi addosso».
«Dai, non sono stato così esplicito».
«Direi proprio che ti mancava solo il cartello in fronte con su scritto Spellami tutto come un pomodoro San Marzano
».
«Almeno io non mi sono sbottonato la camicia di fronte a lui…».
«Va bene, va bene. Meglio andare avanti e dimenticare. Allora, dove hai intenzione di torturarmi?».
Il sorriso di Marco assume una sfumatura malefica. «Oh, bimba… seguimi e ti posso assicurare che ti trasformerò in una donna nuova».
Ho paura che mi pentirò amaramente di aver accettato.
«Ti prego, pietà! Il mio corpo non può reggere».
«Tesoro, hai fatto solo dieci minuti di ellittica, non mi pare affatto che tu sia pronta per il becchino».
E allora perché mi sembra di veder svolazzare gli angeli intorno alla testa? «Marco, davvero. L’attività fisica non fa per me. Il mio sport preferito è il sollevamento gambe sul divano. E poi sono a dieta, ho mangiato poco e mi sento debole!».
«Non fare la pigra! La prova costume è più vicina di quanto pensi. Che chiappe vuoi sfoggiare il mese prossimo? Tendenti al budino o dure come una mela? Tipo come quelle di quel tizio laggiù…».
Mi indica con lo sguardo un ragazzo che ha appena fatto il suo ingresso in sala. È… mastodontico. Muscoloso e, credo, depilato. Il sedere, be’… è notevole, ma chissà perché ho il sospetto che non sia proporzionalmente ben dotato.
«Mmm… no… non credo faccia per me».
«E chi ti dice che te lo abbia indicato per farlo conquistare da te? Magari è il tipo giusto per me…».
«Oh, allora auguri! Io ne ho abbastanza, se vuoi scusarmi, credo che farò una doccia. Se c’è una cosa che odio è proprio sudare. Non credo che aiuti le relazioni sociali, sai?».
Marco mi rivolge uno sguardo pieno di disappunto. «Non te ne vai di qui se non ti fai almeno venti minuti di tapis roulant. È un ordine».
«Sì, signor capitano», lo prendo in giro facendo il saluto militare. Quasi quasi cambio idea, vado a farmi una pizza e al diavolo la dieta! Se devo morire single, voglio almeno avere la pancia piena! «Però prima fammi prendere il cellulare e le cuffie. Così metto su una playlist migliore di questa colonna sonora di Rocky che si ostinano a mandare in loop».
«Non ti piace Eye of The Tiger?»
«Ammetto che possa dare una certa carica, ma la decima volta che la ascolti ti stufa un po’, non credi?», commento mentre mi avvio negli spogliatoi femminili. La tentazione di rinchiudermi qui per evitare il tapis roulant è forte, ma sospetto che Marco non avrebbe timore di venirmi a prendere, quindi con un sospiro recupero il cellulare e le cuffiette. Una notifica sul display attira la mia attenzione. Sono stata aggiunta su un gruppo Facebook. Chi sarà mai? Quando apro il social e leggo, per poco non mi viene un colpo. Lo sapevo! Non dovevo cedere alla tentazione di rendere pubblico il mio profilo. E ora cosa faccio?
Guardo meditabonda lo schermo e torno in sala, sbattendo quasi contro una delle cyclette allineate e scintillanti. Marco nota subito che qualcosa non va.
«Ehi! Cos’è quella faccia?».
Sospiro, appoggiandomi a una cyclette. Sono in un mare di guai. «Hai presente l’incubo ricorrente degli esami di Stato?»
«No. Cioè, sì. Ma i miei esami sono stati perfetti, quindi non è un incubo, per me», mi spiega tutto orgoglioso. Beato lui!
«Be’, io ricordo con orrore quel periodo. E soprattutto ricordo con orrore alcuni compagni di classe. Compagne, per essere precise».
«Sì, cara, ma non ti seguo».
Tamburello con le dita sul manubrio della cyclette, pensierosa. «Mi hanno inserita in un gruppo Facebook».
«E dunque?»
«Si chiama Noi della VA… dieci anni dopo
», rivelo con sconforto.
«Continuo a non capire. Ti hanno inserito in un gruppo, allora? Esci dal gruppo, se non ti piace».
«Non è così semplice. Stanno organizzando una rimpatriata».
Ecco. Ora Marco comincia a capire. Lo vedo da come si distorce la sua faccia. «Oddio, ma è una cosa di pessimo gusto, lo sanno?»
«Lo so… ma Greta la perfetta, Greta la più brava della scuola, Greta la donna realizzata ha deciso così».
«Immagino che Greta ti stia sulle palle», ipotizza Marco con una risata.
«Immagini bene. E vuoi sapere cosa ha scritto sul primo post del gruppo? Siamo lieti di invitarvi alla rimpatriata della VA, un’occasione per ritrovarci, ridere e parlare dei nostri reciproci successi nella vita
. E fa l’occhiolino. L’occhiolino, capisci?»
«Sinceramente… no…».
Alzo le braccia al cielo. «Oh, ma ti si deve spiegare proprio tutto! Greta mi odia!».
«E lo capisci da un post su Facebook?»
«Certo! Ha baciato il ragazzo di cui mi ero innamorata al liceo. Era la mia migliore amica! Sapeva che piaceva a me!».
Marco si porta le mani al viso. «Quella stronza ti ha rubato il ragazzo?»
«Esattamente… Il giorno stesso del mio esame. È stato un periodo da incubo e non l’ho mai perdonata!».
Mi viene quasi la gastrite a ripensarci. Sono passati anche dieci anni, ma l’umiliazione, la delusione e la rabbia no, non sono passate affatto.
«Ma… a parte il fatto che questa Greta sia una zoccola megagalattica… mi spieghi perché ti stai disperando per una rimpatriata?»
«Guarda il profilo Facebook di Greta! È avvocato, è sposata con un medico e va in vacanza ogni anno a Tenerife. Io invece se vado a Baia Domizia mi sento una regina, sono una supplente precaria e mi arrabatto con un lavoro part-time da segretaria che a malapena mi permette di pagare l’affitto. Scommetti che lo ha fatto per spiattellarmi in faccia i suoi successi? Io sono certa che sia questo il motivo».
Marco agita le mani in aria, come per minimizzare le mie parole. «Ragiona, Lisa. Non ruota tutto intorno alla tua presunta vita di merda. Ok, sei insegnante precaria, ma a breve farai il concorso, lo hai detto tu, e stai studiando sodo. Il tuo lavoro part-time ti consente di farlo e Baia Domizia, be’… su Baia Domizia potresti aver ragione, ma non è questo il punto. Concentriamoci. Potremmo lavorare sulle tue relazioni amorose, in effetti, ma… quand’è questa rimpatriata?»
«Tra meno di un mese», rivelo coprendomi il viso con le mani. «E guarda qui. L’invito è rivolto agli ex studenti più una persona. Tutti porteranno qualcuno, ne sono certa. Non posso presentarmi lì senza uno straccio di fidanzato. Quell’arpia gongolerà e mi demolirà di fronte a tutti».
«Ahi. Non credo che troverai un ragazzo in un mese, per come sei fatta tu. E non possiamo certamente prenderne uno per strada».
«Potresti farlo tu?», chiedo speranzosa. Con un po’ di allenamento, posso convincerlo a dimenare di meno i fianchi.
«Io? Non ci penso proprio, zucchero. Sono un pessimo attore e lo sai».
«E allora sono destinata a essere ridicolizzata di fronte a tutta la mia classe… anche di fronte a Manuel».
«Manuel sarebbe il ragazzo che piaceva a entrambe?».
Annuisco. «Magari ora ha la pancia», mi consolo, senza troppo successo. Ho visto la sua foto profilo ed è sempre un figo galattico. E non è sposato, ma è comunque ricco da far schifo e fa viaggi che io posso solo sognare.
«Ok, su. Non pensiamoci. Troveremo una soluzione. Intanto il mio piano è lo stesso. Fila a farti la tua sessione di corsa. Dobbiamo almeno lavorare sul fisico».
«Ma stasera mi porti in pizzeria. E non guardarmi così. Lo so che ho detto che non volevo andarci, ma è un’emergenza. Non posso vivere senza carboidrati».
Mi punta un dito addosso. «Ora ti fai la tua corsa e stasera forse, e dico forse, ti porto dal pizzaiolo sexy. Ma mangerai un’insalata, ti avverto».
Sospiro sconsolata, apprestandomi alla tortura. Magari se inciampo sbatto la testa e vado in coma avrò una buona scusa per non partecipare a questo evento.
Devo trovare una soluzione.
Capitolo 2
Mike
All’ora di pranzo la pizzeria è un viavai di persone alla ricerca di un pranzo veloce. Oggi, poi, è più affollata del solito.
«Una capricciosa e tre margherite da portare via!», mi annuncia mia sorella alla cassa. La Fornace di Ciro
è gestita dalla mia famiglia, ormai, da quattro generazioni. Siamo in una zona piuttosto centrale di Napoli, su corso Garibaldi, a poca distanza da numerose attrazioni turistiche e, per fortuna, i clienti non ci mancano.
«Arrivano subito!», rispondo dimenando i fianchi. Mike pizza e merengue
è il mio soprannome. Amo preparare le pizze al ritmo di musica latina e, a quanto pare, ai clienti, o meglio alle clienti, piace parecchio. Me lo conferma lo sguardo lascivo di una bionda che si è appoggiata al muretto che mi separa dalla sala. Sembra avere caldo, ma non di certo per la temperatura esterna o per il forno. Le faccio l’occhiolino e lei risponde passandosi la lingua sulle labbra.
«Ho fame», bisbiglia appena, guardandomi dritto negli occhi. Nonostante ci sia folla, la sento benissimo. Con un movimento acrobatico condisco la pasta della pizza e mi sporgo verso di lei.
«Cinque minuti. Nel bagno delle signore c’è la porta