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La Tavola di Este
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La Tavola di Este
E-book90 pagine1 ora

La Tavola di Este

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Info su questo ebook

Questo testo narrativo in lingua venetica, che tratta di colpe e di giustizia, è stato tradotto dopo aver svolto e “raddrizzato” le sei righe concentriche nelle quali è inciso, e cercando di collegarle dal punto di vista del significato. È fuor di dubbio che questa operazione è stata possibile solo ricorrendo a etimi e morfologie slave, tuttora esistenti, con l’aggiunta di parecchi elementi lessicali e grammaticali greci. 
La Tavola di Este non è mai stata tradotta fino ad oggi, poiché fra i glottologi molti disprezzano la cosiddetta “teoria slava” e, ostinandosi a voler tradurre la lingua venetica attraverso il latino (anche in testi precedenti la romanizzazione delle nostre terre) e le lingue celtiche (quali precisamente?) non ottengono risultati e rinunciano all’impresa. 
Il nostro intento non è quello di imporre la nostra traduzione: nella protostoria si lavora sempre per ipotesi. L’intento è invece quello di dare un contributo alla conoscenza della civiltà e della lingua paleovenete e di aprire un confronto sui vari risultati raggiunti in questo campo.
LinguaItaliano
Data di uscita2 ott 2023
ISBN9791222455419
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    La Tavola di Este - Gina Pigozzo

    1.png

    Gina Pigozzo

    La Tavola di Este

    Una versione sintetica di questo saggio è stata pubblicata

    in Archaelogical Discovery n. 1/2022, in lingua inglese,

    col titolo The Inscription of the Tavola da Este.

    Proprietà letteraria riservata

    2023 © Piazza Editore

    via Chiesa, 6 - 31057 Silea (TV)

    Tel. 0422.1781409

    www.piazzaeditore.it

    e-mail: info@piazzaeditore.it

    e-mail dell’autore: gina.pigozzo@gmail.com

    ISBN 978-88-6341-291-8

    A chi ha contribuito e contribuisce
    alla comprensione della lingua
    e della civiltà paleovenete.
    Dedico questo saggio, ispirato dal grande fiume Adige, ora in sofferenza,
    a tutti coloro che sono impegnati nella salvaguardia dei nostri corsi d’acqua.

    Indice

    1. La Tavola di Este ovvero un uso molto speciale

    del fiume nella vita delle comunità paleovenete pag. 13

    2. L’iscrizione della Tavola di Este.

    Il contesto storico-geografico pag. 15

    3. Scrittura, lingua e stile del manufatto pag. 22

    4. Comprendere la Tavola di Este pag. 27

    5. Comprensione globale sul ruolo del fiume

    nella Tavola di Este pag. 29

    6. Comprensione analitica: l’uso penale

    dell’acqua di fiume pag. 32

    7. Conclusioni e riflessioni attorno al testo

    della Tavola di Este pag. 71

    8. Familiarità fra lingua paleoveneta e lingue slave pag. 76

    9. Glossario di termini paleoveneti (da Tavola di Este)

    di uso corrente nella lingua russa pag. 78

    10. Note, bibliografia e sitografia

    Elenco degli autori citati e tavole pag. 80

    Premessa

    Questa è la prima traduzione in lingua italiana della più lunga iscrizione paleoveneta finora reperita, la cosiddetta Tavola di Este.

    Il testo parla di giustizia e di un fiume, si suppone l’Adige, che fino all’anno 589 bagnava la città di Este.

    Treviso, 20 dicembre 2022

    L’acqua elemento essenziale nell’area venetica

    L’acqua in un quadro della pittrice russa Anna Telova

    (fonte: Lo specchio, mostra di pittura svoltasi

    alla Biblioteca comunale di Trebaseleghe, dal 6.10. al 14.10. 2012)

    1.

    La Tavola di Este

    ovvero un uso molto speciale del fiume

    nella vita delle comunità paleovenete

    La seguente iscrizione paleoveneta, detta Tavola di Este, risalente alla fine del V sec. a.C., documenta un uso particolare dell’acqua del fiume, forse tipico delle comunità paleovenete.

    Quanto fosse importante il fiume per gli antichi Veneti, lo si ricava dalle fonti greco-latine e dai Cronachisti, da usanze venetiche trasmesse al Medioevo e dal ruolo primario, fra le loro divinità, di Retia (o Reitia) che sovrintendeva a tutto ciò che scorre, innanzitutto i corsi d’acqua. Il fiume era fonte di vita, perciò sacro, essenziale in agricoltura, per la pesca, nella zootecnia, per difendersi dagli invasori, per lavare e lavarsi; era la principale via di trasporto e comunicazione (si rinvia, fra altre fonti, al Museo dei grandi fiumi di Rovigo). Tuttavia poteva anche provocare inondazioni spaventose, dunque i villaggi di agricoltori-artigiani si costruivano lontano dai fiumi; i borghi invece, le future città, sorti come mercati e fiere, o attorno a luoghi di culto, si sviluppavano proprio sulla riva del fiume, per farvi approdare i passeggeri e le merci. La stessa Este sorse alla fine dell’Età del Bronzo come borgo sul fiume Adige, che devierà il suo corso nel 589, a causa di una spaventosa alluvione. Diventerà poi un notevole centro scrittorio venetico, il principale sulla base dei reperti archeologici finora pervenutici, quindi municipium nell’anno 49 a.C. Sarà così importante nel Medioevo, che gli Estensi, signori di Ferrara, provenivano appunto da Este.

    L’uso particolare del fiume testimoniato da questa iscrizione è quello penale: strumento di condanna di un colpevole, gettato nel fiume in piena (antico costume attestato nell’Europa centro-orientale fino a epoche storiche relativamente recenti). Poteva anche essere strumento di punizione, non di condanna a morte. Serviva a mettere alla prova l’innocenza di qualcuno, accusato di una colpa: se fosse riuscito a salvarsi dai flutti, significava che era protetto dalla divinità del fiume o dalla divinità locale, dunque sarebbe stato considerato innocente o sinceramente pentito del suo misfatto. Una prova di innocenza, questa, non attestata presso altri popoli.

    Indirettamente il fiume che bagnava Este è dunque uno dei protagonisti di questo testo, con le sue acque e la sua banchina, dove si svolgerà - piacevole conclusione - un rito per festeggiare l’imputato che è riuscito a salvarsi, nuotando con grande sforzo contro i flutti e poi arrampicandosi sulla sponda, con la partecipazione della folla che assiste.

    2.

    L’iscrizione della Tavola di Este.

    Il contesto storico-geografico

    Osservare e cercare di leggere la cosiddetta Tavola di Este appassiona gli studiosi di protostoria, e soprattutto gli studiosi di lingua paleoveneta. Si può fantasticare sul come e dove fosse installata originariamente questa lamina bronzea iscritta, per poter essere letta, con quella forma concentrica del testo, fuori dall’ordinario e dal valore forse simbolico. O veniva letta ad alta voce da qualche esperto di scrittura e di riti? O era un oggetto votivo? Alla prima occhiata tutte queste ipotesi hanno una ragion d’essere. Solo la comprensione del testo potrà confermarle o smentirle. E chi sarà stato il cesellatore? Un maestro di scrittura di Este o patavino?

    Quali che siano le risposte, dobbiamo a Stefano Buson il recupero, il restauro e l’analisi tecnologica di questo reperto che, dopo la scoperta avvenuta nel 1979, è rimasto per anni nel deposito del Museo Nazionale di Este.

    Innanzitutto alcune coordinate per inquadrare storicamente il reperto:

    Sulla base dell’analisi paleografica, effettuata anche

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